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CARE LETTRICI E CARI LETTORI

La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sulla riforma dell’Unione, così come abbiamo fatto durante la Conferenza sul futuro dell’Europa e come continueremo a fare in vista delle elezioni europee del maggio 2024.

Il Movimento europeo Italia seguirà con particolare attenzione la politica europea dell'Italia dopo le elezioni del 25 settembre 2022 anche attraverso i suoi social Facebook, Instagram, Twitter e infografiche oltre che sulla newsletter.

Ecco l’indice della nostra newsletter di oggi:

Editoriale, che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità

- Attiriamo la vostra attenzione

- La settimana del Movimento europeo

- Eventi principali, sull’Europa in Italia e Testi in evidenza

- PETIZIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E ALLA CAMERA DEI DEPUTATI 

Siamo come sempre a vostra disposizione per migliorare il nostro servizio di comunicazione e di informazione e per aggiungere vostri eventi di interesse europeo nella speranza di poter contare su un vostro volontario contributo finanziario.

 

 


 L'EDITORIALE

DOPO LA DENUNCIA DEL RAPPORTO DELLE NAZIONI UNITE

E’ NECESSARIA E URGENTE UNA NUOVA POLITICA EUROPEA PER LE MIGRAZIONI

Fra i “doni” del governo italiano ad una delle fazioni al potere in Libia - quando al Viminale c’era come ministro degli interni Marco Minniti - ci sono i pattugliatori polivalenti d’altura (PPA) costruiti nei cantieri navali italiani con compiti di sorveglianza marittima e con caratteristiche di attività antidroga, anticontrabbando e antipirateria e, in quanto unità militari, equipaggiati con cannoni di piccolo o medio calibro, mitragliere o anche piccoli siluri.

Pur essendo dotati di imbarcazioni o mezzi non pilotati, il loro ruolo di operazioni di soccorso in mare è molto limitato e ostacolato essendo privilegiata l’attività di contrasto ai flussi migratori.

Dopo anni di generiche condanne delle violazioni del diritto di asilo e dell’obbligo di salvataggio in mare, la Commissione europea ed in particolare Ursula von der Leyen hanno deciso di schierarsi dalla parte di chi sostiene il progetto di una strategia operativa europea di rimpatri e di respingimenti

  • prima con un irrituale e confidenziale “documento politico” del 24 gennaio 2023 (COM(2023)45 def.) presentato ai governi come un “contributo della Commissione al processo di sviluppo della strategia operativa per rimpatri più efficaci”,
  • poi con la lettera della Presidente della Commissione europea ai 27 alla vigilia del Consiglio europeo del 9 febbraio,
  • quindi con la decisione di affiancare ai “doni” del governo italiano ad una delle fazioni al potere in Libia aiuti finanziari e strumentali,
  • ed infine con una nuova lettera della Presidente della Commissione europea ai 27 prima del Consiglio europeo del 23-24 marzo.

La nuova linea dettata dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in materia di politica migratoria così come il frettoloso compromesso sulle cosiddette “auto-elettriche” (che, a questo punto, non saranno più solo elettriche) per compiacere il partito liberale tedesco e l’accordo sugli aiuti di Stato sono parte della campagna avviata dalla ex-ministra della difesa di Angela Merkel per facilitare la sua rielezione alla testa dell’esecutivo europeo dopo le elezioni europee nel 2024 e contrastare l’idea di Manfred Weber di una coalizione di centro-destra in salsa italo-svedese con l’obiettivo di puntare sull’attuale presidente maltese del Parlamento europeo, Roberta Metsola, come Spitzenkanditatin.

La commissione libertà pubbliche del Parlamento europeo ha invece votato il 28 marzo a maggioranza – con il voto contrario della Lega, di Fratelli d’Italia e di Alessandra Mussolini che fa parte di Forza Italia i cui parlamentari si sono astenuti – un pacchetto di quattro proposte di modifica del Migration Pact presentato dalla Commissione europea nel settembre 2020 con un approccio che si discosta significativamente dalla linea di chiusura di Ursula von der Leyen.

Dopo la strage di Steccato di Cutro ed il rimpallo di responsabilità fra le autorità italiane e l’Agenzia di frontiera europea Frontex, la prima conseguenza drammatica di questo nuovo approccio è stata vissuta da Alarm Phone, da Sos Mediterranée e da Ocean Viking con la minaccia armata del pattugliatore italiano in dotazione alla Guardia Costiera Libica e il fin de non recevoir del Centro italiano di Roma dell’IMRCC che ha avuto l’ordine ministeriale di non rispondere all’allarme e alla denuncia dei volontari attivi per il salvataggio in mare.

Quel pattugliatore si chiama ora Fezzan ma quando era al servizio della Marina Militare italiana si chiamava Attilio Corrubia, un tenente della Guardia di Finanza medaglia d’oro ucciso dai nazisti non perché fosse italiano ma perché da antifascista non fece i nomi dei partigiani del proprio battaglione. Il pattugliatore Fezzan – a cui per fortuna è stato cambiato nome – ora insegue nel Mediterraneo i disperati in fuga dalla Libia sparando contro i soccorritori.

Il risultato “operativo di rimpatrio” è stata la deportazione di ottanta richiedenti asilo nel lager libici dove è noto che le persone che provengono dall’Africa sub-sahariana e che riescono a sopravvivere alla traversata del deserto vengono trattate dalle fazioni al potere in Libia peggio degli animali dato che per i libici gli animali sono utili alla loro agricoltura.

