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CARE LETTRICI E CARI LETTORI

La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sul futuro dell’Europa.

Ecco l’indice della nostra newsletter

- Editoriale, che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità

- Petizione per l'invio dei Caschi Blu in Ucraina

- Eventi principali, sull’Europa in Italia e Testi in evidenza

- Agenda della settimana a cura del Movimento Europeo Internazionale

- L'ABC dell'Europa di Ventotene

- La Conferenza sul futuro dell'Europa

- Next Generation EU a cura di Euractiv

Siamo come sempre a vostra disposizione per migliorare il nostro servizio di comunicazione e di informazione e per aggiungere vostri eventi di interesse europeo nella speranza di poter contare su un vostro volontario contributo finanziario.

 

 


 L'EDITORIALE

La convenzione europea e il passo verso l’Europa federale

Come sanno le nostre lettrici e i nostri lettori, l’Unione europea è stata chiamata ad affrontare nel ventunesimo secolo delle sfide in parte attese e preparate da tempo come il passaggio dalle monete nazionali alla moneta unica, un passaggio deciso con il Trattato di Maastricht firmato nel 1992 ed effettuato dieci anni dopo il 1° gennaio 2002, ma in buona parte inattese come

  • il terrorismo di matrice islamica,
  • la crisi dei debiti sovrani,
  • l’aumento dei flussi migratori,
  • gli effetti del cambiamento climatico,
  • la società dell’intelligenza artificiale e soprattutto la trasformazione della società dell’informazione nella società che è stata chiamata 4.0 e si avvia ad essere 5.0,
  • la pandemia,
  • ed infine la guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina vissuta drammaticamente in tempo reale sui social al contrario delle altre numerose guerre che insanguinano il mondo.

In ognuna delle risposte date dall’Unione europea alle sfide del ventunesimo secolo gli europeisti hanno creduto di scorgere l’occasione – per qualcuno il rischio – per uscire dal metodo delle soluzioni emergenziali ed avviare finalmente il passaggio verso la Federazione europea, la fine delle apparenti sovranità assolute e della divisione del continente in Stati-nazione.

Quante volte abbiamo sentito dire in occasione delle risposte emergenziali che ci saremmo trovati “ad un passo dalla Federazione europea”  o verso gli Stati Uniti d’Europa ma abbiamo dovuto constatare ogni volta con rammarico che il potere di interdizione amministrativo, diplomatico, finanziario e politico dei potenti o prepotenti apparati nazionali aveva prevalso sul realismo pragmatico di chi riteneva che la capacità di governo del metodo federale sarebbe stata la migliore risposta all’anarchia del metodo confederale?

Il Trattato di Lisbona, nato dalle ceneri del cosiddetto trattato-costituzionale firmato dai vecchi e nuovi membri dell’Unione europea nell’ottobre 2004 a Roma, è stato la prova più evidente del potere di interdizione degli apparati nazionali che hanno confermato il principio confederale che riconosce agli Stati la “proprietà dei trattati” e il potere di affidare o sottrarre all’Unione una parte delle competenze nazionali concentrando di fatto – anche se non di diritto - nel Consiglio europeo dei capi di Stato o di governo la maggior parte delle decisioni.

Si è così rafforzato quello che Juergen Habermas ha chiamato il “federalismo degli esecutivi” che ha funzionato quando si è trattato di scegliere la via economicamente sbagliata dell’austerità come risposta alla crisi dei debiti sovrani ma è stato fortunatamente – potremmo dire fortunosamente – decisivo per dare una risposta all’emergenza della pandemia e poi dei suoi effetti economici e finanziari (aggravati dalle diseguaglianze create dieci anni prima dalle politiche di rigore e di austerità) ed è stato solo in parte decisivo nelle deboli sanzioni per cercare di frenare l’aggressività militare della Russia contro l’Ucraina.

Finita la fase del dialogo nella Conferenza sul futuro dell’Europa, il Parlamento europeo ha deciso il 9 giugno di accelerare il processo di revisione del Trattato di Lisbona indicando quelle parti che le sfide del ventunesimo secolo hanno mostrato in tutta la loro caducità ma affidandosi interamente al metodo apparentemente pragmatico sancito dai governi nello stesso Trattato di Lisbona che mantiene intatto il principio confederale secondo cui si riconosce agli Stati “la proprietà dei trattati” e si lascia a loro il potere di decidere se affidare o sottrarre all’Unione europea delle competenze nazionali.

