Il nostro sito web utilizza i cookies per offrirti una migliore esperienza di navigazione. Continuando ci dai il permesso di installare cookie sul tuo dispositivo, come descritto nella nostra Cookie Policyx
Conferenza stampa di presentazione del calendario di iniziative che si svolgeranno nella settimana dal 24 al 29 ottobre in occasione del centenario della “Marcia su Roma” (presto disponibile su https://www.radioradicale.it/agenda?data=2022-10-24)
Incontro con gruppo di giovani della Fondazione De Gasperi
Presentazione del volume “L’Europa dei diritti sociali: significato, valore e prospettive della Carta sociale europea” di Giuseppe Palmisano (il Mulino, 2022)
25 ottobre
Seminario Movimento europeo-Eurispes in collaborazione con MFE Sezione di Roma “Il Pilastro Sociale Europeo dopo l’approvazione della direttiva sul salario minimo”, in memoria di Carmelo Cedrone
Assemblea Movimento europeo Italia
Incontro online Stati Generali Donne “Le Madri dell’Europa” e Call for paper su “Le Madri dell’Europa”
26 ottobre
Partecipazione alla riunione della Commissione per gli Affari Costituzionali (AFCO) del Parlamento europeo
Bruxelles. A CENTO ANNI DALLA “MARCIA SU ROMA”, BRUXELLES SI OPPONE AI NAZIONALISMI E AL FASCISMO. Incontro delle forze democratiche e della società civile promosso da Cultura contro camorra, ACLI Belgio, FILEF, ANPI, INCA-CGIL, Movimento europeo Italia
Incontro presso Liceo Statale Vittoria Colonna di Roma quale iniziativa nell’ambito degli incontri in occasione del centenario della “Marcia su Roma”
27 ottobre
Evento “La difesa dei diritti fondamentali: Unione europea, ci sei ?”, Torino. Lectio Magistralis: "La Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea" di Giuseppe Bronzini
Letture Spinelli e Ernesto Rossi promosse dalla Scuola Internazionale Europea Statale “Altiero Spinelli” di Torino
28 ottobre
Assemblea soci Istituto Affari Internazionali
Evento 1922-2022 “Marcia su Roma” chi dimentica è complice (ANPI Perugia)
29 ottobre
Giornata conclusiva del Progetto Culturale Internazionale “LIFE AFTER” a cura del Comitato Promotore del Progetto Culturale della Provincia di Sondrio (Contatto APS – Circolo ARCI di Sondrio)
Le lentezze dell’Unione europea, le miopie dei governi nazionali e le accelerazioni internazionali
È difficile spiegare alle opinioni pubbliche nazionali l’annuncio del Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre su un pacchetto di nove misure in materia energetica.
Esse vanno dall’acquisto “congiunto volontario di gas per un volume equivalente al 15% delle esigenze in termini di approvvigionamento” fino ad un “corridoio dinamico di prezzo di carattere temporaneo per le transazioni di gas naturale allo scopo di limitare immediatamente episodi di prezzi eccessivi del gas” (il cosiddetto price cap).
Ciascun leader ha potuto spiegare ai propri elettori tornando a casa che la lunga maratona aveva consentito di raggiungere un accordo a Ventisette soddisfacendo le esigenze messe sul tavolo del Vertice - e precedentemente nelle riunioni tecniche dei ministri - da ciascun governo per sé e da coalizioni di governi a geometria variabile a cominciare dai Quindici guidati dalla Francia e dall’Italia che costituivano una maggioranza qualificata ma che hanno pagato non il prezzo dell’energia ma l’ignavia della Commissione europea la cui presidente Ursula von der Leyen subisce sempre di più il fascino di Berlino e il meccanismo di decisione confederale che ignora o annulla le regole del Trattato.
Non vogliamo qui avventurarci in una disamina dettagliata delle nove, teoriche misure scritte nero su bianco nelle conclusioni del Consiglio europeo partorite in parte dalle discussioni fra i leader ma principalmente dal negoziato fra i loro sherpa che hanno lavorato su una bozza di conclusioni preparata già prima del Vertice.
Chi vuole avventurarsi in questa non esaltante lettura può farlo a suo rischio e pericolo trovando il testo delle conclusioni sul sito del Consiglio europeo e sapendo che esse contengono un lungo capitolo sulla guerra provocata dall’aggressione di Vladimir Putin all’Ucraina e gli orientamenti dei Ventisette nelle relazioni con la Cina come rivale sistemico mentre si svolgeva a Pechino il congresso del Partito Comunista Cinese che ha confermato la leadership di Xi Jiping.
Vorremmo tuttavia attirare l’attenzione di chi ci legge su alcune questioni che a noi paiono importanti e che vengono naturalmente ignorate nelle conclusioni del Consiglio europeo:
La prima questione concerne il funzionamento distonico dei due pistoni dell’originario motore franco-tedesco che – considerando il ruolo storico del loro direttorio nel processo di integrazione europea – pone seri problemi non solo fra Parigi e Berlino ma alla stessa Unione europea. Il segnale più evidente della distonia risiede nel rinvio sine die del Consiglio dei ministri franco-tedesco previsto per il 26 ottobre a Fontainebleau. Di fronte alla distonia franco-tedesca appare in tutta la sua evidente importanza strategica il rafforzamento delle relazioni franco-italiane a partire dal Trattato del Quirinale a cui associare innanzitutto il governo spagnolo troppo spesso attratto da relazioni speciali con i Paesi Bassi evitando la via suicida per gli interessi italiani della “alleanza dell’Europa delle patrie” con i governi sovranisti di Polonia, Ungheria, Svezia, Repubblica Ceca e Lettonia.