Il rapporto finale del gruppo di esperti incaricato dal Consiglio di sicurezza dell’ONU, dopo tre anni di indagini e centinaia di interviste, è chiaro: in Libia vige sui migranti il regime della schiavitù e della tortura. Da tale regime fuggono donne e bambini, lì vengono riportati dalle milizie d’oltremare. Si stima che, nei sei anni dalla firma del Memorandum Italia-Libia promosso dal ministro Marco Minniti, quasi 185.000 persone siano state intercettate dalla Guardia costiera libica e ricondotte nei centri di detenzione in Libia. Il rapporto parla di crimini contro l’umanità e accusa l’Italia di connivenza. “Rivolgetevi alla Libia”, dicono infatti i nostri centralini a chi chiede aiuto. “Qualcuno sta affogando in acque SAR esterne”? “Vi stanno sparando le motovedette cedute dall’Italia?” “Avete sbagliato sportello, non intasate i telefoni, rivolgetevi alla Libia, ai criminali”. I nostri funzionari allargano le braccia: i libici hanno una zona SAR riconosciuta, tocca a loro intervenire, anche quando è tardi, anche quando non rispondono, anche quando sparano.

Il carattere continuo, sistematico e diffuso dei crimini documentati dalla Missione spinge a ritenere che il personale e i funzionari della Direzione per la lotta alla migrazione illegale, a tutti i livelli, sono coinvolti”, si legge nel rapporto pubblicato il 27 marzo. Inoltre, “la tratta, la riduzione in schiavitù, il lavoro forzato, la detenzione, l’estorsione e il contrabbando hanno generato entrate significative per individui, gruppi e istituzioni statali”.

Quanto alla Guardia costiera, “ha lavorato in stretto coordinamento con le reti di contrabbando e traffico in Libia”. Più nel dettaglio, il rapporto “ha portato alla luce prove di collusione tra la Guardia costiera e i responsabili dei centri di detenzione” dove hanno luogo crimini contro l’umanità. Nel corso dell’indagine sono state raccolte centinaia di testimonianze. Nelle loro conclusioni, gli esperti Onu invitano le autorità Ue a rivedere le loro politiche nei confronti della Libia.

Il mandato della missione – chiude il rapporto Onu – termina quando la situazione dei diritti umani in Libia si sta deteriorando, stanno emergendo autorità statali parallele e le riforme necessarie per sostenere lo stato di diritto e unificare il Paese sono ben lungi dall’essere realizzate”.

Al fondo di questi continui drammi vi è il contrasto tra due visioni contrapposte sulla valutazione delle ragioni dei flussi migratori che sono progressivamente cresciuti dal 2015 in poi usando tre rotte principali marittime nel Mediterraneo e terrestri nei Balcani.

E’ bene sapere che la quota dei richiedenti asilo che giungono nell’Unione europea è infinitesimamente inferiore ai movimenti di popolazioni nell’Africa sub-sahariana all’interno dei paesi africani, fra paesi africani e verso paesi del Nord-Africa e che il numero dei rifugiati nel mondo ad eccezione dell’Unione europea è molto superiore a chi ha ottenuto l’asilo in sei-sette paesi europei dato che gli altri venti-ventuno si sono fino ad ora rifiutati di rispettare l’art. 80 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea in cui si stabilisce il principio della solidarietà che Jean-Claude Juncker definì sbadatamente “volontario” e non – come dovrebbe essere - giuridicamente vincolante.

La prima visione è quella – ancora sbandierata dal ministro degli interni Matteo Piantedosi dopo gli ultimi sbarchi a Lampedusa – del cosiddetto pull factor e cioè il fattore di attrazione secondo cui chi arriva nell’Unione europea via terra o via mare viene attratto da politiche eccessivamente ospitali, dall’azione di salvataggio in mare delle organizzazioni non governative e dal criminale sfruttamento degli scafisti e di chi organizza principalmente dalla Turchia, dalla Libia, dalla Tunisia e dal Marocco la tratta degli esseri umani che provengono o dall’Africa sub-sahariana o dall’Afghanistan, dalla Siria, dal Pakistan, dalla Siria, dallo Yemen e dal Sudan.

Secondo il citato “documento politico” della Commissione europea il “lavoro di rimpatrio si è evoluto notevolmente negli ultimi anni” perché sarebbero in vigore 24 accordi e intese di riammissione dell’Unione europea con paesi terzi “dove alcuni funzionano bene ma altri devono essere attuati più rapidamente”.

La seconda visione – che il Movimento europeo ha ampiamente sviluppato in tutti i suoi documenti sulle politiche migratorie e da ultimo nella “dichiarazione del 13 marzo 2023 per una nuova politica migratoria europea” che è stata ripresa dal presidente Sergio Mattarella, dalla Fondazione Migrantes e dalle oltre cento organizzazioni della società civile che si sono associate all’iniziativa del Movimento europeo – è quella del push factor e cioè dal fattore di spinta che spinge chi emigra ad abbandonare il proprio paese per fuggire dalla fame e dalla rarefazione del cibo e dell’acqua, dalle guerre, dalle persecuzioni, dai disastri ambientali e dalla espropriazione delle terre.

Per affrontare e dare una soluzione al push factor la strada non è quella dell’Europa dei muri (che il Consiglio europeo ha chiamato ipocritamente “delle infrastrutture”) e dei rimpatri soprattutto se essi avvengono verso paesi dove la dignità umana è disprezzata e calpestata ma è quella di eliminare le cause delle spinte all’immigrazione

  • ponendo sotto uno stretto controllo europeo la vendita delle armi a paesi terzi,
  • combattendo la rarefazione del cibo e dell’acqua insieme ad una sua più equa distribuzione (perché talvolta – come scrive Amartja Sen - il problema sta in una sua iniqua distribuzione),
  • applicando alla cooperazione allo sviluppo e agli aiuti alimentari la condizionalità del rispetto dei diritti fondamentali,
  • sanzionando le imprese multinazionali che impongono l’espropriazione delle terre e che sono co-responsabili dei disastri ambientali,
  • rinunciando ad imporre ai paesi africani politiche di produzione agricola per aiutare le nostre fonti di energia come il biofuel anziché il cibo per chi vive in quei paesi.

A valle di queste politiche e per frenare i push factor, l’Unione europea dovrebbe preparare un programma di sviluppo dell’Africa secondo la stessa logica non predatoria e non neo-colonizzatrice di quello che fu immaginato da Enrico Mattei come la formula della “Africa per l’Africa” perché il suo obiettivo era quello di “sviluppare le risorse dell’Africa affinché il continente possa crescere”.

