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La proposta del Presidente del Consiglio europeo, il liberale belga Charles Michel, sul Quadro Finanziario Pluriennale presentata il 10 luglio 2020 è inaccettabile.

Se sarà adottata dal Consiglio europeo sarà invece respinta dal Parlamento europeo:

  • Perché essa sarà il frutto dell’abuso di potere del Consiglio europeo e del suo Presidente che, agendo ultra vires e dunque al di là delle competenze che sono state loro attribuite dall’art. 15 del Trattato sull’Unione europea, sottraggono il potere di decisione al Consiglio dell’Unione e al Parlamento europeo nel quadro della procedura prevista dall’articolo 312 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea
  • Perché essa conferma il compromesso al ribasso del 26 febbraio 2020 che sarebbe stato inadeguato nell’Unione prima della pandemia e che è ora inaccettabile dopo la pandemia
  • Perché essa è basata sul principio malsano, dal punto di vista economico di una periodicità settennale e non quinquennale
  • Perché essa nega il carattere strategico dell’economia verde e della lotta alle diseguaglianze e riduce a un livello quasi marginale politiche comuni che rappresentano il valore aggiunto della dimensione europea in settori sensibili come l’educazione (ERASMUS PLUS), la cultura (EUROPA CREATIVA) e la gioventù (CORPO EUROPEO DI SOLIDARIETA’)
  • Perché essa è all’opposto delle priorità del programma pluriennale della Commissione Von der Leyen che è stato alla base del voto di fiducia del Parlamento europeo nel novembre 2019
  • Perché essa rende praticamente impossibile la realizzazione di una parte importante degli obiettivi attribuiti all’Unione europea nell’articolo 3 del Trattato sull’Unione europea
  • Perché essa mantiene il metodo dei rebates (rimborsi) che era stato introdotto nel 1984 a favore del Regno Unito quando il bilancio era composto per i 2/3 dalle spese agricole, che è diventato illogico in un bilancio in cui non ci sono più politiche dominanti, che va a beneficio dei paesi più ricchi dell’UE e che è stato contestato nel novembre 2019 da diciannove paesi membri
  • Perché essa scarta e rende praticamente inutile la prospettiva di ridurre delle nuove e vere risorse proprie e di un sistema fiscale europeo più equo che dovrebbe essere posta al centro dei dibattiti e delle decisioni nella Conferenza sul futuro dell’Europa.

Il Movimento europeo in Italia e in Spagna chiede alle organizzazioni rappresentative della società civile europea di esprimere pubblicamente il loro sostegno al Parlamento europeo.

Madrid-Rome, 13 luglio 2020

 

 

 

 

 

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Sul bilancio europeo Charles Michel cede al ricatto dei “frugali”
Perché il Parlamento europeo dirà “no”

La proposta del Presidente del Consiglio europeo, il liberale belga Charles Michel, sul Quadro Finanziario Pluriennale presentata il 10 luglio 2020 è inaccettabile.

Se sarà adottata dal Consiglio europeo sarà invece respinta dal Parlamento europeo:

  • Perché essa sarà il frutto dell’abuso di potere del Consiglio europeo e del suo Presidente che, agendo ultra vires e dunque al di là delle competenze che sono state loro attribuite dall’art. 15 del Trattato sull’Unione europea, sottraggono il potere di decisione al Consiglio dell’Unione e al Parlamento europeo nel quadro della procedura prevista dall’articolo 312 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea
  • Perché essa conferma il compromesso al ribasso del 26 febbraio 2020 che sarebbe stato inadeguato nell’Unione prima della pandemia e che è ora inaccettabile dopo la pandemia
  • Perché essa è basata sul principio malsano, dal punto di vista economico di una periodicità settennale e non quinquennale
  • Perché essa nega il carattere strategico dell’economia verde e della lotta alle diseguaglianze e riduce a un livello quasi marginale politiche comuni che rappresentano il valore aggiunto della dimensione europea in settori sensibili come l’educazione (ERASMUS PLUS), la cultura (EUROPA CREATIVA) e la gioventù (CORPO EUROPEO DI SOLIDARIETA’)
  • Perché essa è all’opposto delle priorità del programma pluriennale della Commissione Von der Leyen che è stato alla base del voto di fiducia del Parlamento europeo nel novembre 2019
  • Perché essa rende praticamente impossibile la realizzazione di una parte importante degli obiettivi attribuiti all’Unione europea nell’articolo 3 del Trattato sull’Unione europea
  • Perché essa mantiene il metodo dei rebates (rimborsi) che era stato introdotto nel 1984 a favore del Regno Unito quando il bilancio era composto per i 2/3 dalle spese agricole, che è diventato illogico in un bilancio in cui non ci sono più politiche dominanti, che va a beneficio dei paesi più ricchi dell’UE e che è stato contestato nel novembre 2019 da diciannove paesi membri
  • Perché essa scarta e rende praticamente inutile la prospettiva di ridurre delle nuove e vere risorse proprie e di un sistema fiscale europeo più equo che dovrebbe essere posta al centro dei dibattiti e delle decisioni nella Conferenza sul futuro dell’Europa.

