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La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sulla riforma dell’Unione, così come abbiamo fatto durante la Conferenza sul futuro dell’Europa e come continueremo a fare per la nuova legislatura europea.
Ecco l’indice della nostra newsletter di oggi:
- Editoriale, che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità
- Anniversario della nascita di Altiero Spinelli
- La settimana del Movimento europeo
- Eventi principali, sull’Europa in Italia e Testi in evidenza
- Attiriamo la vostra attenzione
Siamo come sempre a vostra disposizione per migliorare il nostro servizio di comunicazione e di informazione e per aggiungere vostri eventi di interesse europeo nella speranza di poter contare su un vostro volontario contributo finanziario.
La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sulla riforma dell’Unione, così come abbiamo fatto durante la Conferenza sul futuro dell’Europa e come continueremo a fare per la nuova legislatura europea.
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L'EDITORIALE
QUALE GOVERNO E QUALE BILANCIO PER IL FUTURO DELL’EUROPA
Si è conclusa il 30 agosto 2024 la quinta fase della lunga procedura che dovrà condurre l’Unione europea a dotarsi dell’embrione ermafrodita di un governo europeo.
Esso è a metà strada fra l’esecutivo tecnico immaginato da Jean Monnet come amministrazione europea nelle mani delle amministrazioni nazionali da cui sollecitare regolarmente il loro consenso unanime rigorosamente svincolato dal controllo dell’assemblea parlamentare ed un esecutivo politico responsabile delle politiche comuni come una originale istituzionale sovranazionale con poteri limitati ma reali chiamata a rispondere davanti ad un vero Parlamento.
Questa lunga fase è iniziata con i congressi dei partiti europei che hanno adottato generali - se non generiche - promesse elettorali, indicando in alcuni casi (PPE, S&D, Sinistra e Verdi) i propri candidati di punta alla presidenza della Commissione europea secondo il sistema degli Spitzenkandidaten, non previsto ma non vietato dal Trattato; è proseguita con le elezioni europee dal 6 al 9 giugno 2024 che hanno confermato l’egemonia dei popolari rendendo insieme inevitabile l’accordo della storica “grande coalizione” ed escludendo dalla maggioranza le forze anti-sistema europeo; è continuata con la scelta di Ursula von der Leyen come candidata a succedere a sé stessa; ed è sfociata infine nel voto a larga maggioranza del 18 luglio 2024 nel Parlamento europeo che le ha dato la fiducia anche sulla base delle sue priorità politiche che qui ricordiamo (LINK).
Dal 18 luglio 2024 si è aperta la caccia alle candidature nella futura Commissione europea, che secondo il Trattato di Lisbona (art. 17.5) avrebbe dovuto essere composta da un numero inferiore a quello degli Stati membri ma che i governi – smentendo sé stessi dopo il referendum irlandese del 12 giugno 2008 – decisero di mantenerne la composizione con un numero di commissari pari a quello degli Stati membri.
Le discussioni sugli equilibri politici all’interno della futura Commissione sono sufficientemente note alle nostre lettrici e ai nostri lettori che sanno come le scelte dei candidati sono fatte sulle basi dei “suggerimenti” degli Stati membri anche se tutta la lista dei candidati viene poi adottata dal Consiglio “di comune accordo con il Presidente della Commissione”, che il Trattato nulla prevede per quanto riguarda l’equilibrio di genere e quello fra le forze politiche limitandosi a dire che i candidati sono scelti per la loro competenza generale (europea), il loro impegno europeo e la loro indipendenza (dagli interessi nazionali).
Ci si può e ci si deve dunque adontare per il fatto che è prevedibile che ci sarà un forte squilibrio di genere e che i governi hanno praticamente ignorato la richiesta di Ursula von der Leyen di indicare una doppia candidatura uomo/donna. Ma la stessa Ursula von der Leyen avrebbe potuto e dovuto usare i propri contatti informali con i Capi di Stato o di governo per garantire il relativo equilibrio (12 su 27) nella Commissione uscente.
Ci si può adontare – e qualcuno lo ha già fatto – che gli equilibri politici nella maggioranza che ha dato la fiducia alla Presidente non saranno rispettati nella scelta dei commissari sapendo che nella Commissione uscente c’erano inizialmente nove popolari e nove socialisti. Ma abbiamo ricordato che i candidati sono “suggeriti” dagli Stati e sappiamo che dal 2019 al 2024 i governi a trazione socialista o con presenza socialista hanno lasciato progressivamente il posto a più governi a trazione popolare o conservatrice.
