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Nelle ultime settimane la stampa e i media italiani hanno dato ampio spazio ad importanti decisioni o proposte dell’Unione europea su questioni destinate ad incidere profondamente sulla vita delle nostre società.
Queste proposte e queste decisioni mettono in evidenza innanzitutto due aspetti di metodo ed un aspetto di sostanza su cui vale la pena di attirare l’attenzione delle nostre lettrici e dei nostri lettori.
Le decisioni riguardano innanzi tutto l’obiettivo di un’Unione europea con un’economia sostenibile dal punto di vista ambientale e cioè la riduzione delle emissioni di carbonio del 55% entro il 2030 per raggiungere la neutralità entro il 2050.
L’attenzione della stampa e delle forze politiche si è concentrata sulle cosiddette “auto elettriche” e sulla “case green” su cui si è espresso favorevolmente a maggioranza il Parlamento europeo in vista di un’ultima fase negoziale con il Consiglio e cioè con i governi nazionali.
Poiché si tratta di direttive e cioè di atti normativi che dovranno poi essere tradotti in leggi nazionali, la legislazione europea deve essere votata dal Parlamento europeo e dal Consiglio richiedendo dunque il doppio consenso dei rappresentanti dei cittadini e degli Stati.
Non “ce lo chiede l’Europa” come recita spesso un insulso ritornello, né degli strani burocrati chiusi nei loro uffici a Bruxelles come ha detto sbadatamente l’ex-commissario europeo e ora ministro degli esteri Antonio Tajani.
Si tratta di decisioni necessarie ed urgenti – poiché mancano meno di otto anni alla fine del 2030 per essere coerenti con l’obiettivo della sostenibilità ambientale – fondate su un lungo negoziato in cui hanno potuto esprimersi anche i “portatori di interesse” e su cui si esprimeranno anche i parlamenti nazionali a condizione che siano rispettate le regole comuni stabilite dalle direttive ed i termini di tempo imperativi per la loro entrata in vigore.
Sulle “case green” – che pesano per il 24% sulle emissioni di carbonio – l’accordo fra Parlamento europeo e Consiglio è in dirittura d’arrivo dopo il recente voto dell’assemblea con rilevanti eccezioni e deroghe per gli edifici di valore storico e patrimoniale, flessibilità nella definizione delle classi di immobili e richieste alla Commissione di prevedere incentivi finanziari.
L’efficienza energetica degli edifici “a norma” avrà come conseguenza un risparmio di energia, la riduzione delle bollette ed un ambiente urbano più sano.
Sulle cosiddette “auto elettriche” – che pesano per il 10% sulle emissioni di carbonio - al voto a maggioranza del Parlamento europeo è seguita una temporanea sospensione dell’accordo fra i rappresentanti permanenti (e cioè gli ambasciatori) dovuta alla richiesta di una modifica della proposta di direttiva da parte tedesca il cui voto è determinante per il raggiungimento della maggioranza qualificata nel Consiglio ma non per il “veto” polacco e bulgaro a cui si è associata l’Italia perché questi tre paesi non costituiscono una “minoranza di blocco”.
La Germania ha chiesto e ottenuto delle eccezioni per le automobili che useranno l’“E-Fuel” e cioè additivi che riducono le emissioni nocive quasi a zero facendo decadere la sua opposizione e lasciando quindi in minoranza la Polonia, la Bulgaria e l’Italia la cui colpa è quella di non aver investito in tempo utile in motori alternativi alla benzina e al diesel.
Fin qui l’Unione europea che innova in una logica di continuità con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile e a trattato costante in una logica di gradualismo a cui vale la pena di aggiungere
la proposta di una certificazione europea unica e automatica per il riconoscimento di figli di coppie omogenitoriali con una ipotesi che consente di proteggere i diritti dei minori ma che esclude la maternità surrogata contrariamente agli attacchi sguaiati della maggioranza di governo,
il voto favorevole del Parlamento europeo sulla proposta di direttiva relativa agli schemi di reddito minimo in cui si chiede agli Stati membri di rafforzare e modernizzare i regimi nazionali insieme alle misure di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, una proposta che non esclude il reddito di cittadinanza contrariamente a quanto affermato in una nota del Terzo Polo
e la proposta della Commissione europea del 5 marzo per una “industria a zero emissione di gas a effetto serra” con l’obiettivo di attirare investimenti in otto settori come i pannelli solari e le batterie per fabbricare il 40% delle nostre necessità di tecnologie verdi e approvvigionarci in materie prime critiche.