Il Movimento europeo in Italia e in Spagna chiede alle organizzazioni rappresentative della società civile europea di esprimere pubblicamente il loro sostegno al Parlamento europeo.

Madrid-Rome, 13 luglio 2020

 

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VERSION FRANÇAISE

Sur le budget européen Charles Michel cède au chantage des « frugaux »
Pourquoi le PE dira « non »

La proposition du Président du Conseil européen, Charles Michel, sur le Cadre Financier Pluriannuel du 10 juillet 2020 est inacceptable.

Si elle sera adoptée par le Conseil européen, elle sera rejetée par le Parlement européen :

  • Parce que elle sera le fruit d’un abus de pouvoir du Conseil européen et de son Président qui, en agissant ultra vires et donc au-delà des compétences qui leur sont attribuées par l’art. 15 TUE, vont soustraire le pouvoir de décision au Conseil et au Parlement dans le cadre de la procédure établie par l’art. 312 du TFUE
  • Parce que elle confirme le compromis au rabais du 26 février 2020 qui aurait été inadéquat dans une Union avant la pandémie et qui est devenu inacceptable après la pandémie
  • Parce que elle est basée sur le principe malsaine, d’un point de vue économique et démocratique, d’une périodicité septennale
  • Parce quelle elle nie le caractère stratégique de l’économie verte et de la lutte contre les inégalités et réduit à un niveau presque marginal des politiques communes qui représentent la valeur ajoutée de la dimension européenne dans des domaines sensibles tels que l’éducation (ERASMUS PLUS), la culture (EUROPE CREATIVE), la démocratie participative (EUROPE FOR CITIZENS) et la jeunesse (CORPS EUROPEEN DE SOLIDARITE)
  • Parce que elle va à l’évidence à contre-courant des priorités du programme pluriannuel de la Commission Von der Leyen qui a été à la base du vote de confiance du Parlement européen en novembre 2019
  • Parce que elle rend pratiquement impossible la réalisation d’un nombre important des objectifs attribués à l’Union européenne dans l’art. 3 TUE
  • Parce que elle maintient la méthode des rebates qui avait été introduite en 1984 au bénéfice du Royaume Uni lorsque le budget européen était composé par 2/3 des dépenses agricoles, qui est devenue illogique dans un budget où il n’y a plus des politiques dominantes, qui bénéficie aux pays les plus développés de l’UE et qui a été contesté par dix-neuf gouvernements nationaux en novembre 2019
  • Parce que elle écarte et rend inutile la perspective d’introduire des nouvelles ressources propres et un système fiscal européen plus équitable qui devrait être au centre des débats et des décisions de la Conférence sur le future de l’Europe.

Le Mouvement européen en Italie et en Espagne demande aux organisations représentatives de la société civile européenne d’exprimer publiquement leur soutien au Parlement européen.

Madrid-Rome, 13 juillet 2020

 


 

Attiriamo la vostra attenzione

Questa settimana ci concentriamo su un tema cardine per un’Unione che voglia dirsi tale e che voglia dirsi compiuta: il rispetto dei diritti e il funzionamento democratico. L’argomento è vasto e richiede una trattazione ampia; per fornire qualche spunto di riflessione, ci concentriamo sulle recenti affermazioni di Angela Merkel nel corso della plenaria della settimana trascorsa: “La nostra economia è ed è stata fortemente scossa in tutta Europa. Milioni di lavoratori hanno perso il lavoro. Oltre alle preoccupazioni per la propria salute e la salute delle proprie famiglie, molti cittadini si sono preoccupati della loro condizione economica. Ora tutti voi avete bisogno del nostro sostegno.