In questa logica, che deve essere collegata all’idea di sviluppare una politica migratoria verso l’Europa nell’interesse dell’economia europea e di una società in calo demografico che invecchia, i Movimenti europei in Italia, Francia, Spagna e Polonia (Change.org) hanno proposto al governo spagnolo di Pedro Sanchez di convocare durante il suo semestre di presidenza una “Conferenza sul futuro della politica migratoria europea” secondo il modello di democrazia rappresentativa, partecipativa, paritaria e di prossimità che ha caratterizzato la Conferenza sul futuro dell’Europa.

E’ questa la strada per affrontare con un approccio olistico e costruttivo il tema del governo dei flussi migratori che sarà certamente al centro delle decime elezioni europee nella primavera del 2024.

Bruxelles, 30 marzo 2023

coccodrillo

 

 

 

 


 ATTIRIAMO LA VOSTRA ATTENZIONE

La nostra Dichiarazione su una nuova politica migratoria europea ha ricevuto il sostegno dei Movimenti europei in Spagna, Francia e Polonia ed è stata considerata come la base per l'elaborazione di una presa di posizione comune del Movimento europeo Internazionale.

 

PER UNA NUOVA POLITICA MIGRATORIA EUROPEA

Altre vittime ci sono state durante questo week end nel Mediterraneo su un barcone anzi un gommone con 47 persone – donne, bambini e uomini – che si è rovesciato nelle acque di un mare forza 6 trascinando fra le onde il suo carico di umanità: secondo il gelido calcolo dei soccorritori diciassette persone sono state tratte in salvo ma trenta migranti sono dispersi e forse non si troveranno mai.

Di fronte a queste nuove morti con una confusa attribuzione delle responsabilità o accuse reciproche ci troviamo di fronte ad una ripetitiva e grottesca rappresentazione che non cambia la realtà di una situazione che si perpetua da oltre un decennio e che ha sepolto in quella tomba - che gli arabi chiamano Mar Bianco di Mezzo - decine di migliaia di persone.

Si tratta tuttavia di una minoranza di tutti coloro che hanno lasciato la vita e la speranza di una vita dignitosa nel deserto che separa l’Africa sub-sahariana dai paesi che si affacciano su quel mare, nelle carceri della Libia, nei campi di concentramento in Grecia, in Marocco e in Turchia e nelle impervie rotte terrestri della via dei Balcani.

A questo quadro drammatico si aggiunge ora la decisione della Commissione europea di fornire nuovi mezzi alla Guardia Costiera libica rafforzando così le sue capacità di riportare chi fugge dal terrore e dalle torture in un paese in cui sono noti i trattamenti disumani subiti dai migranti che provengono dall’Africa sub-sahariana.

Questa  decisione sarà per noi inaccettabile almeno fino a quando non sarà possibile creare in Libia dei centri - sotto il controllo dell’UNHCR e dell’OIM - per esaminare le richieste di asilo o l’inserimento in flussi legali o i rimpatri assistiti nei paesi di origine laddove saranno praticabili accordi bilaterali sostenendo nello stesso tempo il rappresentante delle Nazioni Unite nella promozione del processo di stabilizzazione assistito da un gruppo di contatto con una iniziativa del Consiglio di Sicurezza osteggiata dalla Russia.

Se i capi di Stato o di governo dell’Unione europea o i loro ministri degli interni chiamati a gestire operazioni di polizia studiassero la geografia che circonda il Mare Bianco di Mezzo si renderebbero conto della assurdità di una politica migratoria come è stata definita nel Consiglio europeo del 9 febbraio 2023 che si chiude e si limita:

  • al controllo delle frontiere esterne,
  • ai respingimenti e alle riammissioni nei paesi di origine,
  • agli “ingenti investimenti” per creare delle infrastrutture di protezione,
  • agli ostacoli all’azione delle organizzazioni non governative,
  • all’ideologia del pull factor,
  • e al principio del paese di prima accoglienza.

Andando al di là dei principi della accoglienza e della ospitalità nel rispetto delle convenzioni internazionali, della Carta dei diritti fondamentali e della CEDU, si tratta di definire una nuova politica migratoria europea.

Essa deve coinvolgere nella misura del possibile i paesi di origine dei migranti e dei richiedenti asilo e facilitare il consenso delle opinioni pubbliche in particolare delle giovani generazioni contribuendo alla lotta contro le strumentalizzazioni e alle infondate paure ancestrali dei movimenti secolari di popolazioni.

Le istituzioni europee dovrebbero chiedere ad Eurostat un rapporto dettagliato

  • sui paesi di origine di chi emigra e di chi chiede asilo,
  • sui trend dello sviluppo demografico nei paesi in via di sviluppo ed in particolare nell’Africa sub-sahariana,
  • sulla crescita o meglio sulla decrescita demografica nei paesi dell’Unione europea e sui trend di invecchiamento delle nostre popolazioni,
  • sulle percentuali di cittadini di paesi terzi nei paesi dell’Unione europea suddivisi per regioni e anche fra aree urbane e aree agricole,
  • sulle aggregazioni di comunità etniche,
  • sui trend di matrimoni misti,
  • sui numeri della piccola e media imprenditoria insieme all’artigianato che fanno capo a cittadini non comunitari,
  • sugli equilibri di genere e generazionali.

Le istituzioni europee dovrebbero chiedete al Servizio Europeo per l’Azione Esterna un rapporto dettagliato

  • sulle vere ragioni dei push factors legati ai conflitti interni e ai conflitti fra stati,
  • sullo stato delle desertificazioni nei paesi dell’Africa sub-sahariana,
  • sulle cause e sugli effetti delle espropriazioni delle terre,
  • sul livello di mancata realizzazione degli obiettivi dello sviluppo sostenibile 2030 in quei paesi ed in particolare “povertà e fame zero” (1-2), la “salute” (3), l’ “acqua pulita” (6), la “riduzione delle diseguaglianze” (10), la “lotta al cambiamento climatico” (13), la “pace” e la “giustizia” (16).