Fin qui l’Unione europea che innova come è avvenuto per far fronte alle conseguenze disastrose della pandemia dopo aver imparato la lezione degli effetti negativi delle politiche di austerità che erano apparse necessarie al tempo della crisi finanziaria esplosa all’inizio del secondo decennio del secolo e con decisioni possibili perché fondate su competenze che la stessa Unione europea condivide con gli Stati membri.
A fronte dell’Unione europea che innova dobbiamo denunciare invece l’Unione europea o meglio gli Stati membri che regrediscono dove le competenze dell’Unione europea sono flebili o praticamente inesistenti come avviene da quasi dieci anni nelle politiche migratorie e di asilo.
La regressione è quella di chi ritiene che la soluzione all’aumento dei flussi migratori sia quella di abbandonare la via dell’accoglienza e dell’ospitalità per percorrere la via alternativa delle riammissioni nei paesi di origine o dei respingimenti considerandolo come l’unico modo di rispondere al cosiddetto pull factor e cioè al fattore di attrazione che, nella logica perversa di chi lo propone, sarebbe provocato dalle organizzazioni non governative che conducono operazioni di ricerca e soccorso in mare e che devono essere quindi ostacolate in queste attività di salvataggio.
Il cosiddetto pull factor è l’opposto del push factor e cioè il fattore di spinta che riguarda la povertà economica e sociale, la disoccupazione e, soprattutto, la fame e i disastri ambientali insieme alle guerre e alle persecuzioni.
Per combattere la regressione il Movimento europeo ha lanciato un appello alle istituzioni europee e internazionali con l’obiettivo di avviare una nuova politica europea in materia migratoria e di asilo.
La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sulla riforma dell’Unione, così come abbiamo fatto durante la Conferenza sul futuro dell’Europa e come continueremo a fare in vista delle elezioni europee del maggio 2024.
Il Movimento europeo Italia seguirà con particolare attenzione la politica europea dell'Italia dopo le elezioni del 25 settembre 2022 anche attraverso i suoi social Facebook, Instagram, Twitter e infografiche oltre che sulla newsletter.
Ecco l’indice della nostra newsletter di oggi:
- Editoriale, che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità
- PETIZIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E ALLA CAMERA DEI DEPUTATI
- La settimana del Movimento europeo
- Eventi principali, sull’Europa in Italia e Testi in evidenza
- Attiriamo la vostra attenzione
Siamo come sempre a vostra disposizione per migliorare il nostro servizio di comunicazione e di informazione e per aggiungere vostri eventi di interesse europeo nella speranza di poter contare su un vostro volontario contributo finanziario.
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L'EDITORIALE
L’Unione europea tra innovazione e regressione
Nelle ultime settimane la stampa e i media italiani hanno dato ampio spazio ad importanti decisioni o proposte dell’Unione europea su questioni destinate ad incidere profondamente sulla vita delle nostre società.
Queste proposte e queste decisioni mettono in evidenza innanzitutto due aspetti di metodo ed un aspetto di sostanza su cui vale la pena di attirare l’attenzione delle nostre lettrici e dei nostri lettori.
Le decisioni riguardano innanzi tutto l’obiettivo di un’Unione europea con un’economia sostenibile dal punto di vista ambientale e cioè la riduzione delle emissioni di carbonio del 55% entro il 2030 per raggiungere la neutralità entro il 2050.
L’attenzione della stampa e delle forze politiche si è concentrata sulle cosiddette “auto elettriche” e sulla “case green” su cui si è espresso favorevolmente a maggioranza il Parlamento europeo in vista di un’ultima fase negoziale con il Consiglio e cioè con i governi nazionali.
Poiché si tratta di direttive e cioè di atti normativi che dovranno poi essere tradotti in leggi nazionali, la legislazione europea deve essere votata dal Parlamento europeo e dal Consiglio richiedendo dunque il doppio consenso dei rappresentanti dei cittadini e degli Stati.
Non “ce lo chiede l’Europa” come recita spesso un insulso ritornello, né degli strani burocrati chiusi nei loro uffici a Bruxelles come ha detto sbadatamente l’ex-commissario europeo e ora ministro degli esteri Antonio Tajani.
