European Parliament Plenary Session – May 2021
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European Parliament Plenary Session – May 2021
Le proiezioni economiche di primavera
Lo scorso 12 maggio, la Commissione europea ha pubblicato “le previsioni economiche di primavera 2021”, un documento molto importante che si affianca al più ampio e dettagliato sistema di monitoraggio e controllo della governance europea.
Questo sistema è in uso dal 2011 subito dopo la crisi dei debiti pubblici per un maggior coordinamento delle politiche economiche dell’Unione europea.
Scopo di questo articolato meccanismo è quello di garantire la convergenza e la stabilità delle politiche macroeconomiche tra Stati membri europei fortemente integrati tra loro.
Fino al 2010 infatti il coordinamento avveniva in modo volontario. Il semestre europeo introdotto nel 2011 è stato quindi il primo passo verso un coordinamento delle politiche macroeconomiche nazionali a livello UE, attraverso l’allineamento ad obiettivi comuni europei di obiettivi nazionali di bilancio, crescita ed occupazione.
Con le previsioni di primavera (solitamente pubblicate a maggio) e quelle d’inverno (pubblicate in autunno) la Commissione indica – sulla base di dati economico-sociali forniti anche dagli stessi Stati membri nei loro Piani nazionali – il possibile andamento di crescita dell’Unione europea e dei singoli Stati che la compongono. Si tratta quindi di importanti previsioni di riferimento nell’attuazione delle politiche nazionali da parte dei singoli paesi europei.
Le previsioni di primavera si basano su una serie di ipotesi economiche e sociali (per es. riguardanti i tassi di cambio, i costi di materie prime, ecc.) e di dati - o di ipotesi semplificate degli stessi - disponibili al 30 aprile 2021, che si ipotizzano costanti nel corso della previsione.
Tra i punti essenziali presi in esame vi sono la situazione sanitaria, la ripresa dei vari settori economici, l’inflazione, il mercato del lavoro, la situazione del PIL rispetto al debito pubblico.
In linea generale, la situazione sanitaria, grazie alla diffusa campagna vaccinale tutt’ora in corso appare in netto miglioramento. Questo miglioramento, reso possibile grazie ad interventi a livello europeo (Sure e politica di acquisto dei titoli pubblici da parte della BCE a cui farà seguito il NGEU) ed interventi nazionali, permetterà di riaprire settori economici fortemente penalizzati dalle misure restrittive di contrasto alla pandemia, particolarmente evidenti in alcuni settori quali turismo e cultura, con effetti benefici sulla ripresa economica già a partire dal secondo semestre 2021 e per tutto il 2022.
Non si possono però escludere battute di arresto per ulteriori restrizioni dovute a varianti del virus.
Si prevede quindi, grazie a questa ripresa, un miglioramento del PIL già a partire dal secondo semestre 2021 rispetto al valore registrato nel 2020 con un +4.0% nel 2022.
L’aumento degli investimenti ‘buoni’ produttivi, possibili grazie alle risorse europee e nazionali messe a disposizione e alle riforme strategiche da attuare, favorirà un effetto benefico sul PIL, migliorando quindi il rapporto PIL/debito pubblico fino ad uno stimato possibile +3,5%, valore più alto registrato dal 2010.
Conseguentemente e in questo contesto, anche i consumi dovrebbero riprendere, incidendo sulla parte di risparmio delle famiglie non utilizzato e in deposito.
L’inflazione aumenterà sensibilmente nel 2021, ed in modo più contenuto nel 2022, a causa di diversi fattori, tra i quali l’aumento del costo dei prodotti energetici, un diverso paniere dei consumi e possibili interventi fiscali.
L’occupazione dovrebbe tornare a crescere dal 2022, anche se non in modo tale da diminuire consistentemente il tasso di disoccupazione europea che dovrebbe attestarsi intorno al 7%.
Tutto ciò sarà influenzato da fattori esterni all’Unione europea. Tra i fattori positivi si prevede una conferma della ripresa economica della Cina e un rilancio dell’economia degli USA in chiave ambientale ed investendo sulle infrastrutture grazie al consistente piano di aiuti proposto dal Presidente Biden.
Tra i fattori negativi si prevedono l’impossibilità di molti paesi di accesso ai vaccini, che potrebbe favorire l’insorgere di nuove varianti, e tensioni geopolitiche a livello mondiale, che potrebbero penalizzare il commercio internazionale, in particolare l’approvvigionamento di materie prime strategiche da parte dell’Unione europea, anche se si prevede una ripresa consistente del commercio internazionale e delle esportazioni dell’UE.
Una previsione macroeconomica, quindi, tutto sommato positiva anche se indubbiamente soggetta a fattori non prevedibili e sicuramente legata al forte e determinato impegno di tutti gli Stati europei ad attuare quelle riforme e quei piani di rilancio economico-sociale indicati nei vari PNRR.
Va sottolineato infatti che gli interventi previsti dai singoli Stati sono indispensabili non solo per meri fini economici, ma anche e soprattutto per la ricostruzione di quel precario clima di fiducia reciproca, che si sta con grandi difficoltà cercando di ripristinare in Europa tra i diversi Stati, un clima indispensabile per poter guardare ad un futuro migliore sia dell’Unione europea e sia di ogni suo Stato.
