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Petizione per l’invio di Forze internazionali di interposizione in Ucraina
affinché tacciano le armi e si avvii un negoziato sulla pace e la sicurezza
Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha finalmente chiesto un immediato e temporaneo “cessate il fuoco” in Ucraina dopo sessanta giorni in cui hanno parlato solo le armi.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha già approvato nel 1950 la Risoluzione 377A (Uniting for peace) che autorizza la stessa Assemblea Generale a adottare – a maggioranza qualificata – le misure di peace keeping. Su questa base, quindi, sia i paesi membri dell’Unione Europea che gli Stati che si sono astenuti sulle risoluzioni di condanna della Russiapotrebbero chiedere la convocazione di una nuova Assemblea Generale Straordinaria che sostenga l’urgenza di una tregua immediata e che autorizzi l’invio in Ucraina delle Forze Internazionali di pace per garantirla.
I promotori della petizione sollecitano l’attivazione dello Statuto delle Nazioni Unite, in particolare il suo Capitolo VII che autorizza l’Assemblea Generale a decidere misure di peace keeping per iltramitedelle “Forze internazionali di pace” (i cosiddetti Caschi Blu) costituite in base al documento “United Nations Peacekeeping Operations: Principles and Guidelines” affinché sia garantito il rispetto del “cessate il fuoco”.
Fra i diritti essenziali o meglio come fondamento dei diritti essenziali la Carta delle Nazioni Unite del 1945, la Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo del 1948 e il Patto delle Nazioni Unite sui diritti civili e politici del 1966hanno posto nei rispettivi preamboli il principio della dignità umana.
Fra i crimini che l’armata russa sta compiendo e si prepara a perpetuare in Ucraina vi è il disprezzo della dignità umana su donne, minori e uomini, su tutta la popolazione civile.
La comunità internazionale e con essa l’OSCE e l’Unione europea non sono stati in grado, pur avendone la consapevolezza ed i mezzi, di prevedere la guerra scatenata senza giustificazione alcuna dalla Russia contro l’Ucraina e di far interrompere le operazioni militari.
L’UNICA STRADA A TALE PUNTO PERCORRIBILE APPARE L’INVIO IN UCRAINA - SU DECISIONE A MAGGIORANZA QUALIFICATA DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE DELLE FORZE DI INTERPOSIZIONE (I CASCHI BLU) PREVISTE PER GARANTIRE LE OPERAZIONI DI PEACE KEEPING LA CUI MISSIONE – È BENE RICORDARLO - NON È OFFENSIVA MA È NECESSARIA PER GARANTIRE IL RISPETTO DELLA DECISIONE DI FAR TACERE LE ARMI.
La gravità eccezionale di quel che sta avvenendo dal 24 febbraio in Ucraina e il rifiuto di Vladimir Putin, in primo luogo, di accettare l’avvio di un vero negoziato di pace esige ormai l’uso di strumenti eccezionali. Si tratta di una strada evidentemente difficile, ma l’immane tragedia umanitaria deve spingere la comunità internazionale a tentare di intraprendere anche le strade più impervie e con l’occasione dimostrare al mondo l’immagine che l’ONU è una Istituzione creata a garanzia della giustizia e della libertà dei popoli.
**********
Petition for the deployment of International Intervention Forces in Ukraine
to lay down arms and let negotiations on peace and security begin
The Secretary-General of the United Nations, Antonio Guterres, has finally called for an immediate and temporary "ceasefire" in Ukraine after sixty days of armed violence.
The General Assembly of the United Nations already approved Resolution 377a (Unitingfor peace) in 1950, which authorizes the General Assembly to adopt – by qualified majority – the measures of peace keeping. Therefore, both the member countries of the European Union and the States that abstained on the resolutions condemning Russiacould request the convening of a new Extraordinary General Assembly. Said Assembly could support the urgency of an immediate truce and authorize sending International Peace Forces to Ukraine to guarantee it.