L’equilibrio politico potrà essere garantito solo nella cosiddetta ripartizione dei “portafogli” che è formalmente nella esclusiva responsabilità della Presidente che “decide l’organizzazione interna delle Commissione al fine di assicurare la coerenza, l’efficacia e la collegialità della sua azione” concretizzandola nelle “lettere di missione” indirizzate ad ognuno dei suoi colleghi e nominando dei vicepresidenti oltre all’Alto Rappresentante senza che sia specificato nel Trattato quanti debbano essere e se essi debbano essere “esecutivi” o di “coordinamento”.
Il Parlamento europeo - come ha fatto in passato usando la propria autonoma decisione di sottoporre i singoli candidati commissari ad un rigoroso esame sulla competenza, l’impegno europeo e l’indipendenza – potrà molto difficilmente modificare lo squilibrio di genere o quello politico; ma dovrà intervenire con determinazione sulla preparazione del programma della legislatura a partire dalla definizione degli orientamenti per le singole politiche e delle priorità di metodo prima che esso venga presentato al voto dell’aula (art. 17.7) come conseguenza dell’approvazione di tutta la Commissione esprimendo la sua volontà politica che potrebbe non coincidere necessariamente con quella espressa dal Consiglio europeo nella “agenda strategica 2024-2029”.
Ci sono in questo quadro alcune scelte essenziali che determineranno il destino della legislatura e il futuro dell’Unione europea, che sono state in parte indicate da Ursula von der Leyen nel suo discorso del 18 luglio 2024 e che appaiono nel “rapporto Letta” sul mercato interno (LINK) e nel prossimo “rapporto Draghi” sulla competitività per il quale disponiamo per ora solo del discorso pronunciato a La Hulpe il 16 aprile 2024 (LINK) e l’ottima anticipazione pubblicata da Marco Bresolin su La Stampa il 29 agosto 2024 (LINK).
Sulla base delle priorità che abbiamo indicato più volte come Movimento europeo, vorremmo sintetizzare qui alcune riflessioni e proposte che riguardano sia le priorità politiche che il metodo di lavoro delle istituzioni.
Un dossier sarà determinante per il lavoro e il ruolo della Commissione europea fino a che la riforma dell’Unione non farà uscire il sistema europeo dalla forma ermafrodita voluta dalla Convenzione sul futuro dell’Europa nel 2003 dove fu determinante il ruolo di interdizione dei rappresentanti dei governi nazionali con una forma resa ancora più ibrida nel passaggio dal trattato-costituzionale del 2004 al Trattato di Lisbona del 2009.
Esso riguarda il Quadro Finanziario Pluriennale, il cui programma scade alla fine del 2027 dopo la modesta revisione di metà percorso nel febbraio 2024 e che farà seguito alla conclusione del piano denominato Next Generation EU che terminerà ineluttabilmente il 31 dicembre 2026.
Il Quadro Finanziario Pluriennale è l’atto politico ed economico più importante dell’Unione europea perché esso determina
l’ambizione e lo sviluppo delle politiche comuni,
le condizioni per la loro implementazione,
la garanzia di beni pubblici/comuni a dimensione europea o in un equo partenariato fra l’Unione europea e gli Stati,
gli strumenti per la convergenza delle economie nazionali e regionali come premessa per la competitività della economia europea,
nelle nuove circostanze geopolitiche i mezzi per sostenere le riforme interne nei paesi candidati,
e le risorse per dotare l’Unione europea di una crescente autonomia strategica ivi compreso un sistema permanente per l’introduzione di un debito pubblico europeo i cui interessi siano a carico del bilancio europeo (sulle risorse proprie vi ricordiamo le proposte del Movimento europeo e del Centro Studi sul Federalismo LINK).
Fin dai trattati di Roma era scritto che le Comunità europee prima e l’Unione europea che esse avrebbero dovuto dotarsi “dei mezzi necessari per raggiungere i loro obiettivi e per realizzare le loro politiche” (art. 311 TFUE).