Si tratta di decisioni necessarie ed urgenti – poiché mancano meno di otto anni alla fine del 2030 per essere coerenti con l’obiettivo della sostenibilità ambientale – fondate su un lungo negoziato in cui hanno potuto esprimersi anche i “portatori di interesse” e su cui si esprimeranno anche i parlamenti nazionali a condizione che siano rispettate le regole comuni stabilite dalle direttive ed i termini di tempo imperativi per la loro entrata in vigore.
Sulle “case green” – che pesano per il 24% sulle emissioni di carbonio – l’accordo fra Parlamento europeo e Consiglio è in dirittura d’arrivo dopo il recente voto dell’assemblea con rilevanti eccezioni e deroghe per gli edifici di valore storico e patrimoniale, flessibilità nella definizione delle classi di immobili e richieste alla Commissione di prevedere incentivi finanziari.
L’efficienza energetica degli edifici “a norma” avrà come conseguenza un risparmio di energia, la riduzione delle bollette ed un ambiente urbano più sano.
Sulle cosiddette “auto elettriche” – che pesano per il 10% sulle emissioni di carbonio - al voto a maggioranza del Parlamento europeo è seguita una temporanea sospensione dell’accordo fra i rappresentanti permanenti (e cioè gli ambasciatori) dovuta alla richiesta di una modifica della proposta di direttiva da parte tedesca il cui voto è determinante per il raggiungimento della maggioranza qualificata nel Consiglio ma non per il “veto” polacco e bulgaro a cui si è associata l’Italia perché questi tre paesi non costituiscono una “minoranza di blocco”.
La Germania ha chiesto e ottenuto delle eccezioni per le automobili che useranno l’“E-Fuel” e cioè additivi che riducono le emissioni nocive quasi a zero facendo decadere la sua opposizione e lasciando quindi in minoranza la Polonia, la Bulgaria e l’Italia la cui colpa è quella di non aver investito in tempo utile in motori alternativi alla benzina e al diesel.
Fin qui l’Unione europea che innova in una logica di continuità con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile e a trattato costante in una logica di gradualismo a cui vale la pena di aggiungere
la proposta di una certificazione europea unica e automatica per il riconoscimento di figli di coppie omogenitoriali con una ipotesi che consente di proteggere i diritti dei minori ma che esclude la maternità surrogata contrariamente agli attacchi sguaiati della maggioranza di governo,
il voto favorevole del Parlamento europeo sulla proposta di direttiva relativa agli schemi di reddito minimo in cui si chiede agli Stati membri di rafforzare e modernizzare i regimi nazionali insieme alle misure di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, una proposta che non esclude il reddito di cittadinanza contrariamente a quanto affermato in una nota del Terzo Polo
e la proposta della Commissione europea del 5 marzo per una “industria a zero emissione di gas a effetto serra” con l’obiettivo di attirare investimenti in otto settori come i pannelli solari e le batterie per fabbricare il 40% delle nostre necessità di tecnologie verdi e approvvigionarci in materie prime critiche.
Fin qui l’Unione europea che innova come è avvenuto per far fronte alle conseguenze disastrose della pandemia dopo aver imparato la lezione degli effetti negativi delle politiche di austerità che erano apparse necessarie al tempo della crisi finanziaria esplosa all’inizio del secondo decennio del secolo e con decisioni possibili perché fondate su competenze che la stessa Unione europea condivide con gli Stati membri.
A fronte dell’Unione europea che innova dobbiamo denunciare invece l’Unione europea o meglio gli Stati membri che regrediscono dove le competenze dell’Unione europea sono flebili o praticamente inesistenti come avviene da quasi dieci anni nelle politiche migratorie e di asilo.
La regressione è quella di chi ritiene che la soluzione all’aumento dei flussi migratori sia quella di abbandonare la via dell’accoglienza e dell’ospitalità per percorrere la via alternativa delle riammissioni nei paesi di origine o dei respingimenti considerandolo come l’unico modo di rispondere al cosiddetto pull factor e cioè al fattore di attrazione che, nella logica perversa di chi lo propone, sarebbe provocato dalle organizzazioni non governative che conducono operazioni di ricerca e soccorso in mare e che devono essere quindi ostacolate in queste attività di salvataggio.