La seconda questione riguarda il fatto che il Consiglio europeo non ha “deciso” sulle misure in materia energetica ma ha adottato solo degli orientamenti (art. 15 TUE) che lasciano aperte molte varianti e la definizione legislativa di dettagli essenziali, che spetta ora alla Commissione europea usare finalmente il suo potere (= diritto) di iniziativa per proporre al Consiglio dei ministri dell’energia e al Parlamento europeo le misure necessarie a dare un seguito concreto agli orientamenti del Consiglio europeo da adottare laddove è previsto dal Trattato secondo la procedura legislativa ordinaria “al fine di garantire l’unicità del mercato” e, vale la pena di ricordarlo a chi lo dimentica troppo spesso, il rispetto dei principi della cooperazione leale e della solidarietà.
La terza questione riguarda il fatto che tutti gli orientamenti definiti dal Consiglio europeo da trasformare in misure legislative hanno un carattere temporaneo e che la loro provvisorietà non è legata solo alla situazione di emergenza provocata dalla guerra in Ucraina ma ai dissensi fra gli Stati sull’obiettivo di creare una vera e propria “unione europea dell’energia” come parte essenziale della sua autonomia strategica, di una progressiva politica industriale e di una politica di investimenti europei nella ricerca applicata all’energia, di un partenariato con quelle aree del mondo (Africa e America Latina in primo luogo) da cui dipendiamo per l’acquisto di materie prime nello sviluppo delle energie rinnovabili e alternative. Tutto ciò fa parte del dibattito sul futuro dell’Europa frettolosamente accantonato dai governi travolti dalle emergenze.
La quarta questione è in qualche modo un primo corollario di quel che abbiamo appena scritto. Per usare l’espressione di Jacques Delors, l’ingranaggio europeo è bloccato perché la dimensione confederale prevale su quella comunitaria e quella comunitaria ha mostrato da tempo la sua debolezza strutturale legata al suo peccato originale del gradualismo monnettiano che ha funzionato fino a quando si sono dovuti realizzare gli obiettivi dei trattati di Roma ma che non ha più funzionato quando l’Unione europea nata dalle ceneri delle Comunità europee ha dovuto affrontare sfide inimmaginabili negli anni ’60. Miopi di fronte all’esperienza delle reazioni sorprendentemente rapide per far fronte alla pandemia ed ai suoi effetti sulle economie europee, i governi sono stati incapaci di prevedere le conseguenze interne della guerra, di gettare le basi di un diverso ruolo dell’Unione europea nel mondo per garantite la sua autonomia strategica e di usare i meccanismi dei trattati per consentire alla Commissione europea di proporre e alle istituzioni comuni (Consiglio e Parlamento) di disporre. Il Consiglio europeo ha arrogato a sé il potere confederale bloccando sé stesso e l’Unione europea in lentezze inaccettabili di fronte alle conseguenze della guerra arrivando al punto di affermare il 20 e 21 ottobre che, se non ci sarà accordo nel Consiglio dei ministri dell’energia, il dossier tornerà sul tavolo dei capi di Stato e di governo.
Last but not least, la quinta questione è il secondo ma più importante corollario di quel che abbiamo scritto. Come nel 2007-2008 quando il Consiglio europeo non fu capace di prevedere (e prevenire) lo tsunami della crisi finanziaria, così negli ultimi venti anni i governi europei sono stati miopi dinanzi al fatto che Vladimir Putin stava preparando all’interno della Federazione Russa e nelle relazioni con i BRICs e con i paesi dell’OPEC-Plus una economia di guerra, che la vendita delle fonti di energia (petrolio, gas, carbone, combustibile nucleare) era uno strumento per preparare il paese alla guerra e che le scelte scellerate degli europei nel rafforzare la dipendenza dalle esportazioni russe sono state un potente aiuto prima alla invasione della Crimea e poi alla guerra iniziata il 24 febbraio 2022.
“L’Europa – diceva Jean Monnet – si farà nelle crisi e sarà la somma delle soluzioni apportate alle crisi”.
Ci chiediamo quali leader e quali forze innovatrici saranno capaci di dare un seguito a questa previsione di Jean Monnet.
In tempo di guerra vale la pena di ricordare l’ultimo appello di François Mitterrand al Parlamento europeo il 17 gennaio 1995:
“Il nazionalismo è la guerra: la guerra non è solamente il nostro passato ma può anche essere il nostro futuro e siamo, siete voi parlamentari europei i guardiani della nostra pace, della nostra sicurezza e del nostro futuro”.
L’Europa unita come risposta al fascismo e ai nazionalismi
L’Europa continentale, che viene spesso superficialmente identificata nell’Unione europea, possiede anticorpi che le consentono di ostacolare l’instaurazione al suo interno di regimi autoritari e fascisti come quello che si impose con i colonnelli in Grecia dal 1967 al 1973 o come quelli che resistettero con la violenza al potere in Portogallo e in Spagna fino alla metà degli anni ’70.