The signatories of this petition urge the activation of the United Nations Statute, in particular its Chapter VII which authorizes the General Assembly to decide on peace keeping measuresthrough the"International Peace Forces" (the so-called Blue Helmets) established since the document "United Nations Peacekeeping Operations: Principles and Guidelines" to ensure compliance with the "ceasefire".
Among the essential rights, or as the basis of essential rights, the Charter of the United Nations of 1945, the Universal Declaration of Human Rights of 1948 and the United Nations Covenants on Civil, Political, Economic, Social and Cultural Rights of 1966have placed the principle of human dignity, mentioned in their respective preambles.
The contempt for human dignity regarding women, minors, men, and the whole civilian population, is just one of the heinous crimes committed by the Russian army. Content could reach its peak if the Moscow autocrat decided to parade the Ukrainian prisoners, humiliating them as the Soviets did on the Red Square in 1945 with the prisoners of the Third Reich.
The international community, mainly the OSCE and the European Union – while having the awareness and the means - have not been able to foresee the war unleashed by Russia against Ukraine without any justification and to bring military operations to a halt.
THE ONLY WAY FORWARD AT THIS POINT APPEARS TO BE THE DISPATCH TO UKRAINE OF INTERNATIONAL INTERPOSITION FORCES (THE BLUE HELMETS) TO GUARANTEE THE PEACE KEEPING OPERATIONS. THEIR MISSION – IT SHOULD BE REMINDED - IS NOT OFFENSIVE, BUT IT IS NECESSARY TO ENSURE COMPLIANCE WITH THE CEASEFIRE. THE DECISION SHOULD BE TAKEN BY A QUALIFIED MAJORITY OF THE GENERAL ASSEMBLY OF THE UNITED NATIONS, GOING BEYOND THE STALEMATE TAKING PLACE WITHIN THE SECURITY COUNCIL.
This intervention was also explicitly requested by the Ukrainian Parliament, which called for the deployment of a peacekeeping mission on Ukrainian territory, launching an appeal to the United Nations for international mediation. The exceptional gravity of what has been happening since February 24 in Ukraine and Vladimir Putin's refusal to accept the start of a genuine peace negotiation now requires the adoption of exceptional measures.
This is obviously a difficult road to undertake, but the immense humanitarian tragedy must push the international community to try to take even the most difficult roads and, on this occasion, to show the world that the UN is an institution created to guarantee justice, peace, and the freedom of peoples.
Il 3 luglio 1995 se ne è andato Alex Langer, a piedi nudi accanto ad un albero di albicocco.
Avevamo presentato attraverso la Commissione cultura una risoluzione sulla urgenza della pace e sugli imminenti massacri a Srebrenica e Zepa legata ad un tema che a qualcuno poteva apparire marginale e che sarebbe apparso invece tremendamente importante: il diritto all’informazione e alla libertà di espressione.
La Conferenza dei capi-gruppo aveva sovranamente deciso che la nostra risoluzione non era urgente e che si sarebbe potuta discutere in autunno.
Glielo avevo comunicato il 30 giugno e ci eravamo seduti a parlarne su uno scalino del Parlamento europeo discutendo del futuro dell’Europa che si sarebbe dovuta aprire al dialogo fra slavi, latini e anglosassoni per costruire un continente di pace.
Alex mi ha detto che non eravamo più “portatori di speranze” (Hoffnungträger) ma non avevo capito che la fine della speranza sarebbe stata per Alex un peso insopportabile e questo dialogo e il suo ultimo viaggio a piedi nudi al Pian dei Giullari restano per me un dolore indelebile che torna lancinante ogni anno ogni 3 luglio.
Ci illudevamo che, dopo l’eccidio di Srebrenica, la forza del messaggio dell’Europa unita - che non era stata tuttavia capace di impedire quell’eccidio insieme al vile comportamento dei Caschi Blu olandesi - avrebbe impedito che ci fossero altre guerre e altri genocidi ai suoi confini e ci eravamo anche illusi che la forza della democrazia liberale avrebbe influito sulle autocrazie totalitarie e molti si erano anche illusi che la forza del mercato e del libero commercio avrebbe portato la libertà dove non c’era ancora.