Il cosiddetto pull factor è l’opposto del push factor e cioè il fattore di spinta che riguarda la povertà economica e sociale, la disoccupazione e, soprattutto, la fame e i disastri ambientali insieme alle guerre e alle persecuzioni.
Per combattere la regressione il Movimento europeo ha lanciato un appello alle istituzioni europee e internazionali con l’obiettivo di avviare una nuova politica europea in materia migratoria e di asilo.
Bruxelles, 20 marzo 2023
PETIZIONE AL PARLAMENTO EUROPEO
SUL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE, DEI VALORI DELL’UNIONE E DEI DIRITTI FONDAMENTALI CON CARATTERE DI URGENZA
Noi cittadine e cittadini dell’Unione europea, associazioni, persone fisiche di paesi terzi residenti nell’Unione europea
Viste le conclusioni del Consiglio europeo straordinario del 9 febbraio ed in particolare il punto 23.e
Vista la lettera della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen del 26 gennaio 2023 ai Capi di Stato e di governo, una lettera che sembrerebbe rappresentare un mutamento di approccio della Commissione europea rispetto al Migration Pact del settembre 2020 passando dalla priorità del diritto internazionale, dei principi e dei valori dell’Unione europea e della tutela dei diritti fondamentali ad un’Europa che respinge e che esclude
Viste le richieste al Consiglio europeo dei governi di Austria, Danimarca, Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta e Slovacchia
Considerando gli articoli 20, 24 e 227 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea
Considerando gli articoli 77, 78, 79 e 80 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea
Considerando la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea ed in particolate gli articoli 1, 2, 4, 5, 15, 18, 19
Considerando la Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati del 1951
Considerando la Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo del 1985
Considerando la Convenzione europea dei diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali del 1950
Considerando che i Capi di Stato e di governo dei Ventisette hanno deciso di concentrarsi sul rafforzamento dell’azione esterna, sulla cooperazione in materia di rimpatrio e di riammissione, sul controllo delle frontiere esterne, sulla lotta alla strumentalizzazione dei migranti a fini politici e sulla cooperazione con Europol, Frontex e Eurojust confermando il principio secondo cui il controllo dei flussi di migranti è essenzialmente un problema di sicurezza
Considerando che nulla è stato detto dal Consiglio europeo sulle ragioni dei movimenti di popolazioni, che avvengono in larga parte all’interno dei paesi di origine, fra paesi dell’Africa sub-sahariana e verso paesi in via di sviluppo, sul fatto che il cosiddetto pull factor non deriva dalla mancanza di respingimenti e di rimpatri dei migranti irregolari ma dalla fuga inarrestabile dai conflitti interni, dalle guerre fra Stati, dalla fame, dai disastri ambientali e dall’espropriazione delle terre, che i rimpatri in molti casi non sono realizzabili per l’impossibilità di sottoscrivere accordi bilaterali con paesi terzi, che molti rimpatri avranno come conseguenza la morte o la schiavitù dei migranti definiti irregolari e che l’Unione europea avrebbe dovuto adottare da tempo un piano per lo sviluppo dell’Africa
Considerando che nulla è stato detto dal Consiglio europeo sul valore aggiunto per le economie europee e per la ricchezza delle nostre culture dall’accoglienza dei migranti economici e sulla necessità di mobilitare risorse umane e finanziarie da mettere a disposizione in particolare dei poteri locali per garantire politiche di inclusione considerandole come gli unici strumenti efficaci per garantire la sicurezza di chi arriva e la sicurezza di chi accoglie
Considerando che il prossimo Consiglio dei ministri della Giustizia e degli Affari Interni che dovrà dare seguito alle conclusioni del Consiglio europeo si terrà il 9 marzo sotto presidenza svedese.
Riteniamo che il Parlamento europeo debba respingere le conclusioni del Consiglio europeo - usando tutti gli strumenti istituzionali di cui l’assemblea dispone - in particolare il paragrafo 23.e in cui si afferma:
“chiede alla Commissione europea di mobilitare immediatamente ingenti fondi e mezzi dell’Unione europea per sostenere gli Stati membri nel rafforzamento delle capacità e delle infrastrutture di protezione delle frontiere, dei mezzi di sorveglianza – compresa la sorveglianza aerea – e delle attrezzature. In tale contesto, il Consiglio europeo invita la Commissionea mettere a punto rapidamente la strategia di gestione europea integrata delle frontiere”.