Noi naturalmente auspichiamo che

  • sulla convocazione della convenzione prevista dal Trattato di Lisbona (art. 48.2) come “procedura di revisione ordinaria” si raggiunga rapidamente una maggioranza nel Consiglio europeo evitando la via della cosiddetta “procedura semplificata” che sarebbe privilegiata dalle diplomazie nazionali,
  • che la convenzione esprima un consenso pragmatico sulle prime proposte formulate dal Parlamento europeo e poi sugli approfondimenti che saranno elaborati dalla commissione per gli affari costituzionali -nonostante i dissensi manifestati nella Conferenza da alcuni governi e alcuni parlamentari nazionali,
  • che il consenso che potrebbe formarsi nella Convenzione non venga poi “triturato” dal metodo diplomatico della Conferenza intergovernativa,
  • che il progetto di revisione passi indenne dalle forche caudine delle ratifiche nazionali,
  • e che tutto ciò avvenga prima delle elezioni europee nel 2024 per mostrare alle opinioni pubbliche che l’Unione europea sarà dotata degli strumenti “per intervenire in modo più efficace durante le crisi future”.

Noi siamo anche convinti che le emergenze attuali possono essere affrontate e risolte sulla base dei trattati attuali

  • per dotare l’Unione di un sistema di intelligence comune capace di assicurare la sicurezza interna,
  • per aggiornare la governance economica e monetaria garante del progresso sociale,
  • per adottare ed implementare una politica comune sui flussi migratori conforme al principio della solidarietà,
  • per dotare l’Unione europea di un’autonomia strategica nel settore dell’intelligenza artificiale e per renderla più resiliente nella protezione della salute.

Siamo tuttavia convinti che i tre elementi fondamentali della sua autonomia strategica nelle dimensioni dell’unione fiscale, energetica e della difesa potranno essere fondati su politiche e procedure di decisioni efficaci e democratiche solo cambiando i trattati e che gli accordi sulle misure emergenziali potranno parallelamente rafforzare il consenso delle opinioni pubbliche sulla prospettiva di un’unione sempre più stretta alla vigilia delle elezioni europee nel 2024. 

Avendo lasciato intatto il principio secondo cui gli Stati restano i “padroni dei trattati” e che continuerà a spettare dunque agli Stati il potere di attribuire o sottrarre competenze all’Unione europea, temiamo tuttavia che - come è avvenuto in passato - la via tradizionale del metodo confederale non consentirà all’Unione europea di compiere un passo - che noi riteniamo indispensabile – verso l’Europa federale per cui serve il superamento delle sovranità assolute fissando contemporaneamente i confini politici fra quei popoli e quegli Stati che accetteranno questo superamento e chi vorrà chiudersi nella difesa di apparenti interessi nazionali.

Il metodo della convenzione e la successiva conferenza intergovernativa annulleranno inoltre il carattere innovativo e dinamico della democrazia partecipativa e del coinvolgimento deliberativo delle cittadine e dei cittadini che ha caratterizzato la Conferenza sul futuro dell’Europa e che ha esaltato positivamente la dimensione dei dibattiti transnazionali rispetto alla parcellizzazione nazionale del confronto politico che caratterizza le procedure tradizionali di revisione dei trattati.

Noi proponiamo che - se sarà convocata la convenzione sollecitata dal Parlamento europeo nella risoluzione del 9 giugno 2022 – vengano rilanciati e rafforzati gli strumenti del confronto fra la democrazia partecipativa e quella rappresentativa sia nella sua forma digitale (la “piattaforma” troppo frettolosamente chiusa dalla Commissione europea il 9 maggio 2022) sia nelle forme del dibattito transnazionale nei panel tematici coinvolgendo i poteri locali e regionali, il mondo dell’educazione e accademico, i portatori di interesse con una vasta mobilitazione dell’opinione pubblica.

L’obiettivo deve essere quello di preparare la campagna per le elezioni europee nel 2024 mettendo al centro delle scelte delle elettrici e degli elettori l’alternativa fra un modello di integrazione europea fondato su una sovranità condivisa, sul primato del diritto europeo e dunque il principio della non-discriminazione, su un’Europa unita che protegge, su una società che include non esclude e la conflittualità inevitabile fra apparenti interessi nazionali di un’Europa impotente in un mondo globalizzato.

