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La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sulla riforma dell’Unione, così come abbiamo fatto durante la Conferenza sul futuro dell’Europa e come continueremo a fare in vista delle elezioni europee del maggio 2024.

Il Movimento europeo Italia seguirà con particolare attenzione la politica europea dell'Italia dopo le elezioni del 25 settembre 2022 anche attraverso i suoi social Facebook, Instagram, Twitter e infografiche oltre che sulla newsletter.

Ecco l’indice della nostra newsletter di oggi:

Editoriale, che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità

- La settimana del Movimento europeo

- Testi in evidenza

Siamo come sempre a vostra disposizione per migliorare il nostro servizio di comunicazione e di informazione e per aggiungere vostri eventi di interesse europeo nella speranza di poter contare su un vostro volontario contributo finanziario.

 

 

 

 

 

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CARE LETTRICI E CARI LETTORI

La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sulla riforma dell’Unione, così come abbiamo fatto durante la Conferenza sul futuro dell’Europa e come continueremo a fare in vista delle elezioni europee del maggio 2024.

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 L'EDITORIALE

MOBILITA’ DELLE PERSONE E CRESCITA EUROPEA

Come avviene ormai da dieci anni, il tema delle politiche migratorie fa parte del menu costante delle riunioni del Consiglio europeo ed anzi dall’inizio della legislatura 2014-2019 è stato considerato una questione di interesse europeo e il Trattato di Lisbona ha fissato nello spazio sulla libertà, sicurezza e giustizia regole e politiche al fine di rendere comune il governo dei movimenti di persone che giungono nell’Unione europea per essere integrate sul mercato del lavoro (i cosiddetti “migranti economici”) o di coloro che fuggono da paesi dove si muore per guerre, disastri ambientali, desertificazioni ed espropriazioni violente delle terre per chiedere che venga attribuito loro e alle loro famiglie il diritto di asilo riconosciuto dalle convenzioni internazionali e dalla Carta dei diritti fondamentali.

Conoscendo la situazione drammatica ed insostenibile dei paesi di origine di queste persone che determina quello che viene definito un push factor e cioè la spinta a fuggire da contrapporre al cosiddetto pull factor e cioè il fattore di attrazione facilitato secondo una grottesca narrazione dalle organizzazioni non governative e dallo slogan “accogliamoli tutti”, la distinzione fra migranti economici e richiedenti asilo è spesso difficilmente comprensibile e giustificabile.

Progressivamente, la grande maggioranza dei governi nazionali nell’Unione europea ha condiviso la campagna di disinformazione che individua negli “extracomunitari” uno dei mali delle nostre società: l’aumento delle violenze e della criminalità, l’evaporazione dei nostri valori definiti nelle nostre origini giudaico-cristiane, i costi della loro accoglienza, la sottrazione dei posti di lavoro ai disoccupati europei.

Spinti da queste campagne populiste o essendo loro stessi all’origine di queste campagne per aumentare il proprio consenso elettorale, i governi hanno abbandonato l’approccio olistico - che era stato posto al centro delle politiche migratorie e il principio della persona umana a fondamento dello spazio di libertà, sicurezza e giustizie inserito nel Trattato di Amsterdam a maggio 1999 e poi nel programma di Tampere a novembre dello stesso anno – per mettere l’accento sui temi della sicurezza interna ed esterna e dare la priorità alla “gestione dei flussi migratori” che si traduce nella difesa delle nostre frontiere esterne ma anche nel controllo delle frontiere interne con la sospensione delle regole dello spazio di Schengen.