Chiediamo di sapere – in quanto movimento di cittadine, cittadini e persone contribuenti – se saranno esclusi finanziamenti per la costruzione di muri e fili spinati, su quale linea di bilancio saranno prelevati questi fondi, se sarà necessario un bilancio suppletivo e rettificativo su cui l’assemblea avrà l’ultima parola, come si verificherà la pertinenza e la necessità delle spese effettuate, poiché tali ingenti fondi dovrebbero essere prelevati dal bilancio dell’Unione europea, che è finanziato dalle cittadine e dai cittadini europei nonché da tutte le persone che risiedono nell’Unione europea.
Il 28 febbraio la Petizione è stata presentata al Parlamento europeo con il sostegno dei Movimenti europei di Italia, Francia, Polonia e Spagna, di Emergency, Eumans, Medel, la rete The Last20, Concord Italia, Legambiente e Open Arms e con il sostegno di mille cittadine e cittadini europei e oltre cento soggetti collettivi.
In data 2 marzo, una analoga Petizione è stata presentata anche alla Camera dei Deputati.
LA PETIZIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E' ANCORA APERTA AD EVENTUALI SOTTOSCRIZIONI FINO AL 20 MARZO
INVIANDO UN’EMAIL ALL'INDIRIZZO Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Bruxelles, Cocktail Reception CIA Agricoltori Italiani
23 marzo
Bruxelles, European Movement International Political Commette “Europe in the World”
Roma, “L’impegno europeo e italiano di Gerardo Mombelli e Alessandro Rovinetti per la comunicazione pubblica e l’innovazione della PA” (Associazione Comunicazione Pubblica – Movimento europeo Italia)
Incontro online "Il macronismo tra sovranismo europeo e lotta ai privilegi nazionali" (Mfe Torino)
24 marzo
Genova, incontro “L’Europa del Green Deal” (Università degli Studi di Genova)
IN EVIDENZA
VI SEGNALIAMO
Martedì 21 marzo, Bruxelles e online, ore 9:30-13:00. Lo European Citizen Action Service (ECAS), promuove la Conferenza “State of the Union Citizens’ Rights 2023” sullo stato dei diritti dei cittadini dell'Unione che rappresenta l'evento faro annuale dell'ECAS nell'ambito di interesse dell'UE in materia di diritti dell'UE. Il suo obiettivo è fare il punto sui recenti sviluppi nel settore della cittadinanza europea e fornire un forum di discussione della società civile, dei responsabili delle decisioni e del mondo accademico sui modi per migliorare l'attuazione dei diritti dell'UE e innovare la cittadinanza dell'UE. Registrazioni ancora aperte. PROGRAMMA.
Giovedì 23 marzo, Roma, ore 10:45-17:00. Presso lo Spazio Europa della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea (Via IV Novembre, 149 - Roma), in occasione del giorno dell'Assemblea, l'Associazione Comunicazione Pubblica e Movimento Europeo organizzano un incontro in presenza e in streaming su “L'impegno europeo e italiano di Gerardo Mombelli e Alessandro Rovinetti per la comunicazione pubblica e l'innovazione della PA”. Un appuntamento per riflettere con alcuni dei massimi esperti e rappresentanti istituzionali del ruolo della comunicazione pubblica e istituzionale come valore pubblico dal punto di vista sociale, culturale, economico, tecnologico, professionale nella traiettoria europea. Per ragioni organizzative e di sicurezza è necessario accreditarsi attraverso l'indirizzoQuesto indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. entro martedì 21 marzo. PROGRAMMA.
Venerdì 24 marzo. Il 24 marzo, presso il Liceo scientifico statale "Giulietta Banzi Bazoli" di Lecce, prenderà il via il corso di formazione "Educazione ai Diritti Umani" rivolto a docenti, operatori sociali, educatori, mediatori culturali per affrontare il tema dei Diritti Umani con gli adolescenti e le giovani generazioni. Aderisce all’iniziativa, tra gli altri, il Movimento europeo Italia. Per iscrizioni compilare il form online. LOCANDINA. Per maggiori informazioni scrivere a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Venerdì 24 marzo, Genova, ore 16:00-19:00. L’Università degli Studi di Genova organizza l’incontro “L’Europa del Green Deal” presso l’Aula 16 Albergo dei Poveri, 2° piano. Intervengono Alberto Majocchi, Università di Pavia, Luca Gandullia, Università di Genova, e Pier Virgilio Dastoli, Presidente del Movimento Europeo Italia. LOCANDINA.