Dopo le elezioni europee nel 2024, il Parlamento europeo potrà così farsi carico di un lavoro di scrittura costituente che – se avrà prevalso il primo modello – dovrà tradursi in un progetto di natura federale da sottoporre ad un confronto con i parlamenti nazionali, essere perfezionato ed essere infine approvato o respinto dalle cittadine e dai cittadini in un referendum paneuropeo al fine di rendere l’Unione europea capace di accogliere nuovi Stati o di gettare le basi di un insieme di sistemi che agiscano secondo il metodo dell’integrazione differenziata.

Roma-Bruxelles, 13 giugno 2022

coccodrillo

 

 

 


PETIZIONE PER L'INVIO DEI CASCHI BLU IN UCRAINA

Petizione per l’invio di Forze internazionali di interposizione in Ucraina

affinché tacciano le armi e si avvii un negoziato sulla pace e la sicurezza

Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha finalmente chiesto un immediato e temporaneo “cessate il fuoco” in Ucraina dopo sessanta giorni in cui hanno parlato solo le armi.

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha già approvato nel 1950 la Risoluzione 377A (Uniting for peace) che autorizza la stessa Assemblea Generale a adottare – a maggioranza qualificata – le misure di peace keeping. Su questa base, quindi, sia i paesi membri dell’Unione Europea che gli Stati che si sono astenuti sulle risoluzioni di condanna della Russia potrebbero chiedere la convocazione di una nuova Assemblea Generale Straordinaria che sostenga l’urgenza di una tregua immediata e che autorizzi l’invio in Ucraina delle Forze Internazionali di pace per garantirla.  

I promotori della petizione sollecitano l’attivazione dello Statuto delle Nazioni Unite, in particolare il suo Capitolo VII che autorizza l’Assemblea Generale a decidere misure di peace keeping per il tramite delle “Forze internazionali di pace” (i cosiddetti Caschi Blu) costituite in base al documento “United Nations Peacekeeping Operations: Principles and Guidelines” affinché sia garantito il rispetto del “cessate il fuoco”.

Fra i diritti essenziali o meglio come fondamento dei diritti essenziali la Carta delle Nazioni Unite del 1945, la Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo del 1948 e il Patto delle Nazioni Unite sui diritti civili e politici del 1966 hanno posto nei rispettivi preamboli il principio della dignità umana.

Fra i crimini che l’armata russa sta compiendo e si prepara a perpetuare in Ucraina vi è il disprezzo della dignità umana su donne, minori e uomini, su tutta la popolazione civile.

La comunità internazionale e con essa l’OSCE e l’Unione europea non sono stati in grado, pur avendone la consapevolezza ed i mezzi, di prevedere la guerra scatenata senza giustificazione alcuna dalla Russia contro l’Ucraina e di far interrompere le operazioni militari.

L’UNICA STRADA A TALE PUNTO PERCORRIBILE APPARE L’INVIO IN UCRAINA - SU DECISIONE A MAGGIORANZA QUALIFICATA DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE DELLE FORZE DI INTERPOSIZIONE (I CASCHI BLU) PREVISTE PER GARANTIRE LE OPERAZIONI DI PEACE KEEPING LA CUI MISSIONE – È BENE RICORDARLO - NON È OFFENSIVA MA È NECESSARIA PER GARANTIRE IL RISPETTO DELLA DECISIONE DI FAR TACERE LE ARMI.

La gravità eccezionale di quel che sta avvenendo dal 24 febbraio in Ucraina e il rifiuto di Vladimir Putin, in primo luogo, di accettare l’avvio di un vero negoziato di pace esige ormai l’uso di strumenti eccezionali. Si tratta di una strada evidentemente difficile, ma l’immane tragedia umanitaria deve spingere la comunità internazionale a tentare di intraprendere anche le strade più impervie e con l’occasione dimostrare al mondo l’immagine che l’ONU è una Istituzione creata a garanzia della giustizia e della libertà dei popoli. 

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Petition for the deployment of International Intervention Forces in Ukraine

to lay down arms and let negotiations on peace and security begin

The Secretary-General of the United Nations, Antonio Guterres, has finally called for an immediate and temporary "ceasefire" in Ukraine after sixty days of armed violence.