È necessario dunque collaborare, mettendo da parte visioni di parte e/o propagandistiche a favore di un interesse nazionale ed europeo superiore.
Le misure in risposta alla crisi del 2008 furono essenzialmente di rigore e di austerità e non hanno avuto effetti positivi in termini di crescita economica. Hanno anzi pesantemente contribuito a bloccare la crescita ed innescare una forte sfiducia nelle istituzioni europee, allontanando i cittadini europei da quel progetto comune che aveva visto molti di loro fiduciosi o entusiasti.
Le misure introdotte per contrastare gli effetti negativi della pandemia, invece, hanno come obiettivo di rimettere il cittadino europeo al centro dell’attenzione attraverso la realizzazione di una crescita sostenibile ed inclusiva.
Il momento è delicato. Il livello di integrazione del mercato unico e l’assetto economico a livello globale non danno molte alternative. È importante quindi che tutti dichiarino ma che siano anche pronti a collaborare, tenendo ben presente quale è l’obiettivo comune per realizzare un’Europa più unita e coesa, in grado di avere un ruolo a livello internazionale attraverso alleanze con paesi con cui si condividono gli stessi principi e valori.
Le troppe divisioni interne, sia all’interno di singoli Stati che tra Stati europei, sono in realtà la vera e più pericolosa mina esplosiva in grado di distruggere un progetto e un processo di integrazione a cui si lavora da decenni e ormai difficilmente abbandonabile. Non resta dunque che unire le forze per un suo reale e comune miglioramento.
Anna Maria Villa
Apriamo subito i cancelli del cantiere europeo
Documento di lavoro in vista della prima sessione plenaria
della Conferenza sul futuro dell’Europa del 19 giugno 2021
Come omaggio alla Francia e al suo Presidente Emmanuel Macron che ha lanciato l’idea della Conferenza il 4 marzo 2019 con la sua lettera ai cittadini europei “per un rinascimento europeo”, è stato deciso che la maggior parte dei lavori sul futuro dell’Europa si svolgeranno nell’emiciclo del Parlamento europeo a Strasburgo nel Palazzo dedicato a Louise Weiss, un palazzo inaugurato nel 1999 per ospitare l’Assemblea della nuova Unione ampliata ai paesi dell’Europa centrale.
La scelta di Strasburgo è del resto simbolicamente significativa perché in base al Trattato di Lisbona è la sede ufficiale del Parlamento europeo, l’unica istituzione che rappresenta l’insieme delle cittadine e dei cittadini europei.
Come sa chi sta seguendo l’avvio della Conferenza sul futuro dell’Europa, la principale innovazione rispetto alle precedenti esperienze (sei conferenze intergovernative dall’Atto Unico al Trattato di Lisbona e due Convenzioni sulla Carta dei diritti fondamentali e sul Trattato-costituzionale) dovrebbe risiedere nell’apertura del cantiere europeo ai “non addetti ai lavori” e cioè alle cittadine e ai cittadini con un’attenzione particolare ai giovani nel quadro della democrazia partecipativa.
Nel passare dagli auspici ai fatti affidando questo passaggio ad un ristretto comitato di rappresentanti delle istituzioni (Executive Board), la preparazione della Conferenza ha fino ad ora subito alcuni tentativi di modifiche sostanziali ed altri tentativi rischiano di aver luogo in un complesso o complicato esercizio di democrazia partecipativa dove l’orientamento di alcuni governi sembra quello di trasformare il confronto fra la società civile ancora inadeguatamente organizzata e le istituzioni in una vasta consultazione lasciando poi alle stesse istituzioni il compito di trarre le conseguenze del confronto.
È stata innanzitutto creata dalle tre istituzioni europee ma gestita dalla Commissione una piattaforma online (https://futureu.europa.eu) per offrire alle cittadine e ai cittadini uno strumento di circolazione di idee, commenti, eventi e condivisioni.
Alla data del 17 maggio 2021 e cioè un mese dopo il suo lancio sono stati creati meno di tredicimila profili largamente individuali (l’accesso delle associazioni è ancora molto problematico anche se il Movimento europeo in Italia è stata la prima organizzazione a creare un suo profilo il 19 aprile [1] seguito dal Movimento Federalista Europeo il 22 aprile [2]) se si considera che mediamente il 78 % della famiglie europee ha accesso a internet e che sono stati per ora creati meno di seicento eventi in tutta l’Unione europea.
Il multilinguismo non è ancora assicurato totalmente e automaticamente, l’accesso alla piattaforma non è per ora consentito ai cittadini non-UE che vivono nell’Unione europea escludendo dunque il 5% della popolazione europea residente così come dal dibattito sul futuro dell’Europa (e non dell’Unione europea) sono stati per ora esclusi i paesi dei Balcani candidati all’adesione cosa che non avvenne nella Convenzione sul trattato-costituzionale.
Per assicurare un’ampia partecipazione delle cittadine e dei cittadini alla piattaforma – che la Commissione considera come “il cuore della Conferenza” - è necessaria e urgente una campagna di comunicazione, informazione e sensibilizzazione perché la mobilitazione delle opinioni pubbliche sarà uno dei criteri per misurare il successo del dibattito sul futuro dell’Europa e per aprire dopo la Conferenza una fase di riforma dell’Unione europea che il Movimento Europeo ritiene debba essere costituente con al centro il ruolo del Parlamento europeo.