Con l’eccezione dei regimi autoritari in Russia di Vladimir Putin e in Bielorussia di Aljaksandr Lukashenko, la democrazia “liberale” sembrerebbe dunque prevalere sul continente europeo se dobbiamo fidarci della “foto di famiglia” della cosiddetta “Comunità Politica Europea” che si è riunita a Praga il 6 ottobre in una discutibile composizione di quarantaquattro paesi facendo evaporare l’idea iniziale di Emmanuel Macron di un laboratorio di trentasei leader fra paesi dell’Unione europea e paesi candidati o candidati alla candidatura.
Non possiamo tuttavia attribuire la patente di democrazia “liberale” all’Ungheria e alla Polonia che si sono autoproclamate “democrazie illiberali” violando alcuni principi fondamentali dello stato di diritto come l’indipendenza della magistratura e del mondo accademico, il ruolo della società civile o la non-discriminazione fra i cittadini o il pluralismo della stampa e dei media.
Non possiamo ancor di più attribuire la patente di democrazia “liberale” alla Turchia di Recep Tayyip Erdogan e all’Azerbaijan di Ilham Heydar Aliyev dove sono al potere autocrazie illiberali che impediscono - più a Baku che ad Ankara e Istanbul dove sono stati eletti i sindaci del partito CHP i cui poteri sono tuttavia messi in discussione dal governo centrale - all’opposizione di esercitare la funzione di vigilanza democratica.
Con queste rilevanti eccezioni, su cui gli anticorpi europei non hanno potuto impedire l’estensione delle metastasi autoritarie, è difficile immaginare che il risultato elettorale di partiti di estrema destra in molti paesi dell’Unione europea - soprattutto al Nord, al Centro e all’Est - possa involvere in una “marcia” per la conquista totalitaria del potere e l’instaurazione di regimi fondati prevalentemente sull’ideologia fascista o – come si dice con falso e grottesco pudore – neofascisti o postfascisti.
Le elezioni legislative in Italia il 25 settembre hanno rappresentato una eccezione nelle eccezioni perché ha prevalso con il 26% dei voti espressi ed il 16% degli aventi diritto al voto il partito Fratelli d’Italia le cui radici ideologiche e il cui nucleo sociale di militanti anche nelle giovani generazioni sono legati al Movimento Sociale Italiano e a dirigenti come Giorgio Almirante (animatore nel 1938 della rivista “La difesa della razza”), Pino Rauti e Pino Romualdi ma anche Ignazio La Russa che non hanno mai negato di voler rappresentare la continuazione del Partito Nazional Fascista.
L’ingresso a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni, che ha militato in gioventù in Azione Sociale e cioè nella corrente più estremista del MSI, nella stessa settimana in cui si ricorda il centenario della “marcia su Roma” alla fine di ottobre 1922 non prelude certamente – grazie agli anticorpi europei – ad una deriva autoritaria in Italia come quella imposta con la violenza da Benito Mussolini a partire dall’assassinio di Giacomo Matteotti il 10 giugno 1924 e la creazione del Tribunale Speciale per la difesa dello Stato nel 1926.
La composizione del governo nel nome di alcuni ministri e nella denominazione di alcuni ministeri (la “natalità” affidata alla fondamentalista cattolica Eugenia Roccella, l’istruzione non più “pubblica” ed associata al “merito” [1] affidata al sovranista Giuseppe Valditara, una “sovranità alimentare” non sostenibile affidata al nazionalista Francesco Lollobrigida, il “made in Italy” nelle mani dell’ex MSI Adolfo Urso, la marginalità della transizione ambientale affidata all’incompetente Gilberto Pichetto Fratin rispetto alla produzione industriale tutto nel quadro di una visione oscurantista della società con la delega al ministero delle Infrastrutture di Matteo Salvini del controllo sulla Guardia Costiera e i temi della giustizia e del lavoro nelle mani di due “tecnici” perlomeno controversi come Carlo Nordio e Marina Calderone) insieme all’idea ossessivamente ricorrente della “nazione” ci dicono che il fondamento ideologico su cui si basa il nuovo governo è quello delle origini militanti di Giorgia Meloni e del nucleo “duro” storico dei dirigenti del suo partito che sono ora al vertice delle istituzioni.
Le iniziative promosse dall’Assemblea del Movimento europeo il 14 luglio 2022 a cui si è unita un’ampia rete di organizzazioni della società civile nella settimana del centenario della cosiddetta “marcia su Roma” (“L’Europa unita come risposta al fascismo e ai nazionalismi” www.movimentoeuropeo.it) hanno un significato non solo storico e pedagogico ma annunciano la volontà determinata di vigilare contro i rischi dei nazionalismi e del sovranismo che si manifestano nella “alleanza dell’Europa delle patrie” a danno degli interessi di un’Italia europea.
Vale la pena di citare qui l’ultimo discorso pubblico di François Mitterrand al Parlamento europeo il 17 gennaio 1995 quando, richiamandosi alle radici antifasciste del Manifesto di Ventotene e ribadendo la sua convinzione del ruolo costituente dell’assemblea europea, disse:
“Il nazionalismo è la guerra: la guerra non è solamente il nostro passato ma può anche essere il nostro futuro e siamo, siete voi parlamentari europei i guardiani della nostra pace, della nostra sicurezza, del nostro futuro”.
D’altra parte, le nostre iniziative di vigilanza saranno fondate sulla strenua rivendicazione e promozione dei diritti – di TUTTI i diritti – che sono affermati nella Carta costituzionalmente vincolante dell’Unione europea e sulla prospettiva di un processo costituente per costruire un’Unione europea democratica e solidale secondo un modello federale che si ispiri al pensiero e all’azione di Altiero Spinelli.