Dalle Nazioni Unite alle analisi economiche e sociali, dai dati dell’Eurostat ai rapporti di organizzazioni che agiscono in Europa e nei paesi di origine come Caritas Internazionale per finire alle relazioni della Corte dei Conti sul PNRR tutti gli elementi della campagna di disinformazione possono essere facilmente smontati l’uno dopo l’altro, la difesa delle frontiere esterne anche attraverso installazioni elettroniche o addirittura muri e fili spinati non è in grado di frenare la mobilità di persone che solo in una percentuale marginale scelgono la via dell’Europa alla ricerca dell’asilo, l’accelerazione delle domande di lavoro non trova risposte adeguate fra i lavoratori europei dopo la fine della pandemia, danni economici derivano dalla frammentazione del mercato interno, last but not least non si possono dimenticare le responsabilità europee nella espropriazione delle terre insieme ai conflitti aiutati dalla vendita delle nostre armi e dai disastri ambientali.

Di fronte agli orientamenti di populismo disumano dei governi nazionali che si sono consolidati nelle decisioni del Consiglio europeo del 9 febbraio in cui si autorizza la Commissione europea ad usare i fondi europei per rafforzare la difesa delle frontiere interne ed esterne, il rispetto delle convenzioni internazionali e della Carta dei diritti fondamentali esige il rafforzamento dei corridoi umanitari che devono essere avviati a partire dei paesi di origini o dei paesi limitrofi usando le delegazioni dell’Unione europea, la creazione di un Mare Nostrum Europeo per il salvataggio in mare, una più equa distribuzione dei richiedenti asilo fra i paesi europei secondo il principio giuridicamente vincolante della solidarietà iscritto nell’art. 80 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e di una ricollocazione fondata sul ricongiungimento familiare e dell’integrazione etnica, politiche di inclusione attraverso il ruolo delle comunità locali e delle organizzazioni della società civile.

Si tratta di esigenze condivise dalla maggioranza del Parlamento europeo nelle proposte di revisione del Regolamento di Dublino, a partire dal Migration Pact presentato dalla Commissione europea nel settembre 2020, che hanno richiesto una più grande ambizione e coraggio politico per contrastare gli orientamenti inaccettabili dei governi e che sono state ricordate da Juan Fernando Lopez Aguilar, presidente della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo, nella recente visita di questa commissione a Lampedusa.

Tutto ciò è necessario e urgente sapendo che la mobilità delle persone non è il frutto di un’emergenza ma un fenomeno strutturale che durerà a lungo nel tempo, che sarà legato allo sviluppo economico e demografico del continente sub-sahariano e alla cooperazione fra l’Unione europea e i paesi dell’Africa settentrionale ma tutto ciò non basta.

Servono azioni europee per favorire l’integrazione delle persone provenienti da paesi terzi nel nostro mercato del lavoro estendendo nell’Unione europea best practices, che dovrebbero essere inserite sia come investimenti europei nella revisione del Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 sia come misure comuni nelle politiche europee per l’occupazione, la politica sociale, il Fondo Sociale Europeo ma anche il contributo europeo alla dimensione europea dell’educazione e della formazione professionale.

Fra le best practices citiamo le politiche migratorie attuate in Canada con il Refugee and Humanitarian Resettlement Program, In Canada Asylum Program e Blended Visa Office-Referred ma soprattutto la decisione del governo tedesco di introdurre entro la fine del 2023 una nuova legge sull’immigrazione che prevede nuove opportunità di ingresso in Germania per motivi di lavoro e di formazione che faciliti l’integrazione dei professionisti ma anche la manodopera qualificata a cui si aggiunge una carta delle opportunità per le persone che non hanno ancora una offerta di lavoro concreto e la riduzione degli ostacoli all’immigrazione dai Balcani occidentali.

In Germania, inoltre, si vuole affiancare alla legge sull’immigrazione una riforma della legge sulla cittadinanza che faciliti la naturalizzazione facendo passare il doppio passaporto dall’eccezione alla regola.

Si tratta di proposte valutate positivamente dagli economisti e dal mondo dell’industria mentre hanno attivato reazioni molto critiche della CDU/CSU per non parlare della AFD che attaccano sia la riforma sulle politiche migratorie che quella sulla cittadinanza.

