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1)Circola una tesi sorprendente secondo cui il testo dei cinque relatori dell’Afco (che per ora appartiene solo ai cinque relatori in attesa che esca, emendato, dal voto prima in commissione e poi dell’aula) sia più avanzato di quello che non appartiene solo a Altiero Spinelli ma a una larga maggioranza del Parlamento europeo che lo approvò nel 1984 con il contributo autorevole di un gruppo di giuristi:
- il testo dei cinque relatori conferma la natura ermafrodita del trattato di Lisbona mentre il progetto del 1984 sceglie la natura costituzionale del nuovo trattato
- il testo dei cinque relatori conferma il principio secondo cui gli Stati sono i padroni dei trattati mentre il progetto del 1984 cancella questa natura confederale
- il testo dei cinque relatori conferma il principio secondo cui i governi possono restituire competenze agli Stati mentre il progetto del 1984 lo esclude
- il testo dei cinque relatori conferma il principio secondo cui il Consiglio può bloccare una procedura legislativa a tempo indeterminato in prima lettura mentre il progetto del 1984 lo esclude
- il testo dei cinque relatori conferma il principio secondo cui il coordinamento delle politiche economiche è di competenza dei governi mentre il progetto del 1984 lo esclude
- il testo dei cinque relatori conferma il principio confederale secondo cui il negoziato sulla revisione dei trattati viene affidato ad una conferenza intergovernativa sulla base dell’art. 48 entrato in vigore nel dicembre 2009 mentre il progetto del 1984 lo esclude.
- il testo dei cinque relatori esclude l’intervento del Parlamento nella nomina dei giudici della Corte di Giustizia mentre il progetto del 1984 lo prevede
- il testo dei cinque relatori conferma il potere di decisione del Consiglio europeo mentre il progetto del 1984 lo esclude
- il testo dei cinque relatori conferma il voto alla unanimità in settori importanti della politica sociale e il progetto del 1984 lo esclude
- il testo dei cinque relatori conferma una interpretazione del principio di sussidiarietà secondo cui l’intervento dell’Unione europea con un atto normativo introduce il primato del diritto europeo nei limiti di quell’atto mentre il progetto del 1984 stabilisce il principio secondo cui l’intervento dell’Unione europea in una competenza concorrente/condivisa attraverso una legge organica trasferisce questa competenza nel settore delle competenze esclusive.
Vi è stato anche uno dei relatori (Daniel Freund) che ha sostenuto la tesi secondo cui sarebbe la prima volta in cui il Parlamento europeo propone (anche se per ora si tratta di cinque relatori) una revisione dei trattati dimenticando sbadatamente almeno il progetto del 1984.
2)E' stato reso noto il paper franco-tedesco scritto dai dodici esperti nominati dai governi di Berlino e Parigi sulla riforma dell’Unione e l’allargamento.
Dopo aver ribadito che i governi sono “masters of the treaties” il paper analizza le ipotesi per la riforma dell’Unione da cui emerge che quella preferita da Berlino e Parigi è la prospettiva di un accordo fra gli Stati volenterosi (willing countries) e l’introduzione delle riforme attraverso i trattati di adesione che escludono nella fase negoziale come sappiamo il parlamento europeo e i parlamenti nazionali rendendo grottesca l’affermazione sulla necessità di garantire la democrazia e la trasparenza.
Potrete trovare il paper sul sito del movimento europeo.
3) La protezione temporanea applicata agli ucraini deve essere applicata anche a chi ha diritto all’asilo perché fugge dalle guerre, dai disastri ambientali, dall’esproprio delle terre e dagli scontri etnici e religiosi.
4) The MEP Daniel Freund, German Green, ignores the history of the European Parliament.
Thinking that the report wrote by four Germans MEPs and Guy Verhofstadt is a step towards a European Republic and it is a “green success” he declared that “for the first time ever the European Parliament is triggered changes to EU treaties”
Dear Daniel what about the draft adopted by the European Parliament the 14th of February 1984?
What is more serious is the fact thai the first Parliament tried to overcome the obstacle of the IGC and the group of four Germans and Guy Verhofstadt support the principle that the Governments are the owners of the treaties.
Good luck European Republic.
5) Il “modello” Ruanda e cioè la deportazione in un paese africano di richiedenti asilo inventata dai governi conservatori britannici e che Giorgia Meloni vorrebbe replicare con altri paesi africani non esiste perché è stato bocciato dalla Corte Inglese.
6) Ursula von der Leyen è convinta che la risposta alla « emergenza » dei flussi migratori sia la lotta agli scafisti e che il modello sia il memorandum di intesa con la Tunisia.
Il memorandum è già fallito prima di essere firmato e la realtà dimostra che i flussi migratori non saranno governati nel rispetto delle norme internazionali e europee con la lotta agli scafisti.
Ne discuteremo il 16 ottobre presso il Consiglio nazionale delle Ricerche in un brain storming per presentare le nostre proposte ed avviare una iniziativa europea.
Giorgio Napolitano è stato presidente del Movimento europeo in Italia dal 1995 fino al 10 maggio 2006 quando fu eletto Presidente della Repubblica Italiana. Dal 2015 è stato presidente onorario del Movimento europeo in Italia seguendone con partecipazione le azioni e le priorità politiche.
Il suo primo atto pubblico da Presidente della Repubblica, dopo il discorso davanti alle Camere riunite, fu l’omaggio ad Altiero Spinelli sull’isola di Ventotene il 21 maggio 2006 a venti anni dalla sua scomparsa. Da presidente della commissione affari costituzionali del Parlamento europeo e in perfetta coerenza con la presidenza del Movimento europeo condivise la scelta della costituzione europea che fu al centro del Congresso d’Europa all’Aja nel maggio 1998 organizzato dal Movimento europeo internazionale a cinquanta anni dal primo Congresso nel maggio 1948.
Da Presidente della Repubblica criticò fermamente davanti al Parlamento europeo il 14 febbraio 2007 la scelta del governo tedesco e di Angela Merkel insieme a Tony Blair di abbandonare il trattato costituzionale per la via intergovernativa che portò al Trattato di Lisbona ricordando la via costituente scelta dal Parlamento europeo nella prima legislatura (vedi newsletter del 18 settembre 2023).
Ricordiamo Giorgio Napolitano come un comunista che è diventato un grande federalista e ha contribuito davvero a fare la storia d'Europa. Quando gli consegnammo il Premio "Altiero Spinelli" nel 2016 ha citato uno dei discorsi più belli dell'autore del Manifesto di Ventotene:
"Chiunque si accinge ad una grande impresa lo fa per dare qualcosa ai suoi contemporanei e a sé, ma nessuno sa in realtà se egli lavora per loro e per sé, o per loro e per i suoi figli ... o per una più lontana, non ancora nata generazione che riscoprirà il suo lavoro incompiuto e lo farà proprio". Dopo essersi commosso, ha concluso così: "Altiero Spinelli ha lavorato per noi e per generazioni molto più giovani, non solo della sua ma anche della mia generazione. Mostrandoci la strada del coraggio - con giudizio - in ogni momento critico, e, nel lungo periodo, dell'incrollabile tenacia. Lo ringraziamo ancora"
E noi oggi ringraziamo ancora Napolitano per il suo straordinario lavoro e per aver provato a raccogliere il testimone di una battaglia, quella federalista, che tutti noi ci impegniamo a portare avanti nel nostro piccolo seguendo anche il suo importante esempio.
