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CARE LETTRICI E CARI LETTORI

La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sulla riforma dell’Unione, così come abbiamo fatto durante la Conferenza sul futuro dell’Europa e come continueremo a fare in vista delle elezioni europee dal 6 al 9 giugno 2024.

Il Movimento europeo Italia seguirà con particolare attenzione la politica europea dell'Italia dopo le elezioni del 25 settembre 2022 anche attraverso i suoi social Facebook, Instagram, Twitter e infografiche oltre che sulla newsletter.

Ecco l’indice della nostra newsletter di oggi:

Editoriale, che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità

- Dichiarazione del Movimento europeo sull'attacco terroristico di Hamas ad Israele

- La settimana del Movimento europeo

- Eventi principali, sull’Europa in Italia e Testi in evidenza

Siamo come sempre a vostra disposizione per migliorare il nostro servizio di comunicazione e di informazione e per aggiungere vostri eventi di interesse europeo nella speranza di poter contare su un vostro volontario contributo finanziario.

 

 


 L'EDITORIALE

L’Unione europea, la pace e la giustizia nel mondo

L’azione perpetrata dalla organizzazione paramilitare di Hamas il 7 ottobre contro un raduno musicale (il Rave Party) di giovani israeliani nell’anniversario dello Yom Kippur e in corrispondenza della festa ebraica dello Simchat Torah, accompagnata dal lancio di centinaia di missili contro la popolazione civile dello Stato di Israele e dalla presa di ostaggi civili, non è stata né un atto né una dichiarazione di guerra nel senso che ad esso veniva attribuito dal diritto internazionale ma il frutto dell’opera violenta e brutale di terroristi che si auto-proclamano rappresentanti dell’intero popolo palestinese.

Nell’azione internazionale a sostegno della causa palestinese, di cui parleremo più avanti, vale la pena di sottolineare e di ricordare che il primo nemico di questa causa e dell’obiettivo di due popoli e di due Stati è proprio Hamas ed i suoi complici in Libano, in Iran ma anche in alcuni Stati arabi come il Qatar.

L’azione di Hamas - un atto di barbarie contro le regole della convivenza internazionale - si iscrive dall’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 in poi fra le azioni di violenza ingiustificata ed ingiustificabile che una parte radicalizzata dell’Islam ha deciso di attuare contro i valori della dignità umana, del diritto alla vita e della libertà che sono propri non solo della civiltà occidentale ma di tutta la comunità internazionale così come sono stati definiti dalla Dichiarazione universale dei diritti fondamentali del 1948.

Come sappiamo, quella dichiarazione aveva lo scopo di chiudere la fase storica aperta dal nazismo e dal fascismo e chiusa nel 1945 alla fine di un conflitto in cui non solo le dittature ma anche i regimi democratici avevano deciso di usare lo strumento del terrore bellico per prevalere gli uni sulle altre e le seconde sui primi come avvenne in Europa con i bombardamenti indiscriminati delle città e, da ultimo, con le carneficine nucleari a Hiroshima e Nagasaki.

Lo scopo delle Dichiarazione del 1948 non è stato mai compiutamente raggiunto perché basta ricordare le bombe al napalm inventate nel 1942 dallo scienziato statunitense Louis Fieser, sperimentate in Italia nel 1943-1944, poi a Berlino, quindi a Saint Malo, ancora a Tokio ma soprattutto dagli Stati Uniti contro i Viet-cong di cui tutti ricordano la foto della bambina coperta di ustioni e infine vietate dalle Nazioni Unite nel 1980.

Negli ultimi quarant’anni le carneficine di civili non sono tuttavia terminate e sono stati usati tutti i mezzi di distruzione di massa come le cosiddette bombe a grappolo che fanno parte oggi della guerra in Ucraina.

Di fronte all’azione brutale perpetrata dalla organizzazione paramilitare di Hamas lo sdegno della cosiddetta “comunità internazionale” a partire dalle inefficaci risoluzioni delle Nazioni Unite non basta perché quell’azione non si rivolge solo contro Israele ma più largamente contro l’idea della pacifica convivenza e perché Hamas ed i suoi complici devono essere messi rapidamente in condizione di non nuocere aggiungendo alle operazioni militari di peace enforcement, peace building e peace keeping autorizzate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite una campagna di delegittimazione di Hamas fra la popolazione palestinese a Gaza, in Cisgiordania, in Medio Oriente e in tutto il mondo dove vivono comunità palestinesi.

Poiché è necessario ed urgente agire perché sia interrotta la lunga catena di sangue che ha continuato a provocare carneficine nel mondo, la svolta da imprimere in Medio Oriente dopo quel che è avvenuto il 7 ottobre deve essere esemplare e avere un radicale effetto deterrente in tutti i luoghi del mondo dove i valori della convivenza civile continuano ad essere calpestati.

