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Vi ricordiamo che è prevista per il prossimo 27 ottobre l’Assemblea del Movimento europeo – Italia e che è possibile confermare per i soli delegati la propria partecipazione entro oggi. Per maggiori informazioni, riportiamo l'ordine del giorno nonché il programma dell’Assemblea federale del Movimento europeo internazionale prevista per il 19 e 20 novembre prossimi.

Riteniamo altresì importante focalizzare l’attenzione sull’incontro del Gruppo Spinelli svoltosi in settimana scorsa, mercoledì 21 ottobre: come si può leggere nel comunicato stampa, si è discusso delle prorità dell’agenda europea come i negoziati sul quadro finanziario pluriennale, il Next Generation EU, il sistema delle risorse proprie, il meccanismo dello Stato di diritto, la legge elettorale e le liste transnazionali, nonché la Conferenza sul futuro dell'Europa. Il gruppo Spinelli mira a svolgere un ruolo centrale e a indirizzare le discussioni in sede di Parlamento europeo, coordinandosi con i deputati eletti che abbiano le stesse vedute nei parlamenti nazionali e a livello locale. Si è convenuto altresì di affidare la presidenza del gruppo Spinelli a Brando Benifei, membro del nostro Consiglio di Presidenza a cui vanno i nostri complimenti e l’augurio di svolgere un ottimo lavoro.

 

 

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La stampa e i media in Italia hanno dedicato la loro attenzione alla sessione plenaria del Parlamento europeo, che si è svolta a Bruxelles dal 19 al 23 ottobre con l’ormai tradizionale sistema misto in presenza e a distanza, concentrandosi solo su due dibattiti e sui loro voti finali e mettendo l’accento soprattutto sui risvolti italiani di quei voti:

  • le politiche economiche dell’eurozona
  • e lo scontro fra i produttori di carne da una parte e i loro concorrenti vegetariani/vegani dall’altra nell’ambito dell’ennesima riforma della Politica agricola comune (PAC).

Nel primo caso, l’interesse della stampa e dei media è stato rivolto al voto di un emendamento della Lega teso a respingere l’uso della linea di credito emergenziale sanitaria del Meccanismo europeo di Stabilità (MES) su cui è rinata provvisoriamente l’alleanza fra i vecchi partner del governo Conte-I: Lega e 5 Stelle con il sostegno di Fratelli d’Italia.

L’emendamento è stato respinto ma l’intera relazione è stata infine rigettata dall’assemblea per i voti (e i veti) contrapposti ma in definitiva convergenti fra la sinistra che la considerava eccessivamente ispirata alla logica del rigore e la destra (popolari e conservatori) unita contro l’ipotetico rischio di un eccesso di lassismo economico e finanziario.

In medio stat virtus secondo i latini o la Via di Mezzo secondo il buddhismo, se si fosse seguita la linea indicata dai socialisti e dai liberali, che avrebbe messo in minoranza i frugali che sono magna pars dello schieramento conservatore e che avrebbe lanciato un segnale di incoraggiamento alla Commissione europea che lavora da tempo per proporre una riforma della sciagurata governance dell’Eurozona (Fiscal Compact, Six Pack, Two Pack, Semestre Europeo e Meccamismo Europeo di Stabilità pre-pandemia) introdotta a partire dal 2011 quando il governo tedesco guidava la leadership dell’austerità.

Tant’è! Non se ne è fatto nulla e sulle politiche economiche dell’Eurozona la non-decisione del Parlamento europeo lascia mano libera al Consiglio dell’Unione.

Più complicato appare il giudizio sullo scontro fra carnivori e vegetariani/vegani nel quadro della riforma della Politica agricola comune dove gli allevatori di bovini, suini e altre carni accusano i secondi di essere asserviti alle grandi multinazionali dell’alimentazione alternativa e i vegani/vegetariani accusano i carnivori di voler smantellare l’obiettivo della agroecologia.