The General Assembly of the United Nations already approved Resolution 377a (Uniting for peace) in 1950, which authorizes the General Assembly to adopt – by qualified majority – the measures of peace keeping. Therefore, both the member countries of the European Union and the States that abstained on the resolutions condemning Russia could request the convening of a new Extraordinary General Assembly. Said Assembly could support the urgency of an immediate truce and authorize sending International Peace Forces to Ukraine to guarantee it.

The signatories of this petition urge the activation of the United Nations Statute, in particular its Chapter VII which authorizes the General Assembly to decide on peace keeping measures through the "International Peace Forces" (the so-called Blue Helmets) established since the document "United Nations Peacekeeping Operations: Principles and Guidelines" to ensure compliance with the "ceasefire".

Among the essential rights, or as the basis of essential rights, the Charter of the United Nations of 1945, the Universal Declaration of Human Rights of 1948 and the United Nations Covenants on Civil, Political, Economic, Social and Cultural Rights of 1966 have placed the principle of human dignity, mentioned in their respective preambles.

The contempt for human dignity regarding women, minors, men, and the whole civilian population, is just one of the heinous crimes committed by the Russian army. Content could reach its peak if the Moscow autocrat decided to parade the Ukrainian prisoners, humiliating them as the Soviets did on the Red Square in 1945 with the prisoners of the Third Reich.

The international community, mainly the OSCE and the European Union – while having the awareness and the means - have not been able to foresee the war unleashed by Russia against Ukraine without any justification and to bring military operations to a halt.

THE ONLY WAY FORWARD AT THIS POINT APPEARS TO BE THE DISPATCH TO UKRAINE OF INTERNATIONAL INTERPOSITION FORCES (THE BLUE HELMETS) TO GUARANTEE THE PEACE KEEPING OPERATIONS. THEIR MISSION – IT SHOULD BE REMINDED - IS NOT OFFENSIVE, BUT IT IS NECESSARY TO ENSURE COMPLIANCE WITH THE CEASEFIRE. THE DECISION SHOULD BE TAKEN BY A QUALIFIED MAJORITY OF THE GENERAL ASSEMBLY OF THE UNITED NATIONS, GOING BEYOND THE STALEMATE TAKING PLACE WITHIN THE SECURITY COUNCIL.

This intervention was also explicitly requested by the Ukrainian Parliament, which called for the deployment of a peacekeeping mission on Ukrainian territory, launching an appeal to the United Nations for international mediation. The exceptional gravity of what has been happening since February 24 in Ukraine and Vladimir Putin's refusal to accept the start of a genuine peace negotiation now requires the adoption of exceptional measures.

This is obviously a difficult road to undertake, but the immense humanitarian tragedy must push the international community to try to take even the most difficult roads and, on this occasion, to show the world that the UN is an institution created to guarantee justice, peace, and the freedom of peoples. 

SOTTOSCRIVI LA PETIZIONE SU CHANGE.ORG

 

 