Così abbiamo fatto entrare la Russia nel club dei paesi più industrializzati (il “G7” che è diventato “G8” ma è poi tornato ad essere un “G7” dopo l’invasione della Crimea nel 2014) e la Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio ma la libertà non ha varcato le frontiere della Russia e della Cina mentre il numero dei paesi governati da “democrazie illiberali” nel mondo sta aumentando se ci basiamo sulle statistiche annuali.
Ci eravamo illusi che non ci sarebbero stati più genocidi alle frontiere dell’Unione europea sottacendo o ignorando le molte guerre e guerriglie e guerre civili che hanno insanguinato il mondo dalla fine della seconda guerra mondiale in poi.
Abbiamo pensato che le guerre fossero sempre provocate dalle autocrazie totalitarie ma abbiamo dimenticato l’insegnamento del Manifesto di Ventotene che ci ha ricordato come le cause delle guerre derivano dal nazionalismo e dalla pretesa della sovranità assoluta che, in mancanza del dialogo, aprono la strada all’uso delle armi.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin è il frutto della volontà nazionalista di ricostruire la “grande Russia”, così come lo è stata per la Cina la conquista di Hong Kong nel 1997 nonostante la definizione ingannevole “una Cina, due sistemi” e potrebbe esserlo domani l’invasione di Taiwan.
Con Alex Langer abbiamo condiviso il progetto di una costituzione per l’Europa in cui fosse affermato il principio fondamentale del superamento del nazionalismo e delle sovranità assolute, che i popoli che erano vissuti per anni sotto regimi totalitari avrebbero trovato la libertà e la democrazia solo in una dimensione federale e che le loro democrazie sarebbero state solide solo in un’Europa siffatta.
Con Alex Langer avevamo anche immaginato che, nella futura costituzione europea, avrebbe dovuto trovare una sua collocazione solenne un principio simile all’art. 11 della costituzione italiana: “l’Unione europea ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli e come mezzo per la soluzione delle controversie internazionali”.
Quel che sta avvenendo in queste settimane dovrebbe suscitare preoccupazione e angoscia non solo per gli effetti sanguinosi del nazionalismo russo in Ucraina ma anche per gli orientamenti irresponsabili e incoscienti che stanno emergendo in Europa come risposta a quel nazionalismo.
Ci riferiamo all’idea di una futura Unione Europea in cui la politica estera e di sicurezza, ivi compresa la dimensione della difesa, continui ad essere elaborata, decisa ed eseguita nel quadro di un modello confederale dove prevalgono i nazionalismi e le sovranità assolute nascosti sotto la foglia di fico della apparente eliminazione del diritto di veto.
Ci riferiamo alle due proposte principali di revisione del Trattato di Lisbona approvate dal Parlamento europeo il 9 giugno che riguardano l’inalterato potere di decisione intergovernativa del Consiglio europeo e del Consiglio nei settori in cui i governi hanno preteso di mantenere questa signoria.
Ci riferiamo al fatto che il Parlamento europeo ha accettato il metodo dell’art. 48 del Trattato sull’Unione europea secondo cui i governi sono “i padroni dei trattati” (come è stato ribadito dal Consiglio europeo) e le competenze sono attribuite - o anche sottratte - all’Unione europea su decisione dei governi (si dice in tedesco Kompetenz Kompetenz).
Questa acquiescenza inaccettabile del Parlamento europeo alla arroganza del Consiglio del 21 giugno e del Consiglio europeo del 23 giugno, che non hanno nemmeno preso atto delle proposte della assemblea, è confermata dal fatto che la stessa presidente Roberta Metsola ha deciso di inviare una lettera semestrale ai presidenti di turno del Consiglio fino alla vigilia delle elezioni europee nel maggio 2024 per ricordare loro la risoluzione del Parlamento europeo del 9 giugno 2022.