Per spezzare la catena dell’infezione, i diritti fondamentali più elementari dovevano essere temporaneamente limitati. È stato un prezzo molto alto da pagare, perché tante generazioni in Europa hanno lottato duramente per ottenere questi diritti fondamentali. I diritti umani e civili sono il bene più prezioso che abbiamo in Europa. Possono essere limitati solo per motivi molto importanti e solo per un periodo molto breve. Una pandemia non deve mai essere una scusa per minare i principi democratici. Ogni paese in Europa ricorda i suoi sconvolgimenti storici in modo diverso, le differenti lotte per ottenere la libertà e lo stato di diritto. E allo stesso tempo, siamo uniti esattamente dall’aver raggiunto i diritti fondamentali in Europa”. Si tratta di un estratto del testo intero, che può aiutare a indirizzare il ragionamento verso l’azione futura dell’Unione europea che si avvia alla nuova programmazione, a implementare il recovery fund, a  porre in essere una serie di politiche comuni per i prossimi anni. Non bisogna perdere di vista il tema dei diritti, anzi: è il momento di avanzare e, come ha affermato recentemente sui social il Movimento Europeo Italia, “Altiero Spinelli non condivideva l’idea del cosiddetto “gradualismo costituzionale” che di costituzionale aveva ben poco e che si identificava piuttosto nel metodo funzionalista scelto da Jean Monnet nel 1950 con l’obiettivo (illusorio) che esso avrebbe condotto il processo di costruzione europea a realizzare la sua finalità federale”. In altre parole, si avverte l’esigenza che l’UE ponga in atto un salto verso la finalità federale, per strutturare quello che, in mancanza di un impianto simile, rimane un mercato, in cui è possibile che si mettano in atto importanti operazioni finanziarie che favoriscono la criminalità organizzata. Di ciò si è avuto un recente riscontro anche dalle ultime notizie sui media, relative al caso delle indagini sulla riconducibilità alla ‘ndrangheta di una serie di cartolarizzazioni sui mercati finanziari internazionali, in cui sarebbero coinvolti alcuni importanti gruppi bancari. Purtroppo, i limiti nel processo di integrazione in tale ambito sono noti: la diversità tra ordinamenti rappresenta ad oggi un’opportunità per le attività illecite di svolgersi impunemente. In relazione a ciò, la settimana scorsa ha visto, in occasione della plenaria, un importante momento di discussione dedicato all’intensificazione delle misure per il contrasto al riciclaggio, attraverso politiche armonizzate in tutta l’UE, l’istituzione di registri di alta qualità dei titolari effettivi delle imprese, il rafforzamento della supervisione europea e della condivisione di informazioni tra gli Stati membri; per approfondire il tema, è presente tra i documenti chiave il link al comunicato ufficiale del Parlamento europeo, a cui è collegata una serie di ulteriori informazioni per conoscere meglio le nuove misure.

 


 

Le attività del Movimento europeo

  • Intervento del Presidente Pier Virgilio Dastoli all’interno del ciclo di conferenze “Donne d'Europa: professionalità che si raccontano”, primo incontro dedicato alle Madri d'Europa: Sophie Scoll e Ursula Hirschmann, diretta facebook sulla pagina Isesp Cde RC, 14 luglio 2020, ore 17.00
  • Partecipazione del Presidente Dastoli al XVIII Congresso nazionale di ALI - Autonomie Locali Italiane “FARE GENTILE. La casa dei riformisti locali”, Napoli 16-17 luglio
  • Con l'inizio della presidenza tedesca del Consiglio dell'UE, il Movimento Europeo Tedesco (EBD) ha deciso di ampliare il proprio pubblico offrendo alcune delle sue tradizionali iniziative in nuovi formati.  In stretta collaborazione con il Movimento Europeo Italia, l'Ambasciata tedesca a Roma e l'Ambasciata italiana a Berlino, si è deciso di contribuire all’incremento del dialogo transfrontaliero italo-tedesco. Diversi saranno gli  eventi promossi dall’EBD con traduzione simultanea in italiano e inglese. Si inizierà lunedì 20 luglio alle ore 15:00 con "EBD De-Briefing European Council", dedicato al Consiglio Europeo del 17 e 18 luglio. Il „De-Briefing“ con Andreas Peschke, direttore della sezione „Europa“ presso il Ministero Federale degli Esteri, e la dott.ssa Kirsten Scholl, direttrice della sezione „Politiche Europee“ presso il Ministero Federale dell'Economia e dell'Energia, avrà luogo sotto forma di videoconferenza.

