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L’Europa non è in guerra, come ha detto per tre volte in un suo intervento televisivo alla “Nazione” il presidente francese Emmanuel Macron, ma le conseguenze della pandemia dopo la pandemia saranno devastanti (e lo sono in parte già adesso) non solo per i sistemi produttivi – lavoratori e imprese – ma per l’insieme delle nostre società.

E’ sufficiente pensare al vuoto che si è creato nelle nostre comunità per la strage di persone anziane e al vuoto pedagogico ed educativo che si sta creando nelle scuole di ordine e grado e nelle università laddove gli studenti non possono seguire i corsi online.

Da due mesi l’argomento principale nei dibattiti fra governi, nelle istituzioni europee e fra esperti è legato ad una domanda che potremmo sintetizzare in modo drammaticamente banale: chi (e come) pagherà il conto finanziario delle conseguenze della pandemia dopo la pandemia?

Certamente la questione di chi si farà carico del debito pubblico europeo o dell’insieme dei debiti pubblici nazionali che cresceranno inevitabilmente parallelamente alla decrescita del reddito europeo lordo è centrale per le decisioni che dovranno essere prese nelle prossime settimane sapendo che il calcolo del reddito è diverso da quello del prodotto perché ad esso bisogna aggiungere i profitti delle imprese e i salari.

Sarà centrale la questione delle entrate e delle spese del bilancio europeo sapendo che, se esso rimanesse incatenato alla percentuale scandalosamente irrisoria di poco più dell’1% del PIL europeo, il costo di quello che viene ormai chiamato lo Europeam Recovery Plan (che qualcuno chiama in modo abusivo Marshall Plan) inciderebbe drasticamente non solo su altre linee di bilancio “tradizionali” come la PAC (politica agricola comune) che copre attualmente il 38% delle spese europee e le più modeste linee di bilancio dell’Europa per cittadini che sono linfa vitale per le attività non profit e di volontariato ma anche per quell’altro piano che “fu” (?) al centro del programma della Commissione europea sotto il nome di European Green Deal  e per cui era stato preventivato un ammontare totale di mille miliardi di Euro.

Non vorremmo che la discussione su chi pagherà il conto fra gli Stati e degli Stati mettesse il silenziatore su problemi di società (delle società) di quella che Willy Brandt aveva chiamato la Europaeische Gesellschaft Politik (EGP) e cioè la politica della società che è ben più della politica sociale.

All’interno della politica della società vi è in primo luogo quella “clausola sociale orizzontale” che sopravvisse nella costituzione europea e poi nel Trattato di Lisbona al dibattito sulle questioni sociali (che qualcuno avrebbe voluto cancellare fra i temi della Convenzione sul futuro dell’Europa) e che recita testualmente

nella definizione e nell’attuazione delle sue politiche e azioni, l’Unione tiene conto delle esigenze connesse con la promozione di un alto livello di occupazione (sapendo che l’art. 3 del Trattato sull’Unione europea pone fra i suoi obiettivi “una economia sociale di mercato – ahimè – fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale”), la garanzia di un’adeguata protezione sociale, la lotta all’esclusione sociale e un elevato livello di istruzione, formazione e tutela della salute umana(art. 9 TFUE).

e che ha trovato una sua traduzione politica nel Pilastro Sociale adottato a Göteborg nel novembre 2017 e che attende di essere implementato giuridicamente passando dalle parole solenni ai fatti.

Vi sono poi gli articoli  24 e 25 della Carta dei diritti fondamentali (che la Convenzione aveva inizialmente dimenticato di aggiungere) dedicati ai diritti dei minori e degli anziani per non parlare di tutto l’ex-pilastro dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia rimasto sostanzialmente fermo al Programma di  Stoccolma del 2010, un settore in cui è stato privilegiato un apparente diritto alla sicurezza piuttosto che la sicurezza dei diritti.

Il piano europeo per la ricostruzione, che sarà finanziariamente al centro del prossimo Quadro Finanziario Pluriennale (che noi chiediamo insistentemente per una periodicità quinquennale e non settennale), dovrà essere aggiuntivo e non sostitutivo delle spese attualmente previste in materia di PAC, di coesione economica, sociale e territoriale, di ricerca e sviluppo tecnologico, di fondo sociale europeo, di Europa dei e per i cittadini, di cultura e – last but not least – di azioni esterne come la cooperazione allo sviluppo e l’aiuto umanitario insieme al sostegno per i paesi candidati all’adesione.

Per questa ragione noi chiediamo un ammontare complessivo quinquennale di 2000 miliardi di Euro.

Insieme e meglio al di sopra del piano europeo per la ricostruzione, la Commissione europea deve avere l’ambizione e il coraggio di elaborare, di proporre e discutere con il Parlamento europeo (che dovrebbe poi assumere la leadership costituente del suo follow up) e di fronte all’opinione pubblica un “progetto per l’Europa “ in una prospettiva di lungo periodo.

Si deve avviare un dibattito su una radicale trasformazione delle strutture economiche e sociali con elementi programmatici legati alla uguaglianza delle opportunità, alla riorganizzazione dello spazio, al ruolo delle città, alla organizzazione della mobilità, alla redistribuzione del tempo e del tempo di lavoro, alle forme della partecipazione, all’auto-organizzazione sociale e all’auto-organizzazione nell’economia e al futuro della cooperazione, alla democrazia economica, alla formazione permanente e allo sviluppo della comunicazione e dell’informazione.

In questo quadro è importante fare sempre riferimento ai diciassette Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile adottati dalle Nazioni Unite nel quadro dell’Agenda 2030 e ispirarsi a proposte come quelle contenute nel rapporto Boosting Investments in Social Infrastructure in Europe coordinato da Romano Prodi.

E’ evidente che un progetto siffatto per l’Europa pone una questione ineludibile delle conseguenze per la democrazia, per le democrazie e sulla necessità di uscire dai riti paralizzanti dei meccanismi intergovernativi con l’obiettivo di colmare il vuoto che separa i valori insiti nelle società europee e le incrostazioni esistenti nelle istituzioni.

In definitiva e molto semplicemente si tratta di cambiare le istituzioni per rendere il sistema europeo più trasparente, più democratico e più resiliente.

 

coccodrillo

 

 

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Un programma per l’Europa: oltre le finanze

L’Europa non è in guerra, come ha detto per tre volte in un suo intervento televisivo alla “Nazione” il presidente francese Emmanuel Macron, ma le conseguenze della pandemia dopo la pandemia saranno devastanti (e lo sono in parte già adesso) non solo per i sistemi produttivi – lavoratori e imprese – ma per l’insieme delle nostre società.

E’ sufficiente pensare al vuoto che si è creato nelle nostre comunità per la strage di persone anziane e al vuoto pedagogico ed educativo che si sta creando nelle scuole di ordine e grado e nelle università laddove gli studenti non possono seguire i corsi online.

Da due mesi l’argomento principale nei dibattiti fra governi, nelle istituzioni europee e fra esperti è legato ad una domanda che potremmo sintetizzare in modo drammaticamente banale: chi (e come) pagherà il conto finanziario delle conseguenze della pandemia dopo la pandemia?

Certamente la questione di chi si farà carico del debito pubblico europeo o dell’insieme dei debiti pubblici nazionali che cresceranno inevitabilmente parallelamente alla decrescita del reddito europeo lordo è centrale per le decisioni che dovranno essere prese nelle prossime settimane sapendo che il calcolo del reddito è diverso da quello del prodotto perché ad esso bisogna aggiungere i profitti delle imprese e i salari.

Sarà centrale la questione delle entrate e delle spese del bilancio europeo sapendo che, se esso rimanesse incatenato alla percentuale scandalosamente irrisoria di poco più dell’1% del PIL europeo, il costo di quello che viene ormai chiamato lo Europeam Recovery Plan (che qualcuno chiama in modo abusivo Marshall Plan) inciderebbe drasticamente non solo su altre linee di bilancio “tradizionali” come la PAC (politica agricola comune) che copre attualmente il 38% delle spese europee e le più modeste linee di bilancio dell’Europa per cittadini che sono linfa vitale per le attività non profit e di volontariato ma anche per quell’altro piano che “fu” (?) al centro del programma della Commissione europea sotto il nome di European Green Deal  e per cui era stato preventivato un ammontare totale di mille miliardi di Euro.

Non vorremmo che la discussione su chi pagherà il conto fra gli Stati e degli Stati mettesse il silenziatore su problemi di società (delle società) di quella che Willy Brandt aveva chiamato la Europaeische Gesellschaft Politik (EGP) e cioè la politica della società che è ben più della politica sociale.

All’interno della politica della società vi è in primo luogo quella “clausola sociale orizzontale” che sopravvisse nella costituzione europea e poi nel Trattato di Lisbona al dibattito sulle questioni sociali (che qualcuno avrebbe voluto cancellare fra i temi della Convenzione sul futuro dell’Europa) e che recita testualmente

nella definizione e nell’attuazione delle sue politiche e azioni, l’Unione tiene conto delle esigenze connesse con la promozione di un alto livello di occupazione (sapendo che l’art. 3 del Trattato sull’Unione europea pone fra i suoi obiettivi “una economia sociale di mercato – ahimè – fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale”), la garanzia di un’adeguata protezione sociale, la lotta all’esclusione sociale e un elevato livello di istruzione, formazione e tutela della salute umana(art. 9 TFUE).

e che ha trovato una sua traduzione politica nel Pilastro Sociale adottato a Göteborg nel novembre 2017 e che attende di essere implementato giuridicamente passando dalle parole solenni ai fatti.

Vi sono poi gli articoli  24 e 25 della Carta dei diritti fondamentali (che la Convenzione aveva inizialmente dimenticato di aggiungere) dedicati ai diritti dei minori e degli anziani per non parlare di tutto l’ex-pilastro dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia rimasto sostanzialmente fermo al Programma di  Stoccolma del 2010, un settore in cui è stato privilegiato un apparente diritto alla sicurezza piuttosto che la sicurezza dei diritti.

Il piano europeo per la ricostruzione, che sarà finanziariamente al centro del prossimo Quadro Finanziario Pluriennale (che noi chiediamo insistentemente per una periodicità quinquennale e non settennale), dovrà essere aggiuntivo e non sostitutivo delle spese attualmente previste in materia di PAC, di coesione economica, sociale e territoriale, di ricerca e sviluppo tecnologico, di fondo sociale europeo, di Europa dei e per i cittadini, di cultura e – last but not least – di azioni esterne come la cooperazione allo sviluppo e l’aiuto umanitario insieme al sostegno per i paesi candidati all’adesione.

Per questa ragione noi chiediamo un ammontare complessivo quinquennale di 2000 miliardi di Euro.

Insieme e meglio al di sopra del piano europeo per la ricostruzione, la Commissione europea deve avere l’ambizione e il coraggio di elaborare, di proporre e discutere con il Parlamento europeo (che dovrebbe poi assumere la leadership costituente del suo follow up) e di fronte all’opinione pubblica un “progetto per l’Europa “ in una prospettiva di lungo periodo.

Si deve avviare un dibattito su una radicale trasformazione delle strutture economiche e sociali con elementi programmatici legati alla uguaglianza delle opportunità, alla riorganizzazione dello spazio, al ruolo delle città, alla organizzazione della mobilità, alla redistribuzione del tempo e del tempo di lavoro, alle forme della partecipazione, all’auto-organizzazione sociale e all’auto-organizzazione nell’economia e al futuro della cooperazione, alla democrazia economica, alla formazione permanente e allo sviluppo della comunicazione e dell’informazione.

In questo quadro è importante fare sempre riferimento ai diciassette Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile adottati dalle Nazioni Unite nel quadro dell’Agenda 2030 e ispirarsi a proposte come quelle contenute nel rapporto Boosting Investments in Social Infrastructure in Europe coordinato da Romano Prodi.