Sulla base di questi due rapporti e sapendo che i flussi migratori sono un fenomeno permanente mondiale e non solo continentale, le istituzioni europee dovrebbero a nostro avviso promuovere insieme alle Nazioni Unite, all’UNHCR e all’OIM entro la fine dell’anno e sotto presidenza spagnola una conferenza europea su una nuova strategia per le politiche migratorie che sia fondata sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile e sul Patto mondiale per una migrazione sicura, ordinata e regolare.

Essa dovrebbe essere organizzata secondo il modello della democrazia partecipativa adottato dalla Conferenza sul futuro dell’Europa e dunque con la presenza attiva delle organizzazioni che lavorano nei paesi di origine partendo dall’impegno che il Patto mondiale sia adottato da tutti i paesi dell’Ue e quindi anche da Austria, Bulgaria, Croazia, Estonia, Italia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria che non parteciparono nel 2018 alla Conferenza di Marrakech e che si astennero o votarono contro il Patto Mondiale nella Assemblea delle Nazioni Unite del 19 dicembre 2018.

A conclusione della Conferenza dovrebbero essere a nostro avviso adottati

  • una nuova Convenzione che sostituisca integralmente il Regolamento di Dublino,
  • un protocollo, da accludere al Trattato di Lisbona e in vista della sua più ampia revisione, che superi il capitolo 2 del titolo 5 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea sulle politiche relative ai controlli delle frontiere, all’asilo e all’immigrazione,
  • una proposta di bilancio rettificativo e suppletivo per creare uno strumento finanziario per il salvataggio in mare (European Sea Rescue o Mare Nostrum europeo) e per porre le basi di una Banca Euromediterranea per dare un impulso decisivo alla cooperazione economica dell’area e favorisca la cooperazione sub-regionale,
  • un mandato alla Commissione europea ed all’Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza di proporre al Consiglio e al Parlamento europeo un ampio piano di cooperazione allo sviluppo di tutto il continente africano per contribuire alla realizzazione degli obiettivi dello sviluppo sostenibile sulla base di un partenariato pubblico-privato,
  • un programma di educazione delle giovani generazioni che integri e rafforzi le politiche di accoglienza e di ospitalità.

Roma, Parigi, Varsavia, Madrid, 24 marzo 2023

  

VERSIONE IN INGLESE

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LA SETTIMANA DEL MOVIMENTO EUROPEO

 

28 marzo

  • Roma, Convegno “Europa in Comune” (Città Metropolitana di Roma Capitale)
  • Bruxelles, riunione UEF Spinelli Group

 

29 marzo

  • Roma, incontro “Da Ventotene al futuro: per l’Europa costituzionale a venire” (Dipartimento di Scienze Politiche Università La Sapienza)
  • Incontro redazionale della Rubrica Associativa Glocale Europa Mondo (Arci Il Contatto - Sondrio)

 

30 marzo

  • Roma, ROME INVESTMENT FORUM 2023 (FeBAF)
  • Webinar “Futuro del welfare in Europa: riflessioni a partire dal rapporto del Gruppo di esperti della Commissione europea” (Movimento europeo Italia)

 

31 marzo

  • Evento “DONNE PER L'EUROPA. Le personalità femminili che hanno contribuito alla storia dell'integrazione europea” (Europe Direct Lombardia)
  • Webinar "Towards a common Euro-African energy transition to a carbon free economy" (Ufficio del Dibattito MFE di Torino, in collaborazione con il Centro Studi sul Federalismo, l'UEF e il World Federalist Movement)
  • Steering Committee meeting  European Constitution Network Study Group

 

 


IN EVIDENZA

VI SEGNALIAMO

  • 28-29 marzo, Roma. La Città metropolitana di Roma Capitale promuove l’iniziativa “Europa in Comune”, per approfondire il dialogo diretto tra istituzioni europee, nazionali, regionali e Comuni destinatari di interventi e risorse, in un approccio territoriale integrato ai fondi europei. Parteciperanno il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri e il Vice Sindaco Pierluigi Sanna insieme ad autorità europee, del Governo centrale e delle Istituzioni locali. L’iniziativa sarà trasmessa in streaming dal canale istituzionale Facebook della Città metropolitana di Roma Capitale, a partire dalle 9:45 del 28 marzo. Il Presidente del Movimento europeo, Pier Virgilio Dastoli, parteciperà alla Tavola rotonda “L’attuazione del PNRR e l’integrazione con i fondi strutturali: stato dell’arte e prospettive” del giorno 28. PROGRAMMA.
  • Mercoledì 29 marzo, Roma, ore 10:00-12:00. All'interno della settima edizione dei “Dialoghi sull'Europa” promossi dal Dipartimento di Scienze Politiche della Sapienza Università di Roma, avrà luogo l'incontro "Da Ventotene al futuro: per l’Europa costituzionale a venire" presso la Sala Lauree del Dipartimento di Scienze Politiche (Piazzale Aldo Moro, 5). Interventi di: Giuseppe Bronzini (Segretario Generale del Movimento europeo Italia), Pier Virgilio Dastoli (Presidente del Movimento europeo Italia) e Giovanna Ferrara. Coordina: Giuseppe Allegri (Sapienza, Università di Roma). LOCANDINA e PROGRAMMA COMPLETO. Per partecipare agli incontri contattare il coordinatore dell’evento: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
  • Giovedì 30 marzo, Roma, ore 14:30. Si svolgerà presso le Scuderie di Palazzo Altieri la nona edizione del Rome Investment Forum, l’appuntamento della FeBAF (Federazione Banche Assicurazioni e Finanza) dedicato agli investimenti e al ruolo del settore bancario, assicurativo e finanziario nel contesto europeo. Al centro dell’appuntamento, due grandi temi di attualità: la riforma in corso del Patto di Stabilità e Crescita e lo stato dell’arte del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Per chiedere di partecipare è sufficiente inviare una mail a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Ulteriori INFORMAZIONI e PROGRAMMA.
  • Giovedì 30 marzo, ore 17:00-19:00. Torna un nuovo appuntamento con il ciclo di incontri “DIALOGHI EUROPEI” promossi dal Movimento europeo e dedicati alle priorità dell’Unione europea nel 2023. Il quarto Webinar dal titolo “Futuro del welfare in Europa: riflessioni a partire dal rapporto del Gruppo di esperti della Commissione europea” si svolgerà sulla Piattaforma Zoom del Movimento europeo e in diretta streaming giovedì 30 marzo. PROGRAMMA. Sarà possibile seguire l'evento direttamente sulla pagina Facebook del Movimento europeo.
  • Venerdì 31 marzo, ore 10:30-13:30. “DONNE PER L'EUROPA. Le personalità femminili che hanno contribuito alla storia dell'integrazione europea” una iniziativa promossa da Europe Direct Lombardia quale occasione per riflettere sul ruolo di tre figure femminili nella storia di integrazione europea quali Ursula Hirschmann, Ada Rossi e Simone Veil. PROGRAMMA e LINK per l'iscrizione online.
  • Venerdì 31 marzo, ore 17:00-19:00. L’Ufficio del Dibattito MFE di Torino, in collaborazione con il Centro Studi sul Federalismo, l'UEF e il World Federalist Movement, promuove il Webinar dal titolo "Towards a common Euro-African energy transition to a carbon free economy". PROGRAMMA e LINK per partecipare.

