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La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sulla riforma dell’Unione, così come abbiamo fatto durante la Conferenza sul futuro dell’Europa e come continueremo a fare in vista delle elezioni europee del maggio 2024.
Il Movimento europeo Italia seguirà con particolare attenzione la politica europea dell'Italia dopo le elezioni del 25 settembre anche attraverso i suoi social Facebook, Instagram, Twitter e infografiche oltre che sulla newsletter.
Ecco l’indice della nostra newsletter di oggi:
- Editoriale, che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità
- Articolo "Immigrazione, la verità dei numeri"
- La settimana del Movimento europeo
- Eventi principali, sull’Europa in Italia e Testi in evidenza
- L'ABC dell'Europa di Ventotene
- Documenti tematici (Novembre 2022)
- Campagna di informazione sull'Europa
Siamo come sempre a vostra disposizione per migliorare il nostro servizio di comunicazione e di informazione e per aggiungere vostri eventi di interesse europeo nella speranza di poter contare su un vostro volontario contributo finanziario.
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L'EDITORIALE
POLITICHE MIGRATORIE, DISINFORMAZIONE E DIGNITA' UMANA
Il governo italiano dimentica o fa finta di dimenticare che le persone che giungono nell’Unione europea come migranti cosiddetti economici o richiedenti asilo attraversano le frontiere marittime ma entrano sul territorio dell’Unione europea soprattutto attraverso le frontiere terrestri o aeree.
È dunque falsa l’affermazione - come hanno dichiarato venerdì i ministri degli interni italiano, maltese, cipriota e greco e come ha ripetuto sabato il ministro degli esteri italiano Tajani - che su questi quattro paesi che rappresentano una parte delle frontiere marittime dell’Unione europea pesi l’onere più gravoso.
Occorre da tempo un sistema europeo che superi il vetusto regolamento di Dublino - introdotto nel 2003 in sostituzione della Convenzione di Dublino (con l’accordo del governo Berlusconi) e poi modificato nel 2014 - per creare un governo europeo dei flussi migratori (economici e di richiedenti asilo), che garantisca un controllo europeo delle frontiere marittime, aeree e terrestri.
E’ necessaria e urgente una adeguata e sostenibile distribuzione delle persone che attraversano quelle frontiere nel rispetto della dignità umana e dei principi del ricongiungimento familiare, azioni di salvataggio in mare anche in collaborazione con le organizzazioni non governative, corridoi umanitari dai paesi dove si muore per i conflitti nella maggior parte dei casi locali insieme ai disastri ambientali e alla espropriazione delle terre, politiche di inclusione con aiuti ai poteri locali, il rispetto del principio giuridicamente vincolante della solidarietà fra paesi membri e una vera politica europea di cooperazione allo sviluppo in particolare con l‘Africa e degli aiuti alimentari.
Il rispetto della dignità umana richiede una decisione dell’Unione europea per annullare gli accordi con la Libia dove migliaia di persone sono trattate in modo disumano e sono nelle mani della criminalità organizzata di cui sono complici le autorità libiche.
La politica di inclusione richiede attività di formazione professionale e linguistica, sostenute finanziariamente dall’Unione europea, per facilitare l’inserimento dei migranti cosiddetti economici e i rifugiati nel mondo del lavoro.
Secondo il trattato di Lisbona la modifica del regolamento di Dublino potrebbe essere adottata a maggioranza qualificata dal Consiglio in codecisione con il Parlamento europeo sulla base delle proposte presentate prima dalla Commissione Juncker e poi dalla Commissione Von der Leyen su cui è intervenuto il Parlamento europeo con dei miglioramenti sostanziali (su cui hanno votato contro i parlamentari europei della Lega, di Fratelli d’Italia e del Movimento 5 Stelle) ma il Consiglio europeo ha preteso nel giugno 2018 con il sostegno del governo Conte I e dunque della Lega che esso potesse essere modificato solo all’unanimità.
Poiché le politiche migratorie sono fondate principalmente su azioni di politica estera, di non discriminazione, di eguaglianza e di giustizia sociale nel rispetto della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea prima che di sicurezza interna, esse devono essere sottratte alla competenza dei ministri degli interni e affidate a un consiglio « jumbo » che unisca i ministri degli esteri, degli affari sociali e dell’educazione.
