CARE LETTRICI E CARI LETTORI
La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sulla riforma dell’Unione, così come abbiamo fatto durante la Conferenza sul futuro dell’Europa e come continueremo a fare in vista delle elezioni europee dal 6 al 9 giugno 2024.
Il Movimento europeo Italia seguirà con particolare attenzione la politica europea dell'Italia dopo le elezioni del 25 settembre 2022 anche attraverso i suoi social Facebook, Instagram, Twitter e infografiche oltre che sulla newsletter.
Ecco l’indice della nostra newsletter di oggi:
- Editoriale, che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità
- La settimana del Movimento europeo
- Eventi principali, sull’Europa in Italia e Testi in evidenza
- Dichiarazione del Movimento europeo sull'attacco terroristico di Hamas ad Israele
Siamo come sempre a vostra disposizione per migliorare il nostro servizio di comunicazione e di informazione e per aggiungere vostri eventi di interesse europeo nella speranza di poter contare su un vostro volontario contributo finanziario.
L'EDITORIALE
Una Unione più larga e dunque più forte?
L’impero sovietico si è dissolto più di trenta anni fa ed i paesi dell’Europa centrale che ne facevano parte sono entrati nella casa dell’Unione europea fra il 2005 (i paesi Baltici ed i paesi del cosiddetto “gruppo di Visegrad” in via di progressiva evaporazione) - insieme alla Slovenia divenuta indipendente dopo la fine della Federazione Jugoslava, a Cipro e a Malta - ed il 2007 con l’entrata della Bulgaria e la Romania a cui si è unita poi la Croazia nel 2013.
Ci sono voluti quindici anni perché si completasse il processo di unificazione dell’Europa occidentale con l’Europa centrale e cioè con i territori che facevano parte della Prussia e dell’Impero Austro-Ungarico dopo gli sconvolgimenti della Prima, della Seconda Guerra Mondiale e della divisione dell’Europa fra l’egemonia americana e l’imperialismo sovietico.
Come sappiamo, i paesi dell’Europa centrale usciti dall’impero sovietico si sono protetti sotto l’ombrello della NATO e cioè nel quadro dell’egemonia americana prima di entrare nella casa comune europea anche perché l’Unione europea aveva rinunciato ad essere nello stesso tempo il partner politico dell’Alleanza Atlantica e il pilastro europeo della sua organizzazione militare pur sapendo o pensando fino al 24 febbraio 2022 che l’ipotesi di un’aggressione armata della Russia ad uno dei suoi ex-satelliti sarebbe stata molto remota.
La Federazione Jugoslava si è dissolta più di trenta anni fa ma i suoi territori divenuti progressivamente Stati indipendenti hanno atteso a lungo prima di presentare domanda di adesione all’Unione europea a cominciare dalla Macedonia (divenuta poi “del Nord”) nel 2004 per finire con la Bosnia nel 2016 passando per il Montenegro nel 2008 e la Serbia nel 2009 (insieme alla Albania).
Essi hanno atteso ancora più a lungo perché fosse concesso loro lo “status di candidato” (che non è tuttavia formalmente previsto dal Trattato, con una formula suggerita solo nel 2022 dall’Ucraina e poi accettata dal Consiglio europeo, dalla Commissione europea e dal Parlamento europeo) e ancor di più perché fossero aperti i negoziati di adesione con una attesa che per la Macedonia (“del Nord”) è durata ben diciotto anni.
Molti ricordano la doccia fredda di Jean-Claude Juncker quando disse che di negoziati di adesione non se ne sarebbe parlato fino al 2019 e che dunque i negoziati sarebbero stati di fatto congelati anche dopo il 2019, complici il COVID e l’aumento dei flussi migratori.
I negoziati di adesione non hanno mai intrapreso la via di un esame dettagliato dossier per dossier (che sono più di trenta) come era avvenuto invece per i paesi dell’Europa centrale ed i rapporti annuali della Commissione europea sullo stato delle riforme interne sono stati considerati a Bruxelles e nelle capitali come un doveroso ma inutile esercizio burocratico.