Sappiamo che – superato il periodo transitorio in cui il bilancio ancora annuale era finanziato dalle risorse provenienti dalla tariffa esterna comune, sconfitta da Charles de Gaulle la strategia federalista del Presidente della Commissione europea Walter Hallstein di finanziare il bilancio con risorse proprie e cioè con tasse europee e divenute inadeguate le risorse “improprie” derivanti da un’aliquota delle imposte indirette armonizzata – il bilancio divenuto pluriennale prima quinquennale nel 1988 e poi per quattro volte settennale dal 1993 è in larghissima parte finanziato dai contributi nazionali degli Stati sulla base del loro PNL creando le due, solo apparenti, categorie di contributori e beneficiari netti.
Qualcuno definì il Next Generation EU, nato dalle conseguenze della pandemia, un “momento hamiltoniano” facendo riferimento al bilancio federale dei futuri Stati Uniti d’America perché la Commissione europea fu autorizzata a finanziarsi sui mercati dei capitai creando un provvisorio debito pubblico europeo che – se non cambieranno le modalità di finanziamento europeo – dovrà essere rimborsato dagli Stati membri nella parte relativa alle sovvenzioni e non ai prestiti dimenticando che Alexander Hamilton decise di prendere a carico della federazione statunitense non solo i debiti pubblici delle ex colonie provocati dalla guerra di indipendenza ma anche di creare imposte federali per finanziare il bilancio federale.
Il Parlamento europeo dovrebbe avvisare formalmente e con urgenza la Commissione europea - che si è assunta dal 1988 la responsabilità non prevista dai Trattati di presentare al Consiglio e alla Assemblea una progetto sulle “prospettive finanziarie pluriennali” - che esso sarà disponibile a sedersi al tavolo dei negoziati con il Consiglio sul regolamento, che fissa il quadro finanziario annuale a partire dal 2028 e che esigerà la sua approvazione senza cui non ci sarà nessun regolamento e nessun bilancio annuale ma solo dodicesimi provvisori (art. 312.4 TFUE), solo a condizione che
le prospettive abbiano una durata quinquennale (art. 312.1 TFUE),
sia l’ammontare delle spese necessarie alla realizzazione degli obiettivi dell’Unione europea fino al 2032 a determinare il livello delle entrate e non il contrario,
le spese debbano essere finanziate integralmente da risorse proprie (art. 311 TFUE) senza pregiudizio di altre entrate,
la proposta di regolamento preveda un accordo interistituzionale che contenga le “misure necessarie per facilitarne l’adozione” (art. 312.5 TFUE) ivi compreso un metodo di cooperazione fra il Consiglio e il Parlamento sulle risorse proprie europeo che garantisca nei fatti l’applicazione del principio democratico “no taxation without representation” e la possibilità che il Consiglio europeo adotti alla unanimità “una decisione che autorizzi il Consiglio a votare a maggioranza qualificata” (art. 312.2 TFUE).
Il Parlamento europeo dovrebbe anche annunciare che la sua approvazione del regolamento che fissa il quadro finanziario pluriennale sarà condizionata da prospettive economiche tali da rispondere ai reali bisogni dell’Unione europea, dei paesi candidati e delle relazioni con le organizzazioni regionali vicine con particolare riferimento ad un Piano strategico con l’Unione africana.
Come avvenne nel 1979 quando il conflitto fra il Consiglio e il Parlamento europeo sul bilancio per l’esercizio del 1980 - chiamato a rispondere alle sfide interne dell’integrazione monetaria, alle crescenti diseguaglianze a cominciare dalla disoccupazione strutturale, allo sviluppo delle nuove tecnologie, ai segnali di un ambiente progressivamente deteriorato e al dramma della fame nel mondo – sfociò nell’atto di “insurrezione parlamentare” del voto di rigetto del progetto di bilancio presentato dai governi e poi nella decisione della assemblea di assumersi una autonoma responsabilità per far cambiare rotta alle Comunità europee paralizzate dal metodo funzionalista di Jean Monnet, così la maggioranza dell’Assemblea dovrà essere pronta a rispondere alle pulsioni nazionaliste di molti governi aprendo la via ad un processo costituente.
Ventotene, 2 settembre 2024
ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI ALTIERO SPINELLI
Il 31 agosto 1907 nacque a Roma in via Uffici del Vicario Altiero Spinelli figlio di Carlo e Maria Ricci.