L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.
La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sulla riforma dell’Unione, così come abbiamo fatto durante la Conferenza sul futuro dell’Europa e come continueremo a fare in vista delle elezioni europee del maggio 2024.
Il Movimento europeo Italia, come ha fatto dopo le elezioni in Italia del 2018 e la formazione a giugno 2018 del governo Conte-I, seguirà con particolare attenzione la politica europea dell'Italia dopo le elezioni del 25 settembre anche attraverso i suoi social Facebook, Instagram, Twitter e infografiche oltre che sulla newsletter.
Ecco l’indice della nostra newsletter di oggi:
- Editoriale, che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità
- Ultime da Bruxelles
- La settimana del Movimento europeo
- Nazionalismo e fascismo
- Eventi principali, sull’Europa in Italia
- L'ABC dell'Europa di Ventotene
- Campagna di informazione sull'Europa
Siamo come sempre a vostra disposizione per migliorare il nostro servizio di comunicazione e di informazione e per aggiungere vostri eventi di interesse europeo nella speranza di poter contare su un vostro volontario contributo finanziario.
La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sulla riforma dell’Unione, così come abbiamo fatto durante la Conferenza sul futuro dell’Europa e come continueremo a fare in vista delle elezioni europee del maggio 2024.
Il Movimento europeo Italia, come ha fatto dopo le elezioni in Italia del 2018 e la formazione a giugno 2018 del governo Conte-I, seguirà con particolare attenzione la politica europea dell'Italia dopo le elezioni del 25 settembre anche attraverso i suoi social Facebook, Instagram, Twitter e infografiche oltre che sulla newsletter.
Ecco l’indice della nostra newsletter di oggi:
- Editoriale, che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità
- Ultime da Bruxelles
- La settimana del Movimento europeo
- Nazionalismo e fascismo
- Eventi principali, sull’Europa in Italia
- L'ABC dell'Europa di Ventotene
- Campagna di informazione sull'Europa
Siamo come sempre a vostra disposizione per migliorare il nostro servizio di comunicazione e di informazione e per aggiungere vostri eventi di interesse europeo nella speranza di poter contare su un vostro volontario contributo finanziario.
L'EDITORIALE
L’Europa unita come risposta al fascismo e ai nazionalismi
L’Europa continentale, che viene spesso superficialmente identificata nell’Unione europea, possiede anticorpi che le consentono di ostacolare l’instaurazione al suo interno di regimi autoritari e fascisti come quello che si impose con i colonnelli in Grecia dal 1967 al 1973 o come quelli che resistettero con la violenza al potere in Portogallo e in Spagna fino alla metà degli anni ’70.
Con l’eccezione dei regimi autoritari in Russia di Vladimir Putin e in Bielorussia di Aljaksandr Lukashenko, la democrazia “liberale” sembrerebbe dunque prevalere sul continente europeo se dobbiamo fidarci della “foto di famiglia” della cosiddetta “Comunità Politica Europea” che si è riunita a Praga il 6 ottobre in una discutibile composizione di quarantaquattro paesi facendo evaporare l’idea iniziale di Emmanuel Macron di un laboratorio di trentasei leader fra paesi dell’Unione europea e paesi candidati o candidati alla candidatura.
Non possiamo tuttavia attribuire la patente di democrazia “liberale” all’Ungheria e alla Polonia che si sono autoproclamate “democrazie illiberali” violando alcuni principi fondamentali dello stato di diritto come l’indipendenza della magistratura e del mondo accademico, il ruolo della società civile o la non-discriminazione fra i cittadini o il pluralismo della stampa e dei media.
Non possiamo ancor di più attribuire la patente di democrazia “liberale” alla Turchia di Recep Tayyip Erdogan e all’Azerbaijan di Ilham Heydar Aliyev dove sono al potere autocrazie illiberali che impediscono - più a Baku che ad Ankara e Istanbul dove sono stati eletti i sindaci del partito CHP i cui poteri sono tuttavia messi in discussione dal governo centrale - all’opposizione di esercitare la funzione di vigilanza democratica.
Con queste rilevanti eccezioni, su cui gli anticorpi europei non hanno potuto impedire l’estensione delle metastasi autoritarie, è difficile immaginare che il risultato elettorale di partiti di estrema destra in molti paesi dell’Unione europea - soprattutto al Nord, al Centro e all’Est - possa involvere in una “marcia” per la conquista totalitaria del potere e l’instaurazione di regimi fondati prevalentemente sull’ideologia fascista o – come si dice con falso e grottesco pudore – neofascisti o postfascisti.
Le elezioni legislative in Italia il 25 settembre hanno rappresentato una eccezione nelle eccezioni perché ha prevalso con il 26% dei voti espressi ed il 16% degli aventi diritto al voto il partito Fratelli d’Italia le cui radici ideologiche e il cui nucleo sociale di militanti anche nelle giovani generazioni sono legati al Movimento Sociale Italiano e a dirigenti come Giorgio Almirante (animatore nel 1938 della rivista “La difesa della razza”), Pino Rauti e Pino Romualdi ma anche Ignazio La Russa che non hanno mai negato di voler rappresentare la continuazione del Partito Nazional Fascista.
L’ingresso a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni, che ha militato in gioventù in Azione Sociale e cioè nella corrente più estremista del MSI, nella stessa settimana in cui si ricorda il centenario della “marcia su Roma” alla fine di ottobre 1922 non prelude certamente – grazie agli anticorpi europei – ad una deriva autoritaria in Italia come quella imposta con la violenza da Benito Mussolini a partire dall’assassinio di Giacomo Matteotti il 10 giugno 1924 e la creazione del Tribunale Speciale per la difesa dello Stato nel 1926.