E’ evidente che un progetto siffatto per l’Europa pone una questione ineludibile delle conseguenze per la democrazia, per le democrazie e sulla necessità di uscire dai riti paralizzanti dei meccanismi intergovernativi con l’obiettivo di colmare il vuoto che separa i valori insiti nelle società europee e le incrostazioni esistenti nelle istituzioni.

In definitiva e molto semplicemente si tratta di cambiare le istituzioni per rendere il sistema europeo più trasparente, più democratico e più resiliente.

 coccodrillo

 


 

Iniziative della settimana

Tra le principali iniziative di questa settimana, segnaliamo la lettera aperta del Movimento Europeo ai leader europei, sottoscritta da numerose personalità, per andare oltre la paralisi istituzionale di questi ultimi mesi sul bilancio e superare la crisi Covid 19 . Ciò in vista del Consiglio del 23 aprile prossimo, nuovo momento di confronto sul bilancio: è necessario un nuovo QFP adeguato alle sfide, preferibilmente quinquennale invece che settennale. I punti principali posti all’attenzione delle rappresentanze europee sono i seguenti:

- consentire all’UE di garantire beni comuni agli Europei che non possono essere assicurati dagli Stati ognuno per conto proprio;

- aumentare le entrate con risorse fresche, indispensabili per la nuova agenda politica europea dopo il coronavirus, coerente con le priorità legate al Patto Verde Europeo, attuare politiche per l’occupazione e i diritti sociali, per la trasformazione digitale, il sistema produttivo e la crisi economica e sociale che deriverà dall’emergenza sanitaria;

- superare l’elusione fiscale delle imprese multinazionali che sottraggono centinaia di miliardi all’anno sfruttando le opportunità offerte dalla disarmonia dei regimi fiscali nazionali, insieme al recupero dei beni confiscati attraverso le leggi nazionali contro la criminalità organizzata;

- introdurre delle imposte sui profitti nel web e sulla produzione del carbonio anche attraverso un border carbon adjustment.

Sempre in questa settimana, il Movimento Europeo ha partecipato ad una iniziativa di educazione civica organizzata dallo Europe Direct di Gioiosa Ionica, in videoconferenza. Il presidente Pier Virgilio Dastoli ha infatti tenuto un intervento sul modo in cui l’Unione europea coopera anche in materia giudiziaria. Nonostante le tradizioni giuridiche differenti, preesistenti tra i ventisette Stati membri, esiste infatti il mandato d’arresto europeo quale strumento che in particolari situazioni consente di reprimere la criminalità organizzata transfrontaliera e tutelare lo Spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia. Si tratta di un tema di fondamentale per l’Europa, il cosiddetto “terzo pilastro” della costruzione europea fino all’entrata in vigore del trattato di Lisbona, che ha ridefinito l’impostazione basata su pilastri; ciò nondimeno, rimane uno dei punti cardine su cui costruire un’Europa dei diritti.

In settimana scorsa, a cavallo delle festività pasquali, un appello del Movimento Europeo, firmato dalle rappresentanze di dodici consigli nazionali, ha trovato attenzione sulle pagine di alcuni quotidiani nazionali, cioè La Stampa, il Secolo XIX, Il Piccolo e l’Unione Sarda. Si tratta di un richiamo all’unità europea per far fronte, giorno dopo giorno, all’emergenza coronavirus, che può essere l’opportunità per dimostrare l’impatto delle politiche europee, anzitutto di soccorso agli Stati membri e poi di una maggiore integrazione futura basata sui valori che fondano l’Unione e che vanno riscoperti per il futuro. Il documento è stato altresì sottoscritto da Laura Garavini, presidente dell’Intergruppo al Senato, e Brando Benifei, vicepresidente del Movimento europeo internazionale e capo delegazione PD nel Gruppo dei Socialisti e Democratici nel Parlamento europeo. 

 


 

Documenti chiave

 


 

Economia in pillole

"Le risorse per ripartire ci sono: subito progetti per il paese, anziché litigi ideologici"  è un saggio a cura di economisti del calibro di Carlo Bastasin, Lorenzo Bini Smaghi, Marcello Messori, Stefano Micossi, Pier Carlo Padoan, Franco Passacantando, Gianni Toniolo. Si rivela interessante per una serie di informazioni relative alle risorse stanziate dall’Ue all’Italia e dei programmi per ripartire con dei prestiti vantaggiosi. Le conclusioni degli autori sono incoraggianti: "L’Italia può disporre di risorse adeguate ad affrontare l’emergenza, impostare il riavvio dell’attività economica e avviare gli investimenti ‘trasformativi’ necessari nel nuovo mondo post-crisi, purché abbandoni polemiche pretestuose che ci indeboliscono in Europa e impediscono di utilizzare le risorse disponibili in Italia".

Ricordiamo il duplice intervento, prima della BCE, il 19 marzo, con 750 miliardi e poi, tra l’8 e il 9 aprile, con i piani SURE, BEI e il MES. Gli impegni in acquisti di titoli di stato italiani da parte della BCE possono essere infatti qualificati, secondo il prof. Fabio Colasanti, già Direttore al Bilancio della Commissione Europea, in circa 180 miliardi di euro; “il nostro paese potrebbe far fronte a tutti i suoi bisogni già decisi o prevedibili con le risorse (trasferimenti e prestiti) messe a disposizione dalle altre istituzioni europee e in aggiunta potrebbe disporre del paracadute offerto dalla BCE che prevede interventi che vanno bel al di là del probabile indebitamento aggiuntivo”, sostiene Colasanti.

Per leggere il saggio, clicca qui.


 

Carta dei diritti fondamentali

Secondo l’articolo 8 della Carta, la protezione dei dati di carattere personale è un diritto di ogni inviduo. Volendo fissare il principio da applicare per il trattamento degli stessi, viene menzionato quello della “lealtà”. Ovviamente, ci si riferisce qui solo ad uno dei possibili criteri guida, che comunque secondo i 62 membri della Convenzione che ebbe il compito di elaborare la Carta, sintetizza bene come ci si debba comportare quando si trattino i dati di terze persone. Ve ne sono altri, trattati in altra sede: per esempio, l’articolo 5 del GDPR menziona la liceità, correttezza e trasparenza, la limitazione della finalità, la minimizzazione dei dati, l’esattezza, la limitazione della conservazione, l’integrità e riservatezza. Sono aspetti che comunque vengono ripresi dalla Carta, anche senza essere menzionati come principi. Infatti, l’articolo 8 afferma che il trattamento deve avvenire “per finalità determinate e in base al consenso della persona interessata o a un altro fondamento legittimo previsto dalla legge”, richiamando con tale affermazione i principi di liceità, correttezza e trasparenza. Vengono altresì richiamati “il diritto di poter accedere ai dati raccolti […] e di ottenerne la rettifica”. In effetti, scorrendo il contenuto di questo articolo, si potrà notare che in poche parole fa riferimento ad una pluralità di aspetti, in quanto diritto con varie sfaccettature. Essendo una materia delicata, il rispetto di tale diritto non si fonda sulla semplice esistenza della Carta, ma, proprio ai sensi dell’articolo 8, “è soggetto al controllo di un’autorità indipendente”.

Quello del trattamento dei dati personali è un tema di grande attualità oggi, in epoca di coronavirus, anche perché solleva tutta una serie di interrogativi. Per esempio: qual è il confine esistente tra il rispetto della persona e il trattamento dei suoi dati in ambito sanitario? La questione non si può risolvere con riferimento esclusivo ai diritti dell’individuo, perché il diritto alla salute è un diritto di tutti i cittadini ed è anche un dovere quello di curarsi, affinché non venga compromesso il benessere di chi si ha vicino. Al tempo stesso, è stato osservato che la questione della lotta alla pandemia può avere implicazioni anche permanenti sul già complesso settore della tutela dei dati personali. Quali effetti può avere, per esempio, il  fatto di sapere che un’Autorità centrale possiede i dati di tutti gli individui? Che cosa succederebbe se, con un’applicazione sul proprio smartphone, si potesse essere informati che c’è un soggetto infetto nelle vicinanze? Se fosse il proprio vicino di casa, quali provvedimenti prenderebbe il condominio in cui abita? Come fare per tutelare i soggetti marginali della società, che già stanno pagando un prezzo consistente per questa crisi, dal rischio di un peggioramento della propria situazione? Come si può notare, si tratta di questioni che in sé, così come anche lo stesso diritto fondamentale dell’articolo 8 della Carta, richiedono di essere affrontate nei dettagli. Si dovrebbe infatti poter conciliare la tutela dei dati personali con modalità operative che prevedono una loro conoscenza approfondita e la comunicazione dei dati sanitari a terzi, se necessario. Tuttavia, nonostante lo stesso GDPR abbia affrontato la questione affermando il principio generale secondo cui, in questi casi, i dati sanitari possano essere trattati per finalità connesse alla tutela della salute, il tema rimane vasto e complesso.


 

L’Europa dei diritti

Data l’attualità della questione, questa settimana portiamo all’attenzione il caso relativo all’interpretazione dell’articolo 94 della direttiva 2001/83, che disciplina l’incentivazione finanziaria a favore degli ambulatori medici in cui si prescrivono ai pazienti determinati medicinali. Su questo aspetto, la Corte di Giustizia ha emesso una sentenza, il 22 aprile 2010, che chiarisce quale sia il perimetro entro cui si applica la direttiva. Tale provvedimento è oggi interessante perché fa riferimento ai medicinali sui quali vengano divulgate informazioni da parte delle autorità pubbliche, per esempio in presenza di un’epidemia o di una pandemia. Ma veniamo ai fatti.

Il 3 luglio 2006, l’Association of the British Pharmaceutical Industry (ABPI), che riunisce 70 società farmaceutiche nazionali e internazionali attive nel Regno Unito scrisse alla Medicines and Healthcare Products Regulatory Agency (MHPR, un’agenzia esecutiva dipendente dal Department of Health (Ministero della Sanità), tra i cui compiti rientra la verifica del rispetto delle normative nazionale e dell’Unione relative alla pubblicità nonché alla promozione dei medicinali. Nella lettera in questione, l’ABPI espresse le proprie perplessità in merito ai regimi di incentivazione alla prescrizione di medicinali “specificamente designati” da parte del servizio sanitario del Regno Unito erogato su base locale. In risposta a tali perplessità, la MHPR rispose che secondo l’articolo 94 della direttiva 2001/83 tale incentivazione fosse in linea con quanto previsto dalla stessa, sostenendo che il caso riguardava delle pratiche di autorità pubbliche e che quindi ci si trovava al di fuori di un regime di natura commerciale. Da qui il ricorso della ABPI di fronte alla High Court of Justice, che, per un’intepretazione di tale articolo, rimandò la questione alla Corte di Giustizia europea. La questione pregiudiziale, nello specifico, era la seguente:

“«Se l’art. 94, n. 1, della direttiva 2001/83/CE osti a che un ente pubblico facente parte di un servizio sanitario nazionale, al fine di ridurre le spese globali per i medicinali, istituisca un regime che offre incentivi finanziari ad ambulatori medici (che a loro volta possono offrire un vantaggio finanziario al medico che effettua la prescrizione) affinché in essi venga prescritto un medicinale specificamente designato che rientri nel regime di incentivazione, ove si tratti di:

a)       un medicinale soggetto a prescrizione, diverso dal medicinale precedentemente prescritto dal medico al paziente; ovvero

b)       un medicinale soggetto a prescrizione, diverso da quello che avrebbe potuto essere prescritto al paziente se non fosse stato per il regime di incentivazione,

qualora tale medicinale diverso soggetto a prescrizione appartenga alla stessa classe terapeutica dei medicinali utilizzati per il trattamento della particolare patologia del paziente»”.