Il padre avrebbe voluto chiamarlo Alterio ma l’ufficiale postale consegnò alla moglie Maria un telegramma con il nome modificato in Altiero, con un errore che può così essere considerato fortunato.
Dopo quasi settant’anni Altiero tornò a via Uffici del Vicario come presidente del Gruppo Misto della Camera formato in prevalenza ma non solo da deputati eletti come indipendenti (con alcuni che lo erano anche di fatto) nelle liste del PCI poiché in quel palazzo come appendice fino al 1943 dell’aula “sorda e grigia” voluta dal fascismo di Benito Mussolini si erano installati i gruppi politici della Camera.
Sui rapporti fra Altiero Spinelli e il PCI con particolare riferimento a Enrico Berlinguer suggeriamo di leggere il capitolo intitolato “Berlinguer y el professor Spinelli” pubblicato in spagnolo nel volume curato da Marcello Belotti e intitolato “Berlinguer y Europa o los origines del socialismo en libertard”.
Alla fine di agosto 1943 nacque a Milano il Movimento Federalista Europeo come organizzazione rivoluzionaria fondata su uno spirito giacobino con l’obiettivo di superare le nazioni e le sovranità assolute gettando le basi di uno stato internazionale secondo un modello federale.
Il metodo dei federalisti non era legato alla contrapposizione con le culture politiche europee tradizionali (universalismo cristiano, internazionalismo socialista e cosmopolitismo liberale) ma ad una azione costante e radicale per andare al di là dei poteri degli Stati nazionali che Luigi Einaudi considerava polveri senza sostanza e creare un potere democratico europeo come prima tappa per la creazione di un governo mondiale capace di garantire la pace e la giustizia.
Per tutta la sua vita politica Altiero Spinelli ha contrapposto la sua visone costituzionale e costituente sia al gradualismo funzionalista di Jean Monnet che egli mise al centro del suo ininfluente Comité d’action che al metodo intergovernativo e confederale.
Come disse nel suo discorso al convegno del PCI sull’Europa nel novembre 1978 nell’auletta dei Gruppi alla Camera, la sua candidatura alle elezioni europee nel giugno 1979 era fondata sull’obiettivo di convincere i suoi futuri colleghi a considerarsi parlamentari costituenti per superare l’immobilismo dei governi e la paralisi dell’ingranaggio istituzionale dei trattati di Roma del 1957.
Dopo molte reticenze e di fronte alle sfide europee e internazionali una ampia maggioranza di deputati europei decise di seguire la via indicata da Altiero Spinelli evitando la trappola delle proposte di modifiche ai trattati da consegnare ai governi ma elaborando un trattato completamente nuovo di natura costituzionale approvato a larga maggioranza da popolari, socialisti, comunisti italiani, radicali, liberali e conservatori inglesi il 14 febbraio 1984 al contrario del testo votato dal Parlamento europeo il 22 novembre 2023 e approvato di fatto e con molti compromessi contraddittori da una minoranza della assemblea.
Se si vuole cambiare l’Unione il Parlamento europeo dovrà riprendere il cammino indicato da Altiero Spinelli nel novembre 1978.
Hic Rodhus hic salta!
Pier Virgilio Dastoli, Presidente
LA SETTIMANA DEL MOVIMENTO EUROPEO
1-6 settembre
Ventotene (LT), 43° edizione del Seminario nazionale di formazione federalista "IL FEDERALISMO IN EUROPA E NEL MONDO - Verso gli Stati Uniti d’Europa e un nuovo ordine mondiale" (Istituto di Studi Federalisti Altiero Spinelli)
4 settembre
Ventotene (LT), incontro "DA LUIGI EINAUDI AL MANIFESTO DI VENTOTENE" e “PRESENTAZIONE DI ALCUNE OPERE DI LUIGI EINAUDI” (Movimento europeo Italia, Istituto di Studi Federalisti Altiero Spinelli e Comitato Nazionale per i 150 anni dalla nascita di Luigi Einaudi)
7 settembre
Ventotene (LT), incontro "Quale futuro per l'Europa" (CGIL nazionale)
IN EVIDENZA
VI SEGNALIAMO
1-6 settembre, Ventotene (LT). L’isola pontina torna ad ospitare la quarantatreesima edizione del Seminario nazionale di formazione federalista, sotto il titolo "IL FEDERALISMO IN EUROPA E NEL MONDO - Verso gli Stati Uniti d’Europa e un nuovo ordine mondiale", promosso dall'Istituto di Studi Federalisti "Altiero Spinelli". Nato nel 1982 su proposta di Altiero Spinelli che in quell’isola scrisse assieme ad Ernesto Rossi il “Manifesto di Ventotene”, il Seminario è diventato uno dei più importanti momenti di riflessione sul futuro dell’Europa e del mondo al quale hanno partecipato importanti personalità europee del panorama politico e culturale. Ogni anno 150 giovani europei. 60 ore di formazione e dibattito. 30 relatori. PROGRAMMI Seminario Nazionale e Internazionale di Ventotene 2024. COMUNICATO STAMPA.