Questa svolta deve essere impressa dalle Nazioni Unite che dispongono delle regole e “sulla Carta” (e cioè nella loro Carta), per imporla ed il Segretario Generale Antonio Guterres dovrebbe anticipare il Vertice previsto nel settembre 2024 prima che i due rischi di escalation in Ucraina e in Medio Oriente conducano ad un conflitto generalizzato ed incontrollabile.

A nostro avviso gli Stati membri dell’Unione europea, utilizzando la possibilità prevista dall’articolo 34.2 del Trattato sull’Unione europea, dovrebbero dare mandato all’Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica estera di presentare al Consiglio di sicurezza le tre proposte qui di seguito sintetizzate conformi agli articoli 21 e 22 del Trattato sull’Unione europea per le possibilità di pace in Medio Oriente, l’interruzione del conflitto in Ucraina e la soluzione dei movimenti di popolazioni nel mondo.

  1. Il conflitto in Medio Oriente

Lo Stato di Israele ha il diritto di operare nel rispetto del diritto internazionale per sconfiggere la minaccia terroristica di Hamas perché essa rappresenta un pericolo per l'intera comunità internazionale.

Lo lotta ad Hamas e ai suoi complici deve escludere il coinvolgimento della popolazione palestinese di Gaza così come azioni militari rivolte contro i civili che renderebbero ancora più drammatica la situazione di due milioni di persone che sono costrette da anni a vivere rinchiuse all’interno di un territorio di 360 km quadrati le cui frontiere esterne sono controllate per la maggior parte dall’esercito israeliano.

In coerenza con quanto dichiarato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, le legittime azioni di autotutela israeliane debbono essere svolte nel pieno rispetto del diritto internazionale evitando bombardamenti indiscriminati.

Non devono essere adottate misure disumane come la sospensione della fornitura di luce ed acqua ed il blocco di ogni genere di prima necessità che colpiscono l'intera popolazione di Gaza.

Deve essere avviata una tregua nei combattimenti e riaperto il tavolo delle trattative in conformità alle risoluzioni dell'Onu per la creazione di una autonoma entità statuale e territoriale palestinese nel rispetto dell’inviolabilità e della sicurezza dello Stato di Israele.

Solo la concreta attuazione del progetto di due stati e di due popoli che vivano in pace e in sicurezza nel reciproco rispetto potrà portare pace, giustizia e stabilità nella regione mediorientale.

A tal fine, la politica degli insediamenti e dell’occupazione della Cisgiordania attuata da Israele, che - sulla base delle risoluzioni dell’Assemblea delle Nazioni Unite e del Consiglio  di  Sicurezza - la Comunità  internazionale  considera un territorio riservato ai palestinesi che vi risiedono, deve cessare perché essa non può essere considerata un “territorio conteso” e deve essere restituita fiducia e sostegno ad una Autorità Palestinese rinnovata e legittimata dal voto popolare, l'unica in grado di rappresentare il popolo della Palestinese rispettando e attuando le Risoluzioni dell’ONU 181 e 242 nonché degli accordi di Oslo che avevano tracciato il percorso per giungere a un’equilibrata soluzione nella Regione.

Gli insediamenti illegali di coloni nei territori perseguita dai governi israeliani e in particolare da quelli guidati da Benjamin Netanyahu così come un’ambigua tolleranza di fazioni palestinesi  radicali e islamiche contrarie all’idea dei due stati  – impadronitesi della Striscia di Gaza dopo l’abbandono israeliano nel 2005  - allo scopo di indebolire l’Autorità Nazionale Palestinese hanno avuto come effetto quello di rafforzare Hamas con la conseguente vanificazione della soluzione dei due Stati.

Riconoscendosi pienamente nella presa di posizione adottata dal Parlamento europeo il 19 ottobre 2023 l'Unione europea assume il ruolo di attore internazionale agendo per promuovere una incisiva azione diplomatica  con gli altri attori che svolgono un ruolo in Medio Oriente al fine di porre fine al conflitto, assicurare il necessario aiuto umanitario alle popolazioni civili colpite da questi tragici avvenimenti anche aprendo la via di una protezione temporanea per chi fugge dalla guerra, assicurare la  liberazione degli ostaggi, avviare un negoziato che conduca a una pace durevole tra il popolo israeliano e il popolo palestinese nel rispetto  della legalità  internazionale  e dei diritti fondamentali dell’Uomo.

