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18 marzo

  • Roma, Consiglio di Presidenza Movimento europeo Italia

19 marzo

  • Roma, Convegno internazionale di studi “Costituenti europee nel ventesimo secolo. Una ricognizione” (Università degli Studi LINK)
  • Roma, incontro “Intelligenza istituzionale: la comunicazione pubblica tra ambienti digitali etici, competenze e complessità delle relazioni tra cittadini e istituzioni in Italia nella traiettoria europea” (Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale e Movimento europeo Italia)
  • Board of Directors of the European Civic Forum

21  marzo

  • Pesaro, Assemblea Nazionale annuale di ALI – Autonomie Locali Italiane
  • Barcellona, proiezione del Film “Un mondo nuovo” di Alberto Negrin (ANPI Spagna con Com.it.es. Barcellona e Rappresentanza della Commissione Europea a Barcellona)

22 marzo

  • Pesaro, Assemblea Nazionale annuale di ALI – Autonomie Locali Italiane
  • Barcellona, presentazione del libro “A che ci serve l’Europa”, di Emma Bonino e Pier Virgilio Dastoli (ANPI Spagna con Com.it.es. Barcellona e Rappresentanza della Commissione Europea a Barcellona)

24 marzo

  • Roma, presentazione del libro di Emma Bonino, Pier Virgilio Dastoli & Luca Cambi “A che ci serve l’Europa” (Marsilio Editore) con Corrado Augias

 

 

   

 

 

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Immigrazione e imprenditoria: una contro-narrazione sulle politiche migratorie   

Ho partecipato per il Movimento europeo il 12 marzo mattina a Roma presso lo “Spazio Europa” a Piazza Venezia alla presentazione del Rapporto “Immigrazione e Imprenditoria 2023” redatto dal CNA e dal Centro studi e ricerche Idos. Si tratta di un Rapporto di notevole rilievo che si compone in sintesi di alcuni studi di carattere generale sulle sfide e dalle opportunità  poste dall’integrazione lavorativa dei migranti di paesi terzi non solo nel contesto nazionale ma anche in ambito europeo con particolare riguardo alle esperienze di carattere imprenditoriale (soprattutto piccole imprese) che, nonostante le mille difficoltà di natura burocratica, culturale, economica, si stanno sviluppando negli ultimi anni e che, finalmente, sembrano trovare una qualche attenzione, non solo di monitoraggio ma anche di ordine promozionale, da parte della Commissione europea. Il Rapporto offre una doppia mappatura del fenomeno sia a livello europeo sia a livello regionale interno cercando di valutare il numero di imprese coinvolte (poco meno di 500.000 nella sola Italia) e la tipologia dell’attività complessivamente svolta anche nel contributo al Pil nazionale e sovranazionale.

Una narrazione, quindi, molto lontana da quella che emerge nel dibattito politico ed anche nei media nel quale c’è, in genere, molto poco spazio per racconti di soggetti migranti del tutto regolari, occupati e spesso addirittura datori di lavoro, protagonisti di canali  di scambio e di comunicazione tra paesi europei e paesi di origine bilaterali che alimentano un flusso contemporaneo nelle due direzioni di ricchezza, di sviluppo e capacità di innovazione produttiva.

La scena del dibattito pubblico è, infatti, occupata innanzitutto da coloro che dipingono (ed al tempo stesso costruiscono) l’Europa come una fortezza assediata e minacciata non solo nei suoi valori e principi fondamentali ( quasi mai ricordati nella loro interezza) ma anche nel suo ordine economico messo a repentaglio dall’arrivo di moltitudini di persone prive di cultura e competenze. A questi sempre più isolati replicano coloro che (giustamente) contrastano questa ricostruzione ricordando le nobili e solenni formule delle Costituzioni europee oggi riassunte nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea ed opponendo che l’Europa non ha messo in campo nessuna credibile politica comune per gestire le politiche migratore, a livello di  inclusione ed ospitalità di coloro che fuggono  per ragioni di necessità, mettendo in gioco risorse adeguate per dare una riposta  ordinata, razionale ed umanitaria per una realtà che certamente non rappresenta un’invasione ma che va trattata con mezzi ed  investimenti di una certa importanza e su scala continentale.