4 settembre, ore 16:30-19:30, Ventotene (LT). All'interno delle iniziative celebrative promosse dal COMITATO NAZIONALE per i 150 anni dalla nascita di LUIGI EINAUDI, il Movimento Europeo Italia in collaborazione con l'Istituto di Studi federalisti "Altiero Spinelli" organizza una serie di iniziative sull'Isola di Ventotene. Nell’ambito del Seminario “IL FEDERALISMO IN EUROPA E NEL MONDO” si svolgerà presso il Centro Polivalente “Umberto Elia Terracini” l’incontro dal titolo "LUIGI EINAUDI E IL MANIFESTO DI VENTOTENE". A partire dalle ore 22:15, presso la Libreria “L’Ultima Spiaggia”– Piazza Castello ci sarà la “PRESENTAZIONE DI ALCUNE OPERE DI LUIGI EINAUDI” con dibattito aperto con il pubblico presente. PROGRAMMA COMPLETO.
7 settembre, ore 10:30-13:00, Ventotene (LT). Iniziativa dal titolo "Quale futuro per l'Europa" promossa dalla CGIL nazionale con il patrocinio del Comune di Ventotene e della Provincia di Perugia. Il dibattito partirà dal celebre Manifesto di Ventotene per riflettere sull'eredità dei padri fondatori dell'Europa, su cosa rappresenta oggi l'Unione Europea, e su quali prospettive si auspicano per il futuro, con particolare attenzione alle nuove generazioni e alle realtà territoriali. Sono previsti gli interventi dei rappresentanti di diverse organizzazioni locali e nazionali, tra cui la Camera del Lavoro di Perugia e Frosinone-Latina, la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, l'Istituto Altiero Spinelli, il Movimento Europeo Italia, l'Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) e l'Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti (ANPPIA). Nel pomeriggio, alle ore 15:30, è prevista una cerimonia di deposizione di una corona di fiori presso il monumento dedicato ai confinati politici dell’isola. LOCANDINA.
| SAVE THE DATE |10 settembre, ore 15:30-18:30, Roma. La Fondazione Giuseppe Levi Pelloni e il Movimento Europeo Italia promuovono la tavola rotonda “L'AMBIENTE TRA RELIGIONI E SCIENZA”, in occasione della presentazione del libro: “L’ecologia dell’anima. I valori ambientali dei monoteismi europei: Ebraismo, Cristianesimo, Islam” a cura di Antonella Castelnuovo (Celid 2023). L’incontro si svolgerà presso la Sala Matteotti della Camera dei Deputati. Per gli uomini è pertanto obbligatoria la giacca. Per partecipare occorre accreditarsi entro l’8 settembre al seguente indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Per iscrizioni successive: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. PROGRAMMA.
Per me non c’è cosa più importante nella mia vita di quello che ho fatto in questi giorni; sono tornato dove mi avevano salvato 7 anni fa per salvare i miei fratelli e le miei sorelle. Sono tornato nel deserto dove muoiono all'anno migliaia di persone.