Non è previsto un coinvolgimento diretto nella Conferenza dei poteri locali e regionali - al di là della partecipazione del Comitato delle Regioni - affinché all’ipotesi della democrazia partecipativa si affianchi la democrazia di prossimità e non è stato concepito il coinvolgimento diretto del mondo accademico e dei centri di ricerca, come era invece avvenuto al tempo della Convenzione sulla costituzione europea, o della rete delle fondazioni culturali in Europa [3] o delle organizzazioni che partecipano a Europa creativa.
La dimensione culturale non era stata compresa del resto fra i temi indicati nella “dichiarazione comune” del 10 marzo ma è stata aggiunta – insieme alla salute – dalla Commissione sulla piattaforma online.
Sarebbe utile in questo quadro coinvolgere nel dibattito sul futuro dell’Europa l’associazione degli istituti culturali degli Stati membri dell’Unione europea, creata a Bruxelles nel 2007 (EUNIC European Union National Institutes for Culture).
Rientra in questo quadro l’ipotesi di un progetto su cui sta riflettendo il Movimento europeo di proporre ai promotori dei molti festival culturali che s i svolgeranno in Italia nei prossimi mesi di introdurre nel programma un evento dedicato al dibattito sul futuro dell’Europa [4].
Varrebbe anche la pena di riflettere sulle modalità di un coinvolgimento diretto dei partiti europei, il cui ruolo è specificatamente previsto nel Trattato di Lisbona e la cui partecipazione dovrebbe andare al di là dei parlamentari europei e nazionali poiché ai partiti europei è attribuita la missione di “formare la coscienza europea dei cittadini” (art. 10 TFUE).
Il dialogo transnazionale in cui saranno coinvolti i cittadini, selezionati per sorteggio da una società incaricata dalla Commissione europea, sarà limitato a quattro panel tematici su temi non ancora scelti fra le dieci priorità indicate sulla piattaforma con il coinvolgimento totale di ottocento persone di cui un decimo sarà invitato ad entrare nel cantiere di Strasburgo insieme ad una cittadina o a un cittadino per paese per un totale di 108 pari al numero dei parlamentari europei e dei parlamentari nazionali.
Se ci si basa sulle esperienze di democrazia partecipativa vissute più recentemente ma con alterne fortune in Belgio, Irlanda e Islanda in processi di scrittura collettiva di riforme costituzionali vediamo una differenza sostanziale non soltanto dal punto di vista quantitativo ma anche qualitativo che avvalora il timore di chi ritiene che il coinvolgimento delle cittadine e dei cittadini sarà di fatto limitato ad una vasta consultazione (citizen’s dialogue o citizen’s consultation) ben lontana dall’idea di un ampio dibattito pubblico.
Poiché i temi dei panel non sono ancora stati scelti, le cittadine e i cittadini non sono stati sorteggiati e gli ottanta predestinati ad entrare nel cantiere europeo saranno verosimilmente selezionati solo a conclusione dei panel, l’emiciclo di Strasburgo si aprirà ai “non addetti ai lavori” in autunno e la prima sessione plenaria del 19 giugno potrebbe essere aperta solo alle istituzioni nella misura in cui i parlamenti nazionali e i governi avranno scelto preventivamente i loro rappresentanti.
Per quanto riguarda i giovani, che avrebbero dovuto essere i protagonisti del loro futuro, l’idea iniziale dei tre co-presidenti del comitato esecutivo era quella di far entrare nel cantiere solo un giovane e cioè il presidente del Forum europeo della gioventù.
Quest’idea inaccettabile è stata immediatamente e parzialmente corretta dal Comitato esecutivo che ha chiesto di introdurre nel sorteggio degli ottanta predestinati al cantiere un terzo di giovani al di sotto di 25 anni portando la percentuale dei giovani nella Conferenza dallo 0,23% al 6,23% e comunque meno della metà della percentuale di giovani europei fra i 15 e i 25 anni (12,7%) sul totale della popolazione europea.
In questo quadro si pone la questione del coinvolgimento delle scuole e delle università (docenti e discenti) anche attraverso iniziative europee come il programma del Parlamento europeo rivolto al mondo educativo (Scuola Ambasciatrice del Parlamento Europeo – EPAS) o le reti che partecipano al programma Erasmus Plus e il coinvolgimento degli studenti universitari in mobilità transfrontaliera attraverso Erasmus Student Network [5].
Il Movimento europeo ritiene che sia nello stesso tempo un errore ed un segnale negativo organizzare la prima sessione plenaria della Conferenza il 19 giugno senza la partecipazione diretta delle cittadine e dei cittadini e non avendo ancora dato una risposta alla richiesta delle reti europee della società civile (in particolare Civil Society Convention) e delle organizzazioni europeiste (UEF, MEI e JEF) di essere associate alla Conferenza ed è convinto che il cantiere debba essere immediatamente aperto alla democrazia partecipativa con una prima selezione fra le cittadine e i cittadini che hanno creato un loro profilo sulla piattaforma online.