La sentenza della Corte si è basata sul riconoscimento che “quando essa è realizzata da un terzo indipendente, al di fuori di un’attività commerciale e industriale, siffatta pubblicità può nuocere alla sanità pubblica, la cui tutela costituisce l’obiettivo essenziale della direttiva 2001/83, e che, di conseguenza, la divulgazione da parte di un terzo di informazioni relative ad un medicinale, in particolare alle sue proprietà curative o profilattiche, può essere considerata come pubblicità ai sensi dell’art. 86, n. 1, di tale direttiva, anche quando tale terzo agisce di propria iniziativa e in piena autonomia, giuridica e di fatto, rispetto al produttore o al venditore di un tale medicinale (sentenza 2 aprile 2009, causa C‑421/07, Damgaard, Racc. pag. I‑2629, punti 22 e 29).

Tuttavia, un ragionamento siffatto non può essere trasposto ai casi di informazioni relative ad un medicinale divulgate dalle stesse autorità pubbliche, ad esempio in presenza di un’epidemia o di una pandemia.

Quindi, secondo la Corte, l’art. 94, n. 1, della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 6 novembre 2001, 2001/83/CE, recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano, come modificata dalla direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 31 marzo 2004, 2004/27/CE, deve essere interpretato nel senso che esso non osta a regimi di incentivi finanziari, […] istituiti dalle autorità nazionali responsabili della sanità pubblica per ridurre le loro spese in materia e diretti a favorire, ai fini del trattamento di talune patologie, la prescrizione, da parte dei medici, di medicinali specificamente designati contenenti un principio attivo diverso da quello del medicinale che era prescritto in precedenza o che avrebbe potuto esserlo in assenza di un siffatto regime di incentivi”.

Per leggere il testo integrale della sentenza, clicca qui.

 


 

Consigli di lettura

Questa settimana, proponiamo in lettura un testo interessante sia per l’attinenza degli argomenti trattati al contesto attuale, sia perché, proprio in vista della programmazione futura dell’Ue, potrebbe essere oggetto di nuove revisioni. “Le politiche economiche dell'Unione Europea”  è il titolo dell’opera, scritto dal noto docente ordinario di Politica Economica presso “La Sapienza” Università di Roma, Umberto Triulzi. Dopo la prima edizione del 2010, è stato nuovamente pubblicato nel 2016 per tener conto delle notevoli turbolenze dovute alla crisi degli anni scorsi; una crisi soggetta ad un nuovo shock, attuale, per rispondere all’emergenza che si sta affrontando. Il testo può considerarsi un punto di riferimento per comprendere come ha agito nel tempo l’Unione fino a giungere alla configurazione attuale. Il processo di integrazione futura, dopo un rallentamento causato dalle crisi a cui si è assistito in questi anni, va oggi incontro all’esigenza di essere riformato e adattato ai tempi, con nuove ambizioni. Il bilancio in discussione in questa fase della programmazione, il dibattito in corso sull’opportunità di ricorrere a strumenti quali i coronabond, il MES e il piano di interventi delle istituzioni europee – in primis la BCE – rappresentano aspetti nuovi, su cui orientare il ragionamento per le future politiche economiche europee.

 


 

Agenda della settimana

Lunedì 20 aprile

Commissione Affari esteri (Parlamento europeo) - All'ordine del giorno: voto a distanza sugli orientamenti per il bilancio 2021 - Sezione III, e Raccomandazione del Parlamento europeo al Consiglio, alla Commissione e al Vice-Presidente della Commissione / Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e Politica di sicurezza sui Balcani occidentali, in vista del vertice 2020. Inoltre, consultazioni a distanza con Josep Borrell sulle implicazioni del COVID-19 per l'azione esterna dell'UE, sulla comunicazione congiunta e sul Piano d’azione UE per i diritti umani e la democrazia per il periodo 2020-2024.

Commissione per lo sviluppo regionale (PE) – Si discuterà sulla risposta dell'UE alla pandemia COVID-19. Il dibattito si svolgerà con la partecipazione della Commissaria per la coesione e le riforme Elisa Ferreira e il Vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, per un'economia a misura d’uomo.

La presidente della Commissione Ursula von der Leyen discuterà in videoconferenza con Charles Michel, presidente del Consiglio europeo.

Il Commissario Frans Timmermans terrà una videoconferenza con i CEO dell’industria, settore energia eolica.

Il Commissario Phil Hogan discuterà in videoconferenza con i rappresentanti del Comitato per il commercio estero della Federazione delle industrie tedesche (BDI).

 

Martedì 21 aprile

Commissione per i trasporti e il turismo (PE) - All'ordine del giorno: consultazione a distanza con Thierry Breton, Commissario per il mercato interno, in particolare sulla risposta della Commissione al COVID-19 crisi nel settore turistico, sulla procedura di voto a distanza sugli accordi aerei tra UE e Georgia, Giordania, Repubblica di Moldavia, Croazia, Israele, Popolo Repubblica della Cina.

Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (PE) - All'ordine del giorno: consultazioni con Stella Kyriakides, Commissaria per la salute e Sicurezza alimentare, e Janez Lenarčič, Commissario per la gestione delle crisi, su COVID-19 e le misure dell'UE per affrontare la pandemia, inoltre consultazioni con Frans Timmermans, Vicepresidente esecutivo della Commissione, sul Green Deal europeo e sulle direttive europee per il clima.

Commissione per il commercio internazionale (PE) - All'ordine del giorno: consultazioni con Phil Hogan, Commissario per il Commercio sull'UE, sulla risposta all'impatto del COVID-19 sul commercio, votazione della decisione del Consiglio sulla conclusione, a nome dell'Unione, dell'accordo in forma di scambio di lettere tra l'Unione europea e la Svizzera in relazione ai negoziati sulla modifica delle concessioni del WTO in Svizzera per il commercio della carne.

Commissione per lo sviluppo (PE) - All'ordine del giorno: consultazioni a distanza con Jutta Urpilainen, Commissario per i partenariati internazionali e Janez Lenarčič, Commissario per la gestione delle crisi sulla risposta dell'UE al COVID-19, voto sulle raccomandazioni per i negoziati in vista di un nuovo partenariato con il Regno Unito, la Gran Bretagna e l’Irlanda del Nord e linee guida per il bilancio 2021 - Sezione III.

Consiglio Istruzione, gioventù, cultura e sport - I ministri dello sport dell'UE terranno una videoconferenza per discutere sull'impatto del COVID-19 sul settore sportivo. Lo scambio di opinioni si concentrerà su misure specifiche previste o già in atto per sostenere il settore sportivo, su come garantire la continuità di allenamento degli atleti e il potenziamento dell'attività fisica dei cittadini garantendo la loro sicurezza e limitando la diffusione del virus, sui passi da compiere per il buon esito della ripresa delle attività sportive. Si avrà la partecipazione della Commissaria Mariya Gabriel.

La commissaria Elisa Ferreira parteciperà a un dibattito online organizzato con Bruegel e i rappresentanti del Financial Times su "Il ruolo della politica di coesione nella lotta contro il COVID19".

Il commissario Frans Timmermans terrà una videoconferenza con Kristjan Bragason, Segretario generale della Federazione europea dei sindacati per il cibo, l'agricoltura e il turismo.

 

Mercoledì 22 aprile

Il 13mo Brussels Wednesday Social, organizzato dal Movimento europeo Internazionale in collaborazione con Forum Europa, si terrà online. L'evento riunirà rappresentanti del settore economico, funzionari dell'UE, rappresentanti del governo e sindacati  per discutere su come l'UE può sfruttare al massimo gli strumenti offerti dal mercato unico e come rafforzarlo e migliorarlo affinché continui a offrire vantaggi agli Stati membri dell'UE e ai cittadini europei durante questa crisi e oltre. Dopo la discussione iniziale, i partecipanti avranno la possibilità di impegnarsi in una sessione di domande e risposte. Il webinar è gratuito, ma è richiesta la registrazione.

Consiglio Affari Esteri

La Commissaria Mariya Gabriel parteciperà a una videoconferenza di alto livello con i vertici dei consulenti scientifici, ministri e leader di partner internazionali sul COVID-19.

Il Commissario per la Giustizia Didier Reynders parteciperà alla videoconferenza informale dei Ministri degli affari europei.

 

Giovedì 23 aprile

Commissione per la pesca (PE) - All'ordine del giorno: votazione sulla modifica dei regolamenti UE n. 2016/1139 e n. 508/2014.

Consiglio europeo - I leader dell'UE daranno seguito, in videoconferenza, alla risposta dell'UE alla pandemia COVID-19. Principali argomenti: limitazione della diffusione del virus, fornendo attrezzature e assistenza medica, promozione della ricerca, contrasto alle conseguenze socioeconomiche, assistenza ai cittadini bloccati in paesi terzi. I leader discuteranno su una strategia di uscita coordinata e su un piano globale di risanamento, quale parte della tabella di marcia dell'UE per garantire il benessere di tutti gli europei e riportare l'UE in una posizione forte, di crescita sostenibile e inclusiva. I leader dell'UE discuteranno anche sulle recenti proposte dell'Eurogruppo per affrontare le conseguenze socioeconomiche della crisi.

La commissaria Mariya Gabriel discuterà in videoconferenza con Afshan Khan, Direttore regionale UNICEF per l'Europa e l'Asia centrale.

 

Venerdì 24 aprile

Il Commissario per l’Industria Breton parteciperà alla videoconferenza dei ministri del turismo del G20

 

 

 

 

 

 

 

 

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Emergenza sanitaria e democrazia

In un articolo su The Guardian  del 27 marzo  2020 il politologo olandese Cass Mudde ci avvertiva: “Will the coronavirus kill populism ? Don’t count on it”.

Negli stessi giorni veniva pubblicato l’indice annuale dello stato della democrazia nel mondo che mostrava una preoccupante decrescita delle democrazie cosiddette liberali o complete di cui usufruirebbe solo il 5.7% della popolazione mondiale suddiviso in 22 paesi fra cui la Norvegia al primo posto e la Svezia al terzo come paese membro dell’Unione europea. L’Italia è al 33mo posto con una media che la colloca fra le “democrazie imperfette”.

Gli studiosi dei sistemi democratici e dei regimi autoritari ricordano il libro pubblicato nel 1929 da Lord Hewart, Lord Chief of Justice of England, dedicato al nuovo dispotismo e cioè a un regime capace di subordinare il Parlamento, esautorare la Corte e i tribunali e rendere supremo il potere dell’esecutivo.

Come sappiamo, dopo la marcia su Roma del 1922 quasi tutta l’Europa è stata conquistata o invasa da regimi autoritari con l’eccezione, durante la seconda Guerra mondiale, del Regno Unito e della Svizzera neutrale.

I regimi autoritari fondavano il loro potere sulla necessità di far fronte a situazioni di emergenza per combattere contro nemici esterni o interni attribuendo ad un solo centro di comando il compito di agire e a leggi eccezionali le decisioni per affrontare con immediatezza e efficacia l’emergenza.

Novanta anni dopo il libro di Lord Hewart, il politologo australiano John Keane ha pubblicato The new dispotism dedicato al virus dei populismi al potere incontrastato in vari stati del mondo (Cina, Russia, Corea del Nord, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Eritrea, Siria ed altri ancora) in cui vive il 35% della popolazione mondiale ma anche ai populismi emergenti nelle cosiddette democrazie liberali.

John Keane attira la nostra attenzione sul rischio che il virus dei populismi possa diffondersi come risposta a nuove emergenze così come i regimi autoritari furono la risposta alle emergenze fra le due guerre mondiali.

Le analisi di Lord Hewart e John Keane così come l’avvertimento di Cass Mudde sono di grande attualità e interesse, non solo scientifico, di fronte alle risposte che gli Stati - in ritardo e in ordine sparso - hanno dato all’esplosione del COVID19 fra ottobre e novembre nella provincia di Hubei in Cina e da lì diffuso in tutto il mondo con un milione e mezzo (per ora) di contagiati e sessantacinque mila morti.