In altri tempi e con un altro Parlamento europeo l’Assemblea avrebbe sdegnosamente risposto all’arroganza dei governi dicendo loro: “a nome dei cittadini europei che ci hanno eletto e di fronte alla vostra incapacità di decidere ci assumeremo noi il compito di elaborare, adottare e proporre alla ratifica dei parlamenti nazionali un progetto che sostituisca integralmente il Trattato di Lisbona e che entri in vigore fra coloro che ne accetteranno i principi fondamentali del superamento dei nazionalismi e delle sovranità assolute”. Quali portatori di speranze possiamo pensare di essere ancora e di “continuare ad agire nel giusto” se non ci batteremo per scardinare fino in fondo quel che ha provocato e provoca le guerre e spiegare ai nostri fratelli e alle nostre sorelle europei che l’unica strada per la pace passa attraverso il riconoscimento di una comune identità europea per superare la divisione del continente in stati solo apparentemente indipendenti?
La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sul futuro dell’Europa.
Ecco l’indice della nostra newsletter
- Editoriale, che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità
- Petizione per l'invio dei Caschi Blu in Ucraina
- Eventi principali, sull’Europa in Italia e Testi in evidenza
- Agenda della settimana a cura del Movimento Europeo Internazionale
- L'ABC dell'Europa di Ventotene
- Next Generation EU a cura di Euractiv
Siamo come sempre a vostra disposizione per migliorare il nostro servizio di comunicazione e di informazione e per aggiungere vostri eventi di interesse europeo nella speranza di poter contare su un vostro volontario contributo finanziario.
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- Petizione per l'invio dei Caschi Blu in Ucraina
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- Agenda della settimana a cura del Movimento Europeo Internazionale
- L'ABC dell'Europa di Ventotene
- Next Generation EU a cura di Euractiv
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L'EDITORIALE
CONTINUIAMO A OPERARE IN CIÒ CHE È GIUSTO
Il 3 luglio 1995 se ne è andato Alex Langer, a piedi nudi accanto ad un albero di albicocco.
Avevamo presentato attraverso la Commissione cultura una risoluzione sulla urgenza della pace e sugli imminenti massacri a Srebrenica e Zepa legata ad un tema che a qualcuno poteva apparire marginale e che sarebbe apparso invece tremendamente importante: il diritto all’informazione e alla libertà di espressione.
La Conferenza dei capi-gruppo aveva sovranamente deciso che la nostra risoluzione non era urgente e che si sarebbe potuta discutere in autunno.
Glielo avevo comunicato il 30 giugno e ci eravamo seduti a parlarne su uno scalino del Parlamento europeo discutendo del futuro dell’Europa che si sarebbe dovuta aprire al dialogo fra slavi, latini e anglosassoni per costruire un continente di pace.
Alex mi ha detto che non eravamo più “portatori di speranze” (Hoffnungträger) ma non avevo capito che la fine della speranza sarebbe stata per Alex un peso insopportabile e questo dialogo e il suo ultimo viaggio a piedi nudi al Pian dei Giullari restano per me un dolore indelebile che torna lancinante ogni anno ogni 3 luglio.
Ci illudevamo che, dopo l’eccidio di Srebrenica, la forza del messaggio dell’Europa unita - che non era stata tuttavia capace di impedire quell’eccidio insieme al vile comportamento dei Caschi Blu olandesi - avrebbe impedito che ci fossero altre guerre e altri genocidi ai suoi confini e ci eravamo anche illusi che la forza della democrazia liberale avrebbe influito sulle autocrazie totalitarie e molti si erano anche illusi che la forza del mercato e del libero commercio avrebbe portato la libertà dove non c’era ancora.
Così abbiamo fatto entrare la Russia nel club dei paesi più industrializzati (il “G7” che è diventato “G8” ma è poi tornato ad essere un “G7” dopo l’invasione della Crimea nel 2014) e la Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio ma la libertà non ha varcato le frontiere della Russia e della Cina mentre il numero dei paesi governati da “democrazie illiberali” nel mondo sta aumentando se ci basiamo sulle statistiche annuali.