Il Movimento europeo propone inoltre di ampliare la composizione della Conferenza ad alcune organizzazioni europee dei poteri locali e regionali come il CCRE, Eurocities, la rete delle città europee della cultura e una delegazione del Patto dei Sindaci per il clima e l’energia.
Il Movimento europeo attira inoltre l’attenzione sulle seguenti modalità che appaiono indispensabili per allargare il coinvolgimento delle cittadine e dei cittadini insieme alla società civile europea in via di organizzazione e rafforzare la democrazia partecipativa:
Contemporaneamente all’apertura immediata del cantiere alla democrazia partecipativa e di prossimità il 19 giugno, il Movimento europeo invita tutti i suoi membri collettivi e chi ha aderito alla “piattaforma italiana” nata il 6 settembre 2019 in cooperazione con il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL):
Il Movimento europeo intende coinvolgere altri attori della società italiana che appartengono ai corpi intermedi in una dimensione europea [7], le organizzazioni che operano nell’economia sociale e i promotori italiani delle iniziative dei cittadini europei (ICE) in collaborazione con EUMANS [8].
Per mantenere e arricchire la partecipazione a livello italiano e dopo la giornata del 30 aprile - dedicata alle nostre priorità, alla democrazia partecipativa, al ruolo e agli interessi dell’Italia, al cantiere delle riforme - il Movimento europeo ha deciso di promuovere una seconda giornata di riflessione sul futuro dell’Europa il 18 giugno alla vigilia della prima sessione plenaria della Conferenza del 19 giugno.
1) https://futureu.europa.eu/profiles/movimento_europeo/
2) https://futureu.europa.eu/profiles/movimento_federalist/activity?locale=it
3) Molte delle quali fanno parte di European Foundations Centre
4) Citiamo per memoria i più importanti festival culturali che, COVID permettendo, avranno luogo in Italia nel 2021-2022: Festival Internazionale della Storia di Gorizia, Festival dei diritti Umani di Milano, Festival della Comunicazione di Camogli, Festival della Mente di La Spezia, Festival della Scienza di Genova, Festival dell’Economia di Trento, Festival Internazionale di Ferrara, Festival dello Sviluppo Sostenibile promosso da ASviS, Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, Festival della Letteratura di Mantova, Festival della Filosofia di Modena, Fiera del Levante di Bari, Forum PA di Roma, Meeting per l’amicizia dei Popoli di Rimini, Più Libri più liberi di Roma, Pordenonelegge di Pordenone, Salone Internazionale del Libro di Torino, Festival Leggere&Scrivere di Vibo Valentia ma potremmo citare anche alcuni festival del cinema che sono occasioni di dibattiti culturali come il MedFilmFestival di Roma e il Festival del Cinema del Mediterraneo di Lecce
5) A EPAS si aggiungono le iniziative Euroscola, European Youth Event, Insieme-per-eu, la Casa della storia europea, il Parlamentarium e il Premio europeo Carlo Magno della Gioventù.
7) Illuminanti a questo proposito gli studi dell’ASTRID e in particolare quelli su “corpi intermedi nella democrazia di oggi e di domani” (Franco Bassanini, Tiziano Treu e Giorgio Vittadini)
La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e contribuire al dibattito sul futuro dell’Europa a partire dalla Conferenza proposta da Emmanuel Macron nel marzo 2019.
Come sapete, la Conferenza è stata avviata con un anno di ritardo non solo per la pandemia ma per i contrasti fra i governi e il Parlamento europeo che hanno trovato un punto di incontro nella joint declaration del 10 marzo e poi nelle sue regole di funzionamento adottate dal Comitato esecutivo.
Ecco l’indice della nostra newsletter
- Editoriale, che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità,
- Ultime da Bruxelles dedicate a temi economici
- Attualità dalle istituzioni europee
- Rubrica “Pillole d’Europa”
- Eventi principali, sull’Europa in Italia e Testi di lettura consigliata
- Agenda della settimana a cura del Movimento Europeo Internazionale
- La Conferenza sul futuro dell'Europa
- Next Generation EU a cura di Euractiv
- Europa dei diritti
- Campagna di informazione sull'Europa e Europa in onda
Siamo come sempre a vostra disposizione per migliorare il nostro servizio di comunicazione e di informazione e per aggiungere vostri eventi di interesse europeo nella speranza di poter contare su un vostro volontario contributo finanziario.
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L'EDITORIALE
Apriamo subito i cancelli del cantiere europeo
Documento di lavoro in vista della prima sessione plenaria
della Conferenza sul futuro dell’Europa del 19 giugno 2021
Come omaggio alla Francia e al suo Presidente Emmanuel Macron che ha lanciato l’idea della Conferenza il 4 marzo 2019 con la sua lettera ai cittadini europei “per un rinascimento europeo”, è stato deciso che la maggior parte dei lavori sul futuro dell’Europa si svolgeranno nell’emiciclo del Parlamento europeo a Strasburgo nel Palazzo dedicato a Louise Weiss, un palazzo inaugurato nel 1999 per ospitare l’Assemblea della nuova Unione ampliata ai paesi dell’Europa centrale.