Per una volta ci si è occupati di dinamiche invece meno drammatiche, anche se spesso a rischio e di difficile espansione, nelle quali i canali sono già aperti (anche se in dimensioni troppo ristrette) per offrire i territori europei come sede di realizzazione del benessere e di concretizzazione di progetti di vita anche per cittadini di paesi extra Ue: esperienze che il Rapporto presenta come occasione di presentazione del fenomeno migratorio come risorsa essenziale in un continente nel quale, per molteplici ragioni che non vogliamo ricordare ma comunque irreversibili nel breve così come nel medio periodo, il tasso di natalità sta precipitando. Il momento più toccante della giornata di presentazione del Rapporto è stato il racconto di una giovane imprenditrice peruviana, madre di due figlie, che è riuscita ad attivare un’impresa di food delivery ormai diffusa in molte regioni italiane, che si è mobilitata per sviluppare questo tema in Europa e che sta sperimentando progetti di formazione sul modo di utilizzare al meglio e sotto controllo collettivo  le nuove tecnologie.

La prospettiva che emerge nel Rapporto e nelle varie relazioni che lo hanno presentato di associazioni attive sui problemi dell’immigrazione sembra intimamente coerente con quella del Green Paper del Movimento europeo per le prossime elezioni del PE. Le scelte compite dall’UE in settori – certamente non facili- in questa legislatura come quello sociale, digitale ed anche della sostenibilità ambientale (con qualche rallentamento nell’ultimo periodo) hanno portato a provvedimenti significativi e spesso molto originali (anche su scala globale): l’Unione sembra aver perseguito con successo un disegno strategico, razionale e progressista, da consolidare nel tempo. Le politiche migratorie sono state invece totalmente negative, inadeguate e insensibili al principio di umanità. Come alla fine dicono nel loro insieme gli articoli dei Trattati (artt. 76-80) l’Unione europea avrebbe dovuto perseguire un equilibrio tra il controllo e la sorveglianza dei suoi confini e il rispetto dei diritti umani dei migranti (stabiliti dalla Carta di Nizza, dalla Cedu e dalle Convenzioni internazionali) tra i quali vengono in primario rilievo quello a non essere sottoposto (direttamente o indirettamente) a trattamenti inumani e degradanti, a non essere privato della libertà se per cause eccezionali di concreta pericolosità, a poter chiedere asilo o protezione umanitaria da esaminarsi con attenzione da organi imparziali e a non essere respinto in paesi ove è a rischio della propria incolumità e via dicendo. Bene questo equilibrio nel corso degli ultimi anni si è andato perdendo lungo un piano inclinato che sembra portare l’Europa a sviluppare, come iniziativa privilegiata, opache pratiche di accordo con paesi dalla democrazia “traballante” o inesistente nelle cosidette operazioni di “esternalizzazione” dei confini europei, delegando alle autorità di stati come l’Egitto, la Tunisia (ieri la Turchia) ma persino un “non- stato” come la Libia la gestione ed il controllo sui flussi di migranti in Europa. Gli investimenti che l’UE realizza sono solo nel finanziamento di questa esternalizzazione, con accordi non trasparenti e comunque inverificabili che finiscono con il rafforzare, aiutando i dittatori a rimanere in carica, le stesse dinamiche di fuga di massa che si vorrebbe contenere. La stesso Migration Act (in corso di approvazione) non sembra minimamente in grado di riequilibrare le politiche sovranazionali non offrendo novità sostanziali  né sul piano dell’accoglienza e delle sue strutture, né in ordine alla verifica “europea” del principio del paese sicuro che pure la Corte di giustizia ha sviluppato come meta-limite persino all’applicazione di istituti come il mandato d’arresto europeo tra paesi aderenti all’Unione. Recentemente decine e decine di ONG (da Amnesty a Medici senza frontiere sino a Save the children) hanno richiesto al Parlamento europeo di non votare questo provvedimento così distante da quello che aveva preannunciato lo stesso Parlamento nel 2020. Insomma si assiste ad una sorta di degenerazione del quadro d’insieme dal quale spariscono progressivamente i bisogni essenziali delle persone che fuggono da emergenze di varia natura, ma rimangano solo i miseri stratagemmi per lasciali al di fuori dai confini veri dell’Unione (che non sono quelli del Ruanda o della Libia). Benché la Corte di giustizia continui ad adottare decisioni (nonostante la debole competenza della Corte che riguarda soprattutto ma materia dei rimpatri) che applicano la Carta dei diritti e che attribuiscono ai giudici ordinari il potere –dovere anche d’ufficio di verificare in ogni momento del processo, anche d’ufficio, rigorosamente la sussistenza dei presupposti per privare i migranti della loro libertà o per negare loro lo status di protezione, l’opinione pubblica europea sembra immune da considerazioni umanitarie o di ordine garantista. Troppi insuccessi, forse errori di comunicazione anche di parte democratica, disinformazione sui numeri realmente in gioco, la mancanza cronica di risorse a disposizione degli attori statali, ma è davvero difficile riequilibrare la situazione facendo appello alle sole ragioni giuridico- costituzionali che dovrebbero intimare la modifica radicale delle attuali politiche dell’Unione e degli stati membri.