Ringrazio molto Mediterranea Saving Humans che mi ha regalato questo possibilità di salire a bordo con loro. È stato un viaggio di tristezza ma anche di gioia, pieno di ricordi. Quando siamo partiti al largo di Lampedusa ho cominciato a guardare il mare e lì ho rivissuto il mio viaggio dal Senegal fino l'Italia ricordando il deserto del Sahara, i lager libici, il mare Mediterraneo. Guardavo le onde del mare e non riuscivo a chiudere i miei occhi pensando agli amici che sono morti nel mare come Bara, Moussa che era insieme a me nelle prigioni libiche e che sognava di diventare un giocatore di calcio. Papito kara che rischiava di essere arrestata dal nostro ex governo pure lui è finita in mare. Ricordando quanti fratelli e sorelle sono in fondo a questo mare cercavo di nascondere i miei dolori per poter sorridere a volte mi nascondevo nelle cabine o in bagno per buttare fuori tutto il dolore e quando guardavo il mare mi veniva voglia di buttarmi dentro per chiedere ai pesci di raccontarmi storia con nome e cognome delle persone che sono finite lì cosi quando tornerò in Africa lo potrò raccontare ai loro cari che da anni hanno la speranza di rivederli ma non torneranno più perché sono finiti in mare. I miei occhi erano pieni di lacrime, ho rivissuto il dolore rifacendo il viaggio. Ho sentito l'urlo dei miei fratelli e delle mie sorelle che avevano perso la speranza, giravo i miei occhi e vedevo il mare deserto dove non c'era nessuno però puntavo i miei occhi sulle onde e mi tornavano tutte le immagine che avevo vissuto quando avevo 16 anni. La cosa che mi ha colpito di più è vedere l'equipaggio che salva loro e lo fa con il cuore con tanta voglia di non lasciare nessuno in mare, con delle lacrime e questo mi ha riempito di forza per tenere duro. Ho guardato il mare e ho pensato alle centinaia che sono morti il il 03 ottobre 2013 e a tutte le altre tragedie che ci sono stati.
In questi giorni è affondata una barca a vela, è stata una grande disgrazia, sono morte 7 persone tra cui una ragazza giovane, piena di sogni per la sua vita, però questo tragedia mi ha insegnato che il mondo è diviso in due che le vite dei ricchi hanno un altro valore rispetto a quelle delle migliaia di altri esseri umani che quotidianamente affondano senza nome, senza memoria, senza diritti e con sogni negati.
Ringrazio molto tutte le persone che salvano vite umane partendo dalla mia ONG Mare Jonio, combattendo ogni giorno nel mar Mediterraneo che è diventato un campo di guerra e un cimitero allo stesso tempo, una catastrofe...nascosta, una guerra silenziosa dove la più potente arma è l'indifferenza e la totale assenza di diritti... Ma ...mi viene una domanda: siamo tutti figli dello stesso Dio?
STATO DI DIRITTO E FUNZIONAMENTO DELLA DEMOCRAZIA LIBERALE:
L’UNIONE EUROPEA CONTINUA PERVICACEMENTE AD OCCUPARSENE
E MELONI SI ADONTA CON LA «CARA URSULA»
Al tempo dell’apparente paradosso mondiale dell’involuzione delle democrazie liberali, da una parte, e dell’aumento delle prove elettorali, da un’altra parte, l’Unione europea resta luogo di importanti esperienze e di visioni di futuro. Così, lascio ad altra occasione (se tempo ci verrà dato) il ragionamento su autocrazie montanti e democrazie recessive, su democrazie liberali o meramente elettorali (v. fra gli altri G. Ottaviano, Riglobalizzazione, Egea, Milano, 2022), al tempo delle guerre alle porte tanto terrestri quanto marittime dell’Europa istituzionale nata a metà del secolo scorso e dell’uso – per ora solo verbale – dell’arma nucleare. Piuttosto, mi sembra in questi giorni significativo ricordare almeno tre delle articolate modalità di principale controllo periodico - da parte della Commissione europea - circa la condizione degli Stati membri e la loro evoluzione in determinati campi ai fini della miglior loro partecipazione all’Unione.
Si tratta anzitutto del consolidato esercizio annuale di verifica denominato «semestre europeo». Grazie ad esso gli Stati membri ricevono consulenza da parte della Commissione (sotto forma di "orientamenti") e raccomandazioni individuali (cioè raccomandazioni specifiche per ognuno di essi) in relazione alle proprie politiche di bilancio e alle strategie di carattere economico, occupazionale e in materia di istruzione, nonché sulla correzione di eventuali squilibri macroeconomici.