La scelta di Strasburgo è del resto simbolicamente significativa perché in base al Trattato di Lisbona è la sede ufficiale del Parlamento europeo, l’unica istituzione che rappresenta l’insieme delle cittadine e dei cittadini europei.
Come sa chi sta seguendo l’avvio della Conferenza sul futuro dell’Europa, la principale innovazione rispetto alle precedenti esperienze (sei conferenze intergovernative dall’Atto Unico al Trattato di Lisbona e due Convenzioni sulla Carta dei diritti fondamentali e sul Trattato-costituzionale) dovrebbe risiedere nell’apertura del cantiere europeo ai “non addetti ai lavori” e cioè alle cittadine e ai cittadini con un’attenzione particolare ai giovani nel quadro della democrazia partecipativa.
Nel passare dagli auspici ai fatti affidando questo passaggio ad un ristretto comitato di rappresentanti delle istituzioni (Executive Board), la preparazione della Conferenza ha fino ad ora subito alcuni tentativi di modifiche sostanziali ed altri tentativi rischiano di aver luogo in un complesso o complicato esercizio di democrazia partecipativa dove l’orientamento di alcuni governi sembra quello di trasformare il confronto fra la società civile ancora inadeguatamente organizzata e le istituzioni in una vasta consultazione lasciando poi alle stesse istituzioni il compito di trarre le conseguenze del confronto.
È stata innanzitutto creata dalle tre istituzioni europee ma gestita dalla Commissione una piattaforma online (https://futureu.europa.eu) per offrire alle cittadine e ai cittadini uno strumento di circolazione di idee, commenti, eventi e condivisioni.
Alla data del 17 maggio 2021 e cioè un mese dopo il suo lancio sono stati creati meno di tredicimila profili largamente individuali (l’accesso delle associazioni è ancora molto problematico anche se il Movimento europeo in Italia è stata la prima organizzazione a creare un suo profilo il 19 aprile [1] seguito dal Movimento Federalista Europeo il 22 aprile [2]) se si considera che mediamente il 78 % della famiglie europee ha accesso a internet e che sono stati per ora creati meno di seicento eventi in tutta l’Unione europea.
Il multilinguismo non è ancora assicurato totalmente e automaticamente, l’accesso alla piattaforma non è per ora consentito ai cittadini non-UE che vivono nell’Unione europea escludendo dunque il 5% della popolazione europea residente così come dal dibattito sul futuro dell’Europa (e non dell’Unione europea) sono stati per ora esclusi i paesi dei Balcani candidati all’adesione cosa che non avvenne nella Convenzione sul trattato-costituzionale.
Per assicurare un’ampia partecipazione delle cittadine e dei cittadini alla piattaforma – che la Commissione considera come “il cuore della Conferenza” - è necessaria e urgente una campagna di comunicazione, informazione e sensibilizzazione perché la mobilitazione delle opinioni pubbliche sarà uno dei criteri per misurare il successo del dibattito sul futuro dell’Europa e per aprire dopo la Conferenza una fase di riforma dell’Unione europea che il Movimento Europeo ritiene debba essere costituente con al centro il ruolo del Parlamento europeo.
Non è previsto un coinvolgimento diretto nella Conferenza dei poteri locali e regionali - al di là della partecipazione del Comitato delle Regioni - affinché all’ipotesi della democrazia partecipativa si affianchi la democrazia di prossimità e non è stato concepito il coinvolgimento diretto del mondo accademico e dei centri di ricerca, come era invece avvenuto al tempo della Convenzione sulla costituzione europea, o della rete delle fondazioni culturali in Europa [3] o delle organizzazioni che partecipano a Europa creativa.
La dimensione culturale non era stata compresa del resto fra i temi indicati nella “dichiarazione comune” del 10 marzo ma è stata aggiunta – insieme alla salute – dalla Commissione sulla piattaforma online.
Sarebbe utile in questo quadro coinvolgere nel dibattito sul futuro dell’Europa l’associazione degli istituti culturali degli Stati membri dell’Unione europea, creata a Bruxelles nel 2007 (EUNIC European Union National Institutes for Culture).
Rientra in questo quadro l’ipotesi di un progetto su cui sta riflettendo il Movimento europeo di proporre ai promotori dei molti festival culturali che s i svolgeranno in Italia nei prossimi mesi di introdurre nel programma un evento dedicato al dibattito sul futuro dell’Europa [4].
Varrebbe anche la pena di riflettere sulle modalità di un coinvolgimento diretto dei partiti europei, il cui ruolo è specificatamente previsto nel Trattato di Lisbona e la cui partecipazione dovrebbe andare al di là dei parlamentari europei e nazionali poiché ai partiti europei è attribuita la missione di “formare la coscienza europea dei cittadini” (art. 10 TFUE).
Il dialogo transnazionale in cui saranno coinvolti i cittadini, selezionati per sorteggio da una società incaricata dalla Commissione europea, sarà limitato a quattro panel tematici su temi non ancora scelti fra le dieci priorità indicate sulla piattaforma con il coinvolgimento totale di ottocento persone di cui un decimo sarà invitato ad entrare nel cantiere di Strasburgo insieme ad una cittadina o a un cittadino per paese per un totale di 108 pari al numero dei parlamentari europei e dei parlamentari nazionali.