Riteniamo in questo quadro grottesca ed inaccettabile l’idea che circola a Bruxelles di convocare una riunione straordinaria dei ministri della difesa dell’Unione europea perché si facciano carico del dossier delle politiche migratorie come se l’obiettivo principale da raggiungere fosse quello di proteggere le nostre frontiere da un’invasione di migranti.
Firenze, 13 novembre 2022
IMMIGRAZIONE, LA VERITÀ DEI NUMERI
La maggioranza degli italiani pensano che il nostro paese sia il paese europeo più esposto alla pressione migratoria che viene dal resto del mondo. Non è così. Le immagini dei profughi salvati dai gommoni che affondano ci sono regolarmente presentate da tutte le televisioni e, logicamente, ci colpiscono. Ma i profughi che arrivano via mare attraverso il mediterraneo sono solo una piccola parte del totale dei profughi che ogni anno arrivano nei nostri paesi. Se si tiene conto di tutti i profughi che arrivano in Europa si scopre che molti altri paesi ricevono più profughi di noi.
Un profugo diventa un “peso” per la pubblica amministrazione di un paese dal momento in cui presenta una domanda di asilo o protezione umanitaria. Il paese dove la domanda è stata presentata deve farsi carico della richiesta e decidere se accoglierla o no. In questo secondo caso, il paese deve organizzare, se possibile, il ritorno del richiedente nel paese di origine. In entrambi i casi, il paese che ha ricevuto la domanda deve farsi carico del mantenimento del profugo fino a quando questo non sarà integrato nel paese o sarà riportato nel paese di origine.
L’Unione europea si è data delle procedure per evitare che i richiedenti asilo/protezione la cui domanda è stata rifiutata in un paese facciano una domanda analoga in un altro paese UE. L’Unione europea ha creato un sistema per registrare tutte le domande presentate e raccogliere i dati (fino alle impronte digitali) di chiunque presenta una domanda. Naturalmente Eurostat è in grado di pubblicare dati mensili sulle nuove domande presentate in ogni paese. Queste statistiche sono estremamente affidabili perché basate su un sistema su cui gli stati dell’UE hanno investito molto e danno un’idea abbastanza precisa del peso che ogni paese deve sopportare per l’immigrazione irregolare.
Le statistiche recenti mostrano che nel periodo di 18 mesi “2021 e primi sei mesi del 2022” il nostro paese ha ricevuto 90 575 domande di asilo. Si tratta certo di una cifra alta. Ma nello stesso periodo in Germania sono state presentate 288 515 domande di questo tipo. In Francia sono state 189 810 e in Spagna 122 800. Perfino Malta ne ha ricevute 2 075, cosa che, in proporzione alla sua popolazione o al suo PIL, implica uno sforzo più che doppio rispetto a quello sostenuto dal nostro paese.
Se si esaminano i dati per un periodo più lungo, le cose non cambiano. Le domande di asilo presentate nell’Unione europea negli ultimi dieci anni completi (2012-2021) sono state 6 511 970. Il numero di quelle presentate in Italia nello stesso periodo è stato di 628 200, pari al 9,1 per cento del totale. Una percentuale ben inferiore al peso del nostro paese nel PIL dell’Unione europea (13,3 per cento) o nella sua popolazione (13,5 per cento). Se fosse esistita una possibilità di redistribuzione dei profughi tra i paesi europei sulla base del PIL o della popolazione di ogni paese, l’Italia avrebbe dovuto accettare più profughi di quelli che sono effettivamente arrivati nel paese.
Come si spiega che nonostante quello che queste cifre mostrano chiaramente tante persone credano che l’Italia sia più colpita degli altri paesi europei dal fenomeno dell’immigrazione irregolare?
Come ricordato, è soprattutto dovuto al fatto che molti non si rendono conto del fatto che l’immigrazione irregolare non si limita agli arrivi via mare. Molti non si rendono conto che questi arrivi rappresentano solo una piccola parte degli arrivi di profughi in Europa.
Le statistiche ci mostrano che il numero dei profughi che fanno domanda di asilo o protezione in un paese europeo è molto più alto di quello delle persone sbarcate nei paesi dell’Unione europea dopo un viaggio in mare. Nel corso del 2021 e dei primi sei mesi del 2022, secondo le statistiche dell’Organizzazione mondiale delle migrazioni (agenzia ONU che usa i dati del nostro Ministero dell’interno), sono arrivate nell’UE (Spagna, Italia, Grecia, Cipro e Malta), via mare, 140 333 persone. Uso questo periodo perché nel corso del 2020 c’è stata un’interruzione della raccolta di questi dati a causa della pandemia.