«Onorevole Frassoni lei non sta ascoltando» «onorevole Frassoni non chiacchieri» Giorgio Napolitano era il Presidente della commissione costituzionale quando io, neoeletta dei verdi, ero una delle pochissime donne e l’unica giovincella della sua commissione. Ricordo che all’apertura della legislatura del PE come decano del PE disse «non sono contento di essere il più vecchio dell’assemblea» … Ci ho messo mesi a dargli del «tu» tanto era il carisma e l’autorevolezza che emanava. Aveva un modo estremamente giusto e non partigiano di presiedere e si era trovato sicuramente a disagio tra gli stupidi giochetti del suo gruppo e dei parlamentari europei che non sapevano chi fosse. Aveva una visione quasi sacrale della sua funzione di parlamentare europeo e del suo ruolo di presidente della commissione costituzionale. Il suo gruppo lo escluse dalla Convenzione, un atto meschino e stupido. Ma lui rimase impassibile e impegnato nella missione della riforma democratica della UE. L’ho rivisto quando era presidente della repubblica, poco prima della sua non desiderata rielezione. L’ho trovato più fragile ma sempre lucidissimo. Non ho sempre condiviso le sue scelte; in particolare quando fu lui a decidere di non andare ad elezioni nel 2011. Come diceva una cara amica, Napolitano era un uomo di potere…. Ma io ho sempre avuto per lui un grandissimo rispetto e ammirazione.
Monica Frassoni
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Le giuste parole del Presidente Napolitano 1° maggio 2015, ancora purtroppo attuali:
"A partire dal 1° maggio del 2007 ho da Presidente visto via via e in modo sempre più drammatico cambiare il quadro di riferimento anche e soprattutto per il mondo del lavoro sotto i colpi della crisi finanziaria globale e poi, sul piano economico e sociale, europea, in particolare nell’Eurozona. E il cambiamento ha avuto come fattore caratterizzante e dominante la perdita di posti di lavoro, l’aumento della disoccupazione, la crisi di occasioni di impiego e di prospettive per i giovani".
Filippo Ciavaglia
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La morte di Giorgio Napolitano riporta in primo piano la storia dell'Italia della seconda metà del 900. Il ruolo della politica, dei grandi partiti di massa e dei grandi sindacati nella costruzione della democrazia, emancipazione dei lavoratori, centralità del lavoro, costruzione, sostegno e difesa degli ideali e delle politiche per un'Europa unita e protagonista nel mondo. Alla moglie ed ai figli le più sentite condoglianze. A lui, una poderosa e prestigiosa personalità democratica che ha dato lustro all'Italia nel mondo, un pensiero deferente anche da chi, come me tra i tanti giovani comunisti di allora, che animavano la vita e le battaglie di quel grande Partito Comunista, non ne condivideva e ne contestava apertamente le posizioni.
Domenico Rizzuti
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Ho conosciuto Giorgio Napolitano appena assunse la carica di Presidente della Camera. Volle incontrare una delegazione del Movimento Federalista Europeo, di cui all’epoca ero Segretario Generale della sezione giovanile. Compresi che ci teneva a sottolineare come l’aggancio dell’Italia al processo d’integrazione europea fosse per lui una priorità assoluta. D’altronde, l’Italia si trovava nel drammatico momento di transizione dalla Prima alla Seconda Repubblica, la mafia incalzava il paese con attacchi feroci, gran parte della classe politica ed imprenditoriale si scioglieva nell’acido della corruzione sempre più arrogante. L’Europa era un’àncora di salvataggio. Ho avuto poi modo di apprezzarne la coerenza nel portare avanti questo proposito negli anni successivi e di incontralo nuovamente più volte da Segretario Generale del Movimento Europeo in Italia, di cui lui era stato Presidente prima di diventare Presidente della Repubblica. La mia percezione, oltre vent’anni dopo e con una maggiore consapevolezza del Napolitano degli anni Settanta, mi restituì l’idea di un forte, intatto, afflato europeista che, nonostante la sua innata avversione a qualsiasi tentazione rivoluzionaria, riconosceva la necessità di una rottura del quadro di un’Europa intergovernativa, incapace di assumere decisioni coraggiose e lungimiranti. Non solo un coerente ed attivo europeista, dunque, ma un compagno di viaggio nella battaglia per un’Europa democratica e federale.
Fabio Masini
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È come se fosse venuto a mancare un punto di riferimento… alla sua seconda elezione a Presidente della Repubblica ero alla Commissione Europea a via 4 Novembre…. E siamo usciti in terrazzo ad applaudirlo al suo passaggio, eravamo tutti contenti … un saggio, un padre, un equilibrato indicatore di direzione. Mi dispiace molto. Dovremmo dedicare un qualcosa a lui e al suo profondo sostegno all’Europa…. Libera da tutti i lacci e lacciuoli. Lui credeva fortemente in questo e merita un riconoscimento pubblico da parte del Movimento europeo. Insomma, è come se fosse morto un padre, parte di un’epoca di ideali unici che ancora non vedo rinati tra le nuove personalità politiche. Veramente un’epoca di ideali che pian piano non ci sarà più e di cui lui era il più alto esponente.
Anna Maria Villa
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Ho avuto l'onore di concludere il mio percorso al Ministero degli esteri come Consigliere Diplomatico del Presidente Napolitano. Ho tratto ineguagliabili insegnamenti dai comportamenti rigorosi e moralmente ineccepibili di Giorgio Napolitano nello svolgimento del suo alto incarico in una congiuntura difficile e complicata per la politica italiana.
Ricordo del Presidente il suo indefatigabile impegno e la passione politica per l'Europa che era la sua "Strada Maestra" come ebbe a scrivere nell'omonimo libro. Napolitano seppe tenere alto il nome dell'Italia in un momento in cui la considerazione del Governo italiano in Europa era scesa ai livelli più bassi. Cercò di colmare le carenze del Governo, tenne la barra dritta e riuscì a condurre la nave Italia fuori dalla tempesta che rischiava di travolgerla. Ebbi modo di misurare la stima e il rispetto di cui godeva all'estero. Non c'era capo di Stato o di Governo o dell'opposizione che Napolitano non conoscesse e con il quale durante la sua lunga carriera politica non avesse intrattenuto profondi rapporti. La sua conoscenza in materia di politica estera era eccezionale e questo rendeva complicato il compito del Consigliere diplomatico da cui esigeva massimo impegno, alta professionalità e dedizione.
Delle missioni organizzate all'Estero ricordo in particolare il suo primo incontro con Obama alla Casa Bianca, dove ebbe modo di riaffermare il ruolo dell'Italia in Europa e nel Mondo e di preservarne il prestigio a fronte della percezione negativa che ne davano la stampa e i media di oltreoceano.
Sul piano umano Giorgio Napolitano era una gran bella persona affabile e amichevole. Con lui e la sua famiglia abbiamo condiviso l'amore per Capalbio e per la Maremma.
Ciao Presidente
Ci mancherai molto.
Rocco Cangelosi
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Se n’è andato un grandissimo Presidente, un uomo delle Istituzioni, un politico e un uomo di potere dal grande carisma.
L’Europa è stata al centro della sua azione politica da politico e da Presidente. Ce lo ricordano alcune sue azioni rispetto alle scelte, anche difficili, come la nomina di Monti a Presidente del Consiglio, per rimettere in ordine i conti, come l’Europa ci chiedeva.
Ho incontrato varie volte il Presidente Napolitano, nel giorno della celebrazione della festa della donna al Quirinale.
Nei suoi discorsi, dedicati ovviamente a celebrare donne importanti o meno importanti, l’accenno all’Europa non mancava mai. Come mai mancava quella grandissima cortesia, gentilezza e signorilità nel suo parlare e rivolgersi alle persone, ai suoi collaboratori o nei discorsi importanti.
Indimenticabile il suo intervento a Camere riunite, in occasione del suo secondo mandato, ai parlamentari presenti, bacchettandoli con foga, scolaretti indisciplinati, indignato e scontento, pur tuttavia senza mai aver abbandonato quel suo innato stile da “Re Giorgio”.
Grazie Presidente.
Marina Lilli
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Desidero contribuire a ricordare il Presidente Napolitano, richiamando la nostra attenzione sul visionario discorso che tenne al Festival del diritto, a Piacenza, il 24 settembre 2015 (http://www.festivaldeldiritto.it).