Se ci si basa sulle esperienze di democrazia partecipativa vissute più recentemente ma con alterne fortune in Belgio, Irlanda e Islanda in processi di scrittura collettiva di riforme costituzionali vediamo una differenza sostanziale non soltanto dal punto di vista quantitativo ma anche qualitativo che avvalora il timore di chi ritiene che il coinvolgimento delle cittadine e dei cittadini sarà di fatto limitato ad una vasta consultazione (citizen’s dialogue o citizen’s consultation) ben lontana dall’idea di un ampio dibattito pubblico.
Poiché i temi dei panel non sono ancora stati scelti, le cittadine e i cittadini non sono stati sorteggiati e gli ottanta predestinati ad entrare nel cantiere europeo saranno verosimilmente selezionati solo a conclusione dei panel, l’emiciclo di Strasburgo si aprirà ai “non addetti ai lavori” in autunno e la prima sessione plenaria del 19 giugno potrebbe essere aperta solo alle istituzioni nella misura in cui i parlamenti nazionali e i governi avranno scelto preventivamente i loro rappresentanti.
Per quanto riguarda i giovani, che avrebbero dovuto essere i protagonisti del loro futuro, l’idea iniziale dei tre co-presidenti del comitato esecutivo era quella di far entrare nel cantiere solo un giovane e cioè il presidente del Forum europeo della gioventù.
Quest’idea inaccettabile è stata immediatamente e parzialmente corretta dal Comitato esecutivo che ha chiesto di introdurre nel sorteggio degli ottanta predestinati al cantiere un terzo di giovani al di sotto di 25 anni portando la percentuale dei giovani nella Conferenza dallo 0,23% al 6,23% e comunque meno della metà della percentuale di giovani europei fra i 15 e i 25 anni (12,7%) sul totale della popolazione europea.
In questo quadro si pone la questione del coinvolgimento delle scuole e delle università (docenti e discenti) anche attraverso iniziative europee come il programma del Parlamento europeo rivolto al mondo educativo (Scuola Ambasciatrice del Parlamento Europeo – EPAS) o le reti che partecipano al programma Erasmus Plus e il coinvolgimento degli studenti universitari in mobilità transfrontaliera attraverso Erasmus Student Network [5].
Il Movimento europeo ritiene che sia nello stesso tempo un errore ed un segnale negativo organizzare la prima sessione plenaria della Conferenza il 19 giugno senza la partecipazione diretta delle cittadine e dei cittadini e non avendo ancora dato una risposta alla richiesta delle reti europee della società civile (in particolare Civil Society Convention) e delle organizzazioni europeiste (UEF, MEI e JEF) di essere associate alla Conferenza ed è convinto che il cantiere debba essere immediatamente aperto alla democrazia partecipativa con una prima selezione fra le cittadine e i cittadini che hanno creato un loro profilo sulla piattaforma online.
Il Movimento europeo propone inoltre di ampliare la composizione della Conferenza ad alcune organizzazioni europee dei poteri locali e regionali come il CCRE, Eurocities, la rete delle città europee della cultura e una delegazione del Patto dei Sindaci per il clima e l’energia.
Il Movimento europeo attira inoltre l’attenzione sulle seguenti modalità che appaiono indispensabili per allargare il coinvolgimento delle cittadine e dei cittadini insieme alla società civile europea in via di organizzazione e rafforzare la democrazia partecipativa:
Contemporaneamente all’apertura immediata del cantiere alla democrazia partecipativa e di prossimità il 19 giugno, il Movimento europeo invita tutti i suoi membri collettivi e chi ha aderito alla “piattaforma italiana” nata il 6 settembre 2019 in cooperazione con il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL):
Il Movimento europeo intende coinvolgere altri attori della società italiana che appartengono ai corpi intermedi in una dimensione europea [7], le organizzazioni che operano nell’economia sociale e i promotori italiani delle iniziative dei cittadini europei (ICE) in collaborazione con EUMANS [8].
Per mantenere e arricchire la partecipazione a livello italiano e dopo la giornata del 30 aprile - dedicata alle nostre priorità, alla democrazia partecipativa, al ruolo e agli interessi dell’Italia, al cantiere delle riforme - il Movimento europeo ha deciso di promuovere una seconda giornata di riflessione sul futuro dell’Europa il 18 giugno alla vigilia della prima sessione plenaria della Conferenza del 19 giugno.
1) https://futureu.europa.eu/profiles/movimento_europeo/
2) https://futureu.europa.eu/profiles/movimento_federalist/activity?locale=it
3) Molte delle quali fanno parte di European Foundations Centre
4) Citiamo per memoria i più importanti festival culturali che, COVID permettendo, avranno luogo in Italia nel 2021-2022: Festival Internazionale della Storia di Gorizia, Festival dei diritti Umani di Milano, Festival della Comunicazione di Camogli, Festival della Mente di La Spezia, Festival della Scienza di Genova, Festival dell’Economia di Trento, Festival Internazionale di Ferrara, Festival dello Sviluppo Sostenibile promosso da ASviS, Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, Festival della Letteratura di Mantova, Festival della Filosofia di Modena, Fiera del Levante di Bari, Forum PA di Roma, Meeting per l’amicizia dei Popoli di Rimini, Più Libri più liberi di Roma, Pordenonelegge di Pordenone, Salone Internazionale del Libro di Torino, Festival Leggere&Scrivere di Vibo Valentia ma potremmo citare anche alcuni festival del cinema che sono occasioni di dibattiti culturali come il MedFilmFestival di Roma e il Festival del Cinema del Mediterraneo di Lecce
5) A EPAS si aggiungono le iniziative Euroscola, European Youth Event, Insieme-per-eu, la Casa della storia europea, il Parlamentarium e il Premio europeo Carlo Magno della Gioventù.