Ciascuno dei due campi si giova dell’azione di estese lobby perché dietro gli allevamenti di bovini e suini ci sono potenti e ricchi produttori (di cui alcuni si stanno già in parte convertendo al vegano) e il cibo macro e bio ha il sostegno di grandi multinazionali.

La scelta fra il cibo che potremmo dire tradizionale e la cultura vegetariana/vegana dovrebbe essere basata sui vantaggi per la salute umana degli uni o degli altri prodotti (partendo comunque dal valore aggiunto della dieta mediterranea!) ma anche su una filosofia di vita di fronte a cui sarebbe bene lasciare libertà di scelta ai consumatori orientandone tuttavia le tendenze con una buona educazione alimentare.

È difficile immaginare che un consumatore di bistecche alla fiorentina o di cotolette alla bolognese assapori con lo stesso gusto un filetto di seitan così come i buongustai del cioccolato ad alto contenuto di cacao non si sono fatti circuire dal surrogato inglese del chocolate o chi ama gli spaghetti al dente di grano duro non si è piegato al consumo di maccheroni di grano tenero dopo l’entrata in vigore di direttive europee coerenti con la logica ineccepibile del mercato interno.

La palla passa ora nel campo del Consiglio dei ministri dell’agricoltura che hanno già discusso della questione a Lussemburgo (dove il Consiglio si riunisce regolarmente ad aprile e ottobre) e attendevano il voto del Parlamento europeo.

Come sappiamo da decenni, i ministri dell’agricoltura sono molto sensibili all’influenza (elettorale) delle grandi confederazioni degli agricoltori e la loro decisione sarà più dettata da quest’influenza che dal voto del Parlamento europeo.

Quel che ci preoccupa di più non è la possibilità che un consumatore confonda la cinta senese con il tofu a base di soia ma l’orientamento emerso dal voto del Parlamento europeo che tenderebbe a indebolire se non a smantellare l’impianto di una riforma della Politica Agricola Comune orientata dalla Commissione europea verso la biodiversità come parte importante dello European Green Deal.   

Permetteteci infine di dare un suggerimento alla stampa e ai media italiani: la sessione plenaria del Parlamento europeo (che può sempre essere seguita in streaming e i cui voti sono sempre – salvo rare eccezioni – trasparenti e individuali) è stata dedicata a molti temi importanti per la vita dell’Unione europea, delle sue cittadini e dei suoi cittadini su cui l’informazione e l’analisi dei giornalisti avrebbe potuto essere più ricca e articolata.

 

coccodrillo

 

 

 

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L’UNIONE EUROPEA STRETTA FRA BISTECCA ALLA FIORENTINA E TOFU ALLA SOIA

La stampa e i media in Italia hanno dedicato la loro attenzione alla sessione plenaria del Parlamento europeo, che si è svolta a Bruxelles dal 19 al 23 ottobre con l’ormai tradizionale sistema misto in presenza e a distanza, concentrandosi solo su due dibattiti e sui loro voti finali e mettendo l’accento soprattutto sui risvolti italiani di quei voti:

  • le politiche economiche dell’eurozona
  • e lo scontro fra i produttori di carne da una parte e i loro concorrenti vegetariani/vegani dall’altra nell’ambito dell’ennesima riforma della Politica agricola comune (PAC).

Nel primo caso, l’interesse della stampa e dei media è stato rivolto al voto di un emendamento della Lega teso a respingere l’uso della linea di credito emergenziale sanitaria del Meccanismo europeo di Stabilità (MES) su cui è rinata provvisoriamente l’alleanza fra i vecchi partner del governo Conte-I: Lega e 5 Stelle con il sostegno di Fratelli d’Italia.

L’emendamento è stato respinto ma l’intera relazione è stata infine rigettata dall’assemblea per i voti (e i veti) contrapposti ma in definitiva convergenti fra la sinistra che la considerava eccessivamente ispirata alla logica del rigore e la destra (popolari e conservatori) unita contro l’ipotetico rischio di un eccesso di lassismo economico e finanziario.