La composizione del governo nel nome di alcuni ministri e nella denominazione di alcuni ministeri (la “natalità” affidata alla fondamentalista cattolica Eugenia Roccella, l’istruzione non più “pubblica” ed associata al “merito” [1] affidata al sovranista Giuseppe Valditara, una “sovranità alimentare” non sostenibile affidata al nazionalista Francesco Lollobrigida, il “made in Italy” nelle mani dell’ex MSI Adolfo Urso, la marginalità della transizione ambientale affidata all’incompetente Gilberto Pichetto Fratin rispetto alla produzione industriale tutto nel quadro di una visione oscurantista della società con la delega al ministero delle Infrastrutture di Matteo Salvini del controllo sulla Guardia Costiera e i temi della giustizia e del lavoro nelle mani di due “tecnici” perlomeno controversi come Carlo Nordio e Marina Calderone) insieme all’idea ossessivamente ricorrente della “nazione” ci dicono che il fondamento ideologico su cui si basa il nuovo governo è quello delle origini militanti di Giorgia Meloni e del nucleo “duro” storico dei dirigenti del suo partito che sono ora al vertice delle istituzioni.
Le iniziative promosse dall’Assemblea del Movimento europeo il 14 luglio 2022 a cui si è unita un’ampia rete di organizzazioni della società civile nella settimana del centenario della cosiddetta “marcia su Roma” (“L’Europa unita come risposta al fascismo e ai nazionalismi” www.movimentoeuropeo.it) hanno un significato non solo storico e pedagogico ma annunciano la volontà determinata di vigilare contro i rischi dei nazionalismi e del sovranismo che si manifestano nella “alleanza dell’Europa delle patrie” a danno degli interessi di un’Italia europea.
Vale la pena di citare qui l’ultimo discorso pubblico di François Mitterrand al Parlamento europeo il 17 gennaio 1995 quando, richiamandosi alle radici antifasciste del Manifesto di Ventotene e ribadendo la sua convinzione del ruolo costituente dell’assemblea europea, disse:
“Il nazionalismo è la guerra: la guerra non è solamente il nostro passato ma può anche essere il nostro futuro e siamo, siete voi parlamentari europei i guardiani della nostra pace, della nostra sicurezza, del nostro futuro”.
D’altra parte, le nostre iniziative di vigilanza saranno fondate sulla strenua rivendicazione e promozione dei diritti – di TUTTI i diritti – che sono affermati nella Carta costituzionalmente vincolante dell’Unione europea e sulla prospettiva di un processo costituente per costruire un’Unione europea democratica e solidale secondo un modello federale che si ispiri al pensiero e all’azione di Altiero Spinelli.
L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.
ULTIME DA BRUXELLES
Le lentezze dell’Unione europea, le miopie dei governi nazionali e le accelerazioni internazionali
È difficile spiegare alle opinioni pubbliche nazionali l’annuncio del Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre su un pacchetto di nove misure in materia energetica.
Esse vanno dall’acquisto “congiunto volontario di gas per un volume equivalente al 15% delle esigenze in termini di approvvigionamento” fino ad un “corridoio dinamico di prezzo di carattere temporaneo per le transazioni di gas naturale allo scopo di limitare immediatamente episodi di prezzi eccessivi del gas” (il cosiddetto price cap).
Ciascun leader ha potuto spiegare ai propri elettori tornando a casa che la lunga maratona aveva consentito di raggiungere un accordo a Ventisette soddisfacendo le esigenze messe sul tavolo del Vertice - e precedentemente nelle riunioni tecniche dei ministri - da ciascun governo per sé e da coalizioni di governi a geometria variabile a cominciare dai Quindici guidati dalla Francia e dall’Italia che costituivano una maggioranza qualificata ma che hanno pagato non il prezzo dell’energia ma l’ignavia della Commissione europea la cui presidente Ursula von der Leyen subisce sempre di più il fascino di Berlino e il meccanismo di decisione confederale che ignora o annulla le regole del Trattato.
Non vogliamo qui avventurarci in una disamina dettagliata delle nove, teoriche misure scritte nero su bianco nelle conclusioni del Consiglio europeo partorite in parte dalle discussioni fra i leader ma principalmente dal negoziato fra i loro sherpa che hanno lavorato su una bozza di conclusioni preparata già prima del Vertice.
Chi vuole avventurarsi in questa non esaltante lettura può farlo a suo rischio e pericolo trovando il testo delle conclusioni sul sito del Consiglio europeo e sapendo che esse contengono un lungo capitolo sulla guerra provocata dall’aggressione di Vladimir Putin all’Ucraina e gli orientamenti dei Ventisette nelle relazioni con la Cina come rivale sistemico mentre si svolgeva a Pechino il congresso del Partito Comunista Cinese che ha confermato la leadership di Xi Jiping.