Ogni Stato ha adottato misure emergenziali che hanno inciso drasticamente sui diritti umani in regimi già autoritari o che hanno rafforzato i poteri degli esecutivi nelle democrazie liberali limitando la sicurezza del diritto per privilegiare il diritto alla sicurezza sanitaria ma affidandosi anche al senso di auto responsabilità delle cittadine e dei cittadini.

Le nostre costituzioni democratiche (pensiamo soprattutto a quelle europee nate dopo la seconda guerra mondiale in Europa occidentale, nella penisola iberica a metà degli anni ’70 e in una parte dell’Europa centrale e orientale dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica) non sono state attrezzate per far fronte a situazioni di emergenza sistemiche.

Esse hanno previsto solo l’attribuzione dei “poteri necessari” al governo in caso di guerra (art. 78 della Costituzione italiana) intendendo come guerra i conflitti extraterritoriali fra Stati e non turbamenti sociali o rivolte popolari e sapendo che la Costituzione italiana statuisce che l’Italia “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (art. 11).

Le conseguenze sanitarie, economiche e sociali del COVID19 ci hanno trovati impreparati e hanno costretto i governi ad adottare nell’urgenza misure legislative che hanno inciso sui poteri dei Parlamenti nazionali,  laddove le costituzioni prevedono sistemi multilivello, sulle competenze delle Regioni e delle città suscitando polemiche e inefficienze.

La situazione ungherese, in cui il premier Viktor Orbán ha fatto adottare dal parlamento una legge che gli attribuisce pieni poteri a tempo indeterminato, rappresenta un pericolo precedente sia perché l’emergenza sanitaria in Ungheria è molto ridotta rispetto alla maggioranza degli altri paesi europei sia perché Viktor Orbán sta adottando dal 2010 leggi liberticide che mettono in discussione i principi fondamentali dello stato di diritto.

Di fronte all’instaurazione per legge di un regime autoritario le istituzioni europee, i governi degli Stati membri e i partiti politici europei a cominciare dal PPE a cui appartiene il partito di Orbán hanno reagito con inaccettabile “prudenza diplomatica” come la Commissione Von der Leyen che si è arrampicata sugli specchi dell’equilibrio fra misure di emergenza e rispetto dei diritti fondamentali affermando che stava “monitorando” la situazione o non hanno affatto reagito.

Il voto del 30 marzo nel Parlamento ungherese non è stato un fulmine a ciel sereno perché l’assemblea aveva respinto la legge il 23 marzo, non essendo stata raggiunta la maggioranza dei 4/5, essendo evidente che nel secondo voto Viktor Orbán avrebbe ottenuto la maggioranza qualificata richiesta dalla costituzione.

La Commissione europea aveva il diritto ed il dovere – fra il 23 e il 30 marzo – di “esprimere un parere motivato” sulla base dell’art. 258 TFUE chiedendo al governo ungherese di “presentare le sue osservazioni” con urgenza decidendo di adire la Corte di Giustizia se esso non si fosse conformato al parere.

Contestualmente, la Commissione europea avrebbe dovuto chiedere al Consiglio – sulla base dell’art. 7.1 TUE – di constatare a maggioranza dei 4/5 (e cioè di 22 paesi membri)  “e previa approvazione del Parlamento europeo che esiste un evidente rischio di violazione grave…dei valori di cui all’art. 2 (TUE)”.

Ci saremmo aspettati una risoluzione urgente della commissione giuridica del Parlamento europeo considerando che l’art. 7.1 TUE può essere attivato anche su richiesta dell’assemblea così come di l’azione di nove paesi membri  dato che il  trattato prevede l’intervento di un terzo del Consiglio.

Ci saremmo anche aspettati l’immediata espulsione di FIDESZ dal PPE ma nel gruppo non si è raggiunta la maggioranza dei membri e i deputati di Forza  Italia si sono schierati con Viktor Orbán.

Infine, il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa avrebbe potuto attivare l’art. 8 dello Statuto, che prevede la sospensione di un paese membro che violi il principio della preminenza del diritto pur non potendoci attendere una decisione simile dal Consiglio d’Europa, dove l’Assemblea ha reintegrato il 31 gennaio 2020 nei pieni poteri i deputati della Russia, dopo la sospensione nel 2016 per l’annessione della Crimea.

Per evitare che il virus autoritario ungherese contagi altri paesi è urgente un’opera di sanificazione giuridica dell’Ungheria usando tutti gli strumenti previsti dai trattati.

Vorremmo concludere ispirandoci alle analisi di John Keane e all’allarme di Cass Mudde per sottolineare che l’esperienza del COVID19 e le lacune costituzionali di fronte a emergenza sistemiche dovrebbero spingerci ad aprire con urgenza – dopo l’emergenza sanitaria – il cantiere della democrazia europea e della difesa dello Stato di diritto.

Come Movimento europeo abbiamo avviato nel 2019 una iniziativa di cittadini europei rivolta alla Commissione e abbiamo presentato nel 2020 una petizione al Parlamento europeo.

La crisi che ha colpito  l’Unione europea e che ha messo in luce le sue intrinseche debolezze deve spingere forze politiche, partner sociali e società civile a chiedersi se lo strumento più adeguato sia quello di una “conferenza europea sul futuro dell’Europa” senza legittimità democratica e senza potere di decisione, destinata a durare ventiquattro mesi, o se non sia venuto il momento di convocare delle “assise interparlamentari” da cui scaturisca un mandato costituente al Parlamento europeo che concluda il suo lavoro democratico in tempi rapidi, coerenti con l’urgenza della stato dell’Unione europea.

coccodrillo

 


 

Iniziative della settimana

In momenti di crisi, tutto avviene più rapidamente e in maniera a volte inaspettata. Rispetto a sette giorni fa, molto si potrebbe scrivere sui passi in avanti compiuti quotidianamente nel definire una risposta all’emergenza coronavirus. Tuttavia, in questa settimana la notizia dei poteri straordinari del primo ministro ungherese Viktor Orbán, apparentemente giustificata dalla necessità di agire in maniera libera da condizionamenti per risollevare il suo Paese, conferma il carattere autoritario delle politiche del leader, note da anni. Rispetto ad esse è legittimo porsi l’interrogativo su quale rapporto ci possa essere con l’Unione europea, nata per garantire la pace, il rispetto dei diritti, l’impegno reciproco per una crescita nella direzione del benessere e della solidarietà. È da notare che i tempi istituzionali, delle decisioni legittime, sono differenti da quelli del decisionismo autoritario. Infatti, segnaliamo a tal proposito che già il 2 maggio 2018 la Commissione Europea ha formulato una proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio per la tutela del bilancio dell'Unione in caso di carenze generalizzate riguardanti lo Stato di diritto negli Stati membri. Tale regolamento dovrebbe entrare in vigore dal 1° gennaio 2021. Nella sezione “documenti” si potrà reperire tale proposta ed anche una interrogazione del Parlamento europeo al Consiglio, presentata il 6 marzo 2020, in cui si chiede conferma del fatto che le conclusioni del Consiglio europeo sul quadro finanziario pluriennale non interesseranno i contenuti sostanziali della proposta. L'articolo 15, paragrafo 1, TUE, stabilisce infatti che il Consiglio europeo non esercita funzioni legislative e, secondo il Parlamento europeo, ciò “rappresenterebbe una chiara ingerenza nelle prerogative legislative dei colegislatori”. Il tema è complesso e richiede uno studio, ma, volendo sintetizzare, si può affermare che la carenza dello Stato di diritto non dovrebbe rappresentare un ulteriore aggravio per una Unione che ha già molte difficoltà. In un contesto del genere, in cui l’Unione europea è chiamata a decidere su questioni complesse e a volte, proprio per rispettare i principi democratici, tali decisioni richiedono tempo: quanto accaduto in Ungheria suona come il ritorno dell’ ”uomo forte”, in una situazione di stallo istituzionale. Non è certo ciò di cui si sente più il bisogno nell’Unione di oggi, che deve proseguire nella direzione di una maggiore integrazione solo affermando maggiormente lo stato di diritto e la democrazia.

Segnaliamo poi l’adesione del Movimento Europeo, con la firma del presidente Pier Virgilio Dastoli, all’iniziativa italo tedesca promossa dai Verdi tedeschi, "We are in together",  pubblicata dal quotidiano “Die Zeit” e ripresa da molti quotidiani e tv, nonché a quella del Forum disuguaglianze e diversità, perché i cittadini, in questo momento di crisi, possano sentirsi tutelati e perché possa esserci l’impegno delle istituzioni con misure di contrasto alla forbice delle disuguaglianze che, senza di esso, è destinata ad allargarsi.

La newsletter del Movimento Europeo, considerate le imminenti festività, non uscirà lunedì prossimo. Nell’augurarvi una serena Pasqua, con l’auspicio di poter assistere il prima possibile ad un miglioramento nella situazione di emergenza globale che stiamo vivendo, vi diamo appuntamento al 20 aprile.


 

In esclusiva

Si riporta l’appello del Parlamentare europeo ungherese del gruppo S&D Sandor Ronai, tra i firmatari della Interrogazione per risposta orale al Consiglio sullo Stato di avanzamento dei negoziati del Consiglio sul regolamento relativo alla protezione del bilancio dell'Unione in caso di carenze generalizzate per quanto riguarda lo stato di diritto negli Stati membri. L’on. Ronai interviene qui sull’impegno del gruppo S&D per arrivare al più presto ad un cambio di rotta rispetto alla presa di potere di Viktor Orbán e si rivolge in particolare all’Italia:

"Lo stato di diritto è stato violato in molti modi: in relazione all'ufficio del pubblico ministero, alla Corte  costituzionale, ai media, alla corruzione sostenuta dal governo. Il Parlamento continua a prendere decisioni senza un effettivo coordinamento o dibattito, non si lascia tempo ai preparativi. Sono posti sotto controllo dai tribunali in una certa misura, ma l'amministrazione Orban continua a cercare di controllare anch'essi. 

Esistevano programmi per l'istituzione di tribunali della pubblica amministrazione, controllati dal ministro della giustizia, a cui si era rinunciato a causa delle pressioni dell'Unione europea, ma si stanno ancora attivamente escogitando strumenti amministrativi e legali per ridurre l'indipendenza dei tribunali.

L'Ungheria è diventata il primo stato membro dell'UE in cui anche il blando Stato di diritto che ci era rimasto è morto, dopo una lunga malattia, grazie al disegno di legge del decreto di Orban.

Vorrei rivolgermi ai lettori in Italia con alcuni pensieri personali. Adoro personalmente l'Italia. Non solo ammiro la bellezza e la storia, ma anche la personalità degli italiani. Vorrei che sapessero che l'Europa prova dolore in questi tempi difficili. In S&D, insieme ai miei eccellenti colleghi italiani, stiamo lavorando per aiutare l'Italia e tutti gli altri paesi in Europa a superare questa crisi il più rapidamente possibile. È nostra responsabilità condivisa  garantire che l'Europa possa svilupparsi ulteriormente e diventare un continente sicuro all'indomani della crisi ".