Come sappiamo in Italia ha funzionato fino al 2018 il sistema degli SPRAR (Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati) che è stato abolito dal ministro degli interni Matteo Salvini nel governo Conte-I con il decreto 113/2018 e sostituito dal Siproimi mutando i destinatari dal sistema di accoglienza da richiedenti asilo a titolari di protezione internazionale così come sono state best practices quelle di Badolato e di Riace.

Può essere inserita in questo stesso spirito l’edizione ormai quinquennale del programma della Confindustria Welcome for Refugee integration in cui vengono premiate aziende italiane che hanno promosso percorsi di inclusione lavorativa.   

Una nuova importante best practice viene dal progetto pilota dei corridoi lavorativi o professionali promossi e realizzati dalla Conferenza Episcopale Italiana attraverso la Caritas Italiana e la Chiesa di Milano nell’ambito del progetto EU-Password cofinanziato dal fondo AMIF come una prima sperimentazione a livello europeo e come parte delle positive esperienze dei corridoi umanitari.

L’iniziativa si basa su una forma innovativa di collaborazione fra la Caritas italiana – che si occupa dell’individuazione di beneficiari con necessità di protezione internazionale in paesi di primo asilo nell’ambito dei protocolli già siglati di corridoi umanitari – e Consorzio Communitas che garantisce il contatto con le aziende, il tutoraggio aziendale, la formazione al lavoro e l’accompagnamento costante.

Proprio il contatto con una azienda e l’inserimento lavorativo (i “corridoi lavorativi o professionali”) della persona rifugiata rappresenta una delle novità rilevanti della sperimentazione perché assicura una sostenibilità nel tempo della accoglienza e una maggiore certezza di integrazione della persona rifugiata.

Un’altra importante best practice è quella realizzata da Openjobmetis insieme alla controllata Family Care con il sostegno di UNHCR, della Confindustria e da Global Compact Network Italia con il logo Welcome: working for refugee integration attribuito per “l’impegno dimostrato nella promozione di interventi specifici per l’inserimento lavorativo dei rifugiati, richiedenti asilo e beneficiari di protezione con l’assunzione in un anno di 1870 persone”.

“Il progetto Welcome: working for refugee integration – sottolinea UNHCR – favorisce l’integrazione delle persone rifugiate nel mercato del lavoro, promuovendo il più ampio coinvolgimento del settore privato in collaborazione con le istituzioni e con le organizzazioni della società civile rivolgendosi quindi a tutti gli attori del mondo del lavoro”.

“Sia per Openjobmetis che per Family Care – ha dichiarato l’AD delle due società Rosario Rasizza – i rifugiati assunti rappresentano un valore aggiunto e il passo necessario a favorire una sempre più ampia inclusione sociale e per restituire dignità, protezione e valorizzazione umana e professionale a persone che hanno dovuto abbandonare il loro paese a causa di guerre, violazioni dei diritti umani e persecuzioni”.

Roma, 23 giugno 2023

coccodrillo

 

 

 

 


LA SETTIMANA DEL MOVIMENTO EUROPEO

26 giugno

  • Roma, Assemblea Movimento europeo Italia

 

30 giugno

  • Assemblea soci Istituto di Studi Federalisti Altiero Spinelli

 

1 luglio

  • Roma, Comitato Federale Movimento Federalista europeo

 

 


IN EVIDENZA

ARTICOLI E TESTI DELLA SETTIMANA

 

 

 

 

 

 