    Il dott. Jörg Wojahn, rappresentante della Commissione Europea in Germania, e la dott.ssa Linn Selle, presidentessa del Movimento Europeo Germania, forniranno un input iniziale. La conferenza sarà moderata dal segretario generale dell'EBD Bernd Hüttemann.  

    Il link per accedere alla videoconferenza verrà inviato nella mattinata del 20 luglio a tutti coloro che si saranno registrati entro le ore 9.00 di lunedì 20 attraverso il seguente modulo di iscrizione online.

    (Si precisa che durante l'evento vige la Chatham House Rule - Le informazioni ed opinioni scambiate non possono essere riportate all'esterno!  Il consenso dei partecipanti alla Chatham House Rule è un prerequisito per la registrazione all'evento. Non sono consentite registrazioni audio e video dell'evento. Prima dell'evento sarà inviata ai partecipanti una lista di tutti i coloro che si sono registrati. La registrazione implica il consenso alla pubblicazione della suddetta lista).

 


 

Documenti chiave

 


 

Testi della settimana

 


 

 Carta dei diritti fondamentali

Al tema della Giustizia nell’Unione europea, è dedicato, all’interno della Carta, il Capo VI, con gli articoli dal 47 al 50. L’articolo 49, in particolare, si occupa dei principi di legalità e proporzionalità dei reati e delle pene. Il primo comma afferma infatti che “Nessuno può essere condannato per un’azione o un’omissione che, al momento in cui è stata commessa, non costituiva reato secondo il diritto interno o il diritto internazionale”: si pone quindi attenzione non solo ai comportamenti attivi dell’individuo, ma anche alle conseguenze del venir meno ad un obbligo, attraverso omissioni. Vengono menzionati, in riferimento a ciò, sia il diritto di ciascuno Stato membro che il diritto internazionale e non quindi, il diritto dell’Unione europea, volendo con ciò riconoscere a tali diritti una portata globale e non solo legata all’appartenenza in qualità di membro dell’Ue.

Si fissano poi i principi a garanzia della persona riconosciuta responsabile di un reato, affermando che “Non può essere inflitta una pena più grave di quella applicabile al momento in cui il reato è stato commesso”. E inoltre, “Se, successivamente alla commissione del reato, la legge prevede l’applicazione di una pena più lieve, occorre applicare quest’ultima”. D’altro canto, si riconosce, al secondo comma, che “Il presente articolo non osta al giudizio e alla condanna di una persona colpevole di un’azione o di un’omissione che, al momento in cui è stata commessa, costituiva un crimine secondo i principi generali riconosciuti da tutte le nazioni”. Anche in questo caso, si fa riferimento, più che all’Unione europea, alla comunità internazionale di cui essa fa parte e nei confronti della quale si ha l’impegno a cooperare per attuare soluzioni diplomatiche, pacifiche e volte al progresso reciproco.

Infine, il terzo comma della Carta parla del principio di proporzionalità, secondo cui “Le pene inflitte non devono essere sproporzionate rispetto al reato” e ciò deve poter valere sia in senso sia positivo che negativo. Ci troviamo di fronte all’affermazione di principi di portata molto ampia; in concreto, per comprendere in che misura essi siano rispettati nei vari Stati, c’è da considerare ciascuno di essi applica il proprio codice penale – ciascuno è il frutto di tradizioni giuridiche diverse nel  tempo e nella Storia – ragion per cui tale principio di proporzionalità trova applicazione differente in base al contesto e poter cooperare per una armonizzazione del diritto tra i vari Stati appare un lavoro molto complesso. Come afferma il Presidente di sezione della Corte di Cassazione Giovanni Diotallevi nel suo saggio “Dalle rogatorie all’ordine di indagine europeo”, la cooperazione giudiziaria a livello europeo è ritenuta dallo stesso “uno dei passaggi più delicati delle nostre riflessioni; vengono infatti in rilievo due dei suoi cardini fondamentali: il principio del mutuo riconoscimento e quello della reciproca fiducia tra Stati, dove il ruolo della giurisdizione è portato a muoversi su quel crinale delicatissimo tra le scelte legislative di politica giudiziaria, l’efficacia e l’efficienza del servizio giustizia e le aspettative della società civile con ricadute sensibili che impegnano l’attività del giudice in una perdurante fase di rivisitazione della qualità e delle caratteristiche dello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia”[1].