 

Documenti chiave


 

Carta dei diritti fondamentali

Nessuna disposizione della presente Carta deve essere interpretata nel senso di comportare il diritto di esercitare un’attività o compiere un atto che miri alla distruzione dei diritti o delle libertà riconosciuti nella presente Carta o di imporre a tali diritti e libertà limitazioni più ampie di quelle previste dalla presente Carta”. L’articolo 54, qui riportato, riassume il senso della Carta dei diritti fondamentali e di un presupposto stesso alla base della legge: nessuna rivendicazione di poteri deve degenerare in abusi. Proprio in situazioni in cui è a rischio la sicurezza dei cittadini, è già successo e purtroppo continua a verificarsi che vi siano delle violazioni della democrazia. Quanto avvenuto in Ungheria, l’accentramento dei poteri in capo a Viktor Orbán, lo testimonia. Sono situazioni che, pur tenuto conto del fatto che la Storia è un processo lineare, in cui i contesti sono in continuo movimento, si tendono a intepretare come i vichiani “corsi e ricorsi”. E purtroppo, la presa di potere avvenuta in Ungheria preoccupa, perché fondata su procedure solo apparentemente legittime e per i rischi di contagio. Ciò si è già verificato, meno di cento anni fa, nell’epoca dei totalitarismi. La Storia di oggi presenta qualche analogia con quella di ieri e, anche se i contesti sono differenti da allora, quello di Orbán è un ulteriore passo verso la deriva antidemocratica. Inoltre, è da ricordare che ben oltre la legittimazione che un qualunque governo di qualsivoglia Paese può avere sulla carta, esso può essere riconosciuto solo se vengono tutelate le libertà democratiche, i diritti sociali e civili, la libertà di pensiero e di espressione, se i diritti delle minoranze possono essere riconosciuti, se le opposizioni vengono rappresentate in un Parlamento eletto attraverso libere elezioni.

Ebbene: quanto si verifica nell’Ungheria e anche nella Polonia di oggi è in contrasto con i principi fondamentali su cui si regge l’Unione europea, che pure è già intervenuta in tale contesto. È bene ricordare che gli Stati membri della nuova Europa, che dal 2004 ha visto un consistente allargamento a ben 13  Paesi, negli anni  precedenti alla crisi hanno potuto beneficiare di consistenti sussidi da parte delle istituzioni europee. Al regresso attuale bisogna rispondere rilanciando il dibattito democratico e attuando scelte che vadano in tale direzione. Diversamente, dovranno essere presi provvedimenti che, specialmente pensando alle violazioni riscontrate nei suddetti Paesi, condizioneranno l’accesso ai fondi europei al rispetto dello stato di diritto, ponendo criteri più stringenti che in passato. Peraltro, il rispetto dello stato di diritto è sempre stato uno dei presupposti della costruzione europea. Se si volge lo sguardo indietro al progetto di Trattato sull’Unione europea del 1984, a firma di Altiero Spinelli, il quarto comma dell’articolo 4 affermava che “in caso di violazione grave e persistente da parte di uno Stato membro dei principi democratici o dei principi fondamentali, potranno essere adottate delle sanzioni”. In realtà, in tale progetto, la violazione grave e persistente poteva riscontrarsi in qualsiasi disposizione del Trattato. Come si è detto nell’editoriale della settimana, è l’articolo 7 del Trattato sull’Unione europea a definire l’iter istituzionale da seguire per tutelare i valori europei consistenti in “dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini”.


 

L'Europa dei diritti

Proprio durante la stesura di questa newsletter, nella scelta degli argomenti da riproporre in questa rubrica, il 2 aprile è arrivata la notizia della condanna di Polonia, Ungheria e Repubblica ceca da parte della Corte di Giustizia dell’Ue per il rifiuto di conformarsi al meccanismo temporaneo di ricollocazione di richiedenti asilo creato nel 2015. La Commissione Europea aveva presentato ricorso per inadempimento: la Corte lo ha accolto rimarcando due violazioni. In primo luogo, ha sia riconosciuto l’inadempimento da parte degli Stati membri in questione della decisione del Consiglio, adottata nel 2015, per il ricollocamento su base obbligatoria, dalla Grecia e dall'Italia, di 120mila richiedenti protezione internazionale verso gli altri Stati membri. Inoltre, la Polonia e la Repubblica ceca, secondo i giudici, sono venute meno anche agli obblighi derivanti da una decisione precedente del Consiglio, relativa al ricollocamento, su base volontaria, di 40mila richiedenti asilo dalla Grecia e dall'Italia. Per quest’ultima decisione, solo l'Ungheria non era vincolata dalle misure previste. In attesa della pubblicazione della sentenza, è possibile leggere un primo comunicato stampa cliccando qui.

Ma non è l’unico caso in cui la giustizia europea interviene su questi Paesi, anzi, la trattazione potrebbe decisamente eccedere gli spazi di questa newsletter. Ne segnaliamo un altro, abbastanza recente. Il 2 ottobre 2018, infatti, la Commissione Europea ha presentato un ricorso per inadempimento contro la Repubblica di Polonia, in cui si è riscontrato il sostegno a tale Stato da parte dell’Ungheria. La Commissione ha chiesto alla Corte di “dichiarare che, da un lato, abbassando l’età per il pensionamento dei giudici nominati al Sąd Najwyższy (Corte suprema, Polonia) e applicando tale misura ai giudici in carica nominati presso tale organo giurisdizionale prima del 3 aprile 2018 e, dall’altro, attribuendo al presidente della Repubblica il potere discrezionale di prorogare la funzione giudiziaria attiva dei giudici di tale organo giurisdizionale al di là dell’età per il pensionamento di nuova fissazione, la Repubblica di Polonia è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in base al combinato disposto dell’articolo 19, paragrafo 1, secondo comma, TUE e dell’articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”. Il 24 giugno 2019, la sentenza della Corte ha dato ragione alla Commissione Europea, riconoscendo che la Polonia è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti ai sensi dell’articolo 19, paragrafo 1, secondo comma, TUE. Sia Polonia che Ungheria sono state condannate, ciascuna per la propria parte, al pagamento delle spese processuali. Per maggiori informazioni, il testo della sentenza è disponibile cliccando qui.


 

Consigli di lettura

Questa settimana, abbiamo individuato un saggio dal titolo “Stato di diritto o ragion di stato? La difficile rotta verso un controllo europeo del rispetto dei valori dell’Unione negli Stati membri” a firma del prof. Roberto Mastroianni, docente ordinario di diritto dell’Unione europea presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli. È reperibile sulla rivista on line Eurojus, cliccando su questo link, ed è stato anche inserito nel tomo 1 dei “Dialoghi con Ugo Villani, Bari, Cacucci, 2017”. L’Unione europea è qui definita come “una comunità di diritto”, dotata degli opportuni strumenti, previsti dai trattati, per intervenire nel caso in cui si ritenga che all’interno di uno Stato membro avvengano violazioni dei principi alla base dell’appartenenza alla stessa. Sono sia lo spirito ideale di padri fondatori come Altiero Spinelli, di cui viene ricordato il progetto di Trattato del 1984, sia l’articolo 7 del TUE a ricordarci come intervenire in situazioni simili e tale saggio ripercorre questi passaggi, riprendendo tra l’altro i casi trattati anche in altri punti di questa newsletter, riguardanti Polonia e Ungheria.


 

Agenda della settimana

 

Lunedì 6 aprile

Consiglio dei ministri, Videoconferenza dei ministri della giustizia. L'attenzione si concentrerà sulle misure introdotte dagli Stati membri nel settore della giustizia in risposta alla pandemia di COVID-19. Gli argomenti discussi: modifiche ai metodi di lavoro degli organi giudiziari e delle professioni legali, sfida rappresentata dal superamento delle frontiere nel settore della cooperazione giudiziaria, sospensione delle procedure concorsuali e di esecuzione, diritti procedurali nei procedimenti penali, nelle pene detentive, con particolare enfasi sulla situazione nelle carceri e nelle strutture di detenzione dato il pericolo di una epidemia di COVID-19. I ministri si scambieranno inoltre informazioni sulle sanzioni previste per la violazione delle restrizioni imposte dagli enti pubblici e se si siano verificati nuovi reati. Inoltre, valuteranno se siano da prendere altre iniziative nel settore della giustizia a livello UE nel contesto della pandemia.

Videoconferenza dei ministri degli affari esteri (difesa). I ministri della difesa terranno una videoconferenza sulle implicazioni militari della pandemia COVID-19. All'ordine del giorno: assistenza militare fornita dalle forze armate a livello nazionale per contenere la diffusione del virus, discussione sull'impatto che la pandemia sta avendo sulla politica di sicurezza e di difesa comune, sulle missioni e operazioni in paesi terzi. L'incontro sarà presieduto da Josep Borrell, Alto Rappresentante UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

La Presidente Ursula von der Leyen incontrerà in videoconferenza Charles Michel, Presidente del Consiglio europeo.

La Vicepresidente Margrethe Vestager incontrerà in videoconferenza John Ridding, CEO del gruppo Financial Times.

Il Commissario europeo per le partnership internazionali Jutta Urpilainen incontrerà in videoconferenza Emanuela Claudia Del Re, Ministro italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

 

Martedì 7 aprile

La Commissione del Parlamento europeo per la pesca esaminerà la proposta che modifica il Regolamento europeo del Fondo marittimo e della pesca (FEAMP) e quello sulle disposizioni comuni. L'obiettivo è quello di fornire misure specifiche e più flessibili per mitigare l'impatto dello scoppio del COVID-19 nel settore della pesca e dell'acquacoltura. La proposta FEAMP in senso lato tratta di cessazioni temporanee, aiuti finanziari ai produttori di acquacoltura, aiuti a favore dello stoccaggio e riassegnazione semplificata dei fondi del programma operativo nazionale.

L'Eurogruppo si riunirà di nuovo in videoconferenza per una risposta coordinata alle ricadute economiche della pandemia COVID-19, a seguito dell'invito dei leader dell'UE del 26 marzo 2020.

Videoconferenza dei ministri della ricerca

Il Commissario agli Affari interni Ylva Johansson terrà una videoconferenza informale con i ministri per la giustizia e gli affari interni

Il Commissario per l‘Allargamento e la politica di vicinato Olivér Várhelyi incontrerà in videoconferenza Giorgi Gakharia, Primo Ministro della Georgia.

Il Commissario per la Giustizia Didier Reynders incontrerà in videoconferenza Isabelle Schömann, Segretario confederale della Confederazione europea dei sindacati.

 

Mercoledì 8 aprile

Giornata mondiale della salute, che viene celebrata ogni anno in occasione dell'anniversario della fondazione dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) nel 1948 e per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla salute pubblica quale priorità. Considerato che attualmente infermieri e altri operatori sanitari sono in prima linea nella risposta al COVID-19, quest'anno gli Stati celebreranno il loro lavoro, per ricordare ai leader mondiali il ruolo fondamentale che svolgono nel mantenere tutto il mondo in salute.

Videoconferenza dei ministri degli Affari esteri sul tema dello sviluppo

Videoconferenza dei Ministri della cultura. All'ordine del giorno: discussione sull'impatto della pandemia COVID-19 nel settore della cultura.

Commissione Europea - Incontro in videoconferenza su: relazione sull'impatto del cambiamento demografico, rafforzamento dell’impegno europeo nei Balcani occidentali - Il contributo della Commissione al Vertice dei Balcani dell’Europa occidentale.

Il commissario Didier Reynders parteciperà a un webinar sullo stato di diritto e sul futuro dell'Europa: "L'importanza di salvaguardare lo stato di diritto per il futuro dell'Europa", organizzato dal Center for European Policy Studies (CEPS).

 

 

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L'editoriale
Iniziative della settimana
Documenti chiave
Non chiudere gli occhi…
Carta dei diritti fondamentali
L'Europa dei diritti
Consigli di lettura
Agenda della settimana

 


 

Alle frontiere dell’Unione

La pandemia da Coronavirus che si è sviluppata in tutto il continente europeo e che ora colpisce in misura ancora maggiore gli Stati Uniti ha praticamente messo il silenziatore – con qualche rara eccezione – alla drammatica situazione in Siria, con la conseguente crisi migratoria al confine fra la Grecia e la Turchia e dai rischi di una catastrofe economica e umanitaria sul continente africano, pur denunciata da Bill Gates il 14 febbraio a Seattle davanti alla Associazione americana per la promozione della Scienza: una catastrofe ignorata, perché questa nuova epidemia è tuttora considerata come una “malattia di bianchi” al contrario di Ebola che era una “malattia dei neri”.