L’aggressione della Russia all’Ucraina, con le minacce nemmeno tanto velate alla Moldova e alla Georgia, ha mutato radicalmente la dimensione geopolitica delle relazioni dell’Unione europea con i paesi candidati perché i Ventisette si sono resi conto, forse tardivamente, che il processo di unificazione dell’Unione europea verso l’Europa orientale ed i Balcani dovesse procedere contestualmente o secondo il metodo della “regata” e cioè con i negoziati che partono o ripartono tutti insieme e si concludono poi – come ha detto la Commissione europea - sulla base dei meriti di ogni paese o secondo il metodo del “big bang” irresponsabilmente immaginato dall’ineffabile Charles Michel per il 2030.
Tutto ciò nonostante la trasparente pretesa di Volodymyr Zelensk’kyj, secondo il quale l’adesione dell’Ucraina all’Unione europea debba avere la priorità rispetto a tutte le altre adesioni dando così nello stesso tempo la garanzia della sicurezza al suo paese, all’Unione e agli altri paesi candidati insieme al rafforzamento della democrazia europea e nonostante il fatto che tutti i leader che sono andati a Kiev abbiano lasciato intendere che condividevano questa pretesa a cominciare dall’escalation mediatica di Ursula von der Leyen.
Al Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre, dopo l’inutile Vertice di Granada di ottobre, si deciderà se far partire i negoziati di adesione per l’Ucraina, la Moldova e la Bosnia e se far ripartire quelli con la Macedonia, il Montenegro, la Serbia e l’Albania rinviando a tempi migliori le relazioni con il Kosovo e la Georgia seguendo o il metodo del big-bang di Charles Michel per fissare una data ad quem o più probabilmente il metodo della regata.
Da un certo punto di vista, la decisione fra questi due metodi appare a noi marginale rispetto a due aspetti di sostanza che condizionano da anni il dibattito sulle dimensioni territoriali dell’Unione europea e sul tema dei suoi confini politici esterni.
Il primo aspetto riguarda la vexata quaestio dell’alternativa fra approfondimento (deepening) e dell’allargamento (enlarging) che non è mai stata risolta in occasione di quattro precedenti unificazioni o, meglio, che è stata risolta privilegiando l’allargamento come è avvenuto nel 1973 con l’adesione della Danimarca, dell’Irlanda e del Regno Unito, nel 1981 con l’adesione della Grecia, nel 1986 con l’adesione del Portogallo e della Spagna perché l’Atto Unico fu negoziato prescindendo da quelle adesioni, nel 1995 con l’adesione dell’Austria, della Finlandia e della Svezia che precedettero il Trattato di Amsterdam ed infine con il big bang del 2005 che ha preceduto l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona nel 2009 considerando il contenuto irrilevante del Trattato di Nizza del 2003 e ricordando che i rappresentanti dei paesi candidati parteciparono alla Convenzione sul Trattato-costituzionale e non sono stati invece invitati ad assistere ai lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa.
Teoricamente l’approfondimento prima dell’allargamento avrebbe dovuto avvenire con il Trattato di Maastricht del 1993, che fu tuttavia concepito nel 1988 per realizzare l’unione economica e monetaria e fu poi completato con l’idea di gettare le basi di una unione politica dopo la caduta del Muro di Berlino ma che mantenne, con i suoi tre pilastri, una struttura prevalentemente intergovernativa.
Di fronte alla prospettiva di una Unione europea che potrebbe allargare i suoi confini a Oriente verso l’Ucraina e la Moldova e a Sud-Est verso i Balcani giungendo fino a comprendere trentaquattro Stati membri in attesa della Georgia e del Kosovo, la logica politica, economica, sociale, finanziaria ed istituzionale vorrebbe che le conseguenze geopolitiche di questo ampliamento vengano affrontate ed adottate prima del completamento della sua unificazione non solo per quanto riguarda il suo funzionamento istituzionale e cioè il processo di decisione e la composizione delle istituzioni europee ma anche per quanto riguarda la dimensione e la struttura del suo bilancio, i principi dello stato di diritto ed il rispetto dei valori fondamentali a cominciare dalla protezione delle minoranze, il primato del diritto dell’Unione europea e la condivisione della sovranità, la cittadinanza europea e la libera circolazione ivi comprese le politiche migratorie.
