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Europa in onda 

Europa in onda - il podcast che ti parla di Europa.

Podcast di attualità, cultura, generazione Erasmus. Una finestra di approfondimento su tutto ciò che attraversa l'Europa ogni due giovedì del mese.

Ascolta la quarta di puntata di Europa in onda (4 marzo): "L'Europa alla prova dei vaccini. Che fare?" con ospite in studio lo scienziato e farmacologo Silvio Garattini, membro del comitato promotore della campagna "Diritto alla Cura. Nessun profitto sulla pandemia”, nonché presidente e fondatore dell'Istituto "Mario Negri".

Rivedi le dirette sul canale YouTube

A cura di Mfe/Gfe Genova

 

 

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La terza sessione plenaria del Parlamento europeo nel 2021 è iniziata alle 17 di oggi, lunedì 8 marzo, mentre viene diffusa questa nostra newsletter. Come di consueto, dedichiamo una particolare attenzione a quanto si verifica a Bruxelles, evidenziando come in questa settimana saranno posti all'ordine del giorno una serie di temi di primaria importanza: l'impatto economico della pandemia di COVID concentrandosi su investimenti, competitività e competenze; il piano d'azione sull'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali, in preparazione del vertice sociale di Porto in maggio; la firma della dichiarazione congiunta sulla Conferenza sul futuro dell'Europa; le discussioni su casi di violazione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto sia all'interno dell'Unione che in contesti drammatici, quali il Congo, recentemente balzato di nuovo all'attenzione delle cronache - dopo l'attacco di due settimane che è costato la vita all'ambasciatore italiano Luca Attanasio, al carabiniere Vittorio Iacovacci e all'autista Mustapha Milambo e per l'omicidio di William Mwilanya Asani, uno dei magistrati che indagano sulla tragica vicenda.

Tra le attività del Movimento europeo, segnaliamo la partecipazione del Segretario Generale, Paolo Ponzano, il 5 marzo scorso, all'audizione di varie Associazioni laziali da parte della seconda Commissione per gli Affari Europei della Regione Lazio; Ponzano riferisce di aver “informato i presenti dei nuovi progetti in cantiere nel 2021 (corso di formazione con l'ANCI regionale, Convegni sullo Stato di diritto e con i Movimenti europei dei paesi meridionali, iniziative con l'Università "La Sapienza", ecc...). Per quanto riguarda le proposte della Commissione, ha messo l'accento sul programma di azione sociale in vista della riunione di Porto. Il documento sulla fiscalità europea e le proposte per la transizione ecologica. Tali proposte vanno esaminate dalle Istituzioni conformemente ai Trattati e non dalla Conferenza sul futuro dell'Europa che deve piuttosto concentrarsi sulle nuove competenze da attribuire all'UE (riforma dell'UE). Il ME Italia ha creato una Piattaforma di circa 100 organizzazioni al fine di associare la società civile ai lavori della Conferenza che prenderanno fine nella primavera 2022”.

Il Movimento europeo in Italia, in collaborazione con l’Associazione Il Mulino e nel quadro delle attività del Centro di Informazione Europe Direct "Europa Insieme" del CNEL, promuove un incontro pubblico online mercoledì 17 marzo sul tema dell’agenda sociale europea che sarà all’ordine del giorno del Vertice promosso dalla Presidenza portoghese il 7 maggio e che sarà preceduto dal Vertice sociale Tripartito il 24 marzo.
L’incontro, dal titolo “La sostenibilità sociale dell’Unione europea: verso la Conferenza sul futuro dell’Europa”, si svolgerà su Zoom dalle 17:30 alle 19:30. Registrazione obbligatoria entro il 15 marzo (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).

Con riferimento poi al tema del sociale, tra i documenti riportati questa settimana, è possibile scaricare e leggere il punto di vista del CILAP EAPN, organizzazione partner del Movimento europeo in Italia. In merito a ciò, alla presidente Nicoletta Teodosi preme sottolineare che “Eapn si inserisce nel dibattito sul Salario Minimo Europeo, con la dichiarazione che trovate in allegato. Negli anni Eapn si è anche occupata anche Reddito Minimo Adeguato con studi, ricerche, confronti e proposte sul tema. La Direttiva è stata proposta dalla Commissione europea nel mese di ottobre scorso. Anche il Parlamento europeo è intervenuto nel mese di febbraio. Vi inviamo la nostra posizione augurandoci di fare cosa gradita”.

 

 

 

 

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Due anni dopo la lettera di Emmanuel Macron alle cittadine e ai cittadini europei sarà firmata dai presidenti del Parlamento europeo David Sassoli, dal Presidente del Consiglio dell’Unione António Costa e dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen una dichiarazione comune sulla Conferenza sul futuro dell’Europa (dell’Europa non della sola Unione europea n.d.r.) per costruire un’Europa più resiliente e impegnarsi per la democrazia con i cittadini.

A partire da quella firma, le istituzioni potranno iniziare a costituire un comitato esecutivo che avrà responsabilità soprattutto organizzative con il compito di far funzionare l’insieme dei lavori di una Conferenza di cui resta ancora avvolta nelle nebbie la questione centrale relativa al modo in cui dovranno essere garantiti il governo democratico dell’Unione, la sua capacità di decidere e il suo spazio di azione a beneficio dei cittadini europei.

Non sappiamo ancora se sarà mantenuta la data simbolica del 9 maggio 2021, che è scomparsa nelle ultime versioni della dichiarazione comune, ma sappiamo che – rispettando la volontà del Presidente francese – la Conferenza dovrà concludersi entro la primavera del 2022 e cioè con il Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2022 durante il semestre di presidenza francese del Consiglio dell’Unione europea in modo tale da inserire i risultati della Conferenza nella campagna per l’elezione del Presidente dell’Esagono il cui primo turno dovrebbe aver luogo entro la fine di aprile del prossimo anno.