Allora egli disse: “Siamo tutti chiamati (…) a un deciso sforzo di allargamento degli orizzonti del nostro confronto e del nostro impegno.
Perché non possiamo considerare alcun tema di fondo della nostra vita nazionale e del futuro del Paese prescindendo dal contesto europeo e internazionale in cui siamo immersi: aggrovigliato e critico come non mai da decenni”.
Lo disse nel 2015.
Quello che allora disse è tanto più vero oggi, proprio perché non abbiamo tratto insegnamenti duraturi dalle crisi che abbiamo dovuto affrontare. Lo dimostra, se non altro e fra le altre tante vicende, il paradossale dibattito sulla modifica dei Trattati europei.
Per questo motivo ho pubblicato il discorso del Presidente Napolitano in appendice al Manuale di diritto dell’Unione, al quale ho contribuito: perché i miei studenti possano riflettere sulla saggezza del suo pensiero e sull'urgenza di soluzioni federali.
Nicoletta Parisi
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Con la scomparsa di Giorgio Napolitano se ne va un'altra figura fondamentale del nostro paese; un uomo che ha egregiamente costruito, accompagnato, sostenuto e rappresentato le istituzioni nazionali ed europee dalla fine del dopo guerra fino ai nostri giorni. Giorgio Napolitano appartiene a quella generazione di politici di cui abbiamo ancora bisogno: grande rispetto per le istituzioni, sobrietà e umanità. Grazie Presidente!
Susanna Florio
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Il 20 ottobre 2015 l’Università di Roma Tor Vergata conferì al Presidente Emerito Giorgio Napolitano la laurea honoris causa in Scienze della Storia e del Documento, il corso di laurea magistrale di cui allora ero Coordinatrice. Con Colleghi e studenti eravamo emozionati e consapevoli dell’importanza del momento e del privilegio di ascoltare un protagonista del Novecento italiano. Quella giornata rappresentò infatti una preziosa occasione di riflessione sui nodi della storia italiana ed europea, anche per gli scambi che precedettero e seguirono la cerimonia.
Nel suo discorso Giorgio Napolitano disse: “Dobbiamo ben sapere quel che la realtà europea e internazionale ci chiede oggi: più e non meno decisioni comuni, più e non meno politiche comuni, più e non meno Europa come soggetto che parli con una voce sola”.
Parole ancora di straordinaria attualità.
Daniela Felisini
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Intervenendo ad un importante Convegno della Fondazione Basso (gli atti in a cura di E. Pacioti La costituzione europea, luci ed ombre - Meltemi 2003) poco prima della Conferenza intergovernativa che doveva concludere nel 2003 l'iter della seconda Convenzione sul futuro dell'Unione Giorgio Napolitano, dopo una ricostruzione molto sottile delle posizioni di R. Dahl sulle prospettive della democrazia nelle dinamiche della globalizzazione e di quelle J. Habermas sull'evoluzione del processo di integrazione europea affermava che "sappiamo che la questione di fondo resta quella indicata - ricordo per il suo vigore il contributo di Federico Mancini - con l'appello ad un superamento dell'origine pattizia della costruzione comunitaria per liberarla dal diritto internazionale. E' d'altronde la questione attorno a cui ruota l'interrogativo sulla natura del testo - Costituzione o ancora una volta Trattato - che sarà licenziato dalla Conferenza intergovernativa. Bisognerebbe procedere nella direzione auspicata dal miglior pensiero federalista con quella realistica gradualità che ho prospettato .. ma nello stesso tempo con lucida e consapevole determinazione" .
20 anni dopo questo breve ma fulminante saggio che ci riporta al dovere di scelte per una democrazia sovranazionale (l'unica che può salvare quelle nazionali) siamo nuovamente ai dilemmi che Napolitano aveva così potentemente profetizzato. Che vuol dire oggi, dopo i referendum del 2005 e dopo 14 anni di Trattato di Lisbona, coniugare realistica gradualità con consapevole determinazione?
Giuseppe Bronzini
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Ho avuto l'opportunità di seguire a Bruxelles, sin dagli anni novanta l’impegno instancabile e l’approccio lungimirante del Presidente Napolitano.
In particolare, lo ricordo su alcuni aspetti.
Delle politiche europee: come sostenitore di una maggiore partecipazione dei cittadini e delle Istituzioni Italiane al processo decisionale europeo, in particolare nella fase ascendente.
Nel suo sostegno allo sviluppo di politiche di coesione capaci di colmare i profondi divari e diseguaglianze purtroppo tuttora esistenti (i "mezzogiorni d Europa") ed al coraggio politico di ricercare soluzioni umane possibili nel governare le complesse dinamiche migratorie (Legge Turco - Napolitano).
Attento alla necessità di più etica nella politica, è stato sempre impegnato per un autentico dialogo con le forze sociali ed economiche, soprattutto nelle fasi più difficili del nostro Paese.
Ha riconosciuto il ruolo positivo nella Società ed i valori comuni dell’artigianato e della piccola impresa italiana in Europa e sul piano internazionale.
Siamo riconoscenti a Giorgio Napolitano e vicini ai suoi familiari per essere stato al servizio di tutti noi e delle nuove generazioni.
Claudio Cappellini
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Era uno dei miei primi incarichi lavorativi e mi ritrovai, nell’ormai lontano 1999, ad avere la fortuna di avere come punto massimo di riferimento, Giorgio Napolitano, allora già Presidente del Consiglio italiano del Movimento Europeo, con il quale avrei continuato ad avere regolari momenti di confronto almeno fino alla fine del 2003. Non posso che confermare anch’io quello straordinario carisma di autorevolezza che lui naturalmente esprimeva in qualsiasi circostanza, accompagnato solitamente da una fermezza e assertività che, in chiunque altro, sarebbero apparsi forse come eccessivi e quasi a creare distanza, ma che lui portava naturalmente avanti come se fossero parti di una missione sempre atta a migliorare lo stato delle cose e ad affrontare in modo equilibrato qualsiasi problematica. E, così, anche la sua “fede” per ”l’Europa Politica” non aveva mai tentennamenti e dava origine a parole ed atti sempre radicalmente in linea con questo obiettivo. Ha testimoniato in ogni circostanza la sua convinzione che solo nella riflessione e nel confronto sull’avvenire dell’Europa, “la politica avrebbe potuto riguadagnare forza di attrazione, partecipazione e ruolo effettivo nelle nostre società” e gli importanti incarichi istituzionali ricoperti, lo hanno anche reso attore in complicati passaggi di questo percorso, ancora da completare. Per me rimarrà sempre uno dei Maestri che più rigorosamente mi hanno guidato alla formazione della mia personalità ed indirizzato il mio impegno.
Giorgio Napolitano è stato presidente del Movimento europeo in Italia dal 1995 al 10 maggio 2006 quando fu eletto Presidente della Repubblica per poi divenirne presidente onorario fino alla sua scomparsa il 22 settembre 2023.
Fu scelto dal nostro Consiglio nazionale, succedendo a Mario Zagari che era stato deputato europeo dal 1979 al 1989, presiedendo il Movimento europeo prima come membro della Camera dei Deputati fino al maggio 1996 poi negli anni al Ministero degli Interni dal 1996 al 1998, quindi come deputato europeo dal 1999 al 2004 nel ruolo di presidente della Commissione affari costituzionali che fu così chiamata quando ne assunse la presidenza ed infine come senatore a vita nominato da Carlo Azeglio Ciampi nel settembre 2005 fino alla sua elezione alla presidenza della Repubblica il 10 maggio 2006.
Negli anni della sua presidenza del Movimento europeo l’Unione europea è passata da dodici a quindici membri nel 1995 e poi da quindici a venticinque nel 2005, dal Trattato di Maastricht al Trattato di Amsterdam nel 1999 e a quello di Nizza nel 2003.