IN EVIDENZA

ARTICOLI E TESTI DELLA SETTIMANA

  • 15 giugno 2022, ore 17:00, Roma. Incontro dal titolo “Dalle proposte della Conferenza sul futuro dell’Europa (CoFoE) al rilancio costituzionale europeo” promosso dalla Fondazione Lelio e Lisli Basso e il Movimento europeo con il supporto della Rappresentanza in Italia della Commissione europea – Progetto “L’Europa chiama il futuro”. L’incontro si svolgerà in modalità mista (presenza/distanza) e sarà trasmesso in streaming su: https://youtu.be/na4xz-8ljbg. LOCANDINA.
  • 15 giugno 2022, ore 17:00, Roma. LECTIO MAGISTRALIS di Enrico Giovannini, Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, su “Per un’Europa più sostenibile e resiliente: dalla teoria alla pratica” presso la Sala Perin del Vaga dell’Istituto Luigi Sturzo (Via delle Coppelle, 35, Roma) e live sui canali Facebook e YouTube dell’Istituto. INVITO.
  • 20 giugno 2022, ore 11:00, Roma. "Per una proposta di pace dell'Unione europea" Conferenza stampa di presentazione dell'appello promosso da ANPI, ARCI, Movimento Europeo, Rete italiana Pace e Disarmo, Marco Tarquinio. "(...) L'Unione Europea deve immediatamente operare con una sola voce, con la spinta concorde del Parlamento Europeo e della Commissione, diventando un affidabile intermediatore e non delegando agli Stati Uniti d’America e alla NATO decisioni che riguardano in primo luogo l’Europa. Si aprano subito negoziati per un definitivo accordo di pace! (...)". LOCANDINA.
  • 24 giugno 2022, ore 10:00-13:00, Roma. Convegno “Comunicazione pubblica e istituzionale, diritto fondamentale nella traiettoria europea” promosso da Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale e Movimento europeo Italia. L'incontro si svolgerà presso lo Spazio Europa della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea (Via Quattro Novembre, 149 - Roma). La partecipazione è gratuita con posti limitati. Per ragioni organizzative e di sicurezza è necessario accreditarsi tramite l’indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. PROGRAMMA.
  • 12 luglio 2022, ore 16:00-18:15. Webinar “Transformation” to “Regenerate the Planet and Regenerate Europe” promosso da Movimento Europeo-Italia e think tank The-EPE. Dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, sono state avanzate proposte come "Confederazione europea" o "Comunità politica europea". Con gli impegni presi, si tratterebbe di un nuovo livello di coordinamento, un'"Europa almeno a 36": UE 27 + Ucraina, Georgia e Moldova, Serbia, Montenegro, Albania, Macedonia del Nord, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo. Potrebbe essere aperto a candidati non UE ed ex membri dell'UE. Il webinar del 12 giugno esplorerà quella che sarebbe la "nuova architettura" dell'Europa con un Consiglio d'Europa sui valori, una Confederazione Europea/Comunità Politica sui partenariati, un'Unione Europea e come potrebbe contribuire a rigenerare l'Europa, il Pianeta e una Società di Fiducia. Il primo panel si svolgerà in francese-italiano con traduzione simultanea. Il secondo e terzo panel si terrà solamente in lingua inglese. Per partecipare, registrarsi al link: https://forms.gle/T2z7qTUbtyfqGKmUA. PROGRAMMA.

 

ARTICOLI E TESTI DELLA SETTIMANA

 

 


 AGENDA EUROPEA

13-19 June 2022

Monday 13 June

Tuesday 14 June

Wednesday 15 June

Thursday 16 June

Friday 17 June

Saturday 18 June

Sunday 19 June

 

 


L'ABC DELL'EUROPA DI VENTOTENE
PICCOLO DIZIONARIO ILLUSTRATO

Euro - L'ABC dell'Europa di Ventotene

Continua la pubblicazione a puntate del dizionario illustrato "L'ABC dell'Europa di Ventotene" a cura di Nicola Vallinoto e illustrazioni di Giulia Del Vecchio (Ultima Spiaggia, Genova-Ventotene 2022, licenza Creative Commons).

Euro di Mario Leone

L’Euro è la moneta che usiamo tutti i giorni per fare o ricevere i nostri pagamenti, su tutto il territorio degli Stati dell’Unione europea (UE) che hanno sottoscritto il Trattato di Maastricht, originariamente, o che hanno fatto adesione, successivamente. Condividiamo questa moneta con oltre 340 milioni di persone. L’Euro è il simbolo della nostra unità europea ed è anche fortemente rappresentativo della forza dell’Unione nel mondo.

Quando nasce la moneta unica europea.

L’Euro non è da sempre la nostra moneta, ha sostituito tutte le monete nazionali dei Paesi che hanno aderito alla “zona Euro”, gradualmente. Infatti, il 1° gennaio 1999, 11 paesi dell’UE hanno fissato i loro tassi di cambio, nell’ambito dell’Unione economica e monetaria (UEM) adottando una politica monetaria unica e introducendo, appunto, l’Euro: prima utilizzata come “moneta elettronica” (da utilizzare nei conti bancari e postali), poi, dal 2002, appunto, anche materialmente nelle nostre mani con banconote e monete. Il tasso di cambio misura la “quantità” di moneta di un Paese estero che posso acquistare con una certa “quantità” di moneta del mio Paese.