      2. La pace in Ucraina

L’Unione europea, confermando il pieno sostegno all’Ucraina nella difesa della sua libertà e del diritto alla inviolabilità del suo territorio insieme all’impegno alla ricostruzione del paese, dovrebbe iniziare a riflettere sulle ipotesi per un avvio di un dialogo indispensabile al raggiungimento di un “cessate il fuoco e poi dell’inizio di un processo che porti ad una pace duratura ai suoi confini essendo chiaro che la definizione delle condizioni per un accordo appartengono in primo luogo alle autorità  dell’Ucraina e cioè al suo governo e al suo parlamento che sarà rinnovato nelle elezioni legislative che avranno luogo entro l’estate del 2024.

Le ipotesi per l’avvio del dialogo dovrebbero essere basate sui seguenti sei elementi che potrebbero costituire un embrione di un “piano di pace” dell’Unione europea inserito nel quadro di una visione complessiva della cooperazione e della sicurezza sul continente che potrebbe assumere la forma di un accordo o di un trattato che si ispiri al metodo dei negoziati che condussero nel 1975 alla Dichiarazione di Helsinki e poi nel 1990 alla Carta di Parigi:

  • La garanzia della integrità territoriale e della inviolabilità delle frontiere dell’Ucraina definite in occasione della sua indipendenza nel 1991 alla caduta dell’Unione Sovietica;
  • L’attribuzione alle regioni di Donec’k, Luhans’k e della Crimea dell’autonomia secondo un modello federale e ispirandosi all’esempio degli accordi De Gasperi-Gruber applicati all’Alto Adige con l’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946;
  • L’adesione dell’Ucraina all’Unione europea al termine dei negoziati di adesione, sulla base delle condizioni stabilite dall’art. 49 del Trattato sull’Unione europea e nel quadro del processo di allargamento ai paesi candidati dei Balcani Occidentali e dell’Europa orientale (Moldavia e Georgia) che prevede: l’accettazione piena e integrale dei principi contenuti nel preambolo del Trattato di Lisbona ivi compreso il processo di una unione sempre più stretta, il rispetto dei valori definiti nell’art. 2 e dello Stato di diritto insieme al primato del diritto dell’Unione, il principio della cooperazione leale, l’adesione alla Carta dei diritti fondamentali e l’applicazione dell’art. 42.7 che stabilisce l’aiuto e l’assistenza degli Stati membri ad uno Stato oggetto di una aggressione armata sul suo territorio conformemente all’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite;
  • L’applicazione all’Ucraina delle stesse condizioni di neutralità adottate al tempo dell’adesione dell’Austria all’Unione europea nel 1995,
  • In questo spirito e in questa logica la decisione di escludere l’adesione dell’Ucraina alla Organizzazione dell’Atlantico del Nord e alle sue strutture militari,
  • la richiesta di convocare una Conferenza ispirata agli Accordi di Helsinki del 1975 e alla Carta di Parigi del 1990.

      3. Il diritto di emigrare, l’accoglienza e l’integrazione

Una Conferenza internazionale per un approccio olistico del governo dei movimenti di persone dovrebbe essere promossa durante la Presidenza belga dell’Unione europea ed a conclusione della quale dovrebbero essere adottati:

  • una nuova Convenzione che sostituisca integralmente il Regolamento di Dublino e che superi l’attuale visione securitaria aprendo la via a politiche di ospitalità e di integrazione,
  • un protocollo, da accludere al Trattato di Lisbona e in vista della sua più ampia revisione, che superi il capitolo 2 del titolo 5 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea sulle politiche relative ai controlli delle frontiere, all’asilo e all’immigrazione,
  • una proposta di bilancio rettificativo e suppletivo per creare uno strumento finanziario per il salvataggio in mare (European Sea Rescue o Mare Nostrum europeo) e per porre le basi di una Banca Euromediterranea per dare un impulso decisivo alla cooperazione economica dell’area e favorisca la cooperazione sub-regionale insieme ad un Erasmus euromediterraneo,
  • un mandato alla Commissione europea ed all’Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza per proporre al Consiglio e al Parlamento europeo un ampio piano di cooperazione allo sviluppo di tutto il continente africano al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dello sviluppo sostenibile sulla base di un partenariato pubblico-privato,
  • un programma di educazione delle giovani generazioni europee e dei paesi terzi di provenienza dei migranti che integri e rafforzi le politiche di accoglienza e di ospitalità.

Bruxelles, 24 ottobre 2023

coccodrillo

 

 

 

 


 DICHIARAZIONE DEL MOVIMENTO EUROPEO SULL’ATTACCO TERRORISTICO DI HAMAS AD ISRAELE
E SULLA RICERCA DI UNA PACE STABILE IN MEDIO ORIENTE

Il Movimento europeo in Italia esprime profondo sdegno per l'azione terroristica condotta dalla organizzazione paramilitare islamista di Hamas, che ha provocato morte e distruzione colpendo vittime innocenti tra le quali donne e bambini, ed esprime la sua piena solidarietà allo Stato e alla popolazione di Israele nella difesa della sua sicurezza.