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VI SEGNALIAMO

  • 23 giugno, ore 10:00-15:00, Roma. "Together Stronger: an EU macro-regional civil strategy in the making". Presso lo Spazio Europa di Via IV Novembre 149 a Roma, si svolgerà un evento preparatorio per gli stakeholder della Strategia dell’Unione europea per la Macroregione Adriatico-Ionica (EUSAIR), promosso dalla European House di Budapest e dal Movimento europeo in Italia. Un momento di formazione sul tema della strategia delle Macroregioni europee, sul loro funzionamento, benefici, opportunità e criticità. Contestualmente l’evento ha l’obiettivo di creare una serie di spazi di confronto costruttivo (workshop e dibattiti) fra esperti, rappresentanti istituzionali (nazionali ed internazionali) ed i partecipanti. L’incontro sarà dedicato, prevalentemente, all’analisi degli aspetti legati alla dimensione giovanile della strategia macroregionale europea. Saranno presenti giovani rappresentanti dei 10 paesi EUSAIR (Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Grecia, Italia, Montenegro, Macedonia del Nord, San Marino, Serbia e Slovenia). L’evento si svolgerà in lingua inglese. Tuttavia, al fine di rendere l’evento fruibile a tutti gli interessati a livello locale, i membri del Movimento europeo Italia si metteranno a disposizione per eventuali chiarimenti (in lingua italiana) sui passaggi cruciali del dibattito. Invitiamo a prendere parte all’evento sollecitando, in modo particolare, la partecipazione dei membri under 30 e la diffusione dell’invito tra i vostri contatti. Le iscrizioni sono ancora aperte! Tutti gli interessati potranno registrarsi attraverso l’apposito FORM ONLINE. L’evento è cofinanziato dall’Unione europea con il supporto della Rappresentanza in Italia della Commissione europea e dall'Ufficio del Parlamento europeo in Italia. PROGRAMMA.
  • 23 giugno, ore 15:30, Roma. Nuovo appuntamento con il Ciclo di seminari di discussione "Scegliere direttamente il capo? Il premierato"  promosso dalla Fondazione Lelio e Lisli Basso, il Movimento europeo e Salviamo la Costituzione. L'incontro si svolgerà presso la Facoltà di giurisprudenza dell'Università La Sapienza. Il coordinamento sarà affidato al Segretario generale del Movimento europeo, Giuseppe Bronzini. PROGRAMMA.

 

ARTICOLI E TESTI DELLA SETTIMANA

 

 

 

 

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19 giugno

  • PER COSTRUIRE UN’EUROPA NEL MEDITERRANEO. Presentazione della nuova Edizione del Master UNINETTUNO "EUROPEAN UNION STUDIES: CULTURES AND HISTORY, POLICIES AND GLOBAL PERSPECTIVES" (Università Telematica Internazionale UNINETTUNO)

 

23 giugno

  • Evento "Together Stronger: an EU macro-regional civil strategy in the making" (European House Budapest e Movimento europeo Italia)
  • Ciclo di seminari di discussione "Scegliere direttamente il capo? Il premierato"  (Fondazione Lelio e Lisli Basso, Movimento europeo Italia e Salviamo la Costituzione)
  • Riunione Consiglio di Presidenza Movimento europeo Italia

 

 

 

 

 

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LE ELEZIONI EUROPEE FRA IMMOBILISMO SOVRANISTA E INNOVAZIONE EUROPEISTA

Sui tavoli delle istituzioni europee si stanno accumulando dossier che richiederebbero decisioni prima del “rompete le righe” che avrà luogo a Strasburgo il 25 aprile 2024 e cioè l’ultimo giorno dell’ultima sessione del Parlamento europeo di questa legislatura, casualmente nella data in cui si festeggia la Liberazione dal nazi-fascismo in Italia e i cinquanta anni dalla fine del totalitarismo di Marcelo Caetano in Portogallo.

C’è il rischio di un insopportabile e paralizzante ingorgo che nasce dal numero crescente delle politiche sospese ma, soprattutto, dalle tensioni fra partiti in Europa e nei paesi membri il cui sguardo è sempre più proiettato verso il periodo elettorale europeo dal 6 al 9 giugno 2024.

Nel 2023, ci saranno inoltre elezioni legislative in Grecia, in Spagna, in Polonia, in Slovacchia, in Lussemburgo per non parlare di varie elezioni presidenziali fra il 2023 e il 2024, delle elezioni senatoriali in Francia, delle regionali in Baviera, delle elezioni legislative in Belgio il 9 giugno 2024 e delle elezioni legislative e presidenziali in Ucraina e in Russia a cui seguiranno in novembre le presidenziali americane.