Vorremmo tuttavia attirare l’attenzione di chi ci legge su alcune questioni che a noi paiono importanti e che vengono naturalmente ignorate nelle conclusioni del Consiglio europeo:
La prima questione concerne il funzionamento distonico dei due pistoni dell’originario motore franco-tedesco che – considerando il ruolo storico del loro direttorio nel processo di integrazione europea – pone seri problemi non solo fra Parigi e Berlino ma alla stessa Unione europea. Il segnale più evidente della distonia risiede nel rinvio sine die del Consiglio dei ministri franco-tedesco previsto per il 26 ottobre a Fontainebleau. Di fronte alla distonia franco-tedesca appare in tutta la sua evidente importanza strategica il rafforzamento delle relazioni franco-italiane a partire dal Trattato del Quirinale a cui associare innanzitutto il governo spagnolo troppo spesso attratto da relazioni speciali con i Paesi Bassi evitando la via suicida per gli interessi italiani della “alleanza dell’Europa delle patrie” con i governi sovranisti di Polonia, Ungheria, Svezia, Repubblica Ceca e Lettonia.
La seconda questione riguarda il fatto che il Consiglio europeo non ha “deciso” sulle misure in materia energetica ma ha adottato solo degli orientamenti (art. 15 TUE) che lasciano aperte molte varianti e la definizione legislativa di dettagli essenziali, che spetta ora alla Commissione europea usare finalmente il suo potere (= diritto) di iniziativa per proporre al Consiglio dei ministri dell’energia e al Parlamento europeo le misure necessarie a dare un seguito concreto agli orientamenti del Consiglio europeo da adottare laddove è previsto dal Trattato secondo la procedura legislativa ordinaria “al fine di garantire l’unicità del mercato” e, vale la pena di ricordarlo a chi lo dimentica troppo spesso, il rispetto dei principi della cooperazione leale e della solidarietà.
La terza questione riguarda il fatto che tutti gli orientamenti definiti dal Consiglio europeo da trasformare in misure legislative hanno un carattere temporaneo e che la loro provvisorietà non è legata solo alla situazione di emergenza provocata dalla guerra in Ucraina ma ai dissensi fra gli Stati sull’obiettivo di creare una vera e propria “unione europea dell’energia” come parte essenziale della sua autonomia strategica, di una progressiva politica industriale e di una politica di investimenti europei nella ricerca applicata all’energia, di un partenariato con quelle aree del mondo (Africa e America Latina in primo luogo) da cui dipendiamo per l’acquisto di materie prime nello sviluppo delle energie rinnovabili e alternative. Tutto ciò fa parte del dibattito sul futuro dell’Europa frettolosamente accantonato dai governi travolti dalle emergenze.
La quarta questione è in qualche modo un primo corollario di quel che abbiamo appena scritto. Per usare l’espressione di Jacques Delors, l’ingranaggio europeo è bloccato perché la dimensione confederale prevale su quella comunitaria e quella comunitaria ha mostrato da tempo la sua debolezza strutturale legata al suo peccato originale del gradualismo monnettiano che ha funzionato fino a quando si sono dovuti realizzare gli obiettivi dei trattati di Roma ma che non ha più funzionato quando l’Unione europea nata dalle ceneri delle Comunità europee ha dovuto affrontare sfide inimmaginabili negli anni ’60. Miopi di fronte all’esperienza delle reazioni sorprendentemente rapide per far fronte alla pandemia ed ai suoi effetti sulle economie europee, i governi sono stati incapaci di prevedere le conseguenze interne della guerra, di gettare le basi di un diverso ruolo dell’Unione europea nel mondo per garantite la sua autonomia strategica e di usare i meccanismi dei trattati per consentire alla Commissione europea di proporre e alle istituzioni comuni (Consiglio e Parlamento) di disporre. Il Consiglio europeo ha arrogato a sé il potere confederale bloccando sé stesso e l’Unione europea in lentezze inaccettabili di fronte alle conseguenze della guerra arrivando al punto di affermare il 20 e 21 ottobre che, se non ci sarà accordo nel Consiglio dei ministri dell’energia, il dossier tornerà sul tavolo dei capi di Stato e di governo.
Last but not least, la quinta questione è il secondo ma più importante corollario di quel che abbiamo scritto. Come nel 2007-2008 quando il Consiglio europeo non fu capace di prevedere (e prevenire) lo tsunami della crisi finanziaria, così negli ultimi venti anni i governi europei sono stati miopi dinanzi al fatto che Vladimir Putin stava preparando all’interno della Federazione Russa e nelle relazioni con i BRICs e con i paesi dell’OPEC-Plus una economia di guerra, che la vendita delle fonti di energia (petrolio, gas, carbone, combustibile nucleare) era uno strumento per preparare il paese alla guerra e che le scelte scellerate degli europei nel rafforzare la dipendenza dalle esportazioni russe sono state un potente aiuto prima alla invasione della Crimea e poi alla guerra iniziata il 24 febbraio 2022.
“L’Europa – diceva Jean Monnet – si farà nelle crisi e sarà la somma delle soluzioni apportate alle crisi”.
Ci chiediamo quali leader e quali forze innovatrici saranno capaci di dare un seguito a questa previsione di Jean Monnet.
In tempo di guerra vale la pena di ricordare l’ultimo appello di François Mitterrand al Parlamento europeo il 17 gennaio 1995:
“Il nazionalismo è la guerra: la guerra non è solamente il nostro passato ma può anche essere il nostro futuro e siamo, siete voi parlamentari europei i guardiani della nostra pace, della nostra sicurezza e del nostro futuro”.