In medio stat virtus secondo i latini o la Via di Mezzo secondo il buddhismo, se si fosse seguita la linea indicata dai socialisti e dai liberali, che avrebbe messo in minoranza i frugali che sono magna pars dello schieramento conservatore e che avrebbe lanciato un segnale di incoraggiamento alla Commissione europea che lavora da tempo per proporre una riforma della sciagurata governance dell’Eurozona (Fiscal Compact, Six Pack, Two Pack, Semestre Europeo e Meccamismo Europeo di Stabilità pre-pandemia) introdotta a partire dal 2011 quando il governo tedesco guidava la leadership dell’austerità.

Tant’è! Non se ne è fatto nulla e sulle politiche economiche dell’Eurozona la non-decisione del Parlamento europeo lascia mano libera al Consiglio dell’Unione.

Più complicato appare il giudizio sullo scontro fra carnivori e vegetariani/vegani nel quadro della riforma della Politica agricola comune dove gli allevatori di bovini, suini e altre carni accusano i secondi di essere asserviti alle grandi multinazionali dell’alimentazione alternativa e i vegani/vegetariani accusano i carnivori di voler smantellare l’obiettivo della agroecologia.

Ciascuno dei due campi si giova dell’azione di estese lobby perché dietro gli allevamenti di bovini e suini ci sono potenti e ricchi produttori (di cui alcuni si stanno già in parte convertendo al vegano) e il cibo macro e bio ha il sostegno di grandi multinazionali.

La scelta fra il cibo che potremmo dire tradizionale e la cultura vegetariana/vegana dovrebbe essere basata sui vantaggi per la salute umana degli uni o degli altri prodotti (partendo comunque dal valore aggiunto della dieta mediterranea!) ma anche su una filosofia di vita di fronte a cui sarebbe bene lasciare libertà di scelta ai consumatori orientandone tuttavia le tendenze con una buona educazione alimentare.

È difficile immaginare che un consumatore di bistecche alla fiorentina o di cotolette alla bolognese assapori con lo stesso gusto un filetto di seitan così come i buongustai del cioccolato ad alto contenuto di cacao non si sono fatti circuire dal surrogato inglese del chocolate o chi ama gli spaghetti al dente di grano duro non si è piegato al consumo di maccheroni di grano tenero dopo l’entrata in vigore di direttive europee coerenti con la logica ineccepibile del mercato interno.

La palla passa ora nel campo del Consiglio dei ministri dell’agricoltura che hanno già discusso della questione a Lussemburgo (dove il Consiglio si riunisce regolarmente ad aprile e ottobre) e attendevano il voto del Parlamento europeo.

Come sappiamo da decenni, i ministri dell’agricoltura sono molto sensibili all’influenza (elettorale) delle grandi confederazioni degli agricoltori e la loro decisione sarà più dettata da quest’influenza che dal voto del Parlamento europeo.

Quel che ci preoccupa di più non è la possibilità che un consumatore confonda la cinta senese con il tofu a base di soia ma l’orientamento emerso dal voto del Parlamento europeo che tenderebbe a indebolire se non a smantellare l’impianto di una riforma della Politica Agricola Comune orientata dalla Commissione europea verso la biodiversità come parte importante dello European Green Deal.   

Permetteteci infine di dare un suggerimento alla stampa e ai media italiani: la sessione plenaria del Parlamento europeo (che può sempre essere seguita in streaming e i cui voti sono sempre – salvo rare eccezioni – trasparenti e individuali) è stata dedicata a molti temi importanti per la vita dell’Unione europea, delle sue cittadini e dei suoi cittadini su cui l’informazione e l’analisi dei giornalisti avrebbe potuto essere più ricca e articolata.