Occorre ,come abbiamo rimarcato anche nel Green Paper e come emerge in questo Rapporto, un cambio di prospettiva; per dirla con Michel Foucault un diverso “ordine del discorso” che sappia valorizzare i migranti come risorse insostituibili per soddisfare le stesse esigenze del sistema economico, come vettore di comunicazione già attivo tra Europa e paesi terzi, che alimenti l’innovazione e nuovi flussi produttivi, che offra una narrazione anche di successi e di realizzazione di  progetti di vita individuali e collettivi; e restituisca così la storia dei tanti “io Capitano” ospitati nei territori dell’Unione che non solo sono riusciti ad approdare ma anche a farsi protagonisti. Solo in Italia queste storie di vite “intraprendenti” spesso anche come lavoratori autonomi  (cosi diverse dall’immagine del migrante che distrugge la quiete dei nostri quartieri, diffusa da parte del ceto politico) sono ben 500.000, ma potrebbero essere molte di più rivitalizzando le energie del vecchio continente. Il loro esempio forse potrebbe aiutare a tranquillizzare l’opinione pubblica dai suoi spettri.   

Giuseppe Bronzini

Segretario generale Movimento europeo                

         

 

 

 

 

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DIFESA E PRIORITA’ STRATEGICHE EUROPEE

Mancano ottanta giorni alle elezioni  europee e l’attenzione dei governi dei ventisette Paesi membri è quasi esclusivamente concentrata sui temi della difesa europea, una sfida che non riguarda solo le ragioni della solidarietà dell’Unione europea verso l’Ucraina - sottoposta all’ininterrotto attacco della Russia come è avvenuto venerdì ad Odessa e come avviene da oltre due anni nelle regioni occupate dalle truppe di Putin - ma le ragioni della nostra autonomia strategica che richiederebbero rapide e pragmatiche decisioni comuni.

Esse devono garantire l’interoperabilità delle nostre strutture militari di terra, d’aria e di mare, investimenti europei in primo luogo negli acquisti a cominciare dalla logistica, il controllo nella vendita degli armamenti a Paesi terzi e una comune formazione dei nostri ufficiali.

Le affrettate proposte della Commissione europea nella comune iniziativa di Ursula von der Leyen, di Thierry Breton e di Josep Borrell sulla difesa europea offrono solo una parzialissima e inadeguata risposta a queste ragioni lasciando l’Unione europea senza una sostanziale autonomia strategica.

