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Ci si avvia verso la ripresa delle attività a pieno ritmo, dopo l'estate. Questa settimana, vi proponiamo una serie di eventi ai quali il Movimento europeo sarà presente con interventi del Presidente oppure ai quali partecipa in veste di promotore:

 

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Les derniers mois sont passés inutilement et dans l’agenda européen le thème de la Conférence sur l’avenir de l’Europe est encore marqué avec un grand point d’interrogation.

Malgré l’accord entre leaders européens sur le European Recovery Fund, le Next Generation EU et le Cadre Financier Pluriannuel, le brouillard est épais à  Bruxelles.

L’Union européenne est absente dans les théâtres des relations internationales (Syrie, Libye, Liban, relations israelo-palestiniennes, Mar Egée, Biélorussie pour ne pas parler du Continent africain), balbutie depuis des années sur la gestion des flux migratoires et la révision du règlement de Dublin, a mis dans le freezer le Pilier Social de Göteborg, tergiverse sur l’Agenda 2030, s’est pliée sans réagir au renvoie d’un an du COP26 sous présidence britannique, a mis en veilleuse le parachèvement de l’UEM, ignore les conclusions du Brexit et – last but not least – a fermé les yeux sur les violations internes de l’Etat de droit alors que la Cour européenne des droits de l’Homme de Strasbourg et son Président, l’islandais Spanò, sombrent dans la honte face aux meurtres d’Etat commis par le régime du calife turc Erdogan.

Pour rester dans le cadre de la politique étrangère, de sécurité et de défense et en jetant un voile de miséricorde sur l’inutile «stratégie globale de l’Union européenne» adoptée en juin 2016, nous savons que la coopération structurée permanente en matière de défense, née avec l’idée de créer une avant-garde, est devenue sur demande allemande à 27 et avec le principe de l’unanimité une arrière-garde.

Venons maintenant à la Conférence sur l’avenir de l’Europe.

Les chefs des groupes politiques au PE attendent avec patience  - mais la patience a des limites et n’est toujours pas la vertu des personnes fortes – que le Conseil ou pire le Conseil européen donnent leur accord sur le mandat de la Conférence, sur sa gouvernance, sur son organisation et notamment sur les modalités du dialogue avec les citoyennes et le citoyens (qu’on voudrait consulter online ou random) ainsi que sur l’issue de ses résultats.

Certains groupes et nombreux députés pro-européens de bonne foi insistent sur l'idée que les gouvernements (tous les gouvernements à l'unanimité) rédigent leur accord sur le principe de la révision des traités.

Le Mouvement européen en Italie estime

  • que le mandat est de la compétence des membres de la Conférence
  • que c’est du temps perdu de discuter avec le gouvernements sur le principe de la révision des traités
  • qu’il revient au PE – au nom des citoyennes et des citoyens qu’ils l’ont élu – de rouvrir le chantier de l’Union européenne.

Le Mouvement européen en  Italie estime que le PE devrait rejeter avec indignation l’idée que les résultats («recommandations» de la Conférence) soient donnés au Conseil européen en sachant qu’ils resteraient dans les archives du Justus Lipsius.

La Conférence sera l’espace public au sein duquel le PE va vérifier la volonté majoritaire des acteurs qui y seront les protagonistes de rouvrir le chantier de l’UE treize ans après la signature du Traité de Lisbonne.

Le Mouvement Européen en Italie estime que le PE devra chercher avec urgence la voie d’un dialogue structuré et permanent avec les parlements nationaux et les assemblées législatives régionales en mobilisant les partis politiques européens et en proposant de promouvoir des «assises interparlementaires» comme celles qui eurent lieu à Rome en novembre 1990 à la veille du Traité de Maastricht.

Le PE devra organiser aussi des agorà thématiques et transnationales avec les organisations représentatives de la société civile européenne.

Ainsi le PE pourrait concontribuer a à dissoudre l’épais brouillard qui pèse sur Bruxelles!