Il secondo aspetto riguarda la dimensione democratica e in definitiva la garanzia del consenso consapevole poiché, in base al Trattato di Lisbona, il Parlamento europeo è consultato all’atto della domanda di adesione ed è chiamato ad esprimere il suo accordo alla fine dei negoziati sui trattati fra l’Unione europea e lo Stato candidato ed i parlamenti nazionali sono informati sulle domande di adesione e sono chiamati a ratificare i trattati conclusi dai governi.
Appare dunque necessario ed urgente aggiornare le procedure di adesione per rafforzare il ruolo dei parlamenti (europeo e nazionali, ivi compresi i poteri regionali con un ruolo legislativo) durante tutto il processo di allargamento come viene suggerito dal Parlamento europeo nel rapporto delle commissioni affari esteri ed affari costituzionali e dal rapporto della Assemblea nazionale francese elaborato da Jean-Louis Bourlanges.
Infine e poiché in molti casi i trattati di adesione, sia nei paesi membri dell’Unione europea che nel paesi candidati, i trattati di adesione sono sottomessi a dei referendum confermativi o consultivi è necessario avviare delle campagne di informazione e di comunicazione affidandole alla responsabilità e alle risorse anche finanziarie della Commissione europea e del Parlamento europeo in modo tale da mobilitare l’azione delle reti della società civile, dei partners sociali e del mondo accademico e dell’educazione nell’ambito dei programmi europei che sono già aperti alla partecipazione dei paesi candidati affinché l’unificazione dell’Europa sia un’operazione di successo.
Berlino, 2 novembre 2023
LA SETTIMANA DEL MOVIMENTO EUROPEO
6 novembre
- Informal exchange about ECF member's action regarding the Israelo/Palestinian conflict (European Civic Forum)
8-10 novembre
- Parigi, Agorà dei Giovani delle Acli “Riscoprire la Pace: L’umanità e il dialogo come risorsa”
9-10 novembre
- Roma, Convegno “GIUSTIZIA SENZA FRONTIERE” Lo spazio europeo dei diritti fondamentali, sociali, civili (Centro Europe Direct Università degli Studi Roma Tre, Dipartimento di Scienze Politiche, La Cittadinanza Europea, CeAS, AUSE e Movimento europeo Italia)
10 novembre
- Sabaudia (LT), intitolazione del giardino pubblico di Via Principessa Clotilde ad “Altiero Spinelli - Padre fondatore dell’Unione Europea” e incontro pubblico “Altiero Spinelli, il costruttore degli Stati Uniti d'Europa” (Istituto di Studi Federalisti Altiero Spinelli e Città di Sabaudia)
- Assemblea Soci Villa Vigoni Centro italo-tedesco per il dialogo europeo
10-12 novembre
- Napoli, XXIV Congresso Nazionale di Magistratura Democratica “Conflitti e diritti in un mondo in movimento”
IN EVIDENZA
VI SEGNALIAMO
- 8-10 novembre, Parigi. Si terrà a Parigi dall’8 novembre al 10 novembre 2023 l'Agorà Internazionale dei Giovani delle ACLI dal titolo “Riscoprire la Pace: L’umanità e il dialogo come risorsa”. Le tre giornate di lavoro permetteranno ai giovani provenienti da tutta Europa di vivere un momento di incontro, crescita e dialogo con altri soggetti della società civile del contesto Nazionale ed Internazionale.
- 9-10 novembre, Roma. Convegno “GIUSTIZIA SENZA FRONTIERE” Lo spazio europeo dei diritti fondamentali, sociali, civili. Evento promosso dal Centro Europe Direct dell’Università degli Studi Roma Tre, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Politiche, La Cittadinanza Europea, il CeAS, l’AUSE e il Movimento europeo. LOCANDINA. Live streaming: https://linktr.ee/edromatre
- 10 novembre, Sabaudia (LT), ore 10:00. Intitolazione del giardino pubblico di Via Principessa Clotilde ad “Altiero Spinelli - Padre fondatore dell’Unione Europea”. A seguire, presso la Sala Consiliare del Comune di Sabaudia INCONTRO PUBBLICO “Altiero Spinelli, il costruttore degli Stati Uniti d'Europa”. Gli eventi sono promossi dall’Istituto di Studi Federalisti Altiero Spinelli e dalla Città di Sabaudia. PROGRAMMA.