 

ARTICOLI E TESTI DELLA SETTIMANA

 

 


PETIZIONE AL PARLAMENTO EUROPEO

 SUL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE, DEI VALORI DELL’UNIONE E DEI DIRITTI FONDAMENTALI
CON CARATTERE DI URGENZA

Noi cittadine e cittadini dell’Unione europea, associazioni, persone fisiche di paesi terzi residenti nell’Unione europea

  • Viste le conclusioni del Consiglio europeo straordinario del 9 febbraio ed in particolare il punto 23.e
  • Vista la lettera della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen del 26 gennaio 2023 ai Capi di Stato e di governo, una lettera che sembrerebbe rappresentare un mutamento di approccio della Commissione europea rispetto al Migration Pact del settembre 2020 passando dalla priorità del diritto internazionale, dei principi e dei valori dell’Unione europea e della tutela dei diritti fondamentali ad un’Europa che respinge e che esclude
  • Viste le richieste al Consiglio europeo dei governi di Austria, Danimarca, Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta e Slovacchia
  • Considerando gli articoli 20, 24 e 227 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea
  • Considerando gli articoli 77, 78, 79 e 80 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea
  • Considerando la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea ed in particolate gli articoli 1, 2, 4, 5, 15, 18, 19
  • Considerando la Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati del 1951
  • Considerando la Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo del 1985
  • Considerando la Convenzione europea dei diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali del 1950
  • Considerando che i Capi di Stato e di governo dei Ventisette hanno deciso di concentrarsi sul rafforzamento dell’azione esterna, sulla cooperazione in materia di rimpatrio e di riammissione, sul controllo delle frontiere esterne, sulla lotta alla strumentalizzazione dei migranti a fini politici e sulla cooperazione con Europol, Frontex e Eurojust confermando il principio secondo cui il controllo dei flussi di migranti è essenzialmente un problema di sicurezza
  • Considerando che nulla è stato detto dal Consiglio europeo sulle ragioni dei movimenti di popolazioni, che avvengono in larga parte all’interno dei paesi di origine, fra paesi dell’Africa sub-sahariana e verso paesi in via di sviluppo, sul fatto che il cosiddetto pull factor non deriva dalla mancanza di respingimenti e di rimpatri dei migranti irregolari ma dalla fuga inarrestabile dai conflitti interni, dalle guerre fra Stati, dalla fame, dai disastri ambientali e dall’espropriazione delle terre, che i rimpatri in molti casi non sono realizzabili per l’impossibilità di sottoscrivere accordi bilaterali con paesi terzi, che molti rimpatri avranno come conseguenza la morte o la schiavitù dei migranti definiti irregolari e che l’Unione europea avrebbe dovuto adottare da tempo un piano per lo sviluppo dell’Africa
  • Considerando che nulla è stato detto dal Consiglio europeo sul valore aggiunto per le economie europee e per la ricchezza delle nostre culture dall’accoglienza dei migranti economici e sulla necessità di mobilitare risorse umane e finanziarie da mettere a disposizione in particolare dei poteri locali per garantire politiche di inclusione considerandole come gli unici strumenti efficaci per garantire la sicurezza di chi arriva e la sicurezza di chi accoglie
  • Considerando che il prossimo Consiglio dei ministri della Giustizia e degli Affari Interni che dovrà dare seguito alle conclusioni del Consiglio europeo si terrà il 9 marzo sotto presidenza svedese.

Riteniamo che il Parlamento europeo debba respingere  le conclusioni del Consiglio europeo - usando tutti gli strumenti istituzionali di cui l’assemblea dispone - in particolare il paragrafo 23.e in cui si afferma:

chiede alla Commissione europea di mobilitare immediatamente ingenti fondi e mezzi dell’Unione europea per sostenere gli Stati membri nel rafforzamento delle capacità e delle infrastrutture di protezione delle frontiere, dei mezzi di sorveglianza – compresa la sorveglianza aerea – e delle attrezzature. In tale contesto, il Consiglio europeo invita la Commissione a mettere a punto rapidamente la strategia di gestione europea integrata delle frontiere”.

Chiediamo di sapere – in quanto movimento di cittadine, cittadini e persone contribuenti – se saranno esclusi finanziamenti per la costruzione di muri e fili spinati, su quale linea di bilancio saranno prelevati questi fondi, se sarà necessario un bilancio suppletivo e rettificativo su cui l’assemblea avrà l’ultima parola, come si verificherà la pertinenza e la necessità delle spese effettuate, poiché tali ingenti fondi dovrebbero essere prelevati dal bilancio dell’Unione europea, che è finanziato dalle cittadine e dai cittadini europei nonché da tutte le persone che risiedono nell’Unione europea.