 

coccodrillo

 

 


 

Attiriamo la vostra attenzione

Vi ricordiamo che è prevista per il prossimo 27 ottobre l’Assemblea del Movimento europeo – Italia e che è possibile confermare per i soli delegati la propria partecipazione entro oggi. Per maggiori informazioni, riportiamo l'ordine del giorno nonché il programma dell’Assemblea federale del Movimento europeo internazionale prevista per il 19 e 20 novembre prossimi.

Riteniamo altresì importante focalizzare l’attenzione sull’incontro del Gruppo Spinelli svoltosi in settimana scorsa, mercoledì 21 ottobre: come si può leggere nel comunicato stampa, si è discusso delle prorità dell’agenda europea come i negoziati sul quadro finanziario pluriennale, il Next Generation EU, il sistema delle risorse proprie, il meccanismo dello Stato di diritto, la legge elettorale e le liste transnazionali, nonché la Conferenza sul futuro dell'Europa. Il gruppo Spinelli mira a svolgere un ruolo centrale e a indirizzare le discussioni in sede di Parlamento europeo, coordinandosi con i deputati eletti che abbiano le stesse vedute nei parlamenti nazionali e a livello locale. Si è convenuto altresì di affidare la presidenza del gruppo Spinelli a Brando Benifei, membro del nostro Consiglio di Presidenza a cui vanno i nostri complimenti e l’augurio di svolgere un ottimo lavoro.

 


 

Vi segnaliamo

 


 

Documenti chiave

 


 

Testi della settimana

 


 

Complimenti all’opposizione bielorussa!

Le dichiarazioni del Presidente Sassoli: “Desidero congratularmi con i rappresentanti dell'opposizione bielorussa per il loro coraggio, la loro resilienza e la loro determinazione. Si sono dimostrati e continuano a dimostrarsi forti di fronte a un avversario molto più potente. Ma ciò che li sostiene è qualcosa che la forza bruta non potrà mai sconfiggere: la verità. Ecco dunque il mio messaggio per voi, cari vincitori: continuate ad essere forti e non rinunciate alla vostra lotta. Sappiate che siamo con voi”.

 


 

 Carta dei diritti fondamentali

L’articolo 39 della Carta dei diritti fondamentali si occupa del diritto di voto attivo e passivo alle elezioni del Parlamento europeo e alle elezioni locali. Come afferma il primo comma, tale diritto è riconosciuto ad ogni cittadino dell’Unione “nello Stato membro in cui risiede, alle stesse condizioni dei cittadini di detto Stato”. Ciò presuppone quindi che ciascun elettore voti in base alla legge elettorale per le consultazioni europee previste dal proprio Stato e, come è noto, un accordo per armonizzare le diverse tradizioni giuridiche tra i membri dell’Ue non è ancora stato raggiunto, pur considerando alcuni passi in avanti realizzati nonostante il voto contrario del PE durante la scorsa legislatura sulle cosiddette liste transnazionali. Si tratta di un’ipotesi presa in considerazione proprio a seguito del tema che rappresenta il filo conduttore di questa newsletter, cioè la Brexit. È la soluzione che più porta a creare dei partiti politici europei piuttosto che a riproporre le dinamiche interne in sede di Parlamento europeo. Con le liste transnazionali, vi sarebbe un’unica circoscrizione europea, in cui la scelta del candidato avverrebbe più sulla base di un confronto tra idee che sull’appartenenza territoriale.

Il secondo comma afferma poi che “I membri del Parlamento europeo sono eletti a suffragio universale diretto, libero e segreto”; come si potrà notare, anche in questo caso come già in altri articoli della Carta, la versione in lingua inglese utilizza l’indicativo futuro, lasciando forse margini per una possibile ridefinizione delle modalità di elezione dei rappresentanti presso l’istituzione in questione. Ripercorrendo la sua storia, si potrà notare in effetti come la sua composizione sia stata soggetta a diverse modifiche nel corso del tempo. Inizialmente denominata, dal 1958, Assemblea parlamentare europea, composta di 142 membri, dal 1962 si è autodenominata "Parlamento europeo”; dal 1973 gli eletti divengono 198 a seguito dell’ingresso nell’Ue di Danimarca, Regno Unito e Irlanda.