- 10-12 novembre, Napoli. XXIV Congresso Nazionale di Magistratura Democratica “Conflitti e diritti in un mondo in movimento”. Cosa significa oggi tutelare i diritti? E prima ancora, quali diritti? Quelli tesi alla conservazione dei rapporti di potere esistenti? Quelli che spingono per modificarli? In un mondo in movimento, l’inflazione di informazioni rischia di disorientare la consapevolezza del presente e la prospettiva del futuro, mentre i conflitti (generazionali, sociali, economici, demografici, interpersonali) tra diritti esistenti e diritti in formazione interrogano il ruolo della giurisdizione proprio nel momento in cui l’indipendenza della magistratura viene messa in discussione dai sovranismi europei, che tentano di realizzare, anche in Italia, progetti di riforma costituzionale il cui obiettivo dichiarato è proprio quello di indebolire l’autonomia del potere giudiziario e quindi di neutralizzare la sua capacità di rappresentare un centro di tutela, sovranazionale e contro-maggioritaria, dei diritti umani. In questo quadro, sono adeguati gli assetti attuali della giurisdizione? La magistratura riesce a dare risposte efficaci e consapevoli alla complessità dei diritti in cerca di tutela? PROGRAMMA.
ARTICOLI E TESTI DELLA SETTIMANA
- INTERVENTI DELLA CAMERA DEI DEPUTATI NELLA FORMAZIONE DELLE POLITICHE UE (13/10/2022 - 31/10/2023)
- Calendario delle attività della Camera dei deputati in materia di Unione europea (Settimana 6-12 novembre 2023). Ufficio Rapporti con l'Unione europea
- [REPORT] Flash Eurobarometer 533 EU challenges and priorities in 2023 (Europen Commission - August 2023)
- THE RADICALITY OF SUNLIGHT Five Pathways to a More Democratic Europe, by Kalypso Nicolaidis, Nicolai von Ondarza, Sophia Russack (A report of the CEPS-SWP High-Level Group on Bolstering EU Democracy - October 2023)
- Dichiarazione di Bletchley dei paesi partecipanti al Vertice sulla sicurezza dell'Intelligenza artificiale del 1-2 novembre 2023
- “L’Allemagne met ses propositions sur la table pour une réforme de l’Union européenne”, di Vincent Tupinier (Toute l’Europe - 03/11/2023)
- A 30 ANNI DALL'ENTRATA IN VIGORE DEL TRATTATO DI MAASTRICHT (Movimento europeo Italia - 1/11/2023)
DICHIARAZIONE DEL MOVIMENTO EUROPEO SULL’ATTACCO TERRORISTICO DI HAMAS AD ISRAELE
E SULLA RICERCA DI UNA PACE STABILE IN MEDIO ORIENTE
Il Movimento europeo in Italia esprime profondo sdegno per l'azione terroristica condotta dalla organizzazione paramilitare islamista di Hamas, che ha provocato morte e distruzione colpendo vittime innocenti tra le quali donne e bambini, ed esprime la sua piena solidarietà allo Stato e alla popolazione di Israele nella difesa della sua sicurezza.
La presa di ostaggi, usati come mezzo di scambio o ancor peggio come scudi umani, rappresenta un atto esecrabile che è contrario al diritto internazionale e ai principi fondamentali della convivenza civile ed essi devono essere immediatamente liberati senza condizioni.
Il Movimento europeo in Italia esprime la sua più grande preoccupazione per la drammatica situazione che si va determinando giorno dopo giorno e che rischia di allargare il conflitto a tutta la regione con gravi conseguenze sulla stabilità mondiale.
Lo Stato di Israele ha il diritto di operare nel rispetto del diritto internazionale per sconfiggere la minaccia terroristica di Hamas perché essa rappresenta un pericolo per l'intera comunità internazionale.