Ventotene, le 7 septembre 2020
 coccodrillo

 

 

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L’estate 2020 è trascorsa invano e nell’agenda delle istituzioni europee il tema della Conferenza sul futuro dell’Europa è ancora indicato con un grosso punto interrogativo.

Nonostante l’accordo fra capi di Stato e di governo dell’Unione europea su European Recovery Fund, Next Generation EU e Quadro Finanziario Pluriennale la nebbia è fitta a Bruxelles.

L’Unione europea è assente nei teatri della politica estera (Siria, Libia, Libano, relazioni israelo-palestinesi, Mar Egeo, Bielorussia per non parlare del Continente africano), balbetta da anni sulla gestione dei flussi migratori e la revisione del regolamento di Dublino, ha messo nel freezer il Pilastro sociale di Göteborg, traccheggia sull’Agenda 2030, si è piegata senza reagire al rinvio di un anno della COP26 sotto presidenza britannica, ha accantonato tutti i dossier per il completamento dell’Unione economica e monetaria, non conosce come si concluderà il tormentone sul Brexit e - last but not least - chiude gli occhi sulle violazioni interne dello Stato di diritto mentre la Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo e il suo presidente Spanó affondano nella vergogna di fronte agli omicidi di Stato commessi dal califfo Erdogan in Turchia (ce ne occupiamo ampiamente in questo  numero della newsletter).

Per rimanere nell’ambito della politica estera, della sicurezza e delle difesa e stendendo un velo di pietoso silenzio sull’inutile “strategia globale dell’Unione europea” del giugno 2016 - ben conservata negli archivi del Consiglio dell’Unione europea - sappiamo che la cooperazione strutturata permanente in materia di difesa, nata con l’idea di creare una avant-garde, è diventata, perché estesa su richiesta tedesca a 25 paesi che devono decidere all’unanimità, una arrière-garde.

Veniamo ora alla Conferenza sul futuro dell’Europa.

I capi-gruppo del Parlamento attendono con eccesso di pazienza – ma la pazienza ha un limite e non sempre è la virtù dei forti – che il Consiglio o peggio il Consiglio europeo diano il loro accordo sul mandato della Conferenza, sulla sua governance, sulla sua organizzazione e in particolare sulle modalità del dialogo con le cittadine e i cittadini (che secondo qualcuno dovrebbero essere consultati random) e sull’esito dei suoi risultati.

Alcuni gruppi e molti deputati in buona fede europeista insistono sull’idea che i governi (l’insieme dei governi all’unanimità) mettano nero su bianco il loro accordo sul principio della revisione dei trattati.

Noi riteniamo

  • che il mandato debba essere discusso e auto-deciso dalla Conferenza
  • che è tempo perso discutere con i governi sul principio della revisione dei trattati
  • che spetta al Parlamento europeo – a nome delle cittadine e dei cittadini europei che lo hanno eletto - riaprire il cantiere dell’Unione europea.

Noi riteniamo inoltre che il Parlamento europeo debba respingere con sdegno l’idea che i risultati (“raccomandazioni” della Conferenza) siano consegnati al Consiglio europeo sapendo che esso ne farà carta straccia.

La Conferenza deve essere lo spazio pubblico in cui il Parlamento europeo verifica la volontà maggioritaria degli attori che ne saranno protagonisti di riaprire il cantiere dell’Unione europea tredici anni dopo la firma del Trattato di Lisbona.

Noi riteniamo che il Parlamento europeo debba cercare con urgenza la via di un dialogo strutturato e permanente con i parlamenti nazionali e le assemblee legislative regionali mobilitando i partiti politici europei e proponendo loro di promuovere delle “assise interparlamentari” come quelle che si svolsero a Roma nell’aula di Montecitorio nel novembre 1990 alla vigilia del Trattato di Maastricht.

Contemporaneamente il Parlamento europeo dovrebbe organizzare delle agorà tematiche e transnazionali con le organizzazioni rappresentative della società civile europea.

Così il Parlamento europeo potrebbe contribuire a far diradare la fitta nebbia che pesa su Bruxelles!

Ventotene, 7 settembre 2020 

coccodrillo

 

 

 

 

 

 

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