Continua su: https://www.peacelink.it/europace/a/49059.html

 

 


CONFERENZA SUL FUTURO DELL’EUROPA

 

 


NEXT GENERATION EU

 

 

 

 

 

 

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Democrazia - L'ABC dell'Europa di Ventotene

Continua la pubblicazione a puntate del dizionario illustrato "L'ABC dell'Europa di Ventotene" a cura di Nicola Vallinoto e illustrazioni di Giulia Del Vecchio (Ultima Spiaggia, Genova-Ventotene 2022, licenza Creative Commons). Vi segnaliamo il link alla presentazione online del 9 maggio con gli autori e le autrici del dizionario: https://youtu.be/svmRjMaH8ww


Democrazia di Roberto Castaldi

Democrazia diretta e rappresentativa
La parola democrazia deriva dal greco demos popolo e cratos potere, e stava ad indicare una forma di governo in cui il potere era esercitato direttamente dal popolo. Questo perché in una piccola città le persone potevano tutte riunirsi in una grande piazza. In realtà, anche nell’antichità, ciò era possibile solo perché molte persone erano escluse dalla partecipazione alla vita pubblica: donne, schiavi, ecc.

Nella modernità si sono affermate unità statali molto più grandi e un’assemblea di tutto il popolo sarebbe impossibile. Così la democrazia ha assunto la forma di una democrazia rappresentativa, in cui il popolo sceglie periodicamente e pacificamente, mediante le elezioni, i propri governanti e ha quindi la possibilità di confermarli o di sostituirli alle elezioni successive. 


Continua su: https://www.peacelink.it/europace/a/49058.html

 

 

 

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PROVE DI UNITÀ

Il Consiglio europeo straordinario dello scorso 30 e 31 maggio ha avuto come obiettivo quello di dare una risposta unitaria ai tre temi che maggiormente preoccupano i paesi e cioè: la crisi degli approvvigionamenti energetici, la sicurezza alimentare, la difesa e la sicurezza europea.

Gli impatti di queste tre politiche, tra loro strettamente collegate, sono tutti riconducibili all’andamento del conflitto Ucraino-Russo e alla risposta che anche l’Unione saprà dare per arginare le conseguenze che lo stesso potrebbe ulteriormente provocare nel tempo, oltre alla già innescata crisi economica-finanziaria, e cioè una vera e propria crisi alimentare ed umanitaria globale.

Al di là delle ragioni, o dei principi alla base di questo conflitto, di cui da oltre 100 giorni si discute ampiamente sui diversi media, ufficiali e non, che non sono argomento di analisi in questa sede, è opinione diffusa che le decisioni prese dovrebbero essere tali da incidere sui tempi di durata della guerra, spingendo la parte colpita dalle sanzioni - entro breve tempo - ad adire ad un serio tavolo negoziale per la pace.

A prima vista sembra piuttosto palese per quanto riguarda i tempi di attuazione concordati, che le sanzioni non verranno messe in pratica a breve. Troppi infatti sono i vincoli di governance, decisionali, economici, finanziari, di opportunità politica , in cui tutto il mondo e in particolare l’Unione Europea, sembra essersi imbrigliato nel corso del tempo, in nome di una voluta a-tutti-i-costi globalizzazione  economica, di un relativo abbattimento dei costi di produzione (in particolare quelli dei prodotti energetici ed alimentari), nella speranza che grazie a questa apertura e globalizzazione dell’economia certi pericoli di guerra potessero essere esorcizzati almeno in Europa.  Tutto questo in mancanza di un piano ‘B’, vale a dire di una visione che privilegiasse l’autonomia strategica dell’Unione a garanzia della sua resilienza e di un suo ruolo autonomo a livello internazionale.  Ecco, dunque, che proprio quei settori, considerati per eccellenza strategici, in quanto essenziali per la sopravvivenza e lo sviluppo dell’Unione, non hanno avuto la dovuta attenzione, condizionando oggi quelle scelte a sostegno del rispetto dei diritti umani. Gli accordi commerciali e modelli di vita esportati verso mercati sempre più ampi, non sono risultati in grado di poter frenare o eliminare vecchi asti tra popoli o paesi, che sembravano finalmente assopiti, grazie a false idee di possibili prosperità da realizzare attraverso accordi commerciali tra paesi. E’ invece avvenuto ciò che nessuno pensava potesse di nuovo accadere in Europa: una sanguinosa e devastante guerra, in cui direttamente o indirettamente ci troviamo coinvolti.    

Di fronte a questa realtà, tutti sono d’accordo – almeno nelle dichiarazioni ufficiali e pubbliche - che occorre cambiare, essere uniti e solidali e bisogna farlo in tempi stretti.

Ma all’atto pratico è realmente così? Oppure, difronte a questa crisi, non si sta procedendo nuovamente a piccoli passi malgrado la situazione umanitaria richieda veri e propri passi da gigante?