Lo lotta ad Hamas e ai suoi complici deve escludere il coinvolgimento della popolazione palestinese di Gaza così come azioni militari rivolte contro i civili che renderebbero ancora più drammatica la situazione di due milioni di persone che sono costrette da anni a vivere rinchiuse all’interno di un territorio di 360 km quadrati le cui frontiere esterne sono controllate per la maggior parte dall’esercito israeliano.
Il Movimento europeo in Italia, in coerenza con quanto dichiarato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, ritiene che le legittime azioni di autotutela israeliane debbano dunque essere svolte nel pieno rispetto del diritto internazionale evitando bombardamenti indiscriminati.
Il Movimento europeo in Italia ritiene inoltre che non debbano essere adottate misure disumane come la sospensione della fornitura di luce ed acqua ed il blocco di ogni genere di prima necessità che colpiscono l'intera popolazione di Gaza.
Il Movimento europeo in Italia, nell’esprimere il suo profondo cordoglio per tutte le vittime innocenti del conflitto in corso, lancia un appello affinché venga avviata una tregua nei combattimenti e si riapra il tavolo delle trattative in conformità alle risoluzioni dell'Onu per la creazione di una autonoma entità statuale e territoriale palestinese nel rispetto dell’inviolabilità e della sicurezza dello Stato di Israele.
Solo la concreta attuazione del progetto di due stati e di due popoli che vivano in pace e in sicurezza nel reciproco rispetto potrà portare pace, giustizia e stabilità nella regione mediorientale.
A tal fine, la politica degli insediamenti e dell’occupazione della Cisgiordania attuata da Israele, che - sulla base delle risoluzioni dell’Assemblea delle Nazioni Unite e del Consiglio di Sicurezza - la Comunità internazionale considera un territorio riservato ai palestinesi che vi risiedono, deve cessare perché essa non può essere considerata un “territorio conteso” e deve essere restituita fiducia e sostegno ad una Autorità Palestinese rinnovata e legittimata dal voto popolare, l'unica in grado di rappresentare il popolo della Palestina.
Il Movimento europeo in Italia stigmatizza il mancato rispetto e la mancata attuazione delle Risoluzioni dell’ONU 181 e 242 nonché degli accordi di Oslo che avevano tracciato il percorso per giungere a un’equilibrata soluzione nella Regione.
Il Movimento europeo in Italia sottolinea come gli insediamenti illegali di coloni nei territori perseguita dai governi israeliani e in particolare da quelli guidati da Benjamin Netanyahu così come un’ambigua tolleranza di fazioni palestinesi radicali e islamiche contrarie all’idea dei due stati – impadronitesi della Striscia di Gaza dopo l’abbandono israeliano nel 2005 - allo scopo di indebolire l’Autorità Nazionale Palestinese ha avuto come effetto quello di rafforzare Hamas con la conseguente vanificazione della soluzione dei due Stati.
Il Movimento europeo in Italia – riconoscendosi pienamente nella presa di posizione adottata dal Parlamento europeo il 19 ottobre 2023 - esorta l'Unione europea ad assumere finalmente un ruolo di attore internazionale rifuggendo dal metodo inefficace dell’adozione di ripetute dichiarazioni di principio e ad agire unitariamente con le sue Istituzioni ed i suoi Stati membri per promuovere una incisiva azione diplomatica con gli altri attori che svolgono un ruolo in Medio Oriente al fine di porre fine al conflitto, assicurare il necessario aiuto umanitario alle popolazioni civili colpite da questi tragici avvenimenti anche aprendo la via di una protezione temporanea per chi fugge dalla guerra, assicurare la liberazione degli ostaggi, avviare un negoziato – a condizione che l’organizzazione paramilitare di Hamas sia messa in condizione di non nuocere - che conduca a una pace durevole tra il popolo israeliano e il popolo palestinese nel rispetto della legalità internazionale e dei diritti fondamentali dell’Uomo.
In questo quadro, anche l’Italia potrebbe svolgere un ruolo da protagonista rilanciando il progetto proposto agli inizi degli anni ’90 di una Conferenza per la sicurezza e la cooperazione nel Mediterraneo.
Bruxelles-Roma-Strasburgo, 24 ottobre 2023
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