Gli europei hanno dimenticato che a Idlib in Siria un milione di persone vivono in una situazione infernale, che quasi tutto il paese è ormai sotto il controllo di Assad  e del suo esercito, che centinaia di migliaia di siriani sono stati costretti alla fuga per una guerra che dura da quasi dieci anni.

Quel che è avvenuto e sta avvenendo in Siria è dovuto in larga parte all’assenza dell’Unione europea nella regione e alle politiche contrastanti, fluttuanti e contraddittorie dei paesi  europei a cominciare dalla Francia.

L’Unione europea nel suo insieme, a cominciare dal suo Alto Rappresentante Borrell, deve assumere un’iniziativa politica, diplomatica e militare nella regione riaprendo a livello internazionale la questione della permanenza al potere del regime di Assad, cancellata dall’agenda delle potenze mondiali quando il dittatore siriano rivendicò il suo  ruolo nella lotta contro l’ISIS.

L’occasione di riaprire il dossier siriano può e deve essere colta quando si incontreranno a Roma a ottobre i leader religiosi e delle società civili del Mediterraneo. In secondo luogo l’Unione europea nel suo insieme deve affrontare la questione della crisi migratoria al confine fra Grecia e Turchia, riaprendo il negoziato fra i paesi membri  sulla loro ripartizione secondo criteri umanitari e di ricongiungimento familiare, creando corridoi umanitari e mostrando forte determinazione con la Turchia, una potenza regionale incapace di portare la pace in territori insanguinati dalle guerre.

In terzo e ultimo luogo (last but not least) l’Unione europea deve rafforzare il piano per la ricostruzione dell’Africa affrontando gli effetti dell’emergenza sanitaria che sta colpendo duramente paesi con popolazioni potenzialmente vulnerabili e Stati, come l’Africa del Sud ma non solo, con un forte tasso di urbanizzazione che facilita la diffusione del  virus.

L’Africa, continente esportatore di materie prime, può subire una terribile crisi economica se si rallenterà e si arresterà la produzione di queste materie, con conseguenze non solo per i paesi produttori ma anche per i paesi europei importatori, le cui industrie si vedrebbero improvvisamente private di materie essenziali per rilanciare l’economia dopo la fine dell’emergenza.

Gli Europei devono essere coscienti del  fatto che una nuova catastrofe economica e sociale in un continente che si avvia nei prossimi decenni ad una crescita esponenziale della sua popolazione provocherebbe un aumento della instabilità e dei regimi autoritari con ripercussioni evidenti anche per l’Europa.

 coccodrillo


 

Iniziative della settimana

Nella settimana in cui si sono ricordati i 63 anni dalla firma dei Trattati di Roma – ricordiamo che nella sezione “Documenti chiave” è riportata la Dichiarazione di Roma del 2017, diffusa in occasione del sessantenario – l’Unione europea continua a vivere le grandi difficoltà del momento. Permane anche la situazione di stallo precedente, di deadlock,punto morto”. Per analizzare la situazione, proprio nella data del 25 marzo, il presidente del Consiglio italiano del Movimento Europeo, Pier Virgilio Dastoli, ha rilasciato un’intervista realizzata da Lanfranco Palazzolo che si può ascoltare cliccando qui.

EuropaSempre il 25 marzo, “Più Europa” ha tenuto un dibattito con la presenza di numerosi ospiti importanti. Il presidente Dastoli, in tale occasione, ha affermato che “passata la tempesta non possiamo più ricominciare come se tutto fosse come prima; per quanto riguarda il Trattato di Lisbona, molto non si può realizzare senza le competenze e le risorse, molto non è stato fatto perché vi si sono opposti i governi, nonostante le previsioni degli artt. 3 e 4 del Trattato sull’Unione europea e degli art. 168, 196 e 222 del Trattato sul funzionamento dell’Unione”. Ricordiamo che ai sensi dell’articolo 4, ”In virtù del principio di leale cooperazione, l'Unione e gli Stati membri si rispettano e si assistono reciprocamente nell'adempimento dei compiti derivanti dai trattati. Gli Stati membri adottano ogni misura di carattere generale o particolare atta ad assicurare l'esecuzione degli obblighi derivanti dai trattati o conseguenti agli atti delle istituzioni dell'Unione. Gli Stati membri facilitano all'Unione l'adempimento dei suoi compiti e si astengono da qualsiasi misura che rischi di mettere in pericolo la realizzazione degli obiettivi dell'Unione”. Un altro punto posto all’attenzione dal presidente Dastoli è quello della necessità di riformare il bilancio in senso federale per creare una garanzia europea degli eurobond, strumento che richiede un grande impegno e il superamento del metodo intergovernativo: “C’è un deadlock sul bilancio pluriannuale, che si può certo risolvere applicando l’idea degli eurobond, a condizione però che siano garantiti da un forte bilancio europeo: almeno il 2,5 o il 3% rispetto all’1% attuale. Ciò richiede di ritirare la proposta del  bilancio pluriennale presentato dalla Commissione Juncker, ormai non più attuale, del 2 maggio 2018. L’orizzonte temporale del bilancio dovrebbe essere non più settennale, ma quinquennale”. Infine, il presidente Dastoli si è soffermato sulle possibili evoluzioni della Conferenza sul futuro dell’Europa, il cui avvio era previsto per il 9 maggio ma che non potrà partirà certamente alla data prevista: non ha importanza in sé quale evento simbolico, ma ciò che conta è “un grande dibattito sul futuro dell’Europa. Nel breve periodo, la priorità è quella di trovare un accordo sul bilancio, nel lungo, bisogna guardare in prospettiva al 2024, ragionare su quali siano le competenze, per la nuova Europa, in settori importanzti quali la salute, l’industria, la sicurezza”.

Non sembrano provenire segnali di una significativa svolta – tuttavia necessaria – dopo il lungo Consiglio europeo del 26 marzo, in cui si è registrata la mancanza di un accordo, pur in una situazione di emergenza che richiederebbe tempestività e solidarietà. Rispetto a tale impasse, l’auspicio è che si trovi un’intesa di alto livello, ricordando che l’Unione europea si fonda sulla solidarietà e la cooperazione reciproca, forse mai così importante come oggi, per far fronte alla crisi che stiamo attraversando.

EU can do itIn relazione a ciò, si ricorda anche l’adesione del Movimento Europeo alla petizione indirizzata da Eumans, organizzazione che vede tra i suoi principali sostenitori Marco Cappato, già parlamentare italiano ed europeo. Si chiede al Parlamento di individuare soluzioni su una serie di punti, in primo luogo sulla lotta al coronavirus, ma anche per il giusto ruolo della scienza nel dibattito pubblico, per rilanciare il ruolo del Parlamento europeo, per il superamento metodo intergovernativo, che non dà garanzie democratiche rispetto alle scelte che riguardano i cittadini.

 

 


 

Documenti chiave

 


 

Non chiudere gli occhi…

La crisi del coronavirus rappresenta ovunque un’emergenza, ma il Movimento Europeo richiama oggi l’attenzione anche sul dramma che in questo momento si sta vivendo per via della crisi sul confine greco – turco, del dramma dei profughi utilizzati come arma di ricatto da Erdogan nei confronti della Grecia. La Grecia, a sua volta, respinge persone in fuga da morte certa. Di fronte a fatti del genere, sembra che si sia perso il senso di umanità. La guerra in Siria, giunta al decimo anno, non ha trovato ancora soluzione. In un momento quale quello attuale, la situazione rischia di peggiorare ulteriormente, nell’indifferenza. Non stanno arrivando notizie, in questi ultimi giorni, da quel versante; già questo preoccupa, perché si sa che il problema esiste ed è ben lontano da un miglioramento. È bene che se ne parli, che l’Europa ascolti, che recuperi il senso della solidarietà che sembra perduto. Noi continueremo ad occuparcene.


 

Carta dei diritti fondamentali

Continuando la disamina della Carta dei diritti fondamentali, veniamo all’articolo 7, relativo al rispetto della vita privata e familiare: “Ogni individuo ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e delle sue comunicazioni”. In una situazione quale quella attuale, ricordare questo diritto è molto importante. Non è peraltro un compito semplice: in una pandemia, ci si trova di fronte alla necessità di bilanciare il diritto alla riservatezza e quello alla salute. Ad affermare la prevalenza, in determinati casi, del diritto alla salute su quello alla riservatezza è lo stesso GDPR nel considerando 52:La deroga al divieto di trattare categorie particolari di dati personali dovrebbe essere consentita anche quando è prevista dal diritto dell'Unione o degli Stati membri, fatte salve adeguate garanzie, per proteggere i dati personali e altri diritti fondamentali, laddove ciò avvenga nell'interesse pubblico, in particolare il trattamento dei dati personali nel settore del diritto del lavoro e della protezione sociale, comprese le pensioni, e per finalità di sicurezza sanitaria, controllo e allerta, la prevenzione o il controllo di malattie trasmissibili e altre minacce gravi alla salute”. Bisogna immedesimarsi in questa situazione e immaginare cosa può succedere in un condominio, per esempio, in cui si venga a scoprire un caso di persona affetta da coronavirus. Ebbene, è già successo e ne è stata data notizia: si sono verificati casi in cui sapere di essere vicini di casa di un contagiato ha provocato reazioni di distacco ed emarginazione, di volontà di allontanamento. Da questo esempio si possono trarre alcune considerazioni: se è vero infatti che esiste il diritto alla riservatezza e che viene incluso nella Carta, è altrettanto da considerare come esso possa essere, in determinati casi, su un piatto della bilancia rispetto ad altri diritti. Ed è altresì da considerare il fatto che la scelta relativa a quale sia il diritto preminente possa generare effetti ulteriori.


 

L’Europa dei diritti

Quello delle politiche sanitarie è un settore complesso, sul quale si investono risorse consistenti. Per ragioni di varia natura, possono insorgere delle controversie giudiziarie in tale ambito. Esaminando il lavoro svolto dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea, abbiamo esaminato un discreto numero di controversie definitesi negli ultimi tempi e relative alle procedure di appalto per l’assegnazione di determinate prestazioni sanitarie. Riteniamo qui interessante citare alcuni casi, che interessano sia perché riguardano un aspetto socio – economico  di primaria importanza, quale la salute dei cittadini, sia per il fatto che hanno richiesto di interpellare la Corte in merito all’interpretazione di alcune direttive europee.

Un primo caso che vogliamo citare risale allo scorso anno: il 21 marzo 2019, infatti, la Corte si è espressa in merito all’applicazione della direttiva 2014/24/UE del Parlamento e Consiglio, che disciplina: sia aspetti generali, relativi all’individuazione dello status giuridico di associazioni che eroghino prestazioni sanitarie, concorrendo ad appalti pubblici; sia aspetti specifici, come il modo in cui intendere il concetto di “trasporto in ambulanza qualificato” e quale sia la corretta applicazione delle deroghe previste quando tale prestazione viene erogata dai soccorritori sanitari. Qui il testo integrale della sentenza.

Una seconda sentenza, del 18 ottobre 2018, è relativa all’interpretazione della direttiva 2004/18/CE del Parlamento e Consiglio, laddove osta  “ad una normativa nazionale […] la quale, equiparando gli ospedali privati «classificati» a quelli pubblici, attraverso il loro inserimento nel sistema della programmazione pubblica sanitaria nazionale, […] li sottrae alla disciplina nazionale e a quella dell’Unione in materia di appalti pubblici, anche nei casi in cui tali soggetti siano incaricati di fabbricare e fornire gratuitamente alle strutture sanitarie pubbliche specifici prodotti necessari per lo svolgimento dell’attività sanitaria, quale corrispettivo per la percezione di un finanziamento pubblico funzionale alla realizzazione e alla fornitura di tali prodotti”. Qui il testo integrale della sentenza.