Nello stesso periodo, i paesi dell’Unione europea hanno ricevuto, secondo Eurostat, 1 038 685 domande di asilo (unicamente prime domande e senza tener conto dei profughi ucraini). Quindi gli sbarchi via mare in questo periodo hanno rappresentato meno del 15 per cento di tutti i nuovi profughi che hanno fatto domanda di asilo in un paese europeo.
Come si spiega questa grossa differenza? Un primo fattore è ovviamente rappresentato dalle persone che arrivano via terra. Ma quantitativamente si tratta del fattore meno importante. Il grosso dei profughi sono invece persone che arrivano in aereo o con altri mezzi di trasporto e che entrano nell’UE con un visto turistico. Dopo la scadenza del periodo previsto da questo tipo di visto, si presentano alle autorità e fanno domanda di asilo. Nel dibattito politico sull’immigrazione in Spagna è accettato da quasi tutti che la grossa porta di ingresso in Spagna per gli immigrati irregolari è rappresentata dall’aeroporto di Barajas, l’aeroporto di Madrid. È importante rendersi conto che, dal punto di vista del peso finanziario e amministrativo e da quello della responsabilità legale per le decisioni sul futuro del nuovo arrivato, la maniera in cui le persone sono arrivate alla presentazione della domanda di asilo non cambia nulla.
Dove questa la differenza nella maniera di arrivare nel paese ha un ruolo importante è nella percezione da parte dell’opinione pubblica del peso dell’immigrazione irregolare sui vari paesi. La maggioranza dei nostri concittadini guarda il fatto che su 140 333 persone arrivate nell’Unione europea via mare nel periodo già indicato (2021 e primi sei mesi del 2022), 64 958 (più del 45 per cento del totale) sono arrivate nel nostro paese. Gli altri paesi vedono invece che su 1 038 685 domande di asilo ricevute nell’Unione europea, in Italia ne sono state presentate “solo” 90 575, ossia l’8,7 per cento; una percentuale ben inferiore al peso del nostro paese nel PIL dell’Unione europea o nella sua popolazione.
In Germania, ma anche in Olanda e Belgio, ci sono tensioni tra il governo centrale e le autorità locali perché queste ultime dicono di non essere più in grado di assistere i profughi che hanno fatto domanda di asilo/protezione. In questi paesi, l’opinione pubblica si preoccupa del numero totale di profughi arrivati, non solo di quelli arrivati via mare.
A complicare ulteriormente la percezione del peso reale dell’arrivo dei profughi c’è poi il problema dei profughi ucraini. Si tratta sicuramente di profughi temporanei. Ma il loro costo per le amministrazioni pubbliche è ben più alto di quello dei profughi provenienti da altre parti del mondo. Il grosso dei profughi ucraini è andato in Polonia. Lo UNHCR ha stimato il numero di profughi ucraini presenti in Italia a fine ottobre in 171 500. Ma la cifra corrispondente per la Germania è di 1 019 000. E ci si aspetta che l’inverno, grazie anche ai bombardamenti russi sulle infrastrutture energetiche, porti ad un nuovo flusso di rifugiati dall’Ucraina.
L’immigrazione è un grosso problema. Nessuno vuole l’immigrazione irregolare e tutti si rendono conto delle difficoltà che presenta l’integrazione dei profughi. Tutti i paesi cercano di scoraggiare gli arrivi. Ma cercano di farlo in maniera dignitosa. Non stiamo parlando di merci, ma di esseri umani alla ricerca di una vita migliore. Purtroppo non ci sono soluzioni facili o soluzioni belle. La pressione migratoria continuerà per i prossimi decenni e diventerà sempre più forte. I profughi continueranno ad arrivare e dovremo gestire il loro arrivo in una maniera di cui non ci si debba vergognare.