Il Consiglio europeo si è riunito in sessione straordinaria proprio per dare una risposta comune a questi interrogativi. Vediamo cosa è stato a fatica concordato.

Il Consiglio Europeo straordinario ha innanzitutto confermato la pressione sulla Russia attraverso un sesto pacchetto di sanzioni che riguarda principalmente l’approvvigionamento del petrolio greggio e dei prodotti petroliferi forniti dalla Russia. Al di là del fatto che le misure previste entreranno in funzione per quasi tutti i paesi solo tra otto mesi, invece per alcune nazioni, tra le quali la Germania e la Polonia (che si approvvigionano attraverso l’oleodotto di Druzhba), sono previste deroghe ‘temporali’ senza però alcuna indicazione di una data certa, mentre l’Ungheria addirittura ha ottenuto una deroga fino al 2024.

E’ stato inoltre previsto un aiuto finanziario all’Ucraina per la futura ricostruzione del paese pari a 9 milioni di euro, nonché la creazione di una piattaforma per la ricostruzione che riunirà Governo ucraino, l’Unione europea e gli Stati membri, la Banca Centrale Europea (BCE), altri istituti finanziari ed esperti internazionali. Ma per questo occorrerà attendere la fine del conflitto che però non si prevede vicina.

I beni confiscati degli oligarchi verranno indirizzati alla ricostruzione dell’Ucraina, ma non quelli – che non saranno neppure confiscati - del patriarca Kirill, come da espressa richiesta dell’Ungheria. Infine, sempre nell’ambito delle misure prese con il sesto pacchetto di sanzioni, si è confermato il sostegno militare a Kiev nonché ci si è dati appuntamento per il prossimo Consiglio europeo di giugno per affrontare la questione politica della domanda di adesione del paese insieme a quelle della Moldavia, e della Giorgia.

Il Consiglio europeo, infine, si è dichiarato favorevole ad assicurare il rispetto dei diritti umani in Bielorussia compreso quello di nuove elezioni democratiche.

Per quanto riguarda le sanzioni, appare dunque quanto l’Unione sia ancora estremamente fragile, nelle decisioni che debbono essere prese all’unanimità. E’ stato necessario infatti mediare al ribasso per poter decidere in modo unanime e questo sicuramente a svantaggio di una situazione che col passar del tempo ha non solo più vittime ucraine e russe ma anche conseguenze per il mondo intero, mentre l’opinione pubblica si sta via via distogliendo dalla tragedia in corso.

Ma questa mancanza di unanimità dovuta a bisogni economici, sociali e finanziari dei vari paesi nasce sempre da una carenza strutturale dell’Unione: la mancanza di una visione e programmazione strategica (e relativa pianificazione integrata) sui settori vitali, quali quello energetico, il settore alimentare e quello di difesa comune. In tutti questi settori, l’Unione pur concordando su principi base comuni, non ha impostato ed attuato una vera programmazione strategica e quindi di fatto ora è scoperta. Ogni Stato si muoveva autonomamente secondo i propri bisogni nazionali. Questa impostazione si è rilevata il vero tallone d’Achille dell’Unione che oggi si trova a dir poco ‘ricattata’ nell’acquisto di prodotti energetici dalla Russia per soddisfare dei bisogni primari nazionali malgrado la gravità di una situazione che non può essere accettata in termini di rispetto di diritti umani.

Per quanto riguarda la strategia alimentare, si tratta più che di una questione strettamente europea di un problema mondiale. L’Europa ne è colpita per quanto riguarda i costi e le possibili conseguenze che una carestia mondiale può comportare (migrazioni massicce).  Il dossier è pertanto un vero e proprio dossier dell’ONU /Fao. II Consiglio europeo, quindi, ha chiesto ai 27 stati di attuare al più presto le azioni previste in ambito PAC, ma soprattutto ‘ha chiesto un coordinamento internazionale efficace per garantire una risposta globale in materia di sicurezza alimentare a livello mondiale’.  A tal fine, è necessario infatti un coordinamento internazionale, che si basi su tre pilastri fondamentali: commercio, solidarietà e produzione, per poter calmierare i prezzi dei prodotti agricoli e soprattutto l’approvvigionamento dei cereali. La Commissione europea studierà inoltre su richiesta del Consiglio europeo come mobilitare risorse del Fondo europeo di sviluppo a sostegno dei paesi più colpiti dalla crisi alimentare.