Da ultimo: il 19 aprile 2018, è stata emessa una sentenza che chiarisce alcuni aspetti della direttiva 92/50/CEE del Consiglio: un’amministrazione aggiudicatrice, “qualora attribuisca un appalto pubblico di servizi che ricade sotto l’articolo 9 della suddetta direttiva, che coordina le procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di servizi […], è però tenuta a conformarsi anche alle norme fondamentali e ai principi generali del Trattato FUE, ed in particolare ai principi di parità di trattamento e di non discriminazione in base alla nazionalità, nonché all’obbligo di trasparenza che ne deriva, a condizione che, alla data della sua attribuzione, tale appalto presenti un carattere transfrontaliero certo, circostanza questa che spetta al giudice del rinvio verificare”. Qui il testo integrale della sentenza.


 

Consigli di lettura

L’Europa, da alcuni anni, sta vivendo una crisi di valori, perché sembra che il progetto di unità nella diversità, contro le guerre, contro i nazionalismi, abbia perso la sua attrattiva. Eppure la stessa Unione europea è anche resiliente, a patto che si sia in grado di compiere un’autoanalisi e ripartire. Di fronte alla portata della situazione attuale, le soluzioni semplicistiche non porterebbero a molto. In questo testo di recente uscita, “Uniti si può”, gli autori cercano di recuperare il senso e tracciare le coordinate del futuro. Uno dei  punti di partenza è proprio quello del rispetto dello stato di diritto. Nella prefazione, si afferma infatti che “Secondo l’art. 2 del Trattato sull’Unione europea (TUE), l’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze”. Ebbene, una tale dichiarazione, se l’Europa esiste, non può rimanere solo sulla carta. Ecco perché consigliamo la lettura di questo libro e, soprattutto, invitiamo il lettore a mettere in atto tutte quelle scelte che possano dimostrare che lo stato di diritto, la Carta dei diritti fondamentali, i valori dell’Europa insomma, possono essere riscoperti e trovare concreta applicazione, nella vita di tutti i giorni. 


 

Agenda della settimana

In settimana, Il presidente dell'Eurogruppo Mário Centeno riunirà i ministri delle finanze questa settimana per discutere ulteriormente le misure politiche che possono affrontare l'epidemia di COVID-19, dopo che i leader si sono riuniti giovedì scorso.

Lunedì 30 marzo

Commissione del Parlamento Europeo per lo sviluppo

L’alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, terrà una videoconferenza con Mahamat Zene Cherif, ministro degli affari esteri del Ciad.

Il commissario per le relazioni istituzionali Maroš Šefčovič, insieme a Michael Gove, ministro dell'ufficio di gabinetto del Regno Unito, avvierà in teleconferenza i lavori del comitato misto UE-Regno Unito nell'ambito dell'accordo di recesso.

 

Martedì 31 marzo

La commissaria per la giustizia e gli affari interni Ylva Johansson presiederà una videoconferenza informale dei ministri della giustizia

 

Mercoledì 1° aprile

Il commissario per il green deal Frans Timmermans terrà una videoconferenza con Fatih Barol, Direttore dell'Agenzia internazionale dell'energia.

Riunione dei commissari tramite videoconferenza

Il commissario per l’economia Paolo Gentiloni terrà una videoconferenza con Nicolas Dufourcq, CEO di Bpi (Banque publique d'investissement)  France.

 

Giovedì 2 aprile

Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE)

Commissione per gli affari esteri (AFET)

Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO) - All'ordine del giorno: scambio di opinioni con Thierry Breton, commissario per il mercato interno, sulla risposta dell'UE all'epidemia di COVID-19, raccomandazioni sui negoziati per un nuovo partenariato con il Regno Unito, intelligenza artificiale nell'istruzione, nella cultura e nel settore audiovisivo.

Commissione per le petizioni

Il commissario Frans Timmermans terrà una videoconferenza con Bertrand Piccard, l'iniziatore di Solar Impulse.

Il commissario per la cooperazione e lo sviluppo internazionale Neven Mimica sarà a Johannesburg, in Sudafrica, per partecipare Forum africano sugli investimenti.

 

Venerdì 3 aprile

La commissaria Ylva Johansson presiederà una videoconferenza informale dei ministri della giustizia e affari interni

 

 

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To save itself, Europe must plan (and implement) a gradual federalist revolution
European Movement initiatives
Key documents
Charter of EU fundamental rights
The rights in Europe
Reading tips
Weekly agenda
Information campaign on Europe


 

To save itself, Europe must plan (and implement) a gradual federalist revolution
First step: the pre-federal budget

Today the attention of governments, European institutions and public opinion focuses anxiously on the daily problems caused by COVID 19.

Few remind that the third of the seventeen Sustainable Development Goals of 2015 concerns health and the action needed to combat epidemics caused by communicable diseases.

The short-term approach translates into a negative policy, unable to address and resolve the root causes of the problems to root them out and to create mechanisms capable of predicting and reducing the devastating impact of emergencies.

This is an approach that recalls George Bernard Shaw's warning: "For every complex problem there is a simple solution. Which is wrong". At the beginning of a week which will be largely dedicated to the economic solutions caused by COVID 19, we would like to draw attention to the apparently concrete and realistic nature of the set of measures that, frantically, the European institutions and national governments have elaborated*.

The ECB has decided - by majority - to create a European shield with the Pandemic Emergency Purchase Program (PEPP), which adds € 750 billion to the € 120 already planned and to the Quantitative Easing (QE) for the purchase of public and private bonds "in a flexible way ”over time and in relation with the quotas of the Member States (capital key).

The European Commission has proposed a 25 billion Coronavirus Response Investment Fund, the suspension of the Stability and Growth Pact with the activation of the safeguard clause and has rapidly approved a temporary framework for a flexible approach on State aid, divided into direct grants, tax breaks, guarantees for bank loans to companies, subsidized public loans to SMEs, safeguard for banks, export credit insurance, innovating with respect to a rigid ideology that had not suffered exceptions from the treaties of Rome onwards.

To these proposals and decisions, there are hypotheses of other more targeted measures, such as the allocation of slots at European airports ,or financial assistance to the Member States and countries that are negotiating accession, or the decision to leave Italy, the use of EUR 11 billion of uncommitted regional funds which we should have repaid at the end of the year, either the action of the EIB, or the endless debate on the role of the European Stability Mechanism (ESM), or the introduction of EUROBOND - or CORONAVIRUS BOND - on the example of those issued by China in early February.

Some of these proposals are immediately operational, but most of them will have to be approved by qualified majority or unanimously by the Council of Ministers of Economy and Finance or by the General Affairs Council and then by the European Parliament, meeting together in conference call and the second on the basis of an unpublished and questionable parliamentary voting procedure by email, or they will have to pass through the caudine gallows of the European Council (think of the EUROBOND hypothesis).

Some basic questions remain opened, such as the fate or interpretation of the whole system created after the crisis of 2008-2009 and founded on the Fiscal Compact, the Six Pack, the Two Pack and the European semester which now covers the whole financial year.

Some recall the method of the Marshall Plan (European Recovery Plan), which provided for a reconstruction period of Europe devastated by war, followed by structural interventions with a two-step action, for a total duration of four years and aids for 14 billion dollars. The plan had unnecessarily accompanied the US urge to use funding not to deal with emergencies, but to start a process of the European countries economy structural transformation.

COVID 19, which is already causing devastating effects of an economic and social nature, does not allow to act in two stages, favoring first the health action and postponing the start of an economic and social recovery program to the end of the emergency. Monetary measures alone are not effective unless they are accompanied by adequate fiscal and budgetary policies.

The recovery of sustainable growth passes, of necessity, through a fundamental reorientation of the EU and the Member States economic policies, in the framework of a project that explicitly defines the long-term objectives of economic, social and environmental evolution EU.

At the center of this project, the Multiannual Financial Framework (MFF) that the European Parliament requires for a double five-year term (5 + 5) must be placed to reach 2030 with a schedule that should have been consistent with the 2030 Agenda and the European Green Deal and which must now be linked to a new European Social and Health Deal.

Only a strong and credible budget can make it possible to guarantee European public goods that the States, devastated by the crisis, will not be able to guarantee for their citizens. To be strong and credible, the European budget must reach 2.5% of Europe's global GDP within five years - as was suggested in 1977 by the MacDougall Report - and, by 2030, 5% recommended by MacDougall himself and Emma Bonino and Marco De Andreis in their Federation Lite and on the basis of an autonomous tax capacity of the European Union.

According to the art. 311 of the Treaty on the Functioning of the European Union (TFEU), "the budget, without prejudice to other revenues, is financed entirely from own resources" and the Council with a decision adopted unanimously "lays down the provisions relating to the system of own resources" o it can "establish new categories of resources" after consulting the European Parliament and the European Council can decide unanimously ("passerelle clause") to authorize the Council to vote by qualified majority.

From 1970 to 1988, the European budget was financed by "own" resources - even if coming mainly from national budgets - which were then largely insufficient and paving the way for national contributions, which now cover most of the income and which prompted governments to erroneously judge the budget on the basis of the "fair return" principle.

On several occasions, the Commission first ("Communication on the financing of the Communities' budget" of 1978), then the European Parliament (in the Spinelli reports of 1981, Pfennig of 1984, Lamassoure of 2007, Deprez and Lewandowski of 2017) and finally the Group of work chaired by Mario Monti, have put forward proposals to reform the system of own resources and introduce real European taxes, all starting - with the exception of the Monti Group - from the principle that both can be adopted without changing the treaties, while in the European Convention on the future of Europe it was proposed to abolish the obligation of ratification by national parliaments.

EUROBONDs issued by the European Commission must be linked to the European budget and not to the ESM - just as in the States public debt securities are issued by the national treasury - and guaranteed by secure flows of future tax revenues (the Union's own resources) and from infrastructures financed by European loans, because the EUROBOND, unlike the project bonds or E-Bonds imagined by Giulio Tremonti and Jean Claude Juncker in 2010 to finance part of the national public debts and therefore current expenses, will have to serve to stimulate long lasting European investments.

To plan the first phase of the federalist revolution, the European Parliament must request the Von der Leyen Commission to withdraw the now useless and outdated Multiannual Financial Framework presented by Jean-Claude Juncker on 2 May 2018 and replace it with a new budget proposal, on the basis of art. 312 of the Treaty on the Functioning of the Union, which contains a European program of expenditure and revenue for socially sustainable growth by 2030 and an interinstitutional agreement to recognize the European Parliament's power of codecision on own resources.

coccodrillo

 

*All these measures and more are published on the website www.movimentoeuropeo.it


 

European Movement initiatives

European Union is facing an unprecedented moment of difficulty, as the regards health protection. There is no worse fear that the feeling than having to respond to the crisis on your own. If Europe does not intervene, as required by the treaties, by applying the principles of solidarity and by protecting the health of its citizens in a high way, the risk is that populist forces will increase their consensus. The European Movement in Italy has therefore joined the philosophers Roberto Castaldi and Daniel Innerarity appeal for "A European answer to the coronavirus threat" and of the Link Campus University entitled "The existence of Europe".

Numerous were the activities of the European Movement during the week. In the context of organization and future planning, the current crisis scenario reopens a very broad debate on the future of Europe and its institutional configuration. The current attention to the issue of health protection is accompanied - as stated by the member of the Presidency Council of the Movement, prof. Alberto Majocchi - the need to orient future policies in the sense of a "European social deal". To deal in detail with the reforms necessary for Europe, a renewed democratic participation, a rediscovery of the solidarity and cooperative value that led to the idea of uniting the European States, during the week Thursday 19, Friday 20 and Saturday 21 March some interesting meetings were held, with the partiticipation of the President, Pier Virgilio Dastoli.