Sono gli anni in cui riprese il dibattito sull’idea di una costituzione europea fondata sui valori della democrazia e dello stato di diritto rilanciata prima con la proposta di dotare l’Unione europea di un suo strumento a difesa dei diritti fondamentali che approdò alla Carta adottata a Nizza nel dicembre del 2000 e poi dal trattato-costituzionale elaborato dalla Convenzione sull’avvenire dell’Europa, firmato a Roma nell’ottobre del 2004 e accantonato dai governi su proposta di Angela Merkel e Tony Blair dopo la sua bocciatura nei referendum francese e olandese della primavera del 2005.
Giorgio Napolitano è stato un presidente attivo e costantemente presente nell’azione del Movimento europeo in Italia ed anche nell’azione del Movimento europeo internazionale presieduto da Valéry Giscard d’Estaing, poi da Mario Soares e infine da José Maria Robles negli anni in cui (1995-2002) – si parva licet – ne sono stato segretario generale mettendo al servizio del Movimento il suo impegno europeista, la sua condivisione nell’idea di un’Europa politicamente integrata secondo l’insegnamento di Altiero Spinelli ma anche il pragmatismo monnettiano di Jacques Delors fondato sui passi in avanti nelle politiche comuni.
Con Altiero Spinelli Giorgio Napolitano aveva dialogato nel quadro dell’Istituto Affari Internazionali, poi negli anni della Commissione europea dal 1970 al 1976 ma soprattutto quando Spinelli era approdato alla Camera e poi al Parlamento europeo come indipendente di sinistra sui temi europei e internazionali in cui le posizioni del PCI e di Spinelli talvolta non coincidevano o erano addirittura confliggenti come avvenne sullo SME, sull’Afghanistan, sugli euromissili e sulla guerra fra il Regno Unito di Margaret Thatcher e i generali argentini per il possesso delle Falkland.
Con Altiero Spinelli Giorgio Napolitano – che univa al suo impegno europeista le dimensioni culturale, economica e sociale accompagnata da una mai abbandonata convinzione meridionalista – l’intesa era piena sulla necessità di un passaggio dal modello comunitario a quello federale pur nelle differenze fra i due leader essendo l’uno (Spinelli) caratterizzato da un pensiero ed un’azione che egli stesso chiamava semplice pur nell’irruenza della sua convinzione “rivoluzionaria” e l’altro (Napolitano) caratterizzato da uno stile politico non privo di convincente retorica, l’uno e l’altro con il merito di essere attenti osservatori dell’animo umano e ascoltatori di idee diverse.
Di Altiero Spinelli Giorgio Napolitano condivideva l’idea della priorità della dimensione parlamentare che si traduceva nel caso del leader federalista nel tenace e mai abbandonato impegno per l’irrinunciabilità del ruolo costituente del Parlamento europeo e nel caso del leader comunista nella indispensabile cooperazione fra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali.
In questo spirito Giorgio Napolitano si è mosso negli anni del Parlamento europeo in cui approdò alla fine degli anni ottanta quando c’era ancora il doppio mandato prima di essere eletto presidente della Camera nel 1992 e poi fra il 1999 e il 2004 quando diresse la Commissione affari costituzionali mentre veniva concepita all’Aja (1998) nel Congresso del Movimento europeo internazionale l’idea del rilancio della costituzione europea, nasceva nella Convenzione sull’avvenire dell’Europa - a cui Giorgio Napolitano non fu consentito di partecipare per un’incomprensibile decisione del suo gruppo parlamentare - e poi veniva soppressa non solo per l’ostilità francese e olandese ma anche per l’ottuso immobilismo dei governi.
Giorgio Napolitano ha mantenuto, con coerenza quasi enfatica, questa convinzione costituzionale e costituente anche da Presidente della Repubblica quando – dopo aver reso un omaggio non formale ad Altiero Spinelli sull’isola di Ventotene il 21 maggio 2006 - contestò vigorosamente davanti al Parlamento europeo il 14 febbraio 2007 la decisione del Consiglio di lasciar cadere il trattato emerso dalla Convenzione, ma già snaturato in quella che Giuliano Amato chiamò una scelta ermafrodita per la decisione dei governi di unirvi tutti i trattati esistenti in buona parte fondati sul diritto secondario, per seguire la via pattizia ed intergovernativa che condusse dopo qualche mese allo sciagurato Trattato di Lisbona.
Quel discorso di Giorgio Napolitano – pronunciato ventitré anni dopo l’approvazione del “progetto di Trattato che istituisce l’Unione europea” del 14 febbraio 1984, che conserva ancora oggi un valore aggiunto ben superiore a tutte le successive iniziative del Parlamento europeo fino a quella odierna di cinque relatori della Commissione affari costituzionali dove viene mantenuta la natura ermafrodita del Trattato di Lisbona - fu ripreso da Romano Prodi a Strasburgo il 22 maggio dello stesso anno, difeso dal primo ministro belga Guy Verhofstadt e dal presidente del governo spagnolo José Luis Zapatero nel rispetto della decisione referendaria in Spagna favorevole al trattato-costituzionale ma ostacolato anche in Italia dalla Farnesina e dal ministro degli esteri Massimo D’Alema che avevano già deciso di piegarsi alla scelta confederale della presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione europea.
Come Movimento europeo manterremo con coerenza e determinazione l’impegno costituente e costituzionale di Altiero Spinelli e Giorgio Napolitano.
La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sulla riforma dell’Unione, così come abbiamo fatto durante la Conferenza sul futuro dell’Europa e come continueremo a fare in vista delle elezioni europee dal 6 al 9 giugno 2024.
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L'EDITORIALE
Ricordando Giorgio Napolitano
Giorgio Napolitano è stato presidente del Movimento europeo in Italia dal 1995 al 10 maggio 2006 quando fu eletto Presidente della Repubblica per poi divenirne presidente onorario fino alla sua scomparsa il 22 settembre 2023.
Fu scelto dal nostro Consiglio nazionale, succedendo a Mario Zagari che era stato deputato europeo dal 1979 al 1989, presiedendo il Movimento europeo prima come membro della Camera dei Deputati fino al maggio 1996 poi negli anni al Ministero degli Interni dal 1996 al 1998, quindi come deputato europeo dal 1999 al 2004 nel ruolo di presidente della Commissione affari costituzionali che fu così chiamata quando ne assunse la presidenza ed infine come senatore a vita nominato da Carlo Azeglio Ciampi nel settembre 2005 fino alla sua elezione alla presidenza della Repubblica il 10 maggio 2006.
Negli anni della sua presidenza del Movimento europeo l’Unione europea è passata da dodici a quindici membri nel 1995 e poi da quindici a venticinque nel 2005, dal Trattato di Maastricht al Trattato di Amsterdam nel 1999 e a quello di Nizza nel 2003.
Sono gli anni in cui riprese il dibattito sull’idea di una costituzione europea fondata sui valori della democrazia e dello stato di diritto rilanciata prima con la proposta di dotare l’Unione europea di un suo strumento a difesa dei diritti fondamentali che approdò alla Carta adottata a Nizza nel dicembre del 2000 e poi dal trattato-costituzionale elaborato dalla Convenzione sull’avvenire dell’Europa, firmato a Roma nell’ottobre del 2004 e accantonato dai governi su proposta di Angela Merkel e Tony Blair dopo la sua bocciatura nei referendum francese e olandese della primavera del 2005.
Giorgio Napolitano è stato un presidente attivo e costantemente presente nell’azione del Movimento europeo in Italia ed anche nell’azione del Movimento europeo internazionale presieduto da Valéry Giscard d’Estaing, poi da Mario Soares e infine da José Maria Robles negli anni in cui (1995-2002) – si parva licet – ne sono stato segretario generale mettendo al servizio del Movimento il suo impegno europeista, la sua condivisione nell’idea di un’Europa politicamente integrata secondo l’insegnamento di Altiero Spinelli ma anche il pragmatismo monnettiano di Jacques Delors fondato sui passi in avanti nelle politiche comuni.