Sono scadenze elettorali che, direttamente o indirettamente, avranno influenza prima sulla campagna elettorale europea e quindi sugli equilibri politici prima nel Consiglio europeo che sarà chiamato dopo le elezioni europee a nominare – a maggioranza qualificata se non ci fosse un consenso unanime fra i capi di Stato o di governo – sia il/la presidente della Commissione che l’Alto Rappresentante per gli affari esteri e poi nel Parlamento europeo che vota invece alla maggioranza assoluta dei suoi membri.

Sarebbe teoricamente immaginabile che il risultato delle elezioni europee premiasse nel Consiglio europeo e poi nel Parlamento europeo - se si concretizzasse l’ipotesi di accordo fra Manfred Weber e Giorgia Meloni - una coalizione fra popolari e conservatori.

 Questa coalizione otterrà tuttavia molto difficilmente la maggioranza qualificata nel Consiglio europeo o la maggioranza assoluta nel Parlamento europeo e l’unica strada per mettere fine alla tradizionale alleanza con i socialisti sarebbe di ottenere un accordo con i liberali controllati da Emmanuel Macron convincendolo ad una dirompente rottura dell’asse franco-tedesco con Olaf Scholz.

Il sistema europeo è pluripartitico con PPE, S&D, Liberali e cioè Renew Europe ma anche con Verdi, Conservatori e Riformisti per non parlare delle varie anime pure e dure sovraniste ed in particolare la Lega e Fidesz che sono al governo in Italia e in Ungheria e che rappresenterebbero una pessima compagnia in una sorta di nuova “maggioranza Ursula” a causa della coppia Matteo Salvini-Marine Le Pen da una parte e della linea pro-putiniana e di democrazia illiberale di Viktor Orban.

Il sistema europeo è inoltre “bipolare” perché i membri della Commissione europea devono ottenere da una parte l’accordo del/la Presidente eletto/a della Commissione europea - che ha una forte se non quasi esclusiva influenza nella attribuzione dei “portafogli” su cui il Parlamento europeo ha un potere di veto - ma devono essere d’altra parte indicati ciascuno dai singoli governi del loro paese di origine.

Un governo a maggioranza di “centro-sinistra” come quelli tedesco, belga e lussemburghese per non parlare di quelli socialisti danese e portoghese e dell’attuale governo spagnolo nominerà certamente un commissario di centro-sinistra ed un governo di centro-destra o di destra-centro come quelli in Italia, Svezia e Finlandia nominerà un commissario di centro-destra.

Tenuto conto del sistema europeo nello stesso tempo pluripartitico e bipolare, ci sono apparentemente solo due strade percorribili per costruire

  • o un sistema politicamente più coeso nel quadro di un accordo per ora inedito fra popolari e conservatori con una forte influenza dei sovranisti ed una partecipazione politicamente marginale nella Commissione europea di socialisti, verdi e liberali se quest’accordo ottenesse per avventura la maggioranza assoluta nel Parlamento europeo
  • o un esecutivo politico a forte trazione europeista se socialisti, verdi e liberali ottenessero invece una confortevole maggioranza assoluta nel Parlamento europeo impegnando il/la presidente della Commissione europea a presentare un programma innovatore per la legislatura e a distribuire i “portafogli” in modo coerente con questo programma per garantirne l’attuazione.

Nei due casi, è immaginabile che alcuni partiti liberali - come avviene già in un paio di governi nazionali – si facciano attrarre dalle sirene del centro-destra ma è del resto immaginabile che su singole politiche o sull’insieme di un programma fortemente europeista una parte del PPE si voglia sottrarre dell’abbraccio sovranista alleandosi con gli innovatori.

Per queste ragioni noi riteniamo che il contrasto al tentativo di un accordo di centro-destra debba passare attraverso alcuni elementi che tengano conto del carattere speciale del sistema europeo.