Roma, 28 febbraio 2023

 

Vedi la lista completa degli attuali firmatari

 

Il 28 febbraio la Petizione è stata presentata al Parlamento europeo con il sostegno dei Movimenti europei di Italia, Francia, Polonia e Spagna, di Emergency, Eumans, Medel, la rete The Last20, Concord Italia, Legambiente e Open Arms e con il sostegno di mille cittadine e cittadini europei e oltre cento soggetti collettivi.

In data 2 marzo, una analoga Petizione è stata presentata anche alla Camera dei Deputati.

 

LA PETIZIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E' ANCORA APERTA AD EVENTUALI SOTTOSCRIZIONI FINO AL 20 MARZO

INVIANDO UN’EMAIL ALL'INDIRIZZO  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

o direttamente su CHANGE.ORG

 

 

 

 

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Nel corso della sua riunione del 13 marzo, il Consiglio di Presidenza del Movimento europeo in Italia ha adottato la seguente dichiarazione in tema di politiche migratorie a seguito dell'ultimo, ennesimo, tragico naufragio avvenuto nel Mediterraneo.

 

PER UNA NUOVA POLITICA MIGRATORIA EUROPEA

Altre vittime ci sono state durante questo week end nel Mediterraneo su un barcone anzi un gommone con 47 persone – donne, bambini e uomini – che si è rovesciato nelle acque di un mare forza 6 trascinando fra le onde il suo carico di umanità: secondo il gelido calcolo dei soccorritori diciassette persone sono state tratte in salvo ma trenta migranti sono dispersi e forse non si troveranno mai.

Di fronte a queste nuove morti con una confusa attribuzione delle responsabilità o accuse reciproche ci troviamo di fronte ad una ripetitiva e grottesca rappresentazione che non cambia la realtà di una situazione che si perpetua da oltre un decennio e che ha sepolto in quella tomba - che gli arabi chiamano Mar Bianco di Mezzo - decine di migliaia di persone.

Si tratta tuttavia di una minoranza di tutti coloro che hanno lasciato la vita e la speranza di una vita dignitosa nel deserto che separa l’Africa sub-sahariana dai paesi che si affacciano su quel mare, nelle carceri della Libia, nei campi di concentramento in Grecia, in Marocco e in Turchia e nelle impervie rotte terrestri della via dei Balcani.

A questo quadro drammatico si aggiunge ora la decisione della Commissione europea di fornire nuovi mezzi alla Guardia Costiera libica rafforzando così le sue capacità di riportare chi fugge dal terrore e dalle torture in un paese in cui sono noti i trattamenti disumani subiti dai migranti che provengono dall’Africa sub-sahariana.

Questa  decisione sarà per noi inaccettabile almeno fino a quando non sarà possibile creare in Libia dei centri - sotto il controllo dell’UNHCR e dell’OIM - per esaminare le richieste di asilo o l’inserimento in flussi legali o i rimpatri assistiti nei paesi di origine laddove saranno praticabili accordi bilaterali sostenendo nello stesso tempo il rappresentante delle Nazioni Unite nella promozione del processo di stabilizzazione assistito da un gruppo di contatto con una iniziativa del Consiglio di Sicurezza osteggiata dalla Russia.

Se i capi di Stato o di governo dell’Unione europea o i loro ministri degli interni chiamati a gestire operazioni di polizia studiassero la geografia che circonda il Mare Bianco di Mezzo si renderebbero conto della assurdità di una politica migratoria come è stata definita nel Consiglio europeo del 9 febbraio 2023 che si chiude e si limita:

  • al controllo delle frontiere esterne,
  • ai respingimenti e alle riammissioni nei paesi di origine,
  • agli “ingenti investimenti” per creare delle infrastrutture di protezione,
  • agli ostacoli all’azione delle organizzazioni non governative,
  • all’ideologia del pull factor,
  • e al principio del paese di prima accoglienza.

Andando al di là dei principi della accoglienza e della ospitalità nel rispetto delle convenzioni internazionali, della Carta dei diritti fondamentali e della CEDU, si tratta di definire una nuova politica migratoria europea.

Essa deve coinvolgere nella misura del possibile i paesi di origine dei migranti e dei richiedenti asilo e facilitare il consenso delle opinioni pubbliche in particolare delle giovani generazioni contribuendo alla lotta contro le strumentalizzazioni e alle infondate paure ancestrali dei movimenti secolari di popolazioni.

Le istituzioni europee dovrebbero chiedere ad Eurostat un rapporto dettagliato

  • sui paesi di origine di chi emigra e di chi chiede asilo,
  • sui trend dello sviluppo demografico nei paesi in via di sviluppo ed in particolare nell’Africa sub-sahariana,
  • sulla crescita o meglio sulla decrescita demografica nei paesi dell’Unione europea e sui trend di invecchiamento delle nostre popolazioni,
  • sulle percentuali di cittadini di paesi terzi nei paesi dell’Unione europea suddivisi per regioni e anche fra aree urbane e aree agricole,
  • sulle aggregazioni di comunità etniche,
  • sui trend di matrimoni misti,
  • sui numeri della piccola e media imprenditoria insieme all’artigianato che fanno capo a cittadini non comunitari,
  • sugli equilibri di genere e generazionali.

Le istituzioni europee dovrebbero chiedete al Servizio Europeo per l’Azione Esterna un rapporto dettagliato

  • sulle vere ragioni dei push factors legati ai conflitti interni e ai conflitti fra stati,
  • sullo stato delle desertificazioni nei paesi dell’Africa sub-sahariana,
  • sulle cause e sugli effetti delle espropriazioni delle terre,
  • sul livello di mancata realizzazione degli obiettivi dello sviluppo sostenibile 2030 in quei paesi ed in particolare “povertà e fame zero” (1-2), la “salute” (3), l’ “acqua pulita” (6), la “riduzione delle diseguaglianze” (10), la “lotta al cambiamento climatico” (13), la “pace” e la “giustizia” (16).