Roma, 23 ottobre 2022
Pier Virgilio Dastoli
LA SETTIMANA DEL MOVIMENTO EUROPEO
24 ottobre
Conferenza stampa di presentazione del calendario di iniziative che si svolgeranno nella settimana dal 24 al 29 ottobre in occasione del centenario della “Marcia su Roma” (presto disponibile su https://www.radioradicale.it/agenda?data=2022-10-24)
Incontro con gruppo di giovani della Fondazione De Gasperi
Presentazione del volume “L’Europa dei diritti sociali: significato, valore e prospettive della Carta sociale europea” di Giuseppe Palmisano (il Mulino, 2022)
25 ottobre
Seminario Movimento europeo-Eurispes in collaborazione con MFE Sezione di Roma “Il Pilastro Sociale Europeo dopo l’approvazione della direttiva sul salario minimo”, in memoria di Carmelo Cedrone
Assemblea Movimento europeo Italia
Incontro online Stati Generali Donne “Le Madri dell’Europa” e Call for paper su “Le Madri dell’Europa”
26 ottobre
Partecipazione alla riunione della Commissione per gli Affari Costituzionali (AFCO) del Parlamento europeo
Bruxelles. A CENTO ANNI DALLA “MARCIA SU ROMA”, BRUXELLES SI OPPONE AI NAZIONALISMI E AL FASCISMO. Incontro delle forze democratiche e della società civile promosso da Cultura contro camorra, ACLI Belgio, FILEF, ANPI, INCA-CGIL, Movimento europeo Italia
Incontro presso Liceo Statale Vittoria Colonna di Roma quale iniziativa nell’ambito degli incontri in occasione del centenario della “Marcia su Roma”
27 ottobre
Evento “La difesa dei diritti fondamentali: Unione europea, ci sei ?”, Torino. Lectio Magistralis: "La Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea" di Giuseppe Bronzini
Letture Spinelli e Ernesto Rossi promosse dalla Scuola Internazionale Europea Statale “Altiero Spinelli” di Torino
28 ottobre
Assemblea soci Istituto Affari Internazionali
Evento 1922-2022 “Marcia su Roma” chi dimentica è complice (ANPI Perugia)
29 ottobre
Giornata conclusiva del Progetto Culturale Internazionale “LIFE AFTER” a cura del Comitato Promotore del Progetto Culturale della Provincia di Sondrio (Contatto APS – Circolo ARCI di Sondrio)
NAZIONALISMO E FASCISMO
Di fronte alla preoccupante rinascita dei nazionalismi e delle sovranità assolute in Europa e nel mondo insieme alla crescita dell’intolleranza razzista, il Movimento europeo ha deciso di promuovere fra il 24 e il 29 ottobre, in occasione del centenario della “Marcia su Roma”, eventi diffusi sul territorio di carattere storico e pedagogico rivolti in particolare al mondo della scuola, dell’università e della cultura.
In questo quadro abbiamo deciso di sollecitare le organizzazioni della società civile ad attivarsi in Italia e negli altri paesi europei e ad associarsi a questa iniziativa.
Si è così costituita una rete composta ad oggi da oltre 30 Associazioni/Fondazioni/Istituti scolastici: ACLI - Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani, ANPC - Associazione Nazionale Partigiani Cristiani, ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, ANPPIA - Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti, ARCI - Associazione ricreativa e culturale italiana, Associazione La Nuova Europa, Avenir de l’Europe, Centro Culturale F.L. Ferrari di Modena, Centro regionale Movimento europeo Puglia, CESI - Centro Einstein di Studi Internazionali, CGIL - Confederazione Generale Italiana del Lavoro, CIA - Confederazione Italiana Agricoltori, CISL - Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori, Cittadinanzattiva, Comune di Fiumicino, Europe Now, FIAP - Federazione italiana delle associazioni partigiane, Fnism - Federazione Nazionale Insegnanti, Fondazione Bruno Buozzi, Fondazione Giacomo Brodolini, Fondazione Gramsci, Fondazione Lelio e Lisli Basso Onlus, Fondazione Trentina Alcide De Gasperi, Forum italo tunisino per la cittadinanza mediterranea, GFE - Gioventù Federalista Europea, Istituto Comprensivo A. Vespucci - Vibo Marina, Istituto di Istruzione Superiore "Galilei-Costa" – Lecce, Istituto Luigi Sturzo, Legacoop, Liceo Scientifico “Cosimo De Giorgi” – Lecce, Liceo Scientifico Statale "G. Banzi Bazoli" – Lecce, MFE - Movimento Federalista Europeo, Mondoperaio, Stati generali delle Donne, UIL - Unione italiana del Lavoro.
A questo proposito, ricordiamo qui di seguito il documento einvitiamo tutte le associazioni e movimenti interessati ad aderire alla rete.
L’EUROPA UNITA COME RISPOSTA AL FASCISMO E AI NAZIONALISMI A 100 ANNI DALLA “MARCIA SU ROMA”
Fra il 27 e il 30 ottobre 1922, con la cosiddetta “marcia su Roma”, giunse al suo culmine in Italia la violenza su cui era stata fondata nel 1919 la nascita del movimento fascista (noto poi come PNF) diretto da Benito Mussolini.
Nonostante il modesto risultato elettorale del PNF nelle ultime elezioni democratiche e dopo le dimissioni dell’inconsistente governo diretto dal liberale Luigi Facta, il Re Vittorio Emanuele III cedette alla minaccia di un colpo di Stato e incaricò Benito Mussolini di formare un nuovo governo che si caratterizzò rapidamente come un regime autoritario, antiparlamentare e nazionalista trovando emuli in numerosi paesi.