Essa è aggravata dalla cacofonia fra i governi nazionali – a cominciare da quella fra Parigi e Berlino – che non riguarda solo il sostegno dell’Unione europea all’Ucraina ma più in generale la politica estera e di sicurezza europea sul Continente nella prospettiva dell’estensione del territorio dell’Unione europea ai Balcani e all’Europa orientale, nelle regioni vicine ed in particolare in Medio Oriente e in Africa per i crescenti conflitti che affliggono le regioni sub-sahariane.

Questa situazione di mancanza di autonomia strategica rischia di diventare drammatica se la posizione degli Stati Uniti verso l’Ucraina seguirà quella adottata in Afghanistan prima da Donald Trump fra il 2018 e il 2020 e poi da Joe Biden dal suo insediamento alla Casa Bianca nel gennaio 2021 fino alla conquista di Kabul da parte dei Talebani in cui Donald Trump accusò Joe Biden di essere scappato (ran out) dall’Afghanistan senza seguire il piano che sarebbe stato preparato dalla sua amministrazione.

L’ipotesi di un radicale cambio di rotta degli Stati Uniti verso l’Ucraina, senza un accordo preliminare con gli alleati della NATO così come avvenne nell’estate del 2021 a Kabul, non può essere esclusa nel caso del ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump fra la fine di novembre 2024 e il 20 gennaio 2025 durante il convulso periodo che farà seguito all’eventuale passaggio dall’amministrazione democratica a quella repubblicana ma le convulsioni non possono del resto essere escluse nel caso di una vittoria di misura di Joe Biden su Donald Trump rendendo nei due casi inaffidabile la politica estera degli Stati Uniti che sarebbe anche condizionata dagli imprevedibili equilibri o squilibri politici nella Camera dei Rappresentanti e al Senato a Washington.

Qualunque sarà la soluzione nel conflitto russo-ucraino - e cioè se la perpetuazione nello stallo militare con la continuazione dell’occupazione russa delle quattro regioni dove si sono svolti i referendum illegali sull’autodeterminazione renderà inevitabile una scelta fra il modello “coreano” o il modello “Germania Ovest/Germania Est” o il modello “Austria neutrale” – l’allontanamento degli Stati Uniti dal teatro geopolitico europeo richiederà un’accelerazione della realizzazione di un sistema autonomo di difesa europea pur nel quadro di un nuovo equilibrio politico e militare nella Alleanza Atlantica.

Ciò apparirà necessario per garantire il ruolo dell’Unione europea nel sistema di cooperazione e di sicurezza sul Continente europeo sapendo che dall’altra parte di quella che era la “cortina di ferro” essa dovrà fare i conti con Vladimir Putin rieletto ora fino al 2030 - con la garanzia di poter rimanere al potere fino al 2036 e cioè fino a ottantaquattro anni - ma anche nel Mediterraneo, in Medio Oriente e in Africa tralasciando per ora l’inesistente ruolo europeo nella regione indo-pacifica rimasto tale anche dopo l’inutile progetto presentato dalla Commissione europea e dall’Alto Rappresentante nella primavera 2021 e le pulsioni di una mediocre grandeur francese manifestate da Emmanuel Macron con la legge di programmazione militare 2024-2030.

In questo quadro di mutata situazione geopolitica e geoeconomica, appaiono ancor più attuali e degne di attenzione le sollecitazioni di Mario Draghi per aprire rapidamente la strada ad una sostanziale capacità finanziaria europea dopo il NGEU.

Questa capacità è essenziale in primo luogo nel settore della difesa e cioè di investimenti in una industria pubblica europea non per spendere di più ma per spendere meglio in comune e poi per la transizione energetica, ecologica e digitale con accordi di partenariato pubblico/privato nell’acquisto di materie prime critiche e di terre rare e cioè di riserve come il litio, il nichel e il cobalto tutte al di fuori dell’Unione europea

Occorrerà fare per questo attenzione alla costruzione di un’equa cooperazione fra l’Europa che ha bisogno di queste risorse e il Sud del mondo che le possiede, alla concentrazione dello sfruttamento delle risorse in zone a basso rischio ecologico garantendo il profitto economico dei paesi produttori, alla tutela della biodiversità, delle comunità indigene e dei lavoratori nel quadro di un piano comune che eviti le asimmetrie e le disfunzioni neocoloniali che hanno caratterizzato le relazioni europee con l’Africa, l’America Latina e l’Asia.