Ci eravamo illusi che non ci sarebbero stati più genocidi alle frontiere dell’Unione europea sottacendo o ignorando le molte guerre e guerriglie e guerre civili che hanno insanguinato il mondo dalla fine della seconda guerra mondiale in poi.
Abbiamo pensato che le guerre fossero sempre provocate dalle autocrazie totalitarie ma abbiamo dimenticato l’insegnamento del Manifesto di Ventotene che ci ha ricordato come le cause delle guerre derivano dal nazionalismo e dalla pretesa della sovranità assoluta che, in mancanza del dialogo, aprono la strada all’uso delle armi.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin è il frutto della volontà nazionalista di ricostruire la “grande Russia”, così come lo è stata per la Cina la conquista di Hong Kong nel 1997 nonostante la definizione ingannevole “una Cina, due sistemi” e potrebbe esserlo domani l’invasione di Taiwan.
Con Alex Langer abbiamo condiviso il progetto di una costituzione per l’Europa in cui fosse affermato il principio fondamentale del superamento del nazionalismo e delle sovranità assolute, che i popoli che erano vissuti per anni sotto regimi totalitari avrebbero trovato la libertà e la democrazia solo in una dimensione federale e che le loro democrazie sarebbero state solide solo in un’Europa siffatta.
Con Alex Langer avevamo anche immaginato che, nella futura costituzione europea, avrebbe dovuto trovare una sua collocazione solenne un principio simile all’art. 11 della costituzione italiana: “l’Unione europea ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli e come mezzo per la soluzione delle controversie internazionali”.
Quel che sta avvenendo in queste settimane dovrebbe suscitare preoccupazione e angoscia non solo per gli effetti sanguinosi del nazionalismo russo in Ucraina ma anche per gli orientamenti irresponsabili e incoscienti che stanno emergendo in Europa come risposta a quel nazionalismo.
Ci riferiamo all’idea di una futura Unione Europea in cui la politica estera e di sicurezza, ivi compresa la dimensione della difesa, continui ad essere elaborata, decisa ed eseguita nel quadro di un modello confederale dove prevalgono i nazionalismi e le sovranità assolute nascosti sotto la foglia di fico della apparente eliminazione del diritto di veto.
Ci riferiamo alle due proposte principali di revisione del Trattato di Lisbona approvate dal Parlamento europeo il 9 giugno che riguardano l’inalterato potere di decisione intergovernativa del Consiglio europeo e del Consiglio nei settori in cui i governi hanno preteso di mantenere questa signoria.
Ci riferiamo al fatto che il Parlamento europeo ha accettato il metodo dell’art. 48 del Trattato sull’Unione europea secondo cui i governi sono “i padroni dei trattati” (come è stato ribadito dal Consiglio europeo) e le competenze sono attribuite - o anche sottratte - all’Unione europea su decisione dei governi (si dice in tedesco Kompetenz Kompetenz).
Questa acquiescenza inaccettabile del Parlamento europeo alla arroganza del Consiglio del 21 giugno e del Consiglio europeo del 23 giugno, che non hanno nemmeno preso atto delle proposte della assemblea, è confermata dal fatto che la stessa presidente Roberta Metsola ha deciso di inviare una lettera semestrale ai presidenti di turno del Consiglio fino alla vigilia delle elezioni europee nel maggio 2024 per ricordare loro la risoluzione del Parlamento europeo del 9 giugno 2022.
In altri tempi e con un altro Parlamento europeo l’Assemblea avrebbe sdegnosamente risposto all’arroganza dei governi dicendo loro: “a nome dei cittadini europei che ci hanno eletto e di fronte alla vostra incapacità di decidere ci assumeremo noi il compito di elaborare, adottare e proporre alla ratifica dei parlamenti nazionali un progetto che sostituisca integralmente il Trattato di Lisbona e che entri in vigore fra coloro che ne accetteranno i principi fondamentali del superamento dei nazionalismi e delle sovranità assolute”. Quali portatori di speranze possiamo pensare di essere ancora e di “continuare ad agire nel giusto” se non ci batteremo per scardinare fino in fondo quel che ha provocato e provoca le guerre e spiegare ai nostri fratelli e alle nostre sorelle europei che l’unica strada per la pace passa attraverso il riconoscimento di una comune identità europea per superare la divisione del continente in stati solo apparentemente indipendenti?