Sulla base di questi due rapporti e sapendo che i flussi migratori sono un fenomeno permanente mondiale e non solo continentale, le istituzioni europee dovrebbero a nostro avviso promuovere insieme alle Nazioni Unite, all’UNHCR e all’OIM entro la fine dell’anno e sotto presidenza spagnola una conferenza europea su una nuova strategia per le politiche migratorie che sia fondata sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile e sul Patto mondiale per una migrazione sicura, ordinata e regolare.

Essa dovrebbe essere organizzata secondo il modello della democrazia partecipativa adottato dalla Conferenza sul futuro dell’Europa e dunque con la presenza attiva delle organizzazioni che lavorano nei paesi di origine partendo dall’impegno che il Patto mondiale sia adottato da tutti i paesi dell’Ue e quindi anche da Austria, Bulgaria, Croazia, Estonia, Italia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria che non parteciparono nel 2018 alla Conferenza di Marrakech e che si astennero o votarono contro il Patto Mondiale nella Assemblea delle Nazioni Unite del 19 dicembre 2018.

A conclusione della Conferenza dovrebbero essere a nostro avviso adottati

  • una nuova Convenzione che sostituisca integralmente il Regolamento di Dublino,
  • un protocollo, da accludere al Trattato di Lisbona e in vista della sua più ampia revisione, che superi il capitolo 2 del titolo 5 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea sulle politiche relative ai controlli delle frontiere, all’asilo e all’immigrazione,
  • una proposta di bilancio rettificativo e suppletivo per creare uno strumento finanziario per il salvataggio in mare (European Sea Rescue o Mare Nostrum europeo) e per porre le basi di una Banca Euromediterranea per dare un impulso decisivo alla cooperazione economica dell’area e favorisca la cooperazione sub-regionale,
  • un mandato alla Commissione europea ed all’Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza di proporre al Consiglio e al Parlamento europeo un ampio piano di cooperazione allo sviluppo di tutto il continente africano per contribuire alla realizzazione degli obiettivi dello sviluppo sostenibile sulla base di un partenariato pubblico-privato,
  • un programma di educazione delle giovani generazioni che integri e rafforzi le politiche di accoglienza e di ospitalità.

Roma, 14 marzo 2023

  

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VI SEGNALIAMO

  • Martedì 21 marzo, Bruxelles e online, ore 9:30-13:00. Lo European Citizen Action Service (ECAS), promuove la Conferenza “State of the Union Citizens’ Rights 2023” sullo stato dei diritti dei cittadini dell'Unione che rappresenta l'evento faro annuale dell'ECAS nell'ambito di interesse dell'UE in materia di diritti dell'UE. Il suo obiettivo è fare il punto sui recenti sviluppi nel settore della cittadinanza europea e fornire un forum di discussione della società civile, dei responsabili delle decisioni e del mondo accademico sui modi per migliorare l'attuazione dei diritti dell'UE e innovare la cittadinanza dell'UE. Registrazioni ancora aperte. PROGRAMMA.
  • Giovedì 23 marzo, Roma, ore 10:45-17:00. Presso lo Spazio Europa della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea (Via IV Novembre, 149 - Roma), in occasione del giorno dell'Assemblea, l'Associazione Comunicazione Pubblica e Movimento Europeo organizzano un incontro in presenza e in streaming su “L'impegno europeo e italiano di Gerardo Mombelli e Alessandro Rovinetti per la comunicazione pubblica e l'innovazione della PA”. Un appuntamento per riflettere con alcuni dei massimi esperti e rappresentanti istituzionali del ruolo della comunicazione pubblica e istituzionale come valore pubblico dal punto di vista sociale, culturale, economico, tecnologico, professionale nella traiettoria europea. Per ragioni organizzative e di sicurezza è necessario accreditarsi attraverso l'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. entro martedì 21 marzo. PROGRAMMA.
  • Venerdì 24 marzo. Il 24 marzo, presso il Liceo scientifico statale "Giulietta Banzi Bazoli" di Lecce, prenderà il via il corso di formazione "Educazione ai Diritti Umani" rivolto a docenti, operatori sociali, educatori, mediatori culturali per affrontare il tema dei Diritti Umani con gli adolescenti e le giovani generazioni. Aderisce all’iniziativa, tra gli altri, il Movimento europeo Italia. Per iscrizioni compilare il form online. LOCANDINA. Per maggiori informazioni scrivere a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
  • Venerdì 24 marzo, Genova, ore 16:00-19:00. L’Università degli Studi di Genova organizza l’incontro “L’Europa del Green Deal” presso l’Aula 16 Albergo dei Poveri, 2° piano. Intervengono Alberto Majocchi, Università di Pavia, Luca Gandullia, Università di Genova, e Pier Virgilio Dastoli, Presidente del Movimento Europeo Italia. LOCANDINA.
  • Giovedì 30 marzo, ore 17:00-19:00. Torna un nuovo appuntamento con il ciclo di incontri “DIALOGHI EUROPEI” promossi dal Movimento europeo e dedicati alle priorità dell’Unione europea nel 2023. Il quarto Webinar dal titolo “Futuro del welfare in Europa: riflessioni a partire dal rapporto del Gruppo di esperti della Commissione europea” si svolgerà sulla Piattaforma Zoom del Movimento europeo e in diretta streaming giovedì 30 marzo. PROGRAMMA. Registrazione obbligatoria entro il 28 marzo inviando un'email a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Le iscrizioni verranno accettate fino ad esaurimento posti (max 100).