Appare essenziale che il Consiglio europeo metta al centro dell’elaborazione dell’Agenda Strategica 2024-2029 – a cui può contribuire il rapporto Draghi sulla competitività – queste priorità spostando in avanti nel tempo la sua approvazione all’autunno 2024 in modo tale da poter essere il frutto di un lavoro comune con il Parlamento europeo, la nuova Commissione e la nuova leadership del Consiglio europeo e riconoscendo al Parlamento europeo la missione di definire il quadro politico ed istituzionale del futuro dell’Unione europea in un processo costituente che si concluda prima dell’ampliamento del suo territorio ai Paesi candidati. 

Roma, 18 marzo 2024

coccodrillo

 

 

 

 

 

 

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La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sulla riforma dell’Unione, così come abbiamo fatto durante la Conferenza sul futuro dell’Europa e come continueremo a fare in vista delle elezioni europee dal 6 al 9 giugno 2024.

Ecco l’indice della nostra newsletter di oggi:

Editoriale, che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità

- Rapporto Immigrazione e Imprenditoria

- La settimana del Movimento europeo

- Eventi principali, sull’Europa in Italia e Testi in evidenza

- Attiriamo la vostra attenzione

Siamo come sempre a vostra disposizione per migliorare il nostro servizio di comunicazione e di informazione e per aggiungere vostri eventi di interesse europeo nella speranza di poter contare su un vostro volontario contributo finanziario.

 

 

 

 

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CARE LETTRICI E CARI LETTORI

La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sulla riforma dell’Unione, così come abbiamo fatto durante la Conferenza sul futuro dell’Europa e come continueremo a fare in vista delle elezioni europee dal 6 al 9 giugno 2024.

Ecco l’indice della nostra newsletter di oggi:

Editoriale, che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità

- Rapporto Immigrazione e Imprenditoria

- La settimana del Movimento europeo

- Eventi principali, sull’Europa in Italia e Testi in evidenza

- Attiriamo la vostra attenzione

Siamo come sempre a vostra disposizione per migliorare il nostro servizio di comunicazione e di informazione e per aggiungere vostri eventi di interesse europeo nella speranza di poter contare su un vostro volontario contributo finanziario.

 

 


 L'EDITORIALE

DIFESA E PRIORITA’ STRATEGICHE EUROPEE

Mancano ottanta giorni alle elezioni  europee e l’attenzione dei governi dei ventisette Paesi membri è quasi esclusivamente concentrata sui temi della difesa europea, una sfida che non riguarda solo le ragioni della solidarietà dell’Unione europea verso l’Ucraina - sottoposta all’ininterrotto attacco della Russia come è avvenuto venerdì ad Odessa e come avviene da oltre due anni nelle regioni occupate dalle truppe di Putin - ma le ragioni della nostra autonomia strategica che richiederebbero rapide e pragmatiche decisioni comuni.

Esse devono garantire l’interoperabilità delle nostre strutture militari di terra, d’aria e di mare, investimenti europei in primo luogo negli acquisti a cominciare dalla logistica, il controllo nella vendita degli armamenti a Paesi terzi e una comune formazione dei nostri ufficiali.

Le affrettate proposte della Commissione europea nella comune iniziativa di Ursula von der Leyen, di Thierry Breton e di Josep Borrell sulla difesa europea offrono solo una parzialissima e inadeguata risposta a queste ragioni lasciando l’Unione europea senza una sostanziale autonomia strategica.

Essa è aggravata dalla cacofonia fra i governi nazionali – a cominciare da quella fra Parigi e Berlino – che non riguarda solo il sostegno dell’Unione europea all’Ucraina ma più in generale la politica estera e di sicurezza europea sul Continente nella prospettiva dell’estensione del territorio dell’Unione europea ai Balcani e all’Europa orientale, nelle regioni vicine ed in particolare in Medio Oriente e in Africa per i crescenti conflitti che affliggono le regioni sub-sahariane.

