Parlamento europeo – sessione plenaria 7-10 giugno 2021, Strasburgo
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Nel nostro editoriale del 31 maggio avevamo esaminato i poteri del Parlamento europeo per la difesa dello stato di diritto e avevamo concluso che, in attesa di una rafforzamento dei meccanismi introdotti prima nel Trattato di Amsterdam e poi nel Trattato di Lisbona (art. 7) ispirati agli art. 4 e 44 del “Progetto Spinelli”, la strada da percorrere è quella dell’applicazione delle condizionalità legate alla protezione del bilancio europeo.
Queste condizionalità sono diventate direttamente vincolanti per gli Stati membri e per le istituzioni europee a partire dal 1° gennaio 2021 con il Regolamento 2020/2092 che impone alla Commissione di agire nei confronti degli Stati che, nell’uso dei fondi europei, violano i valori comuni su cui si fonda l’appartenenza all’Unione europea.
Avevamo anche ricordato il potere del Parlamento europeo di rivolgersi alla Corte di Giustizia sulla base dell’art. 265 TFUE per constatare che una delle istituzioni europee (Commissione, Consiglio europeo, Consiglio o Banca Centrale Europea) si sia astenuta dal decidere attraverso la procedura del ricorso in carenza.
Ci troviamo ora di fronte ad un caso palese di uso legittimo di tale potere perché l’assemblea aveva intimato alla Commissione di agire nei confronti della Polonia e dell’Ungheria entro il 1° giugno 2021 per violazione del Regolamento 2020/2092 sia per mettere fine alle crescenti violazioni dello stato di diritto in quei paesi che stanno scivolando verso regimi autocratici sia per evitare che il loro cattivo esempio venga imitato in altri paesi europei perché non è stato sanzionato.
La Commissione ha lasciato inutilmente trascorrere cinque mesi senza agire mentre a Budapest e a Varsavia i governi proseguivano sulla via dell’illiberalismo.
Per questa ragione, i gruppi politici, con l’esclusione naturalmente di Identità e Democrazia (dove siedono i parlamentari della Lega) e dei Conservatori e Riformisti (dove siedono i parlamentari di Fratelli d’Italia), hanno deciso di iscrivere all’ordine del giorno della sessione plenaria del 9 giugno un dibattito sullo stato di diritto chiedendo alla Commissione e al Consiglio di riferire sulla situazione in Polonia e Ungheria e proponendo all’aula di adottare una proposta di risoluzione in cui si stigmatizza la carenza ad agire della Commissione.
Nel caso in cui la Commissione mantenesse la sua posizione di astensione e si rifiutasse di agire entro il 15 giugno, i gruppi hanno annunciato che intendono usare il potere che viene riconosciuto al PE dall’art. 265 TFUE e rivolgersi alla Corte di Giustizia sapendo che i giudici di Lussemburgo hanno già condannato più volte le autorità polacche e ungheresi.
Invitiamo le nostre lettrici e i nostri lettori a seguire il dibattito del 9 giugno e il voto della risoluzione proposta dai gruppi.
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La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e contribuire al dibattito sul futuro dell’Europa a partire dalla Conferenza proposta da Emmanuel Macron nel marzo 2019.
Come sapete, la Conferenza è stata avviata con un anno di ritardo non solo per la pandemia ma per i contrasti fra i governi e il Parlamento europeo che hanno trovato un punto di incontro nella joint declaration del 10 marzo e poi nelle sue regole di funzionamento adottate dal Comitato esecutivo.
Ecco l’indice della nostra newsletter
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L'EDITORIALE
Nel nostro editoriale del 31 maggio avevamo esaminato i poteri del Parlamento europeo per la difesa dello stato di diritto e avevamo concluso che, in attesa di una rafforzamento dei meccanismi introdotti prima nel Trattato di Amsterdam e poi nel Trattato di Lisbona (art. 7) ispirati agli art. 4 e 44 del “Progetto Spinelli”, la strada da percorrere è quella dell’applicazione delle condizionalità legate alla protezione del bilancio europeo.
Queste condizionalità sono diventate direttamente vincolanti per gli Stati membri e per le istituzioni europee a partire dal 1° gennaio 2021 con il Regolamento 2020/2092 che impone alla Commissione di agire nei confronti degli Stati che, nell’uso dei fondi europei, violano i valori comuni su cui si fonda l’appartenenza all’Unione europea.
Avevamo anche ricordato il potere del Parlamento europeo di rivolgersi alla Corte di Giustizia sulla base dell’art. 265 TFUE per constatare che una delle istituzioni europee (Commissione, Consiglio europeo, Consiglio o Banca Centrale Europea) si sia astenuta dal decidere attraverso la procedura del ricorso in carenza.
Ci troviamo ora di fronte ad un caso palese di uso legittimo di tale potere perché l’assemblea aveva intimato alla Commissione di agire nei confronti della Polonia e dell’Ungheria entro il 1° giugno 2021 per violazione del Regolamento 2020/2092 sia per mettere fine alle crescenti violazioni dello stato di diritto in quei paesi che stanno scivolando verso regimi autocratici sia per evitare che il loro cattivo esempio venga imitato in altri paesi europei perché non è stato sanzionato.
La Commissione ha lasciato inutilmente trascorrere cinque mesi senza agire mentre a Budapest e a Varsavia i governi proseguivano sulla via dell’illiberalismo.
Per questa ragione, i gruppi politici, con l’esclusione naturalmente di Identità e Democrazia (dove siedono i parlamentari della Lega) e dei Conservatori e Riformisti (dove siedono i parlamentari di Fratelli d’Italia), hanno deciso di iscrivere all’ordine del giorno della sessione plenaria del 9 giugno un dibattito sullo stato di diritto chiedendo alla Commissione e al Consiglio di riferire sulla situazione in Polonia e Ungheria e proponendo all’aula di adottare una proposta di risoluzione in cui si stigmatizza la carenza ad agire della Commissione.
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