Torneremo nelle prossime settimane sulle modalità di lavoro della Conferenza, sulla organizzazione degli eventi ai livelli locale, regionale, nazionale ed europeo e sulla preparazione delle plenarie attirando l’attenzione delle nostre lettrici e dei nostri lettori su tre rischi di manipolazione della democrazia partecipativa:

  • Occorre evitare che il dialogo (aperto, trasparente e regolare, dice l’articolo 11 del Trattato sull’Unione europea) fra le istituzioni e le associazioni rappresentative sia rinchiuso nella “bolla” di Bruxelles sapendo che, al contrario dei partner sociali, esistono molteplici reti della società civile e che dunque non è accettabile l’idea che nelle due sessioni plenarie siano accolti su uno strapuntino due osservatori di una ipotetica e per ora inesistente federazione o confederazione delle società civili europee;
  • Occorre evitare la nazionalizzazione del dibattito sul futuro dell’Europa o la sua riduzione a quattro spazi di dialogo: nella “bolla” di Bruxelles e nelle capitali dei paesi che assumono la presidenza di turno fino alla primavera 2022 (Portogallo, Slovenia e Francia). Noi abbiamo proposto invece l’organizzazione di agorà tematiche e transnazionali che saranno facilitate dalle modalità delle DAD (dibattiti a distanza) che si sono sviluppate durante la pandemia;
  • Occorre evitare di trasformare la democrazia partecipativa in una “lotteria” della democrazia respingendo al mittente o ai mittenti l’idea grottesca di un’estrazione a sorte delle cittadine e dei cittadini da consultare.

Sgombriamo poi il campo dall’illusione dei governi e delle diplomazie nazionali secondo cui le modalità che regolano le riunioni del Consiglio europeo, del Consiglio e dei suoi comitati (non trasparenza e principio del consenso e cioè decisioni all’unanimità) possano essere applicate al comitato esecutivo e alle strutture della Conferenza coinvolgendo tutte le sue componenti provenienti da diverse culture politiche.

Inevitabilmente, gli orientamenti che saranno espressi dalle società civili e dai parlamentari nazionali ed europei in vista di un rapporto finale fondato su posizioni contrapposte tenderanno a concentrarsi all’interno di un’area di innovatori ed un’area di immobilisti rompendo il vincolo del principio del consenso che il Consiglio ha voluto imporre nella dichiarazione comune.

Venendo alla sostanza dei temi che saranno sottoposti alle discussioni nella Conferenza, è stata accantonata la pretesa del Consiglio di limitare il mandato al “passato dell’Unione europea” e cioè alla “agenda strategica” adottata dal Consiglio europeo nel giugno 2019 estendendo le riflessioni alle priorità della Commissione europea 2019-2024 e soprattutto alle sfide nate con la pandemia dal COVID-19.

La dichiarazione comune declina undici obiettivi il cui raggiungimento dovrebbe disegnare il futuro dell’Europa (la salute, la lotta al cambiamento climatico, la difesa dell’ambiente, l’economia al servizio dei cittadini, l’equità sociale, la parità e la solidarietà intergenerazionale, la trasformazione digitale, l’Europa come attore planetario, la sicurezza, i diritti e lo Stato di diritto, i flussi migratori) ma sottolinea soprattutto che il raggiungimento di questi obiettivi è legato alle basi democratiche dell’Unione, al rafforzamento delle funzioni di  governo, alla trasparenza e ad una riflessione sulle aree dove l’Unione europea ha competenza per agire e dove la sua azione andrà a beneficio delle cittadine e dei cittadini.

È certo che alcuni obiettivi possono essere raggiunti già durante questa legislatura applicando le regole e i principi del Trattato laddove essi sono stati colpevolmente dimenticati (pensiamo al rispetto della Carta dei diritti che è giudicata dalla dottrina superiore al Trattato, al principio della non-discriminazione, alla clausola sociale orizzontale, ai servizi di interesse generale non solo economici, alla solidarietà, all’eliminazione delle disparità legislative, regolamentari e amministrative fra Stati membri che provocano distorsioni nelle condizioni di concorrenza nel mercato interno, alla cooperazione amministrativa o all’adozione di disposizioni necessarie al raggiungimento di obiettivi per i quali il Trattato non ha previsto uno specifico potere d’azione).

È altrettanto evidente che la Conferenza dovrà discutere, nella prima parte dei suoi lavori, se il sistema di ripartizione delle competenze, di attribuzione dei poteri alle istituzioni nonché della loro composizione e delle modalità decisionali così come sono stati ridefiniti più di tredici anni fa quando fu firmato il Trattato di Lisbona garantiscono all’Unione europea una capacità d’azione adeguata a beneficio delle sue cittadine e dei suoi cittadini.

L’esperienza del processo di integrazione europea ha mostrato per un lungo periodo di tempo l’efficacia del “metodo dell’ingranaggio” (così fu definito da Jacques Delors il modello funzionalista) fino a quando è stato necessario raggiungere gli obiettivi indicati nei trattati di Roma, ma l’ingranaggio non ha più funzionato adeguatamente a partire dal momento in cui sono apparse nuove sfide che non erano state previste e che non erano prevedibili affinché fossero affrontate secondo la logica comunitaria.

Nel corso degli anni le spinte più innovative sono venute all’interno del sistema europeo e per ragioni e aree diverse dalle tre istituzioni di natura federale: la Corte di Giustizia, il Parlamento europeo e la Banca Centrale Europea.

Da queste riflessioni dovranno partire gli innovatori se vorranno impegnarsi per la democrazia con le cittadine ed i cittadini e costruire un’Europa più resiliente.

 

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