Questa situazione di mancanza di autonomia strategica rischia di diventare drammatica se la posizione degli Stati Uniti verso l’Ucraina seguirà quella adottata in Afghanistan prima da Donald Trump fra il 2018 e il 2020 e poi da Joe Biden dal suo insediamento alla Casa Bianca nel gennaio 2021 fino alla conquista di Kabul da parte dei Talebani in cui Donald Trump accusò Joe Biden di essere scappato (ran out) dall’Afghanistan senza seguire il piano che sarebbe stato preparato dalla sua amministrazione.

L’ipotesi di un radicale cambio di rotta degli Stati Uniti verso l’Ucraina, senza un accordo preliminare con gli alleati della NATO così come avvenne nell’estate del 2021 a Kabul, non può essere esclusa nel caso del ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump fra la fine di novembre 2024 e il 20 gennaio 2025 durante il convulso periodo che farà seguito all’eventuale passaggio dall’amministrazione democratica a quella repubblicana ma le convulsioni non possono del resto essere escluse nel caso di una vittoria di misura di Joe Biden su Donald Trump rendendo nei due casi inaffidabile la politica estera degli Stati Uniti che sarebbe anche condizionata dagli imprevedibili equilibri o squilibri politici nella Camera dei Rappresentanti e al Senato a Washington.

Qualunque sarà la soluzione nel conflitto russo-ucraino - e cioè se la perpetuazione nello stallo militare con la continuazione dell’occupazione russa delle quattro regioni dove si sono svolti i referendum illegali sull’autodeterminazione renderà inevitabile una scelta fra il modello “coreano” o il modello “Germania Ovest/Germania Est” o il modello “Austria neutrale” – l’allontanamento degli Stati Uniti dal teatro geopolitico europeo richiederà un’accelerazione della realizzazione di un sistema autonomo di difesa europea pur nel quadro di un nuovo equilibrio politico e militare nella Alleanza Atlantica.

Ciò apparirà necessario per garantire il ruolo dell’Unione europea nel sistema di cooperazione e di sicurezza sul Continente europeo sapendo che dall’altra parte di quella che era la “cortina di ferro” essa dovrà fare i conti con Vladimir Putin rieletto ora fino al 2030 - con la garanzia di poter rimanere al potere fino al 2036 e cioè fino a ottantaquattro anni - ma anche nel Mediterraneo, in Medio Oriente e in Africa tralasciando per ora l’inesistente ruolo europeo nella regione indo-pacifica rimasto tale anche dopo l’inutile progetto presentato dalla Commissione europea e dall’Alto Rappresentante nella primavera 2021 e le pulsioni di una mediocre grandeur francese manifestate da Emmanuel Macron con la legge di programmazione militare 2024-2030.

In questo quadro di mutata situazione geopolitica e geoeconomica, appaiono ancor più attuali e degne di attenzione le sollecitazioni di Mario Draghi per aprire rapidamente la strada ad una sostanziale capacità finanziaria europea dopo il NGEU.

Questa capacità è essenziale in primo luogo nel settore della difesa e cioè di investimenti in una industria pubblica europea non per spendere di più ma per spendere meglio in comune e poi per la transizione energetica, ecologica e digitale con accordi di partenariato pubblico/privato nell’acquisto di materie prime critiche e di terre rare e cioè di riserve come il litio, il nichel e il cobalto tutte al di fuori dell’Unione europea

Occorrerà fare per questo attenzione alla costruzione di un’equa cooperazione fra l’Europa che ha bisogno di queste risorse e il Sud del mondo che le possiede, alla concentrazione dello sfruttamento delle risorse in zone a basso rischio ecologico garantendo il profitto economico dei paesi produttori, alla tutela della biodiversità, delle comunità indigene e dei lavoratori nel quadro di un piano comune che eviti le asimmetrie e le disfunzioni neocoloniali che hanno caratterizzato le relazioni europee con l’Africa, l’America Latina e l’Asia.