Con Altiero Spinelli Giorgio Napolitano aveva dialogato nel quadro dell’Istituto Affari Internazionali, poi negli anni della Commissione europea dal 1970 al 1976 ma soprattutto quando Spinelli era approdato alla Camera e poi al Parlamento europeo come indipendente di sinistra sui temi europei e internazionali in cui le posizioni del PCI e di Spinelli talvolta non coincidevano o erano addirittura confliggenti come avvenne sullo SME, sull’Afghanistan, sugli euromissili e sulla guerra fra il Regno Unito di Margaret Thatcher e i generali argentini per il possesso delle Falkland.
Con Altiero Spinelli Giorgio Napolitano – che univa al suo impegno europeista le dimensioni culturale, economica e sociale accompagnata da una mai abbandonata convinzione meridionalista – l’intesa era piena sulla necessità di un passaggio dal modello comunitario a quello federale pur nelle differenze fra i due leader essendo l’uno (Spinelli) caratterizzato da un pensiero ed un’azione che egli stesso chiamava semplice pur nell’irruenza della sua convinzione “rivoluzionaria” e l’altro (Napolitano) caratterizzato da uno stile politico non privo di convincente retorica, l’uno e l’altro con il merito di essere attenti osservatori dell’animo umano e ascoltatori di idee diverse.
Di Altiero Spinelli Giorgio Napolitano condivideva l’idea della priorità della dimensione parlamentare che si traduceva nel caso del leader federalista nel tenace e mai abbandonato impegno per l’irrinunciabilità del ruolo costituente del Parlamento europeo e nel caso del leader comunista nella indispensabile cooperazione fra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali.
In questo spirito Giorgio Napolitano si è mosso negli anni del Parlamento europeo in cui approdò alla fine degli anni ottanta quando c’era ancora il doppio mandato prima di essere eletto presidente della Camera nel 1992 e poi fra il 1999 e il 2004 quando diresse la Commissione affari costituzionali mentre veniva concepita all’Aja (1998) nel Congresso del Movimento europeo internazionale l’idea del rilancio della costituzione europea, nasceva nella Convenzione sull’avvenire dell’Europa - a cui Giorgio Napolitano non fu consentito di partecipare per un’incomprensibile decisione del suo gruppo parlamentare - e poi veniva soppressa non solo per l’ostilità francese e olandese ma anche per l’ottuso immobilismo dei governi.
Giorgio Napolitano ha mantenuto, con coerenza quasi enfatica, questa convinzione costituzionale e costituente anche da Presidente della Repubblica quando – dopo aver reso un omaggio non formale ad Altiero Spinelli sull’isola di Ventotene il 21 maggio 2006 - contestò vigorosamente davanti al Parlamento europeo il 14 febbraio 2007 la decisione del Consiglio di lasciar cadere il trattato emerso dalla Convenzione, ma già snaturato in quella che Giuliano Amato chiamò una scelta ermafrodita per la decisione dei governi di unirvi tutti i trattati esistenti in buona parte fondati sul diritto secondario, per seguire la via pattizia ed intergovernativa che condusse dopo qualche mese allo sciagurato Trattato di Lisbona.
Quel discorso di Giorgio Napolitano – pronunciato ventitré anni dopo l’approvazione del “progetto di Trattato che istituisce l’Unione europea” del 14 febbraio 1984, che conserva ancora oggi un valore aggiunto ben superiore a tutte le successive iniziative del Parlamento europeo fino a quella odierna di cinque relatori della Commissione affari costituzionali dove viene mantenuta la natura ermafrodita del Trattato di Lisbona - fu ripreso da Romano Prodi a Strasburgo il 22 maggio dello stesso anno, difeso dal primo ministro belga Guy Verhofstadt e dal presidente del governo spagnolo José Luis Zapatero nel rispetto della decisione referendaria in Spagna favorevole al trattato-costituzionale ma ostacolato anche in Italia dalla Farnesina e dal ministro degli esteri Massimo D’Alema che avevano già deciso di piegarsi alla scelta confederale della presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione europea.
Come Movimento europeo manterremo con coerenza e determinazione l’impegno costituente e costituzionale di Altiero Spinelli e Giorgio Napolitano.
Bruxelles, 25 settembre 2023
GRAZIE PRESIDENTE
Giorgio Napolitano è stato presidente del Movimento europeo in Italia dal 1995 fino al 10 maggio 2006 quando fu eletto Presidente della Repubblica Italiana. Dal 2015 è stato presidente onorario del Movimento europeo in Italia seguendone con partecipazione le azioni e le priorità politiche.
Il suo primo atto pubblico da Presidente della Repubblica, dopo il discorso davanti alle Camere riunite, fu l’omaggio ad Altiero Spinelli sull’isola di Ventotene il 21 maggio 2006 a venti anni dalla sua scomparsa. Da presidente della commissione affari costituzionali del Parlamento europeo e in perfetta coerenza con la presidenza del Movimento europeo condivise la scelta della costituzione europea che fu al centro del Congresso d’Europa all’Aja nel maggio 1998 organizzato dal Movimento europeo internazionale a cinquanta anni dal primo Congresso nel maggio 1948.
Da Presidente della Repubblica criticò fermamente davanti al Parlamento europeo il 14 febbraio 2007 la scelta del governo tedesco e di Angela Merkel insieme a Tony Blair di abbandonare il trattato costituzionale per la via intergovernativa che portò al Trattato di Lisbona ricordando la via costituente scelta dal Parlamento europeo nella prima legislatura (vedi newsletter del 18 settembre 2023).
Ricordiamo Giorgio Napolitano come un comunista che è diventato un grande federalista e ha contribuito davvero a fare la storia d'Europa. Quando gli consegnammo il Premio "Altiero Spinelli" nel 2016 ha citato uno dei discorsi più belli dell'autore del Manifesto di Ventotene:
"Chiunque si accinge ad una grande impresa lo fa per dare qualcosa ai suoi contemporanei e a sé, ma nessuno sa in realtà se egli lavora per loro e per sé, o per loro e per i suoi figli ... o per una più lontana, non ancora nata generazione che riscoprirà il suo lavoro incompiuto e lo farà proprio". Dopo essersi commosso, ha concluso così: "Altiero Spinelli ha lavorato per noi e per generazioni molto più giovani, non solo della sua ma anche della mia generazione. Mostrandoci la strada del coraggio - con giudizio - in ogni momento critico, e, nel lungo periodo, dell'incrollabile tenacia. Lo ringraziamo ancora"
E noi oggi ringraziamo ancora Napolitano per il suo straordinario lavoro e per aver provato a raccogliere il testimone di una battaglia, quella federalista, che tutti noi ci impegniamo a portare avanti nel nostro piccolo seguendo anche il suo importante esempio.
«Onorevole Frassoni lei non sta ascoltando» «onorevole Frassoni non chiacchieri» Giorgio Napolitano era il Presidente della commissione costituzionale quando io, neoeletta dei verdi, ero una delle pochissime donne e l’unica giovincella della sua commissione. Ricordo che all’apertura della legislatura del PE come decano del PE disse «non sono contento di essere il più vecchio dell’assemblea» … Ci ho messo mesi a dargli del «tu» tanto era il carisma e l’autorevolezza che emanava. Aveva un modo estremamente giusto e non partigiano di presiedere e si era trovato sicuramente a disagio tra gli stupidi giochetti del suo gruppo e dei parlamentari europei che non sapevano chi fosse. Aveva una visione quasi sacrale della sua funzione di parlamentare europeo e del suo ruolo di presidente della commissione costituzionale. Il suo gruppo lo escluse dalla Convenzione, un atto meschino e stupido. Ma lui rimase impassibile e impegnato nella missione della riforma democratica della UE. L’ho rivisto quando era presidente della repubblica, poco prima della sua non desiderata rielezione. L’ho trovato più fragile ma sempre lucidissimo. Non ho sempre condiviso le sue scelte; in particolare quando fu lui a decidere di non andare ad elezioni nel 2011. Come diceva una cara amica, Napolitano era un uomo di potere…. Ma io ho sempre avuto per lui un grandissimo rispetto e ammirazione.