7) Illuminanti a questo proposito gli studi dell’ASTRID e in particolare quelli su “corpi intermedi nella democrazia di oggi e di domani” (Franco Bassanini, Tiziano Treu e Giorgio Vittadini)
ULTIME DA BRUXELLES
Le proiezioni economiche di primavera
Lo scorso 12 maggio, la Commissione europea ha pubblicato “le previsioni economiche di primavera 2021”, un documento molto importante che si affianca al più ampio e dettagliato sistema di monitoraggio e controllo della governance europea.
Questo sistema è in uso dal 2011 subito dopo la crisi dei debiti pubblici per un maggior coordinamento delle politiche economiche dell’Unione europea.
Scopo di questo articolato meccanismo è quello di garantire la convergenza e la stabilità delle politiche macroeconomiche tra Stati membri europei fortemente integrati tra loro.
Fino al 2010 infatti il coordinamento avveniva in modo volontario. Il semestre europeo introdotto nel 2011 è stato quindi il primo passo verso un coordinamento delle politiche macroeconomiche nazionali a livello UE, attraverso l’allineamento ad obiettivi comuni europei di obiettivi nazionali di bilancio, crescita ed occupazione.
Con le previsioni di primavera (solitamente pubblicate a maggio) e quelle d’inverno (pubblicate in autunno) la Commissione indica – sulla base di dati economico-sociali forniti anche dagli stessi Stati membri nei loro Piani nazionali – il possibile andamento di crescita dell’Unione europea e dei singoli Stati che la compongono. Si tratta quindi di importanti previsioni di riferimento nell’attuazione delle politiche nazionali da parte dei singoli paesi europei.
Le previsioni di primavera si basano su una serie di ipotesi economiche e sociali (per es. riguardanti i tassi di cambio, i costi di materie prime, ecc.) e di dati - o di ipotesi semplificate degli stessi - disponibili al 30 aprile 2021, che si ipotizzano costanti nel corso della previsione.
Tra i punti essenziali presi in esame vi sono la situazione sanitaria, la ripresa dei vari settori economici, l’inflazione, il mercato del lavoro, la situazione del PIL rispetto al debito pubblico.
In linea generale, la situazione sanitaria, grazie alla diffusa campagna vaccinale tutt’ora in corso appare in netto miglioramento. Questo miglioramento, reso possibile grazie ad interventi a livello europeo (Sure e politica di acquisto dei titoli pubblici da parte della BCE a cui farà seguito il NGEU) ed interventi nazionali, permetterà di riaprire settori economici fortemente penalizzati dalle misure restrittive di contrasto alla pandemia, particolarmente evidenti in alcuni settori quali turismo e cultura, con effetti benefici sulla ripresa economica già a partire dal secondo semestre 2021 e per tutto il 2022.
Non si possono però escludere battute di arresto per ulteriori restrizioni dovute a varianti del virus.
Si prevede quindi, grazie a questa ripresa, un miglioramento del PIL già a partire dal secondo semestre 2021 rispetto al valore registrato nel 2020 con un +4.0% nel 2022.
L’aumento degli investimenti ‘buoni’ produttivi, possibili grazie alle risorse europee e nazionali messe a disposizione e alle riforme strategiche da attuare, favorirà un effetto benefico sul PIL, migliorando quindi il rapporto PIL/debito pubblico fino ad uno stimato possibile +3,5%, valore più alto registrato dal 2010.
Conseguentemente e in questo contesto, anche i consumi dovrebbero riprendere, incidendo sulla parte di risparmio delle famiglie non utilizzato e in deposito.
L’inflazione aumenterà sensibilmente nel 2021, ed in modo più contenuto nel 2022, a causa di diversi fattori, tra i quali l’aumento del costo dei prodotti energetici, un diverso paniere dei consumi e possibili interventi fiscali.
L’occupazione dovrebbe tornare a crescere dal 2022, anche se non in modo tale da diminuire consistentemente il tasso di disoccupazione europea che dovrebbe attestarsi intorno al 7%.
Tutto ciò sarà influenzato da fattori esterni all’Unione europea. Tra i fattori positivi si prevede una conferma della ripresa economica della Cina e un rilancio dell’economia degli USA in chiave ambientale ed investendo sulle infrastrutture grazie al consistente piano di aiuti proposto dal Presidente Biden.
Tra i fattori negativi si prevedono l’impossibilità di molti paesi di accesso ai vaccini, che potrebbe favorire l’insorgere di nuove varianti, e tensioni geopolitiche a livello mondiale, che potrebbero penalizzare il commercio internazionale, in particolare l’approvvigionamento di materie prime strategiche da parte dell’Unione europea, anche se si prevede una ripresa consistente del commercio internazionale e delle esportazioni dell’UE.