Il 20 settembre 1976, verrà presa la decisione, in seno al Consiglio europeo, della sua elezione attraverso il suffragio universale diretto, tenendo conto, come si è detto, di meccanismi elettorali fissati dalle legislazioni nazionali. Ciò porterà alle prime elezioni da parte dei cittadini, nel 1979. A seguito dei successivi allargamenti, gradualmente il numero dei rappresentanti eletti è cresciuto: si è passati, con il suffragio universale diretto, a 410 membri, per poi vedere incrementi successivi fino al massimo dei 751 europarlamentari del 2007. Dalla Brexit il numero è sceso a 705. Dei 73 seggi del Regno Unito, 27 sono stati redistribuiti tra gli altri Stati membri e 46 rimangono disponibili, in previsione di nuove adesioni.

 


 

La giurisprudenza europea

Questa settimana vi presentiamo una controversia risoltasi in sede di Corte di Giustizia dell’Ue il 7 novembre 2019. Le parti interessate sono l’Alliance for Direct Democracy in Europe ASBL (ADDE), partito politico europeo con sede a Bruxelles, da un lato e, dall’altro, il Parlamento europeo. Negli atti del processo è descritta la controversia nel dettaglio: “Il 30 settembre 2014 la ricorrente (l’Alliance for Direct Democracy in Europe ASBL, ndr) ha presentato, in forza dell’articolo 4 del regolamento n. 2004/2003, una domanda di finanziamento a carico del bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio finanziario 2015. Nella riunione del 15 dicembre 2014, l’ufficio di presidenza del Parlamento europeo ha adottato la decisione FINS-2015-14, che ha concesso alla ricorrente una sovvenzione massima di EUR 1 241 725 per l’esercizio finanziario 2015. Il 18 aprile 2016 il revisore esterno ha adottato la sua relazione di revisione con cui ha ritenuto inammissibili, per l’esercizio 2015, talune spese per un importo di EUR 157 935,05.5 A partire da maggio 2016, i servizi del Parlamento hanno effettuato ulteriori controlli […] Con lettera del 14 ottobre 2016, il direttore generale delle finanze del Parlamento ha informato la ricorrente che, a seguito della relazione di revisione esterna e dei controlli ulteriori effettuati dai servizi del Parlamento, una serie di spese era stata considerata inammissibile per l’esercizio finanziario 2015 […] Nella riunione del 12 dicembre 2016, l’ufficio di presidenza del Parlamento europeo ha adottato la sua decisione FINS-2017-13, con cui ha concesso alla ricorrente una sovvenzione massima di EUR 1 102 642,71 per l’esercizio finanziario 2017 e ha previsto che il prefinanziamento fosse limitato al 33% dell’importo massimo della sovvenzione, e ciò dietro presentazione di una garanzia bancaria a prima richiesta (in prosieguo: «la decisione impugnata relativa all’esercizio finanziario 2017»). Tale decisione è stata firmata e comunicata alla ricorrente il 15 dicembre 2016”.

Ciò ha determinato l’insorgere di una controversia in sede di CGUE; il 27 gennaio 2017: la ricorrente ha chiesto l’annullamento di tali provvedimenti, cioè sia della decisione di ritenere inammissibili alcune spese, sia quella di limitare il prefinanziamento al 33% dell’importo massimo della sovvenzione dietro presentazione di una garanzia bancaria; il Parlamento europeo ha chiesto, viceversa, il rigetto del ricorso in quanto infondato.  