 

[1] Cfr: “Lo Spazio Europeo di Libertà, Sicurezza e Giustizia a vent’anni dal Consiglio europeo di Tampere”, a cura di Angela di Stasi, Lucia Serena Rossi, Napoli, Editoriale Scientifica, 2020, pp. 367 – 380.

 


 

L’Europa dei diritti

Questa settimana, poniamo alla vostra attenzione il caso di un ricorso presentato dalla Commissione europea nei confronti delll’Ungheria; la scelta è motivata dal fatto che, non da oggi, si lamentano le carenze di tale Stato membro rispetto al tema del rispetto dello stato di diritto. Abbiamo già dedicato al tema la newsletter n. 10 di questa serie, alla quale vi rimandiamo per poter leggere anche le dichiarazioni dell’eurodeputato ungherese Sandor Ronai, che traccia il quadro della situazione nel suo Stato; il testo integrale dell’intervista è reperibile cliccando qui. A intervenire nel procedimento, anche il Regno di Svezia, che ha chiesto di intervenire nella controversia, a sostegno delle conclusioni della Commissione. L’iter è partito il 14 luglio 2017, quando la Commissione “ha inviato all’Ungheria una lettera di diffida […] nella quale si è affermato che tale Stato membro, avendo adottato la legge sulla trasparenza, è venuto meno agli obblighi a esso incombenti in forza dell’articolo 63 TFUE nonché degli articoli 7, 8 e 12 della Carta, e gli ha impartito un termine di un mese per presentare osservazioni. Il 17 luglio 2017, l’Ungheria ha chiesto una proroga di tale termine, che la Commissione le ha negato.  Il 14 agosto e il 7 settembre 2017, l’Ungheria ha inviato alla Commissione due serie di osservazioni relative alla lettera di diffida, contestando la fondatezza degli addebiti ivi contenuti. Il 5 ottobre 2017, la Commissione ha emesso un parere motivato […] nel quale ha dichiarato che l’Ungheria è venuta meno agli obblighi a essa incombenti in forza dell’articolo 63 TFUE e degli articoli 7, 8 e 12 della Carta, avendo introdotto restrizioni discriminatorie, ingiustificate e non necessarie in relazione alle donazioni estere a favore delle organizzazioni della società civile mediante le disposizioni della legge sulla trasparenza che impongono obblighi di registrazione, di dichiarazione e di pubblicità a determinate categorie di organizzazioni della società che beneficiano direttamente o indirettamente di un sostegno estero di importo superiore a una certa soglia, e che prevedono la possibilità di applicare sanzioni alle organizzazioni che non rispettano gli obblighi in questione. La Commissione ha altresì impartito all’Ungheria un termine di un mese per adottare le misure necessarie per conformarsi al parere motivato o per presentarle osservazioni.  Il 12 ottobre 2017, l’Ungheria ha chiesto una proroga di tale termine, che la Commissione le ha negato. Il 5 dicembre 2017, l’Ungheria ha inviato alla Commissione osservazioni relative al parere motivato, contestando la fondatezza degli addebiti ivi contenuti.  Non persuasa da dette osservazioni, la Commissione ha deciso, il 7 dicembre 2017, di proporre il ricorso di cui trattasi”. Il 2 agosto 2018, il Regno di Svezia ha chiesto di intervenire nella controversia, a sostegno delle conclusioni della Commissione.