Monica Frassoni
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Le giuste parole del Presidente Napolitano 1° maggio 2015, ancora purtroppo attuali:
"A partire dal 1° maggio del 2007 ho da Presidente visto via via e in modo sempre più drammatico cambiare il quadro di riferimento anche e soprattutto per il mondo del lavoro sotto i colpi della crisi finanziaria globale e poi, sul piano economico e sociale, europea, in particolare nell’Eurozona. E il cambiamento ha avuto come fattore caratterizzante e dominante la perdita di posti di lavoro, l’aumento della disoccupazione, la crisi di occasioni di impiego e di prospettive per i giovani".
Filippo Ciavaglia
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La morte di Giorgio Napolitano riporta in primo piano la storia dell'Italia della seconda metà del 900. Il ruolo della politica, dei grandi partiti di massa e dei grandi sindacati nella costruzione della democrazia, emancipazione dei lavoratori, centralità del lavoro, costruzione, sostegno e difesa degli ideali e delle politiche per un'Europa unita e protagonista nel mondo. Alla moglie ed ai figli le più sentite condoglianze. A lui, una poderosa e prestigiosa personalità democratica che ha dato lustro all'Italia nel mondo, un pensiero deferente anche da chi, come me tra i tanti giovani comunisti di allora, che animavano la vita e le battaglie di quel grande Partito Comunista, non ne condivideva e ne contestava apertamente le posizioni.
Domenico Rizzuti
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Ho conosciuto Giorgio Napolitano appena assunse la carica di Presidente della Camera. Volle incontrare una delegazione del Movimento Federalista Europeo, di cui all’epoca ero Segretario Generale della sezione giovanile. Compresi che ci teneva a sottolineare come l’aggancio dell’Italia al processo d’integrazione europea fosse per lui una priorità assoluta. D’altronde, l’Italia si trovava nel drammatico momento di transizione dalla Prima alla Seconda Repubblica, la mafia incalzava il paese con attacchi feroci, gran parte della classe politica ed imprenditoriale si scioglieva nell’acido della corruzione sempre più arrogante. L’Europa era un’àncora di salvataggio. Ho avuto poi modo di apprezzarne la coerenza nel portare avanti questo proposito negli anni successivi e di incontralo nuovamente più volte da Segretario Generale del Movimento Europeo in Italia, di cui lui era stato Presidente prima di diventare Presidente della Repubblica. La mia percezione, oltre vent’anni dopo e con una maggiore consapevolezza del Napolitano degli anni Settanta, mi restituì l’idea di un forte, intatto, afflato europeista che, nonostante la sua innata avversione a qualsiasi tentazione rivoluzionaria, riconosceva la necessità di una rottura del quadro di un’Europa intergovernativa, incapace di assumere decisioni coraggiose e lungimiranti. Non solo un coerente ed attivo europeista, dunque, ma un compagno di viaggio nella battaglia per un’Europa democratica e federale.
Fabio Masini
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È come se fosse venuto a mancare un punto di riferimento… alla sua seconda elezione a Presidente della Repubblica ero alla Commissione Europea a via 4 Novembre…. E siamo usciti in terrazzo ad applaudirlo al suo passaggio, eravamo tutti contenti … un saggio, un padre, un equilibrato indicatore di direzione. Mi dispiace molto. Dovremmo dedicare un qualcosa a lui e al suo profondo sostegno all’Europa…. Libera da tutti i lacci e lacciuoli. Lui credeva fortemente in questo e merita un riconoscimento pubblico da parte del Movimento europeo. Insomma, è come se fosse morto un padre, parte di un’epoca di ideali unici che ancora non vedo rinati tra le nuove personalità politiche. Veramente un’epoca di ideali che pian piano non ci sarà più e di cui lui era il più alto esponente.
Anna Maria Villa
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Ho avuto l'onore di concludere il mio percorso al Ministero degli esteri come Consigliere Diplomatico del Presidente Napolitano. Ho tratto ineguagliabili insegnamenti dai comportamenti rigorosi e moralmente ineccepibili di Giorgio Napolitano nello svolgimento del suo alto incarico in una congiuntura difficile e complicata per la politica italiana.
Ricordo del Presidente il suo indefatigabile impegno e la passione politica per l'Europa che era la sua "Strada Maestra" come ebbe a scrivere nell'omonimo libro. Napolitano seppe tenere alto il nome dell'Italia in un momento in cui la considerazione del Governo italiano in Europa era scesa ai livelli più bassi. Cercò di colmare le carenze del Governo, tenne la barra dritta e riuscì a condurre la nave Italia fuori dalla tempesta che rischiava di travolgerla. Ebbi modo di misurare la stima e il rispetto di cui godeva all'estero. Non c'era capo di Stato o di Governo o dell'opposizione che Napolitano non conoscesse e con il quale durante la sua lunga carriera politica non avesse intrattenuto profondi rapporti. La sua conoscenza in materia di politica estera era eccezionale e questo rendeva complicato il compito del Consigliere diplomatico da cui esigeva massimo impegno, alta professionalità e dedizione.
Delle missioni organizzate all'Estero ricordo in particolare il suo primo incontro con Obama alla Casa Bianca, dove ebbe modo di riaffermare il ruolo dell'Italia in Europa e nel Mondo e di preservarne il prestigio a fronte della percezione negativa che ne davano la stampa e i media di oltreoceano.
Sul piano umano Giorgio Napolitano era una gran bella persona affabile e amichevole. Con lui e la sua famiglia abbiamo condiviso l'amore per Capalbio e per la Maremma.
Ciao Presidente
Ci mancherai molto.
Rocco Cangelosi
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Se n’è andato un grandissimo Presidente, un uomo delle Istituzioni, un politico e un uomo di potere dal grande carisma.
L’Europa è stata al centro della sua azione politica da politico e da Presidente. Ce lo ricordano alcune sue azioni rispetto alle scelte, anche difficili, come la nomina di Monti a Presidente del Consiglio, per rimettere in ordine i conti, come l’Europa ci chiedeva.
Ho incontrato varie volte il Presidente Napolitano, nel giorno della celebrazione della festa della donna al Quirinale.
Nei suoi discorsi, dedicati ovviamente a celebrare donne importanti o meno importanti, l’accenno all’Europa non mancava mai. Come mai mancava quella grandissima cortesia, gentilezza e signorilità nel suo parlare e rivolgersi alle persone, ai suoi collaboratori o nei discorsi importanti.
Indimenticabile il suo intervento a Camere riunite, in occasione del suo secondo mandato, ai parlamentari presenti, bacchettandoli con foga, scolaretti indisciplinati, indignato e scontento, pur tuttavia senza mai aver abbandonato quel suo innato stile da “Re Giorgio”.
Grazie Presidente.
Marina Lilli
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Desidero contribuire a ricordare il Presidente Napolitano, richiamando la nostra attenzione sul visionario discorso che tenne al Festival del diritto, a Piacenza, il 24 settembre 2015 (http://www.festivaldeldiritto.it).
Allora egli disse: “Siamo tutti chiamati (…) a un deciso sforzo di allargamento degli orizzonti del nostro confronto e del nostro impegno.
Perché non possiamo considerare alcun tema di fondo della nostra vita nazionale e del futuro del Paese prescindendo dal contesto europeo e internazionale in cui siamo immersi: aggrovigliato e critico come non mai da decenni”.