La presa di ostaggi, usati come mezzo di scambio o ancor peggio come scudi umani, rappresenta un atto esecrabile che è contrario al diritto internazionale e ai principi fondamentali della convivenza civile ed essi devono essere immediatamente liberati senza condizioni.

Il Movimento europeo in Italia esprime la sua più grande preoccupazione per la drammatica situazione che si va determinando giorno dopo giorno e che rischia di allargare il conflitto a tutta la regione con gravi conseguenze sulla stabilità mondiale.

Lo Stato di Israele ha il diritto di operare nel rispetto del diritto internazionale per sconfiggere la minaccia terroristica di Hamas perché essa rappresenta un pericolo per l'intera comunità internazionale.

Lo lotta ad Hamas e ai suoi complici deve escludere il coinvolgimento della popolazione palestinese di Gaza così come azioni militari rivolte contro i civili che renderebbero ancora più drammatica la situazione di due milioni di persone che sono costrette da anni a vivere rinchiuse all’interno di un territorio di 360 km quadrati le cui frontiere esterne sono controllate per la maggior parte dall’esercito israeliano.

Il Movimento europeo in Italia, in coerenza con quanto dichiarato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, ritiene che le legittime azioni di autotutela israeliane debbano dunque essere svolte nel pieno rispetto del diritto internazionale evitando bombardamenti indiscriminati.

Il Movimento europeo in Italia ritiene inoltre che non debbano essere adottate misure disumane come la sospensione della fornitura di luce ed acqua ed il blocco di ogni genere di prima necessità che colpiscono l'intera popolazione di Gaza.

Il Movimento europeo in Italia, nell’esprimere il suo profondo cordoglio per tutte le vittime innocenti del conflitto in corso, lancia un appello affinché venga avviata una tregua nei combattimenti e si riapra il tavolo delle trattative in conformità alle risoluzioni dell'Onu per la creazione di una autonoma entità statuale e territoriale palestinese nel rispetto dell’inviolabilità e della sicurezza dello Stato di Israele.

Solo la concreta attuazione del progetto di due stati e di due popoli che vivano in pace e in sicurezza nel reciproco rispetto potrà portare pace, giustizia e stabilità nella regione mediorientale.

A tal fine, la politica degli insediamenti e dell’occupazione della Cisgiordania attuata da Israele, che - sulla base delle risoluzioni dell’Assemblea delle Nazioni Unite e del Consiglio  di  Sicurezza - la Comunità  internazionale  considera un territorio riservato ai palestinesi che vi risiedono, deve cessare perché essa non può essere considerata un “territorio conteso” e deve essere restituita fiducia e sostegno ad una Autorità Palestinese rinnovata e legittimata dal voto popolare, l'unica in grado di rappresentare il popolo della Palestina. 

Il Movimento europeo in Italia stigmatizza il mancato rispetto e la mancata attuazione delle Risoluzioni dell’ONU 181 e 242 nonché degli accordi di Oslo che avevano tracciato il percorso per giungere a un’equilibrata soluzione nella Regione.

Il Movimento europeo in Italia sottolinea come gli insediamenti illegali di coloni nei territori perseguita dai governi israeliani e in particolare da quelli guidati da Benjamin Netanyahu così come un’ambigua tolleranza di fazioni palestinesi  radicali e islamiche contrarie all’idea dei due stati  – impadronitesi della Striscia di Gaza dopo l’abbandono israeliano nel 2005  - allo scopo di indebolire l’Autorità Nazionale Palestinese ha avuto come effetto quello di rafforzare Hamas con la conseguente vanificazione della soluzione dei due Stati.

Il Movimento europeo in Italia – riconoscendosi pienamente nella presa di posizione adottata dal Parlamento europeo il 19 ottobre 2023 - esorta l'Unione europea ad assumere finalmente un ruolo di attore internazionale rifuggendo dal metodo inefficace dell’adozione di ripetute dichiarazioni di principio e  ad agire unitariamente con le sue Istituzioni ed i suoi Stati membri per promuovere una incisiva azione diplomatica  con gli altri attori che svolgono un ruolo in Medio Oriente al fine di porre fine al conflitto, assicurare il necessario aiuto umanitario alle popolazioni civili colpite da questi tragici avvenimenti anche aprendo la via di una protezione temporanea per chi fugge dalla guerra, assicurare la  liberazione degli ostaggi, avviare un negoziato – a condizione che l’organizzazione paramilitare di Hamas sia messa in condizione di non nuocere - che conduca a una pace durevole tra il popolo israeliano e il popolo palestinese nel rispetto  della legalità  internazionale  e dei diritti fondamentali dell’Uomo.