Bruxelles, 3 luglio 2022
PETIZIONE PER L'INVIO DEI CASCHI BLU IN UCRAINA
Petizione per l’invio di Forze internazionali di interposizione in Ucraina
affinché tacciano le armi e si avvii un negoziato sulla pace e la sicurezza
Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha finalmente chiesto un immediato e temporaneo “cessate il fuoco” in Ucraina dopo sessanta giorni in cui hanno parlato solo le armi.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha già approvato nel 1950 la Risoluzione 377A (Uniting for peace) che autorizza la stessa Assemblea Generale a adottare – a maggioranza qualificata – le misure di peace keeping. Su questa base, quindi, sia i paesi membri dell’Unione Europea che gli Stati che si sono astenuti sulle risoluzioni di condanna della Russiapotrebbero chiedere la convocazione di una nuova Assemblea Generale Straordinaria che sostenga l’urgenza di una tregua immediata e che autorizzi l’invio in Ucraina delle Forze Internazionali di pace per garantirla.
I promotori della petizione sollecitano l’attivazione dello Statuto delle Nazioni Unite, in particolare il suo Capitolo VII che autorizza l’Assemblea Generale a decidere misure di peace keeping per iltramitedelle “Forze internazionali di pace” (i cosiddetti Caschi Blu) costituite in base al documento “United Nations Peacekeeping Operations: Principles and Guidelines” affinché sia garantito il rispetto del “cessate il fuoco”.
Fra i diritti essenziali o meglio come fondamento dei diritti essenziali la Carta delle Nazioni Unite del 1945, la Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo del 1948 e il Patto delle Nazioni Unite sui diritti civili e politici del 1966hanno posto nei rispettivi preamboli il principio della dignità umana.
Fra i crimini che l’armata russa sta compiendo e si prepara a perpetuare in Ucraina vi è il disprezzo della dignità umana su donne, minori e uomini, su tutta la popolazione civile.
La comunità internazionale e con essa l’OSCE e l’Unione europea non sono stati in grado, pur avendone la consapevolezza ed i mezzi, di prevedere la guerra scatenata senza giustificazione alcuna dalla Russia contro l’Ucraina e di far interrompere le operazioni militari.
L’UNICA STRADA A TALE PUNTO PERCORRIBILE APPARE L’INVIO IN UCRAINA - SU DECISIONE A MAGGIORANZA QUALIFICATA DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE DELLE FORZE DI INTERPOSIZIONE (I CASCHI BLU) PREVISTE PER GARANTIRE LE OPERAZIONI DI PEACE KEEPING LA CUI MISSIONE – È BENE RICORDARLO - NON È OFFENSIVA MA È NECESSARIA PER GARANTIRE IL RISPETTO DELLA DECISIONE DI FAR TACERE LE ARMI.
La gravità eccezionale di quel che sta avvenendo dal 24 febbraio in Ucraina e il rifiuto di Vladimir Putin, in primo luogo, di accettare l’avvio di un vero negoziato di pace esige ormai l’uso di strumenti eccezionali. Si tratta di una strada evidentemente difficile, ma l’immane tragedia umanitaria deve spingere la comunità internazionale a tentare di intraprendere anche le strade più impervie e con l’occasione dimostrare al mondo l’immagine che l’ONU è una Istituzione creata a garanzia della giustizia e della libertà dei popoli.
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Petition for the deployment of International Intervention Forces in Ukraine
to lay down arms and let negotiations on peace and security begin
The Secretary-General of the United Nations, Antonio Guterres, has finally called for an immediate and temporary "ceasefire" in Ukraine after sixty days of armed violence.