Lo disse nel 2015.
Quello che allora disse è tanto più vero oggi, proprio perché non abbiamo tratto insegnamenti duraturi dalle crisi che abbiamo dovuto affrontare. Lo dimostra, se non altro e fra le altre tante vicende, il paradossale dibattito sulla modifica dei Trattati europei.
Per questo motivo ho pubblicato il discorso del Presidente Napolitano in appendice al Manuale di diritto dell’Unione, al quale ho contribuito: perché i miei studenti possano riflettere sulla saggezza del suo pensiero e sull'urgenza di soluzioni federali.
Nicoletta Parisi
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Con la scomparsa di Giorgio Napolitano se ne va un'altra figura fondamentale del nostro paese; un uomo che ha egregiamente costruito, accompagnato, sostenuto e rappresentato le istituzioni nazionali ed europee dalla fine del dopo guerra fino ai nostri giorni. Giorgio Napolitano appartiene a quella generazione di politici di cui abbiamo ancora bisogno: grande rispetto per le istituzioni, sobrietà e umanità. Grazie Presidente!
Susanna Florio
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Il 20 ottobre 2015 l’Università di Roma Tor Vergata conferì al Presidente Emerito Giorgio Napolitano la laurea honoris causa in Scienze della Storia e del Documento, il corso di laurea magistrale di cui allora ero Coordinatrice. Con Colleghi e studenti eravamo emozionati e consapevoli dell’importanza del momento e del privilegio di ascoltare un protagonista del Novecento italiano. Quella giornata rappresentò infatti una preziosa occasione di riflessione sui nodi della storia italiana ed europea, anche per gli scambi che precedettero e seguirono la cerimonia.
Nel suo discorso Giorgio Napolitano disse: “Dobbiamo ben sapere quel che la realtà europea e internazionale ci chiede oggi: più e non meno decisioni comuni, più e non meno politiche comuni, più e non meno Europa come soggetto che parli con una voce sola”.
Parole ancora di straordinaria attualità.
Daniela Felisini
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Intervenendo ad un importante Convegno della Fondazione Basso (gli atti in a cura di E. Pacioti La costituzione europea, luci ed ombre - Meltemi 2003) poco prima della Conferenza intergovernativa che doveva concludere nel 2003 l'iter della seconda Convenzione sul futuro dell'Unione Giorgio Napolitano, dopo una ricostruzione molto sottile delle posizioni di R. Dahl sulle prospettive della democrazia nelle dinamiche della globalizzazione e di quelle J. Habermas sull'evoluzione del processo di integrazione europea affermava che "sappiamo che la questione di fondo resta quella indicata - ricordo per il suo vigore il contributo di Federico Mancini - con l'appello ad un superamento dell'origine pattizia della costruzione comunitaria per liberarla dal diritto internazionale. E' d'altronde la questione attorno a cui ruota l'interrogativo sulla natura del testo - Costituzione o ancora una volta Trattato - che sarà licenziato dalla Conferenza intergovernativa. Bisognerebbe procedere nella direzione auspicata dal miglior pensiero federalista con quella realistica gradualità che ho prospettato .. ma nello stesso tempo con lucida e consapevole determinazione" .
20 anni dopo questo breve ma fulminante saggio che ci riporta al dovere di scelte per una democrazia sovranazionale (l'unica che può salvare quelle nazionali) siamo nuovamente ai dilemmi che Napolitano aveva così potentemente profetizzato. Che vuol dire oggi, dopo i referendum del 2005 e dopo 14 anni di Trattato di Lisbona, coniugare realistica gradualità con consapevole determinazione?
Giuseppe Bronzini
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Ho avuto l'opportunità di seguire a Bruxelles, sin dagli anni novanta l’impegno instancabile e l’approccio lungimirante del Presidente Napolitano.
In particolare, lo ricordo su alcuni aspetti.
Delle politiche europee: come sostenitore di una maggiore partecipazione dei cittadini e delle Istituzioni Italiane al processo decisionale europeo, in particolare nella fase ascendente.
Nel suo sostegno allo sviluppo di politiche di coesione capaci di colmare i profondi divari e diseguaglianze purtroppo tuttora esistenti (i "mezzogiorni d Europa") ed al coraggio politico di ricercare soluzioni umane possibili nel governare le complesse dinamiche migratorie (Legge Turco - Napolitano).
Attento alla necessità di più etica nella politica, è stato sempre impegnato per un autentico dialogo con le forze sociali ed economiche, soprattutto nelle fasi più difficili del nostro Paese.
Ha riconosciuto il ruolo positivo nella Società ed i valori comuni dell’artigianato e della piccola impresa italiana in Europa e sul piano internazionale.
Siamo riconoscenti a Giorgio Napolitano e vicini ai suoi familiari per essere stato al servizio di tutti noi e delle nuove generazioni.
Claudio Cappellini
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Era uno dei miei primi incarichi lavorativi e mi ritrovai, nell’ormai lontano 1999, ad avere la fortuna di avere come punto massimo di riferimento, Giorgio Napolitano, allora già Presidente del Consiglio italiano del Movimento Europeo, con il quale avrei continuato ad avere regolari momenti di confronto almeno fino alla fine del 2003. Non posso che confermare anch’io quello straordinario carisma di autorevolezza che lui naturalmente esprimeva in qualsiasi circostanza, accompagnato solitamente da una fermezza e assertività che, in chiunque altro, sarebbero apparsi forse come eccessivi e quasi a creare distanza, ma che lui portava naturalmente avanti come se fossero parti di una missione sempre atta a migliorare lo stato delle cose e ad affrontare in modo equilibrato qualsiasi problematica. E, così, anche la sua “fede” per ”l’Europa Politica” non aveva mai tentennamenti e dava origine a parole ed atti sempre radicalmente in linea con questo obiettivo. Ha testimoniato in ogni circostanza la sua convinzione che solo nella riflessione e nel confronto sull’avvenire dell’Europa, “la politica avrebbe potuto riguadagnare forza di attrazione, partecipazione e ruolo effettivo nelle nostre società” e gli importanti incarichi istituzionali ricoperti, lo hanno anche reso attore in complicati passaggi di questo percorso, ancora da completare. Per me rimarrà sempre uno dei Maestri che più rigorosamente mi hanno guidato alla formazione della mia personalità ed indirizzato il mio impegno.
Stefano Milia
PILLOLE D'EUROPA
1)Circola una tesi sorprendente secondo cui il testo dei cinque relatori dell’Afco (che per ora appartiene solo ai cinque relatori in attesa che esca, emendato, dal voto prima in commissione e poi dell’aula) sia più avanzato di quello che non appartiene solo a Altiero Spinelli ma a una larga maggioranza del Parlamento europeo che lo approvò nel 1984 con il contributo autorevole di un gruppo di giuristi:
- il testo dei cinque relatori conferma la natura ermafrodita del trattato di Lisbona mentre il progetto del 1984 sceglie la natura costituzionale del nuovo trattato
- il testo dei cinque relatori conferma il principio secondo cui gli Stati sono i padroni dei trattati mentre il progetto del 1984 cancella questa natura confederale
- il testo dei cinque relatori conferma il principio secondo cui i governi possono restituire competenze agli Stati mentre il progetto del 1984 lo esclude
- il testo dei cinque relatori conferma il principio secondo cui il Consiglio può bloccare una procedura legislativa a tempo indeterminato in prima lettura mentre il progetto del 1984 lo esclude
- il testo dei cinque relatori conferma il principio secondo cui il coordinamento delle politiche economiche è di competenza dei governi mentre il progetto del 1984 lo esclude
- il testo dei cinque relatori conferma il principio confederale secondo cui il negoziato sulla revisione dei trattati viene affidato ad una conferenza intergovernativa sulla base dell’art. 48 entrato in vigore nel dicembre 2009 mentre il progetto del 1984 lo esclude.