In questo quadro, anche  l’Italia potrebbe svolgere un ruolo da protagonista rilanciando il progetto proposto agli inizi degli anni ’90 di una Conferenza per la sicurezza e la cooperazione nel Mediterraneo alla luce dei risultati del Forum dell’Egitto per la pace del 21 ottobre 2023.

Bruxelles-Roma-Strasburgo, 24 ottobre 2023

 

 

 


LA SETTIMANA DEL MOVIMENTO EUROPEO

24 ottobre

  • Bruxelles, Convegno "Corpo Europeo Di Solidarietà (CES) e Servizio Civile in Europa" In memoria del Presidente David Maria Sassoli (Movimento Europeo Italia, Movimento dei Focolari e Associazione internazionale dei Caterinati (Gruppo romano), insieme alla ex Presidente della commissione cultura del Parlamento europeo Silvia Costa)

 

25 ottobre

  • Bruxelles, Riunione Commissione AFCO (Parlamento europeo)

 

26 ottobre

  • Gruppo di lavoro su una nuova governance economica europea (Movimento europeo Italia)

 

27-29 ottobre

  • Pisa, XXXI Congresso nazionale Movimento Federalista Europeo “Verso le elezioni europee la battaglia per un’Europa federale, sovrana e democratica”

 

 

  


IN EVIDENZA

VI SEGNALIAMO

  • 24 ottobre, ore 9:00-13:00, Bruxelles. Nel ricordo del Presidente del Parlamento europeo David Sassoli, tre importanti associazioni europee, il Movimento Europeo Italia, il Movimento dei Focolari e l’Associazione internazionale dei Caterinati (Gruppo romano), insieme alla ex Presidente della commissione cultura del Parlamento europeo Silvia Costa, hanno promosso una iniziativa comune il 24 ottobre a Bruxelles, dal titolo “Corpo europeo di solidarietà e il Servizio civile”, presso la sede del Parlamento europeo e collegata in diretta con lo Spazio Europa David Sassoli a Roma. Al convegno, ospitato da Patrizia Toia e Brando Benifei insieme al Gruppo Socialisti&Democratici, interverranno anche eurodeputati dei gruppi politici dei popolari (PPE), Renew, Green e Conservatori e Riformisti (ECR) e, per la Commissione europea, Sophia Eriksson Waterschoot, direttore del Dipartimento Giovani, Educazione ed ERASMUS + della Direzione Generale Istruzione e Giovani (EAC), insieme a rappresentanti del Centro europeo del Volontariato, al Forum europeo dei Giovani, alla direttrice dell’Ufficio del Servizio civile Universale del Dipartimento Gioventù e a dirigenti della Agenzia nazionale Giovani del Governo italiano. I lavori saranno aperti, in rappresentanza degli enti promotori da Pier Virgilio Dastoli, Presidente del Movimento Europeo Italia, da Jesús Morán co-Presidente del Movimento dei Focolari e da Aldo Bernabei Presidente del Gruppo Romano dell’ Associazione Internazionale dei Caterinati. È previsto l’intervento del Nunzio apostolico presso l’Unione Europea, Noël Treanor e sarà presente ai lavori anche il segretario generale della COMECE, Manuel Barrios. PROGRAMMA e COMUNICATO STAMPA. LINK PER SEGUIRE L’EVENTO.
  • 25 ottobre, ore 20:30. “CAMBIAMO ROTTA ALL’EUROPA” – UNA PROPOSTA FEDERALISTA. Evento promosso da Fondazione Critica Liberale e Repubblicani europei. – Diretta Facebook sulla pagina di Repubblicani Europei. Intervengono il Presidente del Movimento europeo Pier Virgilio Dastoli, Giovanni Vetritto, Direttore di Stati Uniti d’Europa, il Presidente di Repubblicani europei, On. Niccolò Rinaldi e la Segretaria Nazionale di MRE, Sen. Luciana Sbarbati. LOCANDINA.
  • 9-10 novembre, Roma. Convegno “GIUSTIZIA SENZA FRONTIERE” Lo spazio europeo dei diritti fondamentali, sociali, civili. Evento promosso dal Centro Europe Direct dell’Università degli Studi Roma Tre, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Politiche, La Cittadinanza Europea, il CeAS, l’AUSE e il Movimento europeo. LOCANDINA. Live streaming: https://linktr.ee/edromatre