Giovedì 30 marzo, ore 17:00-19:00. Torna un nuovo appuntamento con il ciclo di incontri “DIALOGHI EUROPEI” promossi dal Movimento europeo e dedicati alle priorità dell’Unione europea nel 2023. Il quarto Webinar dal titolo “Futuro del welfare in Europa: riflessioni a partire dal rapporto del Gruppo di esperti della Commissione europea” si svolgerà sulla Piattaforma Zoom del Movimento europeo e in diretta streaming giovedì 30 marzo. PROGRAMMA. Registrazione obbligatoria entro il 28 marzo inviando un'email a:Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Le iscrizioni verranno accettate fino ad esaurimento posti (max 100).
Nel corso della sua riunione del 13 marzo, il Consiglio di Presidenza del Movimento europeo in Italia ha adottato la seguente dichiarazione in tema di politiche migratorie a seguito dell'ultimo, ennesimo, tragico naufragio avvenuto nel Mediterraneo.
PER UNA NUOVA POLITICA MIGRATORIA EUROPEA
Altre vittime ci sono state durante questo week end nel Mediterraneo su un barcone anzi un gommone con 47 persone – donne, bambini e uomini – che si è rovesciato nelle acque di un mare forza 6 trascinando fra le onde il suo carico di umanità: secondo il gelido calcolo dei soccorritori diciassette persone sono state tratte in salvo ma trenta migranti sono dispersi e forse non si troveranno mai.
Di fronte a queste nuove morti con una confusa attribuzione delle responsabilità o accuse reciproche ci troviamo di fronte ad una ripetitiva e grottesca rappresentazione che non cambia la realtà di una situazione che si perpetua da oltre un decennio e che ha sepolto in quella tomba - che gli arabi chiamano Mar Bianco di Mezzo - decine di migliaia di persone.
Si tratta tuttavia di una minoranza di tutti coloro che hanno lasciato la vita e la speranza di una vita dignitosa nel deserto che separa l’Africa sub-sahariana dai paesi che si affacciano su quel mare, nelle carceri della Libia, nei campi di concentramento in Grecia, in Marocco e in Turchia e nelle impervie rotte terrestri della via dei Balcani.
A questo quadro drammatico si aggiunge ora la decisione della Commissione europea di fornire nuovi mezzi alla Guardia Costiera libica rafforzando così le sue capacità di riportare chi fugge dal terrore e dalle torture in un paese in cui sono noti i trattamenti disumani subiti dai migranti che provengono dall’Africa sub-sahariana.
Questa decisione sarà per noi inaccettabile almeno fino a quando non sarà possibile creare in Libia dei centri - sotto il controllo dell’UNHCR e dell’OIM - per esaminare le richieste di asilo o l’inserimento in flussi legali o i rimpatri assistiti nei paesi di origine laddove saranno praticabili accordi bilaterali sostenendo nello stesso tempo il rappresentante delle Nazioni Unite nella promozione del processo di stabilizzazione assistito da un gruppo di contatto con una iniziativa del Consiglio di Sicurezza osteggiata dalla Russia.
Se i capi di Stato o di governo dell’Unione europea o i loro ministri degli interni chiamati a gestire operazioni di polizia studiassero la geografia che circonda il Mare Bianco di Mezzo si renderebbero conto della assurdità di una politica migratoria come è stata definita nel Consiglio europeo del 9 febbraio 2023 che si chiude e si limita:
al controllo delle frontiere esterne,
ai respingimenti e alle riammissioni nei paesi di origine,
agli “ingenti investimenti” per creare delle infrastrutture di protezione,
agli ostacoli all’azione delle organizzazioni non governative,
all’ideologia del pull factor,
e al principio del paese di prima accoglienza.
Andando al di là dei principi della accoglienza e della ospitalità nel rispetto delle convenzioni internazionali, della Carta dei diritti fondamentali e della CEDU, si tratta di definire una nuova politica migratoria europea.
Essa deve coinvolgere nella misura del possibile i paesi di origine dei migranti e dei richiedenti asilo e facilitare il consenso delle opinioni pubbliche in particolare delle giovani generazioni contribuendo alla lotta contro le strumentalizzazioni e alle infondate paure ancestrali dei movimenti secolari di popolazioni.