- il testo dei cinque relatori esclude l’intervento del Parlamento nella nomina dei giudici della Corte di Giustizia mentre il progetto del 1984 lo prevede
- il testo dei cinque relatori conferma il potere di decisione del Consiglio europeo mentre il progetto del 1984 lo esclude
- il testo dei cinque relatori conferma il voto alla unanimità in settori importanti della politica sociale e il progetto del 1984 lo esclude
- il testo dei cinque relatori conferma una interpretazione del principio di sussidiarietà secondo cui l’intervento dell’Unione europea con un atto normativo introduce il primato del diritto europeo nei limiti di quell’atto mentre il progetto del 1984 stabilisce il principio secondo cui l’intervento dell’Unione europea in una competenza concorrente/condivisa attraverso una legge organica trasferisce questa competenza nel settore delle competenze esclusive.
Vi è stato anche uno dei relatori (Daniel Freund) che ha sostenuto la tesi secondo cui sarebbe la prima volta in cui il Parlamento europeo propone (anche se per ora si tratta di cinque relatori) una revisione dei trattati dimenticando sbadatamente almeno il progetto del 1984.
2)E' stato reso noto il paper franco-tedesco scritto dai dodici esperti nominati dai governi di Berlino e Parigi sulla riforma dell’Unione e l’allargamento.
Dopo aver ribadito che i governi sono “masters of the treaties” il paper analizza le ipotesi per la riforma dell’Unione da cui emerge che quella preferita da Berlino e Parigi è la prospettiva di un accordo fra gli Stati volenterosi (willing countries) e l’introduzione delle riforme attraverso i trattati di adesione che escludono nella fase negoziale come sappiamo il parlamento europeo e i parlamenti nazionali rendendo grottesca l’affermazione sulla necessità di garantire la democrazia e la trasparenza.
Potrete trovare il paper sul sito del movimento europeo.
3) La protezione temporanea applicata agli ucraini deve essere applicata anche a chi ha diritto all’asilo perché fugge dalle guerre, dai disastri ambientali, dall’esproprio delle terre e dagli scontri etnici e religiosi.
4) The MEP Daniel Freund, German Green, ignores the history of the European Parliament.
Thinking that the report wrote by four Germans MEPs and Guy Verhofstadt is a step towards a European Republic and it is a “green success” he declared that “for the first time ever the European Parliament is triggered changes to EU treaties”
Dear Daniel what about the draft adopted by the European Parliament the 14th of February 1984?
What is more serious is the fact thai the first Parliament tried to overcome the obstacle of the IGC and the group of four Germans and Guy Verhofstadt support the principle that the Governments are the owners of the treaties.
Good luck European Republic.
5) Il “modello” Ruanda e cioè la deportazione in un paese africano di richiedenti asilo inventata dai governi conservatori britannici e che Giorgia Meloni vorrebbe replicare con altri paesi africani non esiste perché è stato bocciato dalla Corte Inglese.
6) Ursula von der Leyen è convinta che la risposta alla « emergenza » dei flussi migratori sia la lotta agli scafisti e che il modello sia il memorandum di intesa con la Tunisia.
Il memorandum è già fallito prima di essere firmato e la realtà dimostra che i flussi migratori non saranno governati nel rispetto delle norme internazionali e europee con la lotta agli scafisti.
Ne discuteremo il 16 ottobre presso il Consiglio nazionale delle Ricerche in un brain storming per presentare le nostre proposés ed avviare una iniziativa europea.
LA SETTIMANA DEL MOVIMENTO EUROPEO
26 settembre
Cosenza, presentazione del volume "Meditazione sull'Europa"
28 settembre
Milano, XVII Congresso Nazionale AICCRE
29 settembre
Milano, XVII Congresso Nazionale AICCRE
Bologna, riunione costitutiva coordinamento territoriale Movimento europeo in Emilia-Romagna
30 settembre
Bologna, Assemblea soci Il Mulino
IN EVIDENZA
VI SEGNALIAMO
26 settembre, ore 17:30, Cosenza. Presentazione del volume "Meditazione sull'Europa" di José Ortega y Gasset a cura di Enzo Di Salvatore. Ne discuteranno insieme: FRANCO MOLLO, Coordinatore Regionale del Movimento Europeo Italia e Vicepresidente del Circolo della Stampa "M. R. Sessa" di Cosenza, ALESSANDRA BRESCIANI, Consigliera Comunale e Membro della Rete "Building Europe with Local Councillors', CLAUDIO DI MAIO, Docente di Diritto dell'Unione Europea presso l'Università della Calabria, WALTER NOCITO, Docente di Diritto Pubblico presso l'Università della Calabria, BATTISTA BRUNO, Studente di Giurisprudenza presso l'Università della Calabria e SALVATORE GIORDANO, Studente di Fisica presso l'Università della Calabria. Il dibattito sarà moderato da ANTONIETTA COZZA, Consigliera Comunale e Delegata alla Cultura del Comune di Cosenza. Ingresso libero presso il Museo dei Brettii e degli Enotri. LOCANDINA.
28-30 settembre, Milano. L’Associazione italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa (AICCRE) convoca il suo XVII Congresso Nazionale a Milano, nella sede del Consiglio Regionale della Lombardia. L’evento congressuale costituirà l’occasione per affrontare alcuni temi che caratterizzeranno la campagna elettorale del prossimo Parlamento europeo. Il titolo scelto per il Congresso, “Gli Stati Uniti d’Europa”, intende rispondere al desiderio di cambiamento espresso dai cittadini europei che chiedono di rimodellare l’Unione garantendo la sua autonomia strategica, la crescita sostenibile, il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, il progresso umano senza impoverire e distruggere il nostro pianeta, all’interno di un contratto sociale rinnovato. All’evento parteciperanno oltre 300 tra Sindaci e amministratori locali e regionali italiani e rappresentanze estere delle associazioni dei Comuni e delle Regioni d’Europa. Visita la pagina dedicata al Congresso AICCRE e prendi visione del PROGRAMMA.
29 settembre, ore 10:30-12:30, Roma. Presentazione del libro “70 anni di diritto dell’Unione” – A cura del Servizio giuridico della Commissione europea. Ne discutono: Eugenia Bartoloni, Giacomo Gattinara, Roberto Mastroianni, Antonio Tizzano e Gian Luigi Tosato. Presiede Enzo Cannizzaro. Promosso da Università di Roma Sapienza, Facoltà di Giurisprudenza, Dipartimento di Studi giuridici ed economici, Sezione di Diritto Internazionale e dell’Unione Europea e Dottorato in diritto pubblico. L'incontro si svolge presso la Facoltà di Giurisprudenza, Aula Lauree, Università La Sapienza di Roma. LOCANDINA.
29 settembre, ore 15:00-18:00, Bologna. Il Movimento Europeo, anche in vista delle prossime elezioni del Parlamento europeo e delle campagne informative decise dai suoi organi dirigenti, in questi ultimi mesi ha cercato di articolare la sua presenza territoriale attivando Coordinamenti regionali composti dai rappresentanti locali delle associazioni iscritte al Movimento e presenti in una determinata Regione. Il coinvolgimento dei cittadini e della società civile, anche a livello regionale, a questa elaborazione è una strada doverosa per contribuire in modo fattivo ad un voto responsabile e documentato il prossimo anno che sarà cruciale anche per l’avvio di un processo costituente capace di superare gli attuali Trattati secondo un Progetto organico razionale e democratico di tipo federale. L’incontro sarà ospitato presso la sede del Consiglio Regionale.
ATTIVITÀ DELLA CAMERA DEI DEPUTATI IN MATERIA DI UNIONE EUROPEA (SETTIMANA 25 SETTEMBRE – 1° OTTOBRE 2023). Ufficio Rapporti con l’Unione europea Camera dei Deputati