 

 

ARTICOLI E TESTI DELLA SETTIMANA

 

 

 

 

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VI SEGNALIAMO

  • 18 ottobre, ore 15:30-18:30. Nel quadro delle iniziative legate alla "Piattaforma italiana sul futuro dell'Europa", creata dal Movimento Europeo in Italia nel settembre 2019 in collaborazione con il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL), si svolgerà un dibattito pubblico dal titolo "The future of Europe: comparing reform proposals" sulle tre principali proposte di riforma dell'Unione: il progetto di revisione del Trattato di Lisbona preparato da 5 relatori della Commissione Affari Costituzionali del Parlamento europeo, il Rapporto di un gruppo di esperti franco-tedesco ed il "Manifesto dell'Europa" promosso da una serie di personalità europee. Si tratta del primo evento organizzato a livello europeo per stabilire un dialogo aperto tra i rappresentanti di queste tre principali proposte. L'evento si terrà all'inizio della quindicesima riunione della Piattaforma, in lingua inglese, dalle 15:30 alle 16:30. L'eurodeputato Guy Verhofstadt, il Prof. Olivier Costa (CNRS, CEVIPOF, Sciences Po, Paris, and Director of European Political and Governance Studies, College of Europe, Bruges), la Prof.ssa Funda Tekin dell'Institut für Europäische Politik (IEP) e il Prof. Marco Buti (EUI) hanno accettato di discuterne. Al termine dell’incontro con i relatori, proseguirà la riunione della Piattaforma, in lingua italiana, durante la quale verranno presentante delle proposte di emendamento per il rapporto di revisione dei Trattati UE del Parlamento europeo (PE) in vista del dibattito in Aula, attualmente calendarizzato per il 9 novembre, e si faranno anche delle prime riflessioni riguardo la discussione della Commissione AFCO del PE programmata per il 12 ottobre. Per maggiori informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
  • 19 ottobre, ore 11:00-13:00, Roma. Si svolgerà a Roma l'evento di lancio dell'ottavo Rapporto "L'Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile" dell'ASviS. Il Rapporto rappresenta lo strumento con cui l'Alleanza analizza annualmente l’avanzamento del Paese verso la realizzazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite e avanza una serie di proposte per trasformare l'attuale modello di sviluppo al fine di assicurare la sostenibilità economica, sociale e ambientale. Grazie al contributo dei Gruppi di lavoro dell'ASviS e di mille esperte ed esperti che ne fanno parte, provenienti dalle oltre 320 organizzazioni aderenti all'Alleanza, il Rapporto 2023 fornisce un quadro delle iniziative introdotte finora nel mondo, in Europa e in Italia a favore dello sviluppo sostenibile, permettendo di fare una valutazione ragionata sullo stato di progressione verso i 17 Obiettivi a metà del percorso dell'Agenda 2030 e di individuare gli ambiti che richiedono azioni decise ed immediate. Le registrazioni per partecipare in presenza sono chiuse causa esaurimento posti. L'evento potrà essere seguito da tutte e tutti tramite la diretta streaming sul sito dell'ASviS e sui canali social dell'Alleanza, oltre che sui siti di Ansa, Green&Blue di Repubblica, Quotidiano Nazionale, Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione, Rainews, Teleborsa e sulla pagina Facebook Ansa. PROGRAMMA.
  • 20 ottobre, ore 16:00, Roma. Presentazione del volume “L’Europa senza retorica. Percorsi per l’integrazione europea in Miriam Camps, Rosi Braidotti, Zadie Smith”, di Barbara Curli. Presso la Sala delle Bandiere dell’Ufficio di Informazione in Itali del Parlamento europeo. LOCANDINA.

 

 

ARTICOLI E TESTI DELLA SETTIMANA

 

 

 

 

 

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17 ottobre

  • Lezione-evento “DAL MANIFESTO DI VENTOTENE ALL’EUROPA DEI DIRITTI DIGITALI. QUALE RUOLO PER I MEDIA UNIVERSITARI?” (Cattedre di Teorie e Tecniche della Televisione, Innovazione e Analisi dei Modelli di Giornalismo, RadUni, Modulo BEJOUR)
  • Presentazione Rapporto ASviS 2023 sullo sviluppo sostenibile

 

18 ottobre

  • Dibattito “The future of Europe: comparing reform proposals” nell’ambito della XV riunione della Piattaforma italiana per la Conferenza sul futuro dell’Europa (Movimento europeo Italia)

 

19 ottobre

  • Consiglio di Presidenza e Assemblea Movimento europeo Italia

 

 

  

 

 

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LA TRANSIZIONE ECOLOGICA FRA DEVASTAZIONE E INNOVAZIONE

L’attuale legislatura europea è iniziata alla fine del 2019  con lo European Green Deal avendo come obiettivo principale la realizzazione di un’economia fondata sulla transizione verso una società libera dal carbonio entro il 2050 avendo come obiettivo intermedio il 2030 per combattere il cambiamento climatico, ridurre drasticamente la dipendenza energetica e contribuire ad un pianeta in cui “nessuno fosse lasciato indietro”.