In particolare, la ricorrente ha contestato il fatto che la decisione non sarebbe stata né equa, né imparziale, tra l’altro perché “l’ufficio di presidenza del Parlamento, […] costituito dal presidente e dai quattordici vicepresidenti del Parlamento, non comprende un solo rappresentante dei partiti cosiddetti «euroscettici»”. Il testo della sentenza è complesso e affronta vari aspetti della questione che andrebbero trattati nel dettaglio. Con riferimento al tema al centro della newsletter di questa settimana, nella sentenza si possono trovare anche dei riferimenti ad alcuni sondaggi condotti dalla ricorrente in relazione al referendum del 23 giugno 2016 sulla Brexit. Infatti, “il Parlamento ha sostenuto che il sondaggio effettuato in sette Stati membri era orientato sul Regno Unito e verteva essenzialmente sul referendum sul Brexit, a favore dell’UKIP.Per quanto riguarda i sondaggi effettuati dopo le elezioni legislative nel Regno Unito tra giugno e dicembre 2015, dalla decisione impugnata relativa all’esercizio finanziario 2015 risulta che le relative spese sono state considerate inammissibili per due motivi, vale a dire il divieto di finanziamento indiretto di un partito politico nazionale, previsto all’articolo 7, paragrafo 1, del regolamento n. 2004/2003, e il divieto di finanziare campagne referendarie, stabilito all’articolo 8, quarto comma, dello stesso regolamento. Infatti, secondo detta decisione, tali sondaggi vertevano soprattutto sul referendum sul Brexit e taluni vertevano anche in parte su questioni di politica nazionale”. Tuttavia, secondo la Corte, il Parlamento europeo non ha dimostrato che il sondaggio in questione potesse essere di “qualche utilità alla campagna referendaria sul Brexit nel Regno Unito”, né “di una qualche utilità per l’UKIP”.

La CGUE ha quindi accolto il primo punto del ricorso, relativo all’inammissibilità di alcune spese sostenute dall’Alliance for Direct Democracy in Europe ASBL per l’esercizio finanziario 2015, mentre ha respinto il secondo, relativo alla concessione di una sovvenzione alla ricorrente per l’esercizio finanziario 2017. Le spese relative al procedimento sono state poste a carico di entrambe le parti. Per conoscere nel dettaglio questa sentenza, clicca qui.

 


 

Consigli di lettura

La bibliografia sulla Brexit è ormai vasta. Per comprenderne meglio i suoi aspetti giuridici in relazione ai Trattati europei, questa settimana abbiamo individuato un testo a cura del prof. Federico Savastano, docente a contratto presso l’Università LUMSA nonché autore di numerosi saggi e pubblicazioni.

Questi giorni di negoziati, in cui molti dei capitoli relativi agli accordi sono tuttora aperti, possono essere letti anche attraverso l’analisi condotta da Savastano e che è iniziata proprio all’indomani della Brexit. È infatti disponibile on line, sulla rivista www.federalismi.it, una sua analisi del voto britannico. Come si può leggere sfogliando le pagine del saggio “Brexit: un'analisi del voto”, fin da subito è stato chiaro che il voto è stato il risultato di una scelta legata ad una scommessa politico-elettorale dell’allora premier inglese David Cameron e dallo stesso persa. È stato altrettanto chiaro che alcune categorie come gli scozzesi, i nordirlandesi e i giovani avrebbero dovuto subire una scelta contraria ai propri desiderata. Quello che inizialmente sembrava un periodo di circa due anni necessario a ridefinire i rapporti, oggi è più che raddoppiato senza che ancora si intraveda una loro definizione chiara per il futuro. Ecco perché è importante leggere la questione Brexit come un caso giuridico assai complesso che non può essere limitato ad un’analisi di comunicazione politica, ma da esaminare anche e soprattutto – come ha scelto di fare l’autore – attraverso le lenti del diritto costituzionale e del diritto federale.

 


 

 Agenda della settimana

Forward look: 26 October - 8 November 2020 Overview of the main topics and events at the Council of EU and European Council.

Monday 26 October

 

Tuesday 27 October

 

Wednesday 28 October

 

Thursday 29 October

 

Friday 30 October

 

 

 

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