Insieme alla sopraffazione delle libertà personali, il fascismo si sviluppò come un regime fondato – come scrisse Benito Mussolini – sulla “compattezza della Nazione” e sulla costruzione di una “grande Italia” contro le cosiddette plutocrazie nel mondo.
In un testo pubblicato nel 1935, il filosofo socialista Eugenio Colorni sottolineò il rapporto inscindibile fra il fascismo e il nazionalismo come causa scatenante dei conflitti fra i popoli e delle guerre, un rapporto mostruoso che fu all’origine del nazismo in Germania, della Seconda Guerra Mondiale, del genocidio antisemita e, ancor prima, della difesa della cosiddetta “razza”, teorizzata in Italia dalla rivista cui contribuì anche Giorgio Almirante.
Dalle prime riflessioni di Eugenio Colorni si sviluppò quella “scuola” di pensiero e di azione animata da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi che portò un gruppo di confinati antifascisti nell’isola di Ventotene a scrivere nell’inverno del 1941 un “progetto di Manifesto per un’Europa libera e unita”.
Sulle stesse basi, numerosi antifascisti in tutta Europa si resero conto che l’unico modo per realizzare la pace sul continente era quello di garantire il diritto e la democrazia oltre i confini nazionali, creando istituzioni democratiche sovranazionali che rendessero impossibili i conflitti armati. Per cercare di risolvere in modo nuovo il problema internazionale, nel 1944 venne approvata a Ginevra e poi diffusa tra i movimenti e i partiti antifascisti dei vari paesi una “Dichiarazione federalista dei movimenti della resistenza europei”, alla cui elaborazione parteciparono rappresentanti di Italia, Francia, Germania, Jugoslavia, Olanda, Danimarca, Norvegia, Cecoslovacchia e Polonia.
L’Europa ha fatto molta strada da allora, ma non si è ancora realmente unita e il processo di integrazione è rimasto incompiuto. La stessa democrazia è un processo che richiede un impegno costante e in un mondo globalizzato non può essere soffocata nei confini nazionali.
Di fronte alla rinascita dei nazionalismi e delle sovranità assolute in Europa e nel mondo insieme alla crescita dell’intolleranza razzista, il Movimento europeo – le cui idee sono radicate nella Resistenza al nazifascismo – ha deciso di promuovere fra il 24 e il 29 ottobre, in occasione del centenario dell’arrivo al potere del fascismo in Italia, eventi diffusi sul territorio di carattere storico e pedagogico rivolti in particolare al mondo della scuola, dell’università e della cultura. Invitiamo ad attivarsi in Italia e negli altri paesi europei le organizzazioni della società civile che vorranno associarsi a quest’iniziativa.
Chiediamo a tutte le associazioni e ai movimenti che condividono questa idea di manifestare la loro disponibilità a creare rapidamente una rete operativa e a definire il programma e i luoghi degli eventi.
Roma, 20 settembre 2022
Pier Virgilio Dastoli, presidente
Nicoletta Parisi, coordinatrice del Consiglio accademico
Giuseppe Bronzini, segretario generale
Giulio Saputo, segretario generale aggiunto
Stefano Milia, segretario generale aggiunto
IN EVIDENZA
VI SEGNALIAMO
Martedì 25 ottobre 2022, Roma, ore 10:00-13:00. Il Movimento europeo in Italia insieme a Eurispes ed in collaborazione con la sezione "Altiero Spinelli" di Roma del Movimento Federalista Europeo, promuove il Seminario “Il Pilastro Sociale Europeo dopo l’approvazione della direttiva sul salario minimo”, in memoria di Carmelo Cedrone, scomparso lo scorso settembre, a lungo dirigente del Movimento europeo e dell’Ufficio Internazionale della Uil, già Vicepresidente della Commissione economica del Comitato Economico e Sociale Europeo CESE/EESC a Bruxelles e, in ultimo, coordinatore del “Laboratorio Europa” di Eurispes. L’incontro si svolgerà in formato ibrido presso la sede del CNEL. PROGRAMMA.
Settimana 24 - 29 ottobre 2022 | Calendario delle iniziative | L’EUROPA UNITA COME RISPOSTA AL FASCISMO E AI NAZIONALISMI. A 100 ANNI DALLA “MARCIA SU ROMA”
L'ABC DELL'EUROPA DI VENTOTENE PICCOLO DIZIONARIO ILLUSTRATO
Rossi, Ernesto - L'ABC dell'Europa di Ventotene
Continua la pubblicazione a puntate del dizionario illustrato "L'ABC dell'Europa di Ventotene" a cura di Nicola Vallinoto e illustrazioni di Giulia Del Vecchio (Ultima Spiaggia, Genova-Ventotene 2022, seconda edizione, licenza Creative Commons).
Rossi Ernesto, di Antonella Braga
La formazione e la dolorosa esperienza della guerra
Nato a Caserta il 25 agosto 1897, da Antonio Rossi dalla Manta, ufficiale piemontese, e dalla bolognese Elide Verardi, Ernesto Rossi crebbe a Firenze dove la famiglia si trasferì dopo la sua nascita. Quarto di sette figli, “Esto” era un ragazzo sensibile, che si interrogava sulle ingiustizie del mondo. Amava disegnare, intagliare burattini nel legno ed era dotato di un naturale senso di umorismo. Alla sua firma univa sempre lo schizzo di un pupazzo che illustrava il suo stato d’animo e per questo il suo nome di battaglia fu poi “Burattino”.