Fabio Colasanti
LA SETTIMANA DEL MOVIMENTO EUROPEO
14 novembre
Roma, presentazione del volume "Il costituzionalismo democratico moderno può sopravvivere alla guerra?" Fondazione Lelio e Lisli Basso e il Movimento europeo Italia
15 novembre
Roma, Assemblea 2022 Confederazione Italiana Dirigenti e Alte Professionalità (CIDA)
16 novembre
Genova, riunione preparatoria per costituzione Comitato regionale Liguria
Genova, incontro Ordine dei giornalisti - Consiglio regionale della Liguria
Citizens Take Over Europe meeting
Corso di formazione sull’Europa (Università degli Studi di Milano Statale)
17 novembre
Roma, concerto in memoria delle vittime della Shoah organizzato dall’Ambasciata di Germania a Roma in collaborazione con la Comunità Ebraica di Roma e la Scuola di Musica di Fiesole
18 novembre
European Movement International's PC 3 meeting
19 novembre
Roma, Comitato Federale Movimento Federalista europeo
IN EVIDENZA
VI SEGNALIAMO
Lunedì 14 novembre 2022, Roma, ore 17:00. La Fondazione Lelio e Lisli Basso e il Movimento europeo Italia organizzano la presentazione del volume "Il costituzionalismo democratico moderno può sopravvivere alla guerra?" Quaderni di Costituzionalismo.it a cura di Gaetano Azzariti (Editoriale Scientifica, 2022). L'incontro si svolgerà presso la Sala conferenze della Fondazione Basso in modalità mista, presenza/distanza. La presentazione del volume sarà trasmessa in streaming su: https://youtu.be/v-ILzTeBwPI. PROGRAMMA.
SAVE THE DATE ! Mercoledì 30 novembre 2022, ore 18:30. Webinar promosso dal Movimento europeo Italia sulle elezioni presidenziali in Brasile nel quadro del rilancio del multilateralismo e di un partenariato politico tra Unione europea e Brasile.
L'ABC DELL'EUROPA DI VENTOTENE PICCOLO DIZIONARIO ILLUSTRATO
Trattato di Lisbona - L'ABC dell'Europa di Ventotene
Continua la pubblicazione a puntate del dizionario illustrato "L'ABC dell'Europa di Ventotene" a cura di Nicola Vallinoto e illustrazioni di Giulia Del Vecchio (Ultima Spiaggia, Genova-Ventotene 2022, seconda edizione, licenza Creative Commons).
Trattato di Lisbona, di Paolo Ponzano
Cos’è un Trattato?
Un Trattato è un insieme di regole che gli Stati (come la Francia, la Germania, l’Italia, ecc.) decidono di darsi tra di loro per regolare i loro rapporti in alcune materie. Pertanto il Trattato – detto di Lisbona perché firmato in quella città dai governi di 27 Stati europei nel 2007 definisce le regole in vigore al giorno d’oggi tra gli Stati all’interno di una organizzazione politica chiamata l’Unione europea (UE) che è stata creata nel 1993 con il Trattato detto di Maastricht (città olandese). Ogni comunità di persone o di Stati deve darsi delle regole per essere sicuri che i loro rapporti siano garantiti da alcuni principi di comportamento e che ci siano delle istituzioni incaricate di farli rispettare. Anche una partita di calcio ha bisogno di regole valide per tutti e di un arbitro che sorvegli il comportamento dei calciatori, permetta il corretto svolgimento del gioco e sanzioni le eventuali scorrettezze commesse dai calciatori.
Spinelli, Altiero - L'ABC dell'Europa di Ventotene
Continua la pubblicazione a puntate del dizionario illustrato "L'ABC dell'Europa di Ventotene" a cura di Nicola Vallinoto e illustrazioni di Giulia Del Vecchio (Ultima Spiaggia, Genova-Ventotene 2022, seconda edizione, licenza Creative Commons).
Spinelli Altiero, di Piero Graglia
Altiero Spinelli nasce alle sei della mattina del 31 agosto del 1907, a Roma, secondo figlio di Carlo e di Maria Ricci. Entrambi i genitori erano nati a Chieti nello stesso anno, il 1881; Carlo Spinelli era figlio di Alessandro e di Teresa Crescuoli; Maria Ricci figlia di Cesario e Filomena Zulli. Nel 1905 si erano uniti in matrimonio davanti al sindaco di Roma. Gli inizi della famiglia non sono facili e non si naviga nel lusso. La madre è maestra elementare. Il padre, dopo un periodo da ribelle che comprende una fuga a Rio De Janeiro per evitare il servizio militare, viene nominato nel 1907 al servizio del Regio Ispettorato delle scuole italiane all’estero e destinato un anno dopo in Brasile, dove resterà con la famiglia fino ai primi mesi del 1912.