L’Ungheria ha anzitutto contestato la ricevibilità del ricorso: la Commissione avrebbe infatti ”imposto di presentare le proprie osservazioni sulla lettera di diffida e poi sul parere motivato entro il termine di un mese, anziché quello di due mesi che viene abitualmente applicato nell’ambito dei procedimenti precontenziosi; in secondo luogo, ha respinto le sue domande di proroga del medesimo termine con spiegazioni sommarie e stereotipate che non giustificavano la sussistenza di una particolare urgenza e, in terzo luogo, ha deciso di proporre il ricorso di cui trattasi soltanto due giorni dopo aver ricevuto le sue osservazioni sul parere motivato”. Su questo punto, la Corte ha respinto l’istanza dello Stato membro: “l’Ungheria non fornisce la prova del fatto che il comportamento della Commissione abbia reso più difficile la confutazione degli addebiti di tale istituzione. Del resto, dall’esame dello svolgimento del procedimento precontenzioso, quale ricordato ai punti da 15 a 20 della presente sentenza, consta, anzitutto, che, dopo aver presentato osservazioni relative alla lettera di diffida entro il termine di un mese impartitole dalla Commissione, l’Ungheria ha presentato, tre settimane dopo, nuove osservazioni al riguardo, che sono state accettate dalla stessa istituzione. Detto Stato membro ha poi presentato osservazioni relative al parere motivato in un termine di due mesi, corrispondente a quello abitualmente applicato nell’ambito dei procedimenti precontenziosi, sebbene gli fosse stato imposto un termine di un mese a tal fine, e tali osservazioni sono state anch’esse accettate dalla Commissione. Infine, dall’analisi dei documenti scambiati durante il procedimento precontenzioso e dall’atto introduttivo del giudizio emerge che la Commissione ha preso in debita considerazione l’insieme delle osservazioni formulate dall’Ungheria nelle diverse fasi del procedimento in questione. Pertanto, non è dimostrato che il comportamento della Commissione abbia reso più difficile la confutazione degli addebiti di tale istituzione da parte dell’Ungheria, violando in tal modo i diritti della difesa. Di conseguenza, il ricorso è ricevibile”. E anche il giudizio della Corte è stato sfavorevole allo stato ungherese. Essa ha infatti constatato la Corte ha constatato che “la legge sulla trasparenza non può essere giustificata né da una ragione imperativa di interesse generale relativa all’aumento della trasparenza del finanziamento associativo né dai motivi di ordine pubblico e di sicurezza pubblica menzionati all’articolo 65, paragrafo 1, lettera b), TFUE. […] Si deve concludere che l’Ungheria, avendo adottato le disposizioni della legge sulla trasparenza di cui al punto 65 della presente sentenza, è venuta meno agli obblighi a essa incombenti ai sensi dell’articolo 63 TFUE”.

Per approfondire, clicca qui.

 


 

Consigli di lettura

L’Europa unita è quella in cui avviene la libera circolazione di merci, persone, beni e capitali. Accanto all’esercizio di questi diritti per i cittadini europei, è necessario affermare lo Spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Ecco perché questa settimana proponiamo la lettura di un testo che, anche se un po’ datato, aveva analizzato le caratteristiche del quadro normativo esistente tra fine 2004 e inizi 2005, nel momento in cui cioè, dopo che, il 29 ottobre 2004, si era svolta a Roma la cerimonia trasmessa in eurovisione della firma del Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa, doveva avvenire la sua ratifica in tutti gli Stati membri. Oggi come ieri, perseguire l’obiettivo di affermare lo Spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia è un’attività complessa e lo si è evidenziato anche in numerose altre pubblicazioni. Tuttavia, quello richiamato, è un volume particolarmente interessante e ancora attuale per comprendere i nodi critici di allora e la loro successiva evoluzione, con la bocciatura da parte di Francia e Olanda del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa e la successiva entrata in vigore del Trattato di Lisbona. È una lettura interessante anche tenuto conto della particolare esperienza in ambito giuridico dei suoi curatori, cioè Elena Paciotti, magistrato dal 1967 al 1999 ed europarlamentare dal 1999 al 2004, con incarichi specifici presso la Commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni e Giuliano Amato, che non ha bisogno di presentazioni, ma di cui di cui ricordiamo il suo ruolo vicepresidente della Convenzione europea tra il 2002 e il 2003, e attualmente, dal 2013, giudice costituzionale.