Una previsione macroeconomica, quindi, tutto sommato positiva anche se indubbiamente soggetta a fattori non prevedibili e sicuramente legata al forte e determinato impegno di tutti gli Stati europei ad attuare quelle riforme e quei piani di rilancio economico-sociale indicati nei vari PNRR.
Va sottolineato infatti che gli interventi previsti dai singoli Stati sono indispensabili non solo per meri fini economici, ma anche e soprattutto per la ricostruzione di quel precario clima di fiducia reciproca, che si sta con grandi difficoltà cercando di ripristinare in Europa tra i diversi Stati, un clima indispensabile per poter guardare ad un futuro migliore sia dell’Unione europea e sia di ogni suo Stato.
È necessario dunque collaborare, mettendo da parte visioni di parte e/o propagandistiche a favore di un interesse nazionale ed europeo superiore.
Le misure in risposta alla crisi del 2008 furono essenzialmente di rigore e di austerità e non hanno avuto effetti positivi in termini di crescita economica. Hanno anzi pesantemente contribuito a bloccare la crescita ed innescare una forte sfiducia nelle istituzioni europee, allontanando i cittadini europei da quel progetto comune che aveva visto molti di loro fiduciosi o entusiasti.
Le misure introdotte per contrastare gli effetti negativi della pandemia, invece, hanno come obiettivo di rimettere il cittadino europeo al centro dell’attenzione attraverso la realizzazione di una crescita sostenibile ed inclusiva.
Il momento è delicato. Il livello di integrazione del mercato unico e l’assetto economico a livello globale non danno molte alternative. È importante quindi che tutti dichiarino ma che siano anche pronti a collaborare, tenendo ben presente quale è l’obiettivo comune per realizzare un’Europa più unita e coesa, in grado di avere un ruolo a livello internazionale attraverso alleanze con paesi con cui si condividono gli stessi principi e valori.
Le troppe divisioni interne, sia all’interno di singoli Stati che tra Stati europei, sono in realtà la vera e più pericolosa mina esplosiva in grado di distruggere un progetto e un processo di integrazione a cui si lavora da decenni e ormai difficilmente abbandonabile. Non resta dunque che unire le forze per un suo reale e comune miglioramento.
Anna Maria Villa
ATTUALITA'
European Parliament Plenary Session – May 2021
PILLOLE D'EUROPA
MENO SEI AL NEXT GENERATION EU
Sono ora ventuno i parlamenti nazionali che hanno dato il loro accordo all’aumento del massimale delle risorse proprie europee fino al 2%, necessario per consentire alla Commissione europea di creare debito pubblico europeo e finanziare il Recovery Plan (o Next Generation EU).
Mancano ancora sei parlamenti all’appello lanciato dalla Commissione europea, dal Presidente del Parlamento europeo Sassoli ma dallo stesso Consiglio europeo ma si tratta delle assemblee più recalcitranti che potrebbero ritardare sine die l’avvio dei finanziamenti europei ai paesi colpiti dagli effetti devastanti della pandemia.
In prima fila c’è l’Austria il cui governo “popolare” – nonostante la coalizione con i verdi europeisti – si è messo alla testa di chi si oppone alla riforma dell’Unione (non-paper dei dodici) e al piamo di azione sociale (non-paper degli undici).
Si contendono il secondo posto fra gli euroscettici i finlandesi la cui Corte costituzionale ha obbligato il Parlamento al quasi impossibile esercizio di un voto a maggioranza super-qualificata scatenando il filibustering dell’opposizione (i “veri finlandesi”) che si divertono a leggere nell’emiciclo favole europee e i polacchi con la maggioranza parlamentare bloccata dal “no” di diciannove puri e duri oppositori del debito europeo.
Vengono poi i Paesi Bassi che uniscono alla loro nota “frugalità” (che viene notoriamente contraddetta dalla politica fiscale allegra verso le multinazionali) i lunghi negoziati per la formazione di un nuovo governo dopo le elezioni legislative del 17 marzo insieme all’Ungheria di Viktor Orban infragilito dalla rinata coalizione delle opposizioni che potrebbe mettere in discussione la sua leadership alle elezioni nel 2022.
Ultima fra i ritardatari la Romania, diventata forse il paese più instabile nell’Unione per i contrasti fra il presidente della Repubblica, conservatore europeista con la maggioranza governativa liberale e anch’essa europeista e il partito socialista euroscettico e travolto dagli scandali ma giunto a sorpresa in testa alle elezioni dello scorso dicembre che si ispira al sovranismo polacco e ungherese.
La Commissione ha sottolineato più volte che, dopo l’ultima ratifica, dovrà trascorrere un mese per avviare la creazione del debito europeo.
Nel frattempo, a Bruxelles è iniziato da parte della Commissione l’esame dei primi quindici PNRR presentati da Italia, Portogallo, Germania, Grecia, Francia, Slovacchia, Danimarca, Spagna, Lettonia, Lussemburgo, Belgio, Austria (pur mancando all’appello la ratifica del suo parlamento), Polonia (idem), Ungheria (idem) e Slovenia che saranno poi presentati al Consiglio in giugno.
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