Le istituzioni europee dovrebbero chiedere ad Eurostat un rapporto dettagliato
sui paesi di origine di chi emigra e di chi chiede asilo,
sui trend dello sviluppo demografico nei paesi in via di sviluppo ed in particolare nell’Africa sub-sahariana,
sulla crescita o meglio sulla decrescita demografica nei paesi dell’Unione europea e sui trend di invecchiamento delle nostre popolazioni,
sulle percentuali di cittadini di paesi terzi nei paesi dell’Unione europea suddivisi per regioni e anche fra aree urbane e aree agricole,
sulle aggregazioni di comunità etniche,
sui trend di matrimoni misti,
sui numeri della piccola e media imprenditoria insieme all’artigianato che fanno capo a cittadini non comunitari,
sugli equilibri di genere e generazionali.
Le istituzioni europee dovrebbero chiedete al Servizio Europeo per l’Azione Esterna un rapporto dettagliato
sulle vere ragioni dei push factors legati ai conflitti interni e ai conflitti fra stati,
sullo stato delle desertificazioni nei paesi dell’Africa sub-sahariana,
sulle cause e sugli effetti delle espropriazioni delle terre,
sul livello di mancata realizzazione degli obiettivi dello sviluppo sostenibile 2030 in quei paesi ed in particolare “povertà e fame zero” (1-2), la “salute” (3), l’ “acqua pulita” (6), la “riduzione delle diseguaglianze” (10), la “lotta al cambiamento climatico” (13), la “pace” e la “giustizia” (16).
Sulla base di questi due rapporti e sapendo che i flussi migratori sono un fenomeno permanente mondiale e non solo continentale, le istituzioni europee dovrebbero a nostro avviso promuovere insieme alle Nazioni Unite, all’UNHCR e all’OIM entro la fine dell’anno e sotto presidenza spagnola una conferenza europea su una nuova strategia per le politiche migratorie che sia fondata sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile e sul Patto mondiale per una migrazione sicura, ordinata e regolare.
Essa dovrebbe essere organizzata secondo il modello della democrazia partecipativa adottato dalla Conferenza sul futuro dell’Europa e dunque con la presenza attiva delle organizzazioni che lavorano nei paesi di origine partendo dall’impegno che il Patto mondiale sia adottato da tutti i paesi dell’Ue e quindi anche da Austria, Bulgaria, Croazia, Estonia, Italia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria che non parteciparono nel 2018 alla Conferenza di Marrakech e che si astennero o votarono contro il Patto Mondiale nella Assemblea delle Nazioni Unite del 19 dicembre 2018.
A conclusione della Conferenza dovrebbero essere a nostro avviso adottati
una nuova Convenzione che sostituisca integralmente il Regolamento di Dublino,
un protocollo, da accludere al Trattato di Lisbona e in vista della sua più ampia revisione, che superi il capitolo 2 del titolo 5 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea sulle politiche relative ai controlli delle frontiere, all’asilo e all’immigrazione,
una proposta di bilancio rettificativo e suppletivo per creare uno strumento finanziario per il salvataggio in mare (European Sea Rescue o Mare Nostrum europeo) e per porre le basi di una Banca Euromediterranea per dare un impulso decisivo alla cooperazione economica dell’area e favorisca la cooperazione sub-regionale,
un mandato alla Commissione europea ed all’Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza di proporre al Consiglio e al Parlamento europeo un ampio piano di cooperazione allo sviluppo di tutto il continente africano per contribuire alla realizzazione degli obiettivi dello sviluppo sostenibile sulla base di un partenariato pubblico-privato,
un programma di educazione delle giovani generazioni che integri e rafforzi le politiche di accoglienza e di ospitalità.
Martedì 14 marzo, Roma, ore 17:00. Presso le Fondazioni Modigliani e Matteotti avrà luogo a Roma la presentazione del Quaderno del Circolo Rosselli (4/2022) “Il futuro dell’Europa”. Saranno presenti gli autori. Sarà possibile seguire l’incontro in diretta sulla pagina Facebook del Circolo Fratelli Rosselli di Roma. LOCANDINA.