All’inizio del 2020 eravamo a distanza di dieci anni dalla realizzazione della Agenda 2030 e cioè dei diciassette obiettivi dello sviluppo sostenibile adottati dalle Nazioni Unite nel settembre 2015 a cui si lega anche l’ispirazione della enciclica di Bergoglio “Laudato Si” – aggiornata ora con l’esortazione “Laudato Deum” – e che furono seguiti tre mesi dopo dagli accordi di Parigi.

Lo European Green Deal e cioè il Patto Verde Europeo fu salutato alla fine del 2019 come un indispensabile ed urgente passo in avanti, coerente con il modello europeo e  - se si scorrono i commenti di quei mesi - non si trova traccia dell’aggressività con cui quella scelta viene oggi giudicata una “folle ideologia” da un numero crescente di movimenti conservatori (e cioè di movimenti che vogliono conservare il pianeta nello stato di  attuale degrado ambientale) che rispondono alle sollecitazioni delle lobbies industriali che traggono profitti dall’ordine esistente.

Nonostante tutto quello che è avvenuto dal 2020 in poi (la pandemia, l’aumento dei flussi migratori, la guerra in Ucraina, l’inflazione, il nuovo multipolarismo) o, meglio, a causa di tutto quel che è avvenuto dal 2020 in poi il Patto Verde Europeo è apparso ancora più urgente e indispensabile ad una parte maggioritaria delle opinioni pubbliche, agli scienziati ed alla società civile.

A questi orientamenti favorevoli al Patto Verde Europeo si è aggiunta più recentemente una petizione promossa dalla sindaca di Parigi Anna Hidalgo (Petizione Eur 7) e firmata fra gli altri dai sindaci di Roma, Bruxelles, Zagabria, Krizevci, Bordeaux, Montpellier, Besançon e Lione che denunciano il fatto che la posizione del Consiglio per rendere meno vincolante la proposta della Commissione europea del novembre 2022 sulle emissioni di ossido d’azoto è uno scandalo ed una negazione democratica e che la rinuncia a rendere più rigide le norme in materia di emissioni ci condannerebbe a subirle fino al 2050 e sarebbe contraria alle norme della Organizzazione Mondiale della Salute secondo cui l’inquinamento dell’aria provoca nell’Unione europea settantamila morti ogni anno.

In questi anni la lotta al cambiamento climatico è stata largamente coerente con gli orientamenti iniziali del Patto Verde Europeo se si pensa nel settore agricolo ai prodotti fitosanitari e nel settore industriali alle plastiche, basta scorrere i siti della Commissione e del Parlamento europeo per rendersi conto dei passi in avanti fatti dall’Unione europea comunque insufficienti rispetto al degrado ambientali e leggere il discorso sullo stato dell’Unione dello scorso settembre di Ursula von der Leyen e le proposte di revisione dei trattati di Lisbona per rendersi conto che resta ferma la volontà non ideologica ma concreta di continuare questa lotta.

Essendo più vicini al rumore sempre più tumultuoso della campagna elettorale europea, si sono uniti ai conservatori che hanno scelto la via di un pianeta degradato anche i deputati del PPE insieme ad una maggioranza di Renew Europe (il gruppo che ha riunito i macroniani con i liberali), che pur avevano sostenuto all’inizio della legislatura il programma della cosiddetta “maggioranza Ursula”, nel tentativo o nell’illusione di far uscire dalle urne delle elezioni europee una coalizione di centrodestra che metta fine alla “grande alleanza” fra popolari, socialisti e liberali a cui si erano uniti anche i Verdi.

Del pacchetto legislativo presentato all’inizio della legislatura europea dalla Commissione europea con il consenso non solo di tutto il collegio ma anche di un’ampia maggioranza del Parlamento europeo che, anno dopo anno, ha approvato il programma di lavoro dell’esecutivo europeo sono state approvate norme in tutte le sue componenti essenziali dai due rami dell’autorità legislativa in testi che non si sono discostati di molto da quelli proposti dalla Commissione europea.

Sono rimaste sui tavoli del Consiglio e del Parlamento europeo due proposte di direttiva concernenti – se vogliamo usare il linguaggio semplificato della stampa – le auto elettriche e le case verdi.

