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Dopo aver esaminato l’articolo 51 della Carta, veniamo a quello successivo, sempre ricompreso nelle disposizioni generali e dedicato alla portata dei diritti garantiti. Si tratta di un articolo che fissa sia alcuni principi, sia alcune modalità attraverso cui tutelare diritti altrui. Il primo comma afferma infatti che “Eventuali limitazioni all’esercizio dei diritti e delle libertà riconosciuti dalla presente Carta devono essere previste dalla legge e rispettare il contenuto essenziale di detti diritti e libertà. Nel rispetto del principio di proporzionalità, possono essere apportate limitazioni solo laddove siano necessarie e rispondano effettivamente a finalità di interesse generale riconosciute dall’Unione o all’esigenza di proteggere i diritti e le libertà altrui”. Si fa poi riferimento al modo in cui si esercitino i diritti della Carta, nel loro rapporto con i trattati: “I diritti riconosciuti dalla presente Carta che trovano fondamento nei trattati comunitari o nel trattato sull’Unione europea si esercitano alle condizioni e nei limiti definiti dai trattati stessi”. Si passa poi a citare il rapporto con la CEDU: “Laddove la presente Carta contenga diritti corrispondenti a quelli garantiti dalla convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, il significato e la portata degli stessi sono uguali a quelli conferiti dalla suddetta convenzione”. E infine, questo terzo comma interviene sul fatto che, per quanto siano previste al suo interno delle notevoli tutele, “La presente disposizione non preclude che il diritto dell’Unione conceda una protezione più estesa”.

L’articolo 52 afferma chiaramente, in tema di diritti, che sia necessario tutelarli con ogni mezzo legittimo, includendo anche modalità di tutela rafforzata. C’è da chiedersi se e come tale obiettivo possa conciliarsi con esigenze di natura differente, come quelle di carattere economico: oggi spiace constatare che esiste il rischio, in alcune aree dell’Unione - che abbiamo definito “zone d’ombra” - che le condizioni di vita siano incompatibili con i principi dello stato di diritto; ecco perché porre un freno alle ambizioni di un Consiglio europeo che, mentre corre alla ricerca di accordi, dimentica quanto la sua tutela sia essenziale. Si tratta di un aspetto imprescindibile per porre le condizioni di una società aperta e solidale – di cui ci siamo peraltro occupati spesso, nel corso di questa edizione della newsletter – e nell’Unione europea che oggi stringe accordi per porre le basi di una maggiore collaborazione futura ciò andrebbe sempre ricordato.

 
 

 

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L’ultima newsletter di questo 2020 giunge mentre è in corso la sessione plenaria del Parlamento europeo, al termine del Consiglio europeo che ha posto le premesse per accordi che, specialmente sul tema dei diritti, non rappresentano un netto avanzamento, anzi. Come abbiamo sostenuto, in una nota diffusa il 10 dicembre scorso, “La proposta di compromesso:

- Attribuisce sorprendentemente priorità alle identità nazionali degli stati membri e non al rispetto dello stato di diritto

- Introduce un complicato meccanismo destinato a rinviare nel tempo ogni decisione sulle condizionalità di attribuire i fondi previsti dal bilancio e dal Next Generation EU

- Non protegge gli interessi delle cittadine e dei cittadini dell’Unione

- Concede agli stati membri che non rispettano lo stato di diritto il diritto di rivolgersi al Consiglio europeo che sarà chiamato a formulare una posizione comune secondo il principio del consenso”.

L’Unione europea, che ha un impianto istituzionale che persegue, tra gli altri, il fine di assicurare la solidarietà e la reciproca collaborazione tra gli Stati suoi membri, non dovrebbe accettare compromessi al ribasso sul piano dei diritti fondamentali. Sono molte le storie alle quali pensare, sul finire di quest’anno. Abbiamo quindi scelto di richiamare un’infografica dedicata ad Antonio Megalizzi, giovanissimo giornalista vittima della follia terrorista, appena due anni fa a Strasburgo. Altri esempi non mancano. La vicenda di Giulio Regeni, ancora non conclusasi positivamente per l’Italia, è un altro importante caso in cui sono evidenti le violazioni perpetrate ai danni di un cittadino italiano ed europeo. E nell’Europa di oggi è anche possibile, per il presidente di uno Stato membro fondatore come la Francia, assegnare una onorificenza quale la Gran Croce della Legion d'Onore al presidente egiziano Al Sisi, nonostante la gravissima situazione che vive l’Egitto per quanto riguarda lo stato di diritto. Ciò ha scatenato una serie di polemiche, portando personalità come Corrado Augias, Sergio Cofferati, Luciana Castellina e Giovanna Melandri a rinunciare al prestigioso riconoscimento. Anche Emilio Gabaglio, già dirigente della Cisl e della Ces, socio onorario Movimento europeo, nonché il segretario generale Paolo Ponzano, sono orientati in tal senso.

Sul tema del rispetto dello stato di diritto, riteniamo importante segnalare che sta circolando una lettera dell’associazione polacca dei giudici "Iustitia". Gli amici magistrati che ci seguono possono leggerla e firmarla cliccando su questo link.

Portiamo infine alla vostra attenzione alcune iniziative che vedranno la partecipazione del Movimento europeo, augurandoci che, in tema di diritti, alle dichiarazioni possano seguire scelte coerenti con i principi che si enunciano (e che, troppo spesso, vengono disapplicati):

Con l’augurio di trascorrere festività serene, in cui si ha anche l’occasione di riflettere forse un po’ di più che in passato, vi inviamo l’arrivederci alla prossima edizione.

 

 

 

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