 

ARTICOLI E TESTI DELLA SETTIMANA

 

 

 

 

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21 marzo

  • Bruxelles, Conferenza “State of the Union Citizens’ Rights 2023” (ECAS)
  • Bruxelles, Manifesto for more democratic European elections in 2024 (AVENIR DE L’EUROPE - Société européenne de défense AISBL (S€D))
  • Bruxelles, Board European Civic Forum

 

22 marzo

  • Bruxelles, Policy dialogue “Protect Civil Society, Defend Democracy” (European Civic Forum)
  • Bruxelles, Cocktail Reception CIA Agricoltori Italiani

 

23 marzo

  • Bruxelles, European Movement International Political Commette “Europe in the World”
  • Roma, “L’impegno europeo e italiano di Gerardo Mombelli e Alessandro Rovinetti per la comunicazione pubblica e l’innovazione della PA” (Associazione Comunicazione Pubblica – Movimento europeo Italia)
  • Incontro online "Il macronismo tra sovranismo europeo e lotta ai privilegi nazionali" (Mfe Torino)

 

24 marzo

  • Genova, incontro “L’Europa del Green Deal” (Università degli Studi di Genova)

 

 

 

 

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 SUL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE, DEI VALORI DELL’UNIONE E DEI DIRITTI FONDAMENTALI
CON CARATTERE DI URGENZA

Noi cittadine e cittadini dell’Unione europea, associazioni, persone fisiche di paesi terzi residenti nell’Unione europea

  • Viste le conclusioni del Consiglio europeo straordinario del 9 febbraio ed in particolare il punto 23.e
  • Vista la lettera della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen del 26 gennaio 2023 ai Capi di Stato e di governo, una lettera che sembrerebbe rappresentare un mutamento di approccio della Commissione europea rispetto al Migration Pact del settembre 2020 passando dalla priorità del diritto internazionale, dei principi e dei valori dell’Unione europea e della tutela dei diritti fondamentali ad un’Europa che respinge e che esclude
  • Viste le richieste al Consiglio europeo dei governi di Austria, Danimarca, Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta e Slovacchia
  • Considerando gli articoli 20, 24 e 227 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea
  • Considerando gli articoli 77, 78, 79 e 80 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea
  • Considerando la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea ed in particolate gli articoli 1, 2, 4, 5, 15, 18, 19
  • Considerando la Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati del 1951
  • Considerando la Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo del 1985
  • Considerando la Convenzione europea dei diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali del 1950
  • Considerando che i Capi di Stato e di governo dei Ventisette hanno deciso di concentrarsi sul rafforzamento dell’azione esterna, sulla cooperazione in materia di rimpatrio e di riammissione, sul controllo delle frontiere esterne, sulla lotta alla strumentalizzazione dei migranti a fini politici e sulla cooperazione con Europol, Frontex e Eurojust confermando il principio secondo cui il controllo dei flussi di migranti è essenzialmente un problema di sicurezza
  • Considerando che nulla è stato detto dal Consiglio europeo sulle ragioni dei movimenti di popolazioni, che avvengono in larga parte all’interno dei paesi di origine, fra paesi dell’Africa sub-sahariana e verso paesi in via di sviluppo, sul fatto che il cosiddetto pull factor non deriva dalla mancanza di respingimenti e di rimpatri dei migranti irregolari ma dalla fuga inarrestabile dai conflitti interni, dalle guerre fra Stati, dalla fame, dai disastri ambientali e dall’espropriazione delle terre, che i rimpatri in molti casi non sono realizzabili per l’impossibilità di sottoscrivere accordi bilaterali con paesi terzi, che molti rimpatri avranno come conseguenza la morte o la schiavitù dei migranti definiti irregolari e che l’Unione europea avrebbe dovuto adottare da tempo un piano per lo sviluppo dell’Africa
  • Considerando che nulla è stato detto dal Consiglio europeo sul valore aggiunto per le economie europee e per la ricchezza delle nostre culture dall’accoglienza dei migranti economici e sulla necessità di mobilitare risorse umane e finanziarie da mettere a disposizione in particolare dei poteri locali per garantire politiche di inclusione considerandole come gli unici strumenti efficaci per garantire la sicurezza di chi arriva e la sicurezza di chi accoglie
  • Considerando che il prossimo Consiglio dei ministri della Giustizia e degli Affari Interni che dovrà dare seguito alle conclusioni del Consiglio europeo si terrà il 9 marzo sotto presidenza svedese.

Riteniamo che il Parlamento europeo debba respingere  le conclusioni del Consiglio europeo - usando tutti gli strumenti istituzionali di cui l’assemblea dispone - in particolare il paragrafo 23.e in cui si afferma:

chiede alla Commissione europea di mobilitare immediatamente ingenti fondi e mezzi dell’Unione europea per sostenere gli Stati membri nel rafforzamento delle capacità e delle infrastrutture di protezione delle frontiere, dei mezzi di sorveglianza – compresa la sorveglianza aerea – e delle attrezzature. In tale contesto, il Consiglio europeo invita la Commissione a mettere a punto rapidamente la strategia di gestione europea integrata delle frontiere”.

Chiediamo di sapere – in quanto movimento di cittadine, cittadini e persone contribuenti – se saranno esclusi finanziamenti per la costruzione di muri e fili spinati, su quale linea di bilancio saranno prelevati questi fondi, se sarà necessario un bilancio suppletivo e rettificativo su cui l’assemblea avrà l’ultima parola, come si verificherà la pertinenza e la necessità delle spese effettuate, poiché tali ingenti fondi dovrebbero essere prelevati dal bilancio dell’Unione europea, che è finanziato dalle cittadine e dai cittadini europei nonché da tutte le persone che risiedono nell’Unione europea.

Roma, 28 febbraio 2023

 

Vedi la lista completa degli attuali firmatari

 

Il 28 febbraio la Petizione è stata presentata al Parlamento europeo con il sostegno dei Movimenti europei di Italia, Francia, Polonia e Spagna, di Emergency, Eumans, Medel, la rete The Last20, Concord Italia, Legambiente e Open Arms e con il sostegno di mille cittadine e cittadini europei e oltre cento soggetti collettivi.

In data 2 marzo, una analoga Petizione è stata presentata anche alla Camera dei Deputati.

 

LA PETIZIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E' ANCORA APERTA AD EVENTUALI SOTTOSCRIZIONI FINO AL 20 MARZO

INVIANDO UN’EMAIL ALL'INDIRIZZO  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

o direttamente su CHANGE.ORG

 

 

 

 

 

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