The General Assembly of the United Nations already approved Resolution 377a (Unitingfor peace) in 1950, which authorizes the General Assembly to adopt – by qualified majority – the measures of peace keeping. Therefore, both the member countries of the European Union and the States that abstained on the resolutions condemning Russiacould request the convening of a new Extraordinary General Assembly. Said Assembly could support the urgency of an immediate truce and authorize sending International Peace Forces to Ukraine to guarantee it.
The signatories of this petition urge the activation of the United Nations Statute, in particular its Chapter VII which authorizes the General Assembly to decide on peace keeping measuresthrough the"International Peace Forces" (the so-called Blue Helmets) established since the document "United Nations Peacekeeping Operations: Principles and Guidelines" to ensure compliance with the "ceasefire".
Among the essential rights, or as the basis of essential rights, the Charter of the United Nations of 1945, the Universal Declaration of Human Rights of 1948 and the United Nations Covenants on Civil, Political, Economic, Social and Cultural Rights of 1966have placed the principle of human dignity, mentioned in their respective preambles.
The contempt for human dignity regarding women, minors, men, and the whole civilian population, is just one of the heinous crimes committed by the Russian army. Content could reach its peak if the Moscow autocrat decided to parade the Ukrainian prisoners, humiliating them as the Soviets did on the Red Square in 1945 with the prisoners of the Third Reich.
The international community, mainly the OSCE and the European Union – while having the awareness and the means - have not been able to foresee the war unleashed by Russia against Ukraine without any justification and to bring military operations to a halt.
THE ONLY WAY FORWARD AT THIS POINT APPEARS TO BE THE DISPATCH TO UKRAINE OF INTERNATIONAL INTERPOSITION FORCES (THE BLUE HELMETS) TO GUARANTEE THE PEACE KEEPING OPERATIONS. THEIR MISSION – IT SHOULD BE REMINDED - IS NOT OFFENSIVE, BUT IT IS NECESSARY TO ENSURE COMPLIANCE WITH THE CEASEFIRE. THE DECISION SHOULD BE TAKEN BY A QUALIFIED MAJORITY OF THE GENERAL ASSEMBLY OF THE UNITED NATIONS, GOING BEYOND THE STALEMATE TAKING PLACE WITHIN THE SECURITY COUNCIL.
This intervention was also explicitly requested by the Ukrainian Parliament, which called for the deployment of a peacekeeping mission on Ukrainian territory, launching an appeal to the United Nations for international mediation. The exceptional gravity of what has been happening since February 24 in Ukraine and Vladimir Putin's refusal to accept the start of a genuine peace negotiation now requires the adoption of exceptional measures.
This is obviously a difficult road to undertake, but the immense humanitarian tragedy must push the international community to try to take even the most difficult roads and, on this occasion, to show the world that the UN is an institution created to guarantee justice, peace, and the freedom of peoples.
7-8 luglio 2022, Roma e Aprilia. CONFERENCE TOOLKIT evento Internazionale finale Conferenza Agare – “FROM NEW EUROPEAN STRATEGY TO EUROPEAN RURAL CITIZENSHIP”. Maggiori informazioni e PROGRAMMA.
8 luglio 2022, ore 11:00, Roma. A due mesi dalla chiusura ufficiale della Conferenza sul futuro dell’Europa (9 maggio 2022), il centro Europe Direct Città Metropolitana di Roma, in collaborazione con lo Europe Direct Università Roma Tre e il Centro di documentazione europea “A. Spinelli” della Sapienza Università di Roma, organizzano l’evento “Conferenza sul futuro dell’Europa – Cosa è stato e cosa sarà” per presentare alla cittadinanza i risultati della Conferenza sul Futuro dell’Europa e iniziare a delineare gli scenari futuri necessari a rafforzare la partecipazione attiva alla vita democratica europea. L’evento si svolgerà online e presso i locali del CDE “Altiero Spinelli della Sapienza Università di Roma, situato nella Facoltà di Economia. LOCANDINA. Sarà possibile seguire l'evento su Facebook: https://fb.me/e/1zGq1tdYY e su Linkedin: https://www.linkedin.com/video/event/urn:li:ugcPost:6948216954000175104/
9 luglio 2022, ore 10:00, Montepulciano. Luci sul lavoro celebra i 30 anni di Maastricht e progetta l’Unione europea del futuro prossimo. Evento promosso da: Associazione Jean Monnet, Movimento europeo Internazionale, Confederazione europea dei sindacati e SGIEurope presso la Fortezza Medicea di Montepulciano (SI). Per celebrare il 30° anniversario della firma del Trattato di Maastricht, l'evento offrirà l'opportunità di gettare un ponte tra i risultati di Maastricht e la sua continuità per il futuro dell'Europa. PROGRAMMA.