 

In relazione all'esigenza di una maggiore armonizzazione nel percorso di uscita dalla crisi - tema parallelo, ma con dei punti di connessione con il testo sopracitato, specialmente rispetto all'obiettivo di una maggiore integrazione politica europea - segnaliamo altresì in questa sezione l'analisi del dott. Marco Buti, Capo di Gabinetto del Commissario agli Affari Economici Paolo Gentiloni, sull'attuale crisi finanziaria dovuta al Covid-19: "A tale of two crises: Lessons from the financial crisis to prevent the Great Fragmentation".

 


 

 Agenda della settimana

13-19 July 2020

 

Monday 13 July

 

Tuesday 14 July

 

Wednesday 15 July

 

Thursday 16 July

 

Friday 17 July

 

Saturday 18 July

 

 

 

 

 

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6-12 July 2020

 

Monday 6 July

Tuesday 7 July

Wednesday 8 July

Thursday 9 July

Friday 10 July

 

 

 

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«Italia più debole in Ue senza obiettivi chiari». È quanto ha recentemente affermato il Commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. Come si afferma su “Il Sole 24 Ore” di venerdì 3 luglio, in un articolo in prima pagina a firma di Marco Rogari e Gianni Trovati, “Nelle trattative per la definizione del Recovery Fund l’Italia «potrà contare di più se non cancella, fra i suoi obiettivi, quello del controllo del debito pubblico», perché senza un impegno specifico diventerà «difficile avereun ruolo negoziale efficace»“. Si afferma altresì che è intenzione di Angela Merkel e Ursula von der Leyen definire il prossimo QFP prima dell’estate e che il ruolo della rappresentanza italiana sarà in tale contesto quello di ridurre quanto più possibile preoccupazioni ed incertezze in merito alla situazione debitoria. Il programma di investimenti su cui si sta ragionando è molto vasto, come affermato anche dal Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che, in occasione dell’inaugurazione del semestre di presidenza tedesca del Consiglio dell’Ue, ha elencato i settori chiave: «la banda larga, le reti idriche, il trasporto ferroviario, la sanità territoriale e gli aiuti alle filiere produttive».

Quanto si sta decidendo avviene in un quadro in cui è stato già fatto ampio ricorso ad un indebitamento italiano che, secondo i dati riportati dal “Sole 24 Ore”, ha incrementato di 20,9 punti rispetto allo scorso anno il rapporto deficit/Pil. Si tratta di dati parziali che andranno aggiornati, ma su cui occorre ragionare in vista del prosieguo dei lavori per l’uscita dall’emergenza, che coincideranno con la chiusura dell’anno in corso. In aprile, in occasione della presentazione del Documento Economia e Finanza, il debito italiano è stato stimato al 155,7% del Pil, in piena emergenza. Ci si avvia ora verso la scadenza del 27 settembre, data entro cui presentare la nota di aggiornamento del Def in un quadro in cui permangono incertezze e tensioni che richiedono responsabilità, per non indebolire la posizione dell’Italia in Europa.

 

 

 

 

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Il libro consigliato questa settimana è una raccolta degli atti del convegno svoltosi a Torino il 6 e 7 dicembre 2007. Si intitola “Altiero Spinelli: il pensiero e l'azione per la federazione europea” ed è stato pubblicato nel 2010. È a cura del prof. Umberto Morelli, docente di relazioni internazionali presso l’Università di Torino. In un momento di raffreddamento degli entusiasmi e delle ambizioni del progetto di un’unità europea, è opportuno ritornare ad analizzare quali strategie e quali scelte portarono uno dei padri fondatori a far avanzare l’integrazione europea, dal dopoguerra fino alla sua scomparsa nel 1986. Altiero Spinelli riteneva possibile il superamento degli Stati nazione e giustificava tale passo quale condizione necessaria per consentire l’unificazione dell’Europa in senso federale. Le situazioni di emergenza degli ultimi anni, proprio a partire dal 2007, anno dello scoppio di una delle più importanti crisi finanziarie dal dopoguerra ad oggi, a cui è seguita peraltro anche quella attuale, sono probabilmente quelle più adatte a far emergere nuova leadership e soprattutto nuove idee, perché l’integrazione europea possa riprendere, guidata da un nuovo impulso che è anche frutto della resilienza dimostrata, a settant’anni dalla Dichiarazione Schuman.

 

 

 

 

 

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