Martedì 14 marzo, Roma, ore 18:30. Presentazione del volume “Europa Ucraina voltiamo pagina” promosso dalla Sezione Altiero Spinelli di Roma del Movimento Federalista europeo. Parteciperanno l'autrice Stefania Schipani e alcuni protagonisti delle interviste presenti nel libro: Vincenzo Camporini, già Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare e della Difesa; Pier Virgilio Dastoli, Presidente del Movimento Europeo in Italia; Ugo Ferruta, Presidente del Movimento Federalista Europeo Roma; Mario Leone, Direttore dell'Istituto di studi federalisti Altiero Spinelli. L'incontro, che sarà moderato dalla giornalista Silvia Mattoni si svolgerà in presenza presso la sede del Movimento europeo. Per le richieste di partecipazione: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. LOCANDINA.
15-18 marzo, Rimini. Dal 15 al 18 marzo avrà luogo presso il Palacongressi di Rimini il XIX Congresso nazionale della Cgil sotto il titolo “Il lavoro crea il futuro”. I lavori ‘tradizionali’ della quattro giorni saranno affiancati a momenti di approfondimento su tanti temi tra cui lavoro e diritti, lotta alle disuguaglianze sociali, economia, ambiente, legalità, difesa della Costituzione, sport, pace, accoglienza, sanità. Arriveranno a Rimini 120 ospiti internazionali provenienti da oltre 50 Paesi. Le delegazioni sindacali straniere rappresenteranno 63 organizzazioni e 14 federazioni europee e mondiali. Il Congresso verrà trasmesso in diretta sulla piattaforma Collettiva.it. Per tutte le informazioni e il programma dei lavori, cliccare QUI. Per prendere visione dei materiali congressuali cliccare QUI.
Mercoeldì 15 marzo, Roma, ore 15:00. Presso Corte di cassazione in Piazza Cavour a Roma, si terrà l'evento "Verso una tutela universalistica dei diritti sociali fondamentali? Dopo la sentenza della Corte di giustizia, 12 gennaio 2023, JK, C-356/2021". Nel corso dell’incontro verrà presentato il recente volume di Adalberto Perulli e Tiziano Treu “In tutte le sue forme e applicazioni. Per un nuovo Statuto del lavoro”. Saranno presenti gli autori. PROGRAMMA.
Venerdì 17 marzo, ore 17:00-19:00. La Fondazione Trentina Alcide De Gasperi promuove il Webinar dal titolo "Euroscetticismo vs Europeismo: 2 facce della stessa medaglia" nell’ambito del progetto "Visioni d'Europa". Un dialogo avvincente per comprendere quali siano le argomentazioni a favore e contro l’Unione Europea. Ne discuteranno Gaspare Nevola, professore ordinario di “Scienza politica” presso l’Università di Trento e Pier Virgilio Dastoli, presidente del Movimento Europeo in Italia. LOCANDINA. L’incontro si svolgerà su piattaforma zoom e sarà possibile iscriversi gratuitamente tramite questo link.
Giovedì 30 marzo, ore 17:00-19:00. Torna un nuovo appuntamento con il ciclo di incontri “DIALOGHI EUROPEI” promossi dal Movimento europeo e dedicati alle priorità dell’Unione europea nel 2023. Il quarto Webinar dal titolo “Futuro del welfare in Europa: riflessioni a partire dal rapporto del Gruppo di esperti della Commissione europea” si svolgerà sulla Piattaforma Zoom del Movimento europeo e in diretta streaming giovedì 30 marzo. PROGRAMMA. Registrazione obbligatoria entro il 28 marzo inviando un'email a:Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Le iscrizioni verranno accettate fino ad esaurimento posti (max 100).
Roma, riunione Consiglio di Presidenza del Movimento europeo
Assemblea Eumans
14 marzo
EACEA Info Session on the Networks of Towns Call
Presentazione del Quaderno del Circolo Rosselli (4/2022) “Il futuro dell’Europa” (Fondazione Circolo Fratelli Rosselli di Roma)
Presentazione del volume "Europa Ucraina voltiamo pagina" (MFE Roma Sezione Altiero Spinelli)
15-16 marzo
Rimini, XIX Congresso nazionale CGIL "Il lavoro crea il futuro"
Roma, evento "Verso una tutela universalistica dei diritti sociali fondamentali? Dopo la sentenza della Corte di giustizia, 12 gennaio 2023, JK, C-356/2021"
17 marzo
Webinar "Euroscetticismo vs Europeismo: 2 facce della stessa medaglia" (Fondazione Trentina Alcide De Gasperi)