12 luglio 2022, ore 16:00-18:15. Webinar “Transformation” to “Regenerate the Planet and Regenerate Europe” promosso da Movimento Europeo-Italia e think tank The-EPE. Dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, sono state avanzate proposte come "Confederazione europea" o "Comunità politica europea". Con gli impegni presi, si tratterebbe di un nuovo livello di coordinamento, un'"Europa almeno a 36": UE 27 + Ucraina, Georgia e Moldova, Serbia, Montenegro, Albania, Macedonia del Nord, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo. Potrebbe essere aperto a candidati non UE ed ex membri dell'UE. Il Webinar del 12 giugno esplorerà quella che sarebbe la "nuova architettura" dell'Europa con un Consiglio d'Europa sui valori, una Confederazione Europea/Comunità Politica sui partenariati, un'Unione Europea e come potrebbe contribuire a rigenerare l'Europa, il Pianeta e una Società di Fiducia. Il primo panel si svolgerà in francese-italiano con traduzione simultanea. Il secondo e terzo panel si terranno solamente in lingua inglese. PROGRAMMA. Per partecipare, registrarsi al link: https://forms.gle/T2z7qTUbtyfqGKmUA.
L'ABC DELL'EUROPA DI VENTOTENE PICCOLO DIZIONARIO ILLUSTRATO
Globalizzazione - L'ABC dell'Europa di Ventotene
Continua la pubblicazione a puntate del dizionario illustrato "L'ABC dell'Europa di Ventotene" a cura di Nicola Vallinoto e illustrazioni di Giulia Del Vecchio (Ultima Spiaggia, Genova-Ventotene 2022, seconda edizione, licenza Creative Commons).
Globalizzazione di Nicola Vallinoto
Cosa è la globalizzazione?
E’ un processo globale che genera un numero crescente di relazioni economiche e sociali. Può essere vista come una spinta all’integrazione del nostro pianeta. La globalizzazione è come il cubo di Rubik. Ha sei facce che interagiscono: economica, ecologica, culturale, dei diritti, delle informazioni e del lavoro e della produzione. E ciascuna presenta pregi e difetti.
La globalizzazione economica è quella più conosciuta: finanza e commercio operano aldilà dei confini nazionali. Enormi flussi di denaro e tonnellate di merci si muovono ogni giorno da una parte all’altra del Pianeta. La finanza sfugge ai controlli degli Stati nazionali senza che esista un regolamento a livello globale che consenta di governare il flusso.
La globalizzazione delle informazioni: la rete internet consente la diffusione in tempo reale di informazioni da un capo all’altro del mondo. La conoscenza viene condivisa istantaneamente migliorando la capacità dell’uomo di rispondere ai problemi globali: la realizzazione di più vaccini in meno di 12 mesi dalla comparsa del virus Covid 19 è un esempio. Le informazioni che lasciamo in rete vengono gestite da pochi operatori globali che assumono un potere straordinario. I dati digitali diventano fonte di ricchezza e di controllo: sono l’equivalente del petrolio del XX Secolo.
La globalizzazione ecologica: i cambiamenti climatici ci mostrano che il pianeta non ha confini. Un disastro ambientale in un punto del globo ha ripercussioni in ogni angolo della Terra.