In secondo luogo viene prodotto, sempre da parte della Commissione, anche il «quadro di valutazione della giustizia». Esso presenta una panoramica annuale di indicatori riguardanti la qualità e l'indipendenza dei sistemi giudiziari degli Stati membri, con lo scopo di aiutare questi ultimi a migliorarne l’efficienza e l'efficacia fornendo dati oggettivi, affidabili e comparabili.
Una terza attività cade, come noto, nel perimetro dell’art. 2 del Trattato sull’Unione europea, secondo cui «L'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini». Si tratta dell’annuale «relazione sullo Stato di diritto» dove si esaminano tutti gli Stati membri e, da ultimo, anche alcuni Paesi candidati all’adesione all’UE (Albania, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia) da quattro punti di vista: 1. il funzionamento del sistema giudiziario nazionale; 2. il sistema di contrasto alla corruzione; 3. la libertà e il pluralismo dei mezzi di comunicazione; 4. certi aspetti istituzionali relativi al bilanciamento fra poteri dello Stato e alla partecipazione dei cittadini all’attività pubblica.
Il 24 luglio è stata resa pubblica dalla Commissione europea la quinta relazione in materia, facendo taluno notare un avvenuto rinvio rispetto alla data dell’8 luglio originariamente prevista, attribuendo il fatto all’intenzione di Ursula von der Leyen di non urtare suscettibilità governative italiane (e non solo) per non pregiudicarne l’appoggio alla propria rielezione come Presidente della Commissione UE, avvenuta il 18 luglio. Il «Capitolo sulla situazione dello Stato di diritto in Italia» ammonta a 48 pagine, che accompagnano il documento «Relazione sullo Stato di diritto 2024. La situazione dello Stato di diritto nell’Unione europea», e vi si sottolineano non poche criticità nell’attuale evoluzione del nostro ordinamento.
Le si possono brevemente riassumere, almeno con riferimento alle raccomandazioniindirizzate al nostro Paese da parte della Commissione, e omettendo riferimenti a questioni - come quelle della riforma concernente il “premierato” o della disciplina dell’abuso d’ufficio - che non sono oggetto di specifiche raccomandazioni pur emergendo preoccupazioni della Commissione stessa per l’evoluzione dell’ordinamento italiano al riguardo.
Quanto al “sistema giustizia”, anzitutto, si avverte la necessità indilazionabile di completare rapidamente un’efficientedigitalizzazione delle corti penali e degli uffici del pubblico ministero, specie ai fini della contrazione dei tempi processuali.
Quanto poi al contrasto alla corruzione ci si duole che non si sia potuta ancora adottare una legislazione adeguata sui conflitti di interesse, sul lobbying, sul finanziamento dei partiti politici e delle campagne elettorali nonché sulle relative donazioni da parte di privati.
Quanto al sistema dell’informazione, inoltre, si sottolinea l’esigenza di completare il processo legislativo di riforma della diffamazione, del regime di protezione della riservatezza delle fonti giornalistiche, evitando impatti negativi sulla libertà dei giornalisti e garantendo i necessari finanziamenti pubblici per assicurare l’indipendenza dei mezzi di comunicazione.
Quanto infine agli aspetti istituzionali si ribadisce quanto in passato già stigmatizzato circa il mancato adempimento da parte dell’Italia dei “Principi di Parigi delle Nazioni Unite”, non avendo il Paese ancora istituito l’agenzia nazionale indipendente per i diritti umani da essi richiesta. Questi principi - adottati dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con risoluzione del 20 dicembre 1993 - definiscono gli standard minimi che una siffatta agenzia deve possedere (anche ai fini del suo accreditamento presso le NU stesse) per garantire indipendenza ed efficacia nella promozione e protezione interna dei diritti umani. L’istituzione dell’agenzia è reputata talmente importante da essere divenuta un indicatore (il numero 16.A.1) nell’Agenda 2030 delle NU per lo sviluppo sostenibile.
E in particolare ritornando sulla libertà dell’informazione pare estremamente significativo ricordare conclusivamente quanto Sergio Mattarella ha detto al Quirinale proprio il 24 luglio, nella tradizionale cerimonia cosiddetta del ventaglio, quando ha rammentato «che i giornalisti si trovano ad esercitare una funzione di carattere costituzionale che si collega all’articolo 21 della nostra Carta fondamentale» e che «ogni atto contro la libera informazione è eversivo». Eversivo!