Nei due casi sono in corso dei negoziati nel quadro dei cosiddetti tri-dialoghi (i governi, il Parlamento europeo e la Commissione) su cui si è concentrata la campagna delle lobbies che difendono l’idea di un’Europa e di un pianeta degradati dagli effetti devastanti del cambiamento climatico e che si basano sull’aggressione alla cosiddetta “follia ideologica ambientalista”.

Nelle dichiarazioni dei conservatori e dei sovranisti prevale in queste settimane una campagna di disinformazione secondo cui il ritorno di Frans Timmermans (il vicepresidente della Commissione europea con il “portafoglio” della transizione ecologica) nei Paesi Bassi per partecipare alle elezioni legislative del 22 novembre avrebbe privato gli ambientalisti del loro ideologo bloccando il negoziato sulle due proposte di direttiva o introducendo delle modifiche che ne avrebbero snaturato gli obiettivi iniziali.

Per quanto riguarda le cosiddette auto elettriche, che comprendono anche i bus e i veicoli pesanti, i conservatori sono riusciti in commissione ambiente nel Parlamento europeo a rinviare soltanto di due anni l’entrata in vigore della direttiva essendo rimasto invariato l’obiettivo del passaggio ai motori elettrici ed essendo state inserite delle regole più rigide per il monitoraggio del rispetto degli obiettivi.

Bisogna attendere il voto dell’aula per capire se la vittoria di Pirro dei conservatori sarà confermata dalla maggioranza dei parlamentari europei o se l’aula – come è avvenuto per il Nature Restauration Act rovescerà il temporaneo voto in commissione sapendo che la posizione adottata dal Parlamento europeo dovrà essere negoziata nel tri-dialogo con il Consiglio dove i conservatori del pianeta degradato sono in minoranza a cominciare dal governo italiano.

Francesco Giubilei, che scrive i suoi articoli su Il Giornale fondando le sue informazioni sulle dichiarazioni dei deputati europei di Fratelli d’Italia e della Lega, sostiene che il centro destra al Parlamento europeo avrebbe “bloccato la follia green” dell’auto elettrica.

Le cose non stanno esattamente come vengono descritte da Giubilei perché il negoziato è ancora tutto aperto sulle case green e sull’auto verde siamo ancora al livello della posizione adottata in commissione ambiente dove molte norme proposte dalla Commissione europea sono state rese più stringenti per autobus e veicoli più pesanti mentre il “successo” a maggioranza del centro destra (con il voto determinante dei deputati di Renew che così avevano votato in commissione sul Nature Restauration Act salvo poi essere smentiti dal loro gruppo nel voto in aula) si è limitato al rinvio della entrata in vigore della direttiva al 2030 per le auto e al 2031 per gli altri veicoli non essendovi stato nessun blocco della “follia verde”.

Vedremo se in aula prevarrà la proposta della commissione ambiente del rinvio al 2030 e al 2031 o se l’aula rovescerà il voto della commissione e come andrà poi il negoziato con il Consiglio.

È tuttavia chiaro che il negoziato si concluderà prima della fine della legislatura interrompendo il tentativo dei conservatori di paralizzarlo e di rinviarne le conclusioni alla nuova legislatura sfruttando la campagna elettorale per far prevalere un orientamento in cui la devastazione della natura possa avere la meglio.

Apparentemente più complicato appare il negoziato sulle case verdi dove nel Consiglio e nel Parlamento europeo sono state introdotti degli emendamenti alla proposta di direttiva della Commissione europea che rischiano di indebolirne il carattere innovatore.

Vale tuttavia la pena di precisare che:

- i borghi, gli edifici storici e le case popolari non sono mai stati presi in considerazione dalla proposta di direttiva europea e questa esclusione non è il frutto dell’azione del centro destra

- contrariamente alla direttiva sull’auto elettrica in cui il governo italiano è in minoranza nel negoziato sulle case green l’Italia è sostanzialmente allineata sulle posizioni della maggioranza così come lo è la Associazione italiana dei costruttori edili (Ance) che non ha nulla a che fare con la Confedilizia sbandierata dal centrodestra

- il tri-dialogo fra Parlamento europeo e Consiglio si concluderà quasi certamente a dicembre perché c’è l’impegno di tutte le istituzioni europee di chiudere tutti i negoziati legislativi sul pacchetto dello European Green Deal, che è una delle priorità di questa legislatura, entro il prossimo mese di marzo e cioè prima delle elezioni europee.

Dedicheremo una parte essenziale del nostro “Libro Verde” al tema della transizione ecologica fra devastazione e innovazione.

Roma, 17 ottobre 2023

coccodrillo

 

 

 

 

 

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