Thursday and Friday, Eumans, with Marco Cappato among the main exponents, held the first online meeting of the Council of Participatory Democracy: two days full of ideas to understand the future prospects of the European democratic dimension, the reforms to be carried out to bridge the gap between a federation's dream and the current configuration. With regard to this, this first meeting was an occasion to discuss the petition that Eumans intends to present to the European institutions. President Dastoli - who analyzed various aspects on the carpet, also confronting the speakers - intervened several times during the debate. Here is a summary of the answers he provided to the various points: “We should focus on the economic aspects and the EU budget. There is a sort of deadlock on the board, regarding the 2021 Mutiannual financial framework, against which there is no agreement at the moment. We need to focus on a specific question for the European Parliament and its powers relating to the financial framework. Indeed, the Council can decide only after the assent of the EP, which should ask the Commission to withdraw the text proposed by the Juncker commission and ask the Von der Leyen Commission to present a new financial framework. In the previous one, the European green deal was not included; in addition, the coronavirus emergency and the fact that the ECB's initiative alone is not sufficient will now have to be taken into account. Therefore, a federal budget based on own resources is needed, which assures EU citizens public goods that cannot be ensured at national level. We must discuss the fact that the Conference on the future of Europe is an organ without democratic accountability and the ability to deliver results; it can only be initiated if an interinstitutional agreement exists. If the emergency doesn't end, the conference will most likely not start the 9th of May. In any case, we must develop a sort of "Cahiers de doleances" to address to the EU institutions, to identify what the CoFoE will have to discuss, what competences to give to the EU. We have to prepare proposals to change the EU.

As regards the rule of law in the EU, we must also include, in the petition: the protection of solidarity and minorities, the responses to the coronavirus crisis.
After the emergency, the governments will retain the use of exceptional procedures as the ones to combat the emergency. It's a risk. We have to change our proposal on the rule of law, taking into account the new system adopted by governments to ensure that it does not remain so configured ”.

A further reference was made to the EU's competences in the field of health: ”The draft Spinelli treaty contained a proposal to give the EU the ability to organize a "chain of command" to fight epidemics and ensure health protection of citizens. Healthcare skills had to be in the hands of the EU, not the Member States. Now, the European Commission should have used the tools provided by the treaties, such as articles 168, 196, 222 to deal with the coronavirus epidemic", ie implementing the principle of solidarity, that of cooperation, that of joint action against the 'emergency.

Lastly, on Saturday, the virtual debate organized by the Luca Coscioni Association took place. It was entitled "Coronavirus, science and rights: addressing emergencies, preparing for the future". Also in this case, it was possible to witness a comparison between experts from numerous disciplinary sectors, from the medical to the legal field, from that of associations to political and sociological fields. President Dastoli, here, claimed to be "in agreement with the idea of reflecting on a democratic system that goes beyond the emergency. The risk is that, once the worst is over, this state of emergency becomes perennial and it is necessary to reflect on this. Another point: there was no homogeneous communication in the European context. And there are doubts that the EP will meet online next week. The European Parliament should have organized a transparent and open debate on the fight against coronavirus. We also know that European health competences are mild, but Article 168 speaks of a concurrent competence in the area of security, in the face of an health emergency. Next week should be used to explain to the public how to cope with the emergency and the European Parliament should take this opportunity, for a finally European debate, which has not been through the Council decisions. Currently there is a block on future economic choices, with regard to the multiyear balance sheet and, compared to this, there is the risk of a considerable and devastating economic and social emergency after the health one. Therefore, the European Parliament should ask the Commission to take a step back from the Juncker Commission budget proposals of 2 May 2018. We need a different budget, for example Eurobonds are only possible if linked to a strong budget. The new project should be five years and not seven years and to have adequate resources of its own at a slightly higher level than the current one".

We close by reporting the statement launched by the International European Movement, on the COVID 19 crisis:

“Let's care for each other.
The world today finds itself before a crisis that threatens our
health, our economy and the very fabric of our society.
The spread of the virus COVID 19 has left us all feeling a deep sense
of uncertainty and insecurity.
At times of such physical, mental and emotional strain, when people
feel alone and scared, the best remedy is solidarity.
To combat a disease that knows no borders or nationality, race or
religion, we need to pool our resources and work together.
In Europe, we have the structures in place to put forward a common
response to a challenge that is bigger than the mightiest of states.
Over the past 7 decades we have learned to co-exist and co-operate in
peace and harmony, in pursuit of our common interests.

Now more than ever those interests are completely aligned.
There is no better way, there is no other way, than to seek
multilateral, coordinated and joint actions to stop the advance of the
virus and tackle the financial fallout that is affecting the European
economy.
To shield employers and employees alike, we need to take concerted
fiscal and monetary measures at the European as well as national level.
This is no time to retreat to narrow-minded, short-sighted,
nationalistic, knee-jerk reactions. Ignoring scientific advice, disrupting
our common market, depriving our neighbours of assistance will only worsen
our own condition.
If nothing else, this virus is a reminder that we are as strong as the
person next to us.
Let's care for each other”.

The European Movement International


 

Key documents

 


 

Charter of EU fundamental rights

Art 36

 In the last few days, facing to the persistence of a crisis that is shaking Europe and Italy in a very serious way, the time to attribute the responsibilities has begun. In fact, with respect to this emergency, only after 45 days since the first case in Italy a European intervention mechanism has been activated. It was a really too long period, in relation to which a federal community, as has been said, would immediately take action at a central level prior over that of the federated states. This slowness of reflexes is even more striking if one considers that, in any case, both the treaties and the Charter of Fundamental Rights establish some common principles to be respected. Article 36 of the Charter, in fact, mentions the right of access to services of general economic interest. Where is the link with the health sector? It exists, although indirect. In fact, pursuant to this article, the European Union intervenes in the economic sector to ensure that, in compliance with the economic parameters by the Member States - for example that relating to the deficit - GDP ratio - it is possible to create a network of services of general interest. This is to ensure the economic and social cohesion, and the needs of well-being and social protection. And the health protection, as is unfortunately emerging in the context of the answers to be found to the COVID-19 virus crisis, can have very important economic and social consequences. Therefore, citizens not only has the right to take care of themselves, but they also have the duty to protect the health of the people around them. So, this process can only be implemented thanks to a rapid and timely institutional intervention, which undoubtedly also involves the the European Union, considering its many breathlessness, too.


 

The rights in Europe

On March 5th, the European Union Court of Justice issued a sentence that - we believe - is interesting, considered the topic of the week. In fact, it concerns the interpretation of Directive 2006/112 /EC, related to the common system of value added tax. According to the art. 132, par. 1 of the directive, “Member States exempt (from the payment of taxes, editorial note) […] hospitalization and medical treatment, as well as the operations strictly connected to them, insured by public law bodies or, under social conditions similar to those in force for the same, by hospitals, medical and diagnostic centers and other duly recognized institutions of the same nature".

But let's get to the facts. In February 2014, a limited liability company, governed by German law, provided telephone consultations on various health issues, on behalf of the public health funds, and conducted accompanying programs, by telephone, for patients with chronic or long-lasting diseases. These benefits were provided by nurses and health care assistants, most of whom also had so-called "health educator" trained. In more than a third of cases, a doctor also intervened, who took charge of the consultation or, in the event of a request for clarifications, provided indications or a second opinion. As part of these activities, this company has asked for the tax exemption benefit. Nonetheless, the financial administration considered that the benefits concerned were taxable. The company appealed to the competent court but, at first instance, this was dismissed. It then filed an appeal in cassation to the Bundesfinanzhof (Federal Tax Court, Germany). In turn, this Court invoked the EU Court of Justice for clarification regarding both the possibility of admitting the tax exemption and the fact whether it was sufficient that the telephone advice was carried out by "health educators" and that, in about a third of cases, a doctor intervened. With respect to this, pursuant to Directive 2006/112 / EC, the Court has held that "services provided by phone, consisting of giving advice relating to the health and disease, may fall within the exemption expected by this disposal, provided that they pursue a therapeutic purpose, a circumstance which is for the referring court to verify". Furthermore, according to the Court, the aforementioned directive “does not require that, due to the fact that medical services are provided by telephone, nurses and healthcare assistants offering such services are subject to additional professional qualification requirements, so that these services can benefit from the exemption expected by this disposal, provided that they can be considered as having a level of quality equivalent to that of the services supplied by other providers, using the same means of communication, a circumstance which it is for the referring court to verify”.


 

Reading tips

Studi sullintegrazioneThis week, considered the attention focused on European economic aid to Italy and its possible future implications, we suggest to read an essay in "Studies on European integration: four-monthly review of European Union law n. 3/2013". It is signed by Andrea Cannone, full professor of International Law at the University of Bari "Aldo Moro", and is entitled "On some recent jurisdictional clauses relating to the Court of Justice of the European Union" [pp. 469 - 485].

Prof. Cannone explains how the controversies of interpretation regarding the Treaty establishing the ESM, signed in Brussels on 2 February 2012, are resolved; for those who want to reconstruct these aspects of the European Stability Mechanism, this text seemed to us a good way to start.

 


 

Weekly agenda

 

Monday 23 March

Foreign Affairs Council. On the agenda: a discussion on current affairs with the aim of reviewing pressing issues on the international agenda.

The European Commissioner for Crisis Management, Janez Lenarcic, calls Filippo Grandi, High Commissioner of UNHCR, the UN Refugee Agency.

The European Commissioner for Neighbourhood and Enlargement, Olivér Várhelyi, will meet with Valentin Inzko, High Representative for Bosnia and Herzegovina, and Mr. Nassif Hitti, Lebanon Minister of Foreign Affairs.

 

Monday 23 March – Tuesday 24 March

Stakeholder engagement meeting (webinar). The EIB is engaging on the EIB Group’s Climate Bank Roadmap 2021-2025 through a series of 4 webinars. It will be an opportunity for interested stakeholders to voice their opinions and share their expertise with the EIB’s experts leading this transition. The EIB’s climate, environment and social experts will also answer questions sent in by the audience.

 

Tuesday 24 March

General Affairs Council. Ministers will discuss Enlargement and Stabilisation and Association Process, with particular attention to Albania and North Macedonia. The European Semester, and the rule of law situation in Poland and Hungary will also be addressed.

The European Commissioner for Neighbourhood and Enlargement Olivér Várhelyi will receive OSCE High Commissioner on National Minorities, Lamberto Zannier.

 

Tuesday 24 March – Wednesday 25 March

Outermost regions Forum 2020. The event brings together the Presidents of the outermost regions, Ministers from their Member States, the Commissioner for Cohesion and Reforms and other members of the Commission, stakeholders, and experts interested in learning from the experience of these special EU regions. The Forum will review progress made under the 2017 Communication on a renewed strategic partnership with the EU’s outermost regions. In addition, the Forum will address three major themes for the outermost regions: climate change and biodiversity, circular economy and blue economy.

 

Wednesday 25 March

College meeting.  Commissioners will discuss 2020 Action Plan on Human Rights and Democracy. EC Vice- President Borrell will be responsible for the meeting.

The European Commissioner for Crisis Management,  Janez Lenarčič will hold a video call with Ms. Henrietta Fore, Executive Director of UNICEF on Wednesday.

 

Thursday 26 march

Brussels Plenary session. The European Parliament will hold an extraordinary plenary session to debate and vote on the first three proposals from the European Commission to tackle the effects of the COVID-19 pandemic in EU member states. On the agenda: the Coronavirus Response Investment Initiative, a legislative proposal to extend the scope of the EU Solidarity Fund to cover public health emergencies, a Commission proposal to stop the so-called ghost flights caused by the COVID-19 outbreak. The plenary session will be the first to use a long-distance voting system.

Video conference on the COVID-19 outbreak. The members of the European Council will follow up, by video conference, on the EU’s response to the COVID-19 outbreak. The heads of states and governments will focus on: limiting the spread of the virus, providing medical equipment, promoting research, including research into a vaccine, tackling socio-economic consequences, and helping citizens stranded in third countries.

The European Economy Commissioner Paolo Gentiloni holds a videoconference with Ana Botin, Executive Chairman of the Santander Group.


 

Information campaign on Europe 

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 Infografica 2

 


 

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Responsible: Massimiliano Nespola, giornalista
Editorial office: Sabrina Lupi

 

 

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