Alcuni segnali importanti di convergenza fra socialisti, verdi, liberali e una parte della sinistra sui temi dei diritti e della difesa dello stato di diritto, delle politiche migratorie, della transizione ecologica e delle regole sull’intelligenza artificiale (big democracy) ma anche sul welfare sono apparsi in questi ultimi mesi della legislatura e durante i lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa così come è interessante il dibattito europeo che spacca in Francia gi ex-alleati della lista NUPES fra Verdi, una parte del PS, il PCF e la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon.

Questi segnali si dovrebbero a nostro avviso consolidare nella gestione dei dossier che sono ancora in sospeso nei cosiddetti tri-dialoghi fra il Parlamento europeo ed il Consiglio e su cui dovrebbe essere raggiunto un accordo interistituzionale prima del “rompete le righe” del 25 aprile 2024:

  • La revisione del regolamento di Dublino a partire dalle otto proposte presentate dalla Commissione europea nel Patto Migratorio del settembre 2020
  • La nuova governance economica europea che ruota intorno al Patto di Stabilità e Crescita e al nuovo Meccanismo Europeo di Stabilità
  • La conferma degli impegni assunti all’inizio della legislatura europea con lo European Green Deal che diventano essenziali per il raggiungimento degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile nel 2030 e la transizione ecologica
  • Il governo dell’intelligenza artificiale fra etica e diritti con l’obiettivo di rispondere al Big Tech americano e al Big State cinese con una Big Democracy europea
  • L’attuazione del Piano d’azione adottato a Porto nel maggio 2022 sul pilastro europeo dei diritti sociali
  • La revisione del Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 per garantire beni pubblici europei e aprire la strada al futuro del Next Generation EU.

Per contrastare il tentativo di centro-destra gli eventuali alleati di centro-sinistra (S&D, Renew Europe, Verdi e la sinistra non sovranista) dovrebbero avviare una riflessione su cinque elementi a nostro avviso essenziali per consolidare un patto per la nuova legislatura 2024-2029:

  • Abbandonare il metodo inevitabilmente divisivo degli Spitzenkandidaten che costringerebbe ogni famiglia politica a presentare un suo candidato e scegliere piuttosto la via di un candidato consensuale alla Presidenza della Commissione europea nelle riunioni dei leader socialisti, verdi e liberali che precedono i vertici del Consiglio europeo riflettendo anche sull’ipotesi di una unificazione delle presidenze europee (Commissione e Consiglio europeo)
  • Definire le priorità comuni per la prossima legislatura europea da sottoporre al Presidente scelto a maggioranza qualificata dal Consiglio europeo come condicio sine qua non per eleggerlo in assemblea (lo stato di diritto, lo spazio di libertà e giustizia che metta al centro la persona collegando le politiche quotidiane con i valori comuni, il bilancio federale, un piano Nord-Sud, il welfare europeo, un nuovo trattato di Helsinki per la cooperazione e la sicurezza in Europa)
  • Presentare alle elezioni europee candidati comuni come membri della futura Commissione europea ribadendo nel Consiglio europeo e nel Consiglio il sostegno al metodo delle liste transnazionali
  • Condividere il progetto del superamento – prima delle nuove adesioni all’Unione europea - del Trattato di Lisbona proponendo di seguire il metodo democratico costituente al posto del metodo paralizzante intergovernativo e ribadendo la centralità della collaborazione fra Parlamento europeo e parlamenti nazionali anche attraverso la convocazione di “assise interparlamentari” come quelle che si svolsero a Roma nel novembre 1990 su suggerimento di François Mitterrand
  • Rilanciare l’idea presentata nelle Conferenza sul futuro dell’Europa di un referendum pan-europeo per la ratifica di un nuovo Trattato di natura costituzionale.

Così facendo si introdurrebbero nella campagna elettorale europea gli elementi di un vero dibattito e di una vera alternativa fra l’immobilismo sovranista e l’innovazione europeista.

Bologna, 16 giugno 2023

coccodrillo

 

 

 

 

 

 

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