Cosicché la nostra Presidente del Consiglio dei ministri, Meloni, ne ricava l’obbligo di risentirsi con la Presidente della Commissione europea indirizzandole il 28 luglio una lunga lettera di precisazioni che esordisce con «Cara Ursula» e continua lamentando che il contenuto del documento della Commissione sia «stato distorto a uso politico da alcuni nel tentativo di attaccare il Governo italiano». Si dispiace perciò del fatto «che neppure la Relazione della Commissione sullo stato di diritto e in particolare sulla libertà di informazione sul servizio pubblico radiotelevisivo sia stata risparmiata dai professionisti della disinformazione e della mistificazione», confermando «da parte del Governo italiano … ogni sforzo per assicurare in Italia e in Europa il pieno rispetto dei valori fondanti alla base dell'Unione europea e l'assiduo impegno a far progredire l'Italia nell'ambito della libera informazione, del contrasto alle fake news e del pluralismo del servizio pubblico radio televisivo dopo decenni di sfacciata lottizzazione politica". Meno male!
Il “LIBRO VERDE - Scriviamo insieme il futuro dell’Europa. Un progetto, un metodo e un’agenda costituente per la decima legislatura 2024-2029” è finalizzato ad aprire una discussione pubblica per tradursi poi in un “Libro bianco” con proposte ancora puntuali rivolte al nuovo Parlamento europeo ed iniziative di cittadine e di cittadini indirizzate alla nuova Commissione europea nel quadro delle azioni e delle priorità del Movimento Europeo Internazionale.
Esso si iscrive nel quadro del dibattito sul futuro dell’integrazione europea sottoposta alle drammatiche sfide che hanno sconvolto il Continente e i Paesi vicini nel secondo decennio del secolo prendendo come punto di partenza le raccomandazioni della Conferenza sul futuro dell’Europa e le reazioni dalle diverse istituzioni europee insieme alle indicazioni emerse dal dibattito italiano e dalle organizzazioni rappresentative della società civile dopo la fine della Conferenza.
Esso rientra, inoltre, nel quadro di attività di due progetti più ampi mirati a rafforzare il ruolo del Movimento Europeo come catalizzatore della società civile organizzata in Italia per quanto riguarda le loro aspettative rispetto all’UE.
Il primo di tali progetti “Beni pubblici europei per una prosperità condivisa: opportunità e sfide del sistema Italia nella decima legislatura europea” è realizzato con il supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ai sensi dell’art. 23 bis del D.P.R. 18/1967.
La seconda iniziativa è la piattaforma di attività “Insieme per l’Europa” promosse dal Movimento Europeo Internazionale con il cofinanziamento dell’Unione europea.
Il Movimento Europeo intende condividere il Libro verde con altre reti della società civile, confrontarsi con ricerche e proposte come quelle del Forum Diseguaglianze Diversità (FDD) nel libro “Quale Europa: capire, discutere, scegliere” e diffonderlo attraverso i nostri centri di coordinamento territoriale e sottoporlo poi alle candidate e ai candidati alle elezioni europee.
Il Libro verde esiste in un formato pocket a stampa ed in un formato e-book e si conclude con una sintesi delle nostre priorità “per un’Europa unita e democratica in un mondo paralizzato da un disordine globale” e con il “Manifesto per le Elezioni Europee 2024 del Movimento Europeo Internazionale”. Un volume secondo (disponibile solo in forma elettronica) riporta diversi testi rilevanti per il dibattito sulle riforme europee tra cui, in particolare, i contributi pervenuti da parte delle organizzazioni facenti parte del Movimento Europeo – Italia
Garantire uno spazio civico vivace nell'Unione europea: le aspettative della società civile per i prossimi cinque anni
Civil Society Europe invita tutte le organizzazioni della società civile ad approvare una lettera aperta indirizzata alle principali istituzioni dell'UE, esortandole a dare priorità alle azioni che promuovano uno spazio civico vivace, sostengano la democrazia e salvaguardino i diritti fondamentali nei prossimi cinque anni.
Leggi la lettera (sotto embargo) qui o scaricala QUI
Per aggiungere la firma della tua organizzazione, compila il breve modulo QUI
Scadenza per firme: 31 luglio 2024
La lettera è attualmente sotto embargo e sarà resa pubblica a settembre insieme all'elenco dei firmatari.