Per quanto riguarda il settore energetico, il Consiglio europeo ha ricordato gli impegni presi per la lotta al cambiamento climatico che si intendono confermati e il piano REPowerEU finalizzato alla riduzione dell’Unione dai combustibili fossili russi. Obiettivo è ridurre rapidamente la dipendenza energetica europea da Mosca diversificando quanto più possibile i paesi da cui ci si di approvvigiona, aprendo la piattaforma dell’UE per gli acquisti energetici anche ai Balcani, chiedendo alla Commissione di valutare insieme ai partner internazionali proposte per il contenimento dei prezzi delle materie prime, considerando tra le possibili ipotesi anche la proposta italiana di un ‘price cap’ temporaneo alle importazioni. Il Consiglio europeo ha sottolineato inoltre l’importanza da una parte di una strategia comune di acquisto e dall’altra di un’accelerazione nella diffusione delle energie rinnovabili attraverso una semplificazione delle procedure di autorizzazione e un polo industriale per ricerca ed innovazione a sostegno della transizione energetica nei diversi settori (solare, eolico ecc) . Nel disegnare questa strategia, dovranno essere considerate le caratteristiche geografiche di determinati Stati membri (in particolare del sud), soprattutto ai fini della interconnessione di reti europee del gas e dell’elettricità e delle energie rinnovabili. Inoltre, è stata sottolineata l’opportunità e la necessità di un piano europeo energetico coordinato per fronteggiare possibili gravi interruzioni future di approvvigionamento, oltre a un piano energetico di stoccaggio del gas in vista del prossimo inverno.

Sicuramente per quanto riguarda il settore energetico, sembra essere evidente l’urgenza di un’azione unitaria dell’Unione. Anche qui però sia per la diversificazione nell’approvvigionamento dei combustibili, sia per le diverse fonti rinnovabili a sostegno delle quali si auspica una importante attività di ricerca e innovazione, sia per la costruzione di impianti di stoccaggio europei e di reti di distribuzioni europee….l’Unione è in ritardo. Tutto ciò presuppone infatti investimenti pluriennali, risorse che sicuramente eccedono quelle del bilancio europeo e tempi di realizzazione pluriennali ….

La decisione di non ricorrere a risorse Russe può infatti essere immediata e realizzabile solo se si può contare su un’alternativa economicamente, finanziariamente e socialmente sostenibile.

Last but not the least , altro tema trattato è stato quello della Difesa e sicurezza. L’Unione europea ha preso atto della necessità di un forte coordinamento in questo settore, in perfetta condivisione e in complementarità con i principi della NATO di cui fa parte.  E’ necessario anche in questo settore continuare a mappare le capacità di difesa europee, rafforzando la capacità del settore industriale tecnologico europeo, sviluppando a questo fine anche il ruolo della Banca europea a sostegno della sicurezza e della difesa europea in linea con la recente iniziativa della Bussola europea per la difesa.

Anche in questo settore, il tempo non gioca a favore dell’autonomia strategica dell’Unione. Sembriamo esserci svegliati ‘di botto’ da un profondo sonno in cui non siamo stati in grado di guardare ed interpretare tutto ciò che accadeva intorno a noi, i nostri alleati, i paesi non alleati…. Un brusco risveglio che di nuovo ci trova impreparati.

Le decisioni del Consiglio europeo sono sicuramente importanti perché sempre di più ci si rende conto della assoluta necessità di essere uniti, solidali, integrati in tutti i settori, ma di fatto sono un’ammissione delle proprie fragilità, delle proprie criticità e della necessità di una rapida soluzione. Quest’ultima però non potrà essere presa per mancanza di alternative immediate e non finanziabili con risorse del bilancio europeo. Anche alla luce delle difficoltà del negoziato che si è affrontato con alcuni paesi, in particolare l’Ungheria, per una decisione per altro non immediata per l’energia, la domanda che a questo punto viene spontanea è: con che modalità e in che termini l’Unione riuscirà a realizzare queste indicazioni con l’attuale sistema decisionale? In quali tempi e con quali risorse? Mentre tutto intorno a noi manda un solo e unico avvertimento: non possiamo permetterci più ulteriori ritardi.

 

Roma, 6 giugno 2022                                                            

Anna Maria Villa

 

 

 

 

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