Appare essenziale che il Consiglio europeo metta al centro dell’elaborazione dell’Agenda Strategica 2024-2029 – a cui può contribuire il rapporto Draghi sulla competitività – queste priorità spostando in avanti nel tempo la sua approvazione all’autunno 2024 in modo tale da poter essere il frutto di un lavoro comune con il Parlamento europeo, la nuova Commissione e la nuova leadership del Consiglio europeo e riconoscendo al Parlamento europeo la missione di definire il quadro politico ed istituzionale del futuro dell’Unione europea in un processo costituente che si concluda prima dell’ampliamento del suo territorio ai Paesi candidati. 

Roma, 18 marzo 2024

coccodrillo

 

 

 


RAPPORTO IMMIGRAZIONE E IMPRENDITORIA 2023

Immigrazione e imprenditoria: una contro-narrazione sulle politiche migratorie   

Ho partecipato per il Movimento europeo il 12 marzo mattina a Roma presso lo “Spazio Europa” a Piazza Venezia alla presentazione del Rapporto “Immigrazione e Imprenditoria 2023” redatto dal CNA e dal Centro studi e ricerche Idos. Si tratta di un Rapporto di notevole rilievo che si compone in sintesi di alcuni studi di carattere generale sulle sfide e dalle opportunità  poste dall’integrazione lavorativa dei migranti di paesi terzi non solo nel contesto nazionale ma anche in ambito europeo con particolare riguardo alle esperienze di carattere imprenditoriale (soprattutto piccole imprese) che, nonostante le mille difficoltà di natura burocratica, culturale, economica, si stanno sviluppando negli ultimi anni e che, finalmente, sembrano trovare una qualche attenzione, non solo di monitoraggio ma anche di ordine promozionale, da parte della Commissione europea. Il Rapporto offre una doppia mappatura del fenomeno sia a livello europeo sia a livello regionale interno cercando di valutare il numero di imprese coinvolte (poco meno di 500.000 nella sola Italia) e la tipologia dell’attività complessivamente svolta anche nel contributo al Pil nazionale e sovranazionale.

Una narrazione, quindi, molto lontana da quella che emerge nel dibattito politico ed anche nei media nel quale c’è, in genere, molto poco spazio per racconti di soggetti migranti del tutto regolari, occupati e spesso addirittura datori di lavoro, protagonisti di canali  di scambio e di comunicazione tra paesi europei e paesi di origine bilaterali che alimentano un flusso contemporaneo nelle due direzioni di ricchezza, di sviluppo e capacità di innovazione produttiva.

La scena del dibattito pubblico è, infatti, occupata innanzitutto da coloro che dipingono (ed al tempo stesso costruiscono) l’Europa come una fortezza assediata e minacciata non solo nei suoi valori e principi fondamentali ( quasi mai ricordati nella loro interezza) ma anche nel suo ordine economico messo a repentaglio dall’arrivo di moltitudini di persone prive di cultura e competenze. A questi sempre più isolati replicano coloro che (giustamente) contrastano questa ricostruzione ricordando le nobili e solenni formule delle Costituzioni europee oggi riassunte nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea ed opponendo che l’Europa non ha messo in campo nessuna credibile politica comune per gestire le politiche migratore, a livello di  inclusione ed ospitalità di coloro che fuggono  per ragioni di necessità, mettendo in gioco risorse adeguate per dare una riposta  ordinata, razionale ed umanitaria per una realtà che certamente non rappresenta un’invasione ma che va trattata con mezzi ed  investimenti di una certa importanza e su scala continentale.

Per una volta ci si è occupati di dinamiche invece meno drammatiche, anche se spesso a rischio e di difficile espansione, nelle quali i canali sono già aperti (anche se in dimensioni troppo ristrette) per offrire i territori europei come sede di realizzazione del benessere e di concretizzazione di progetti di vita anche per cittadini di paesi extra Ue: esperienze che il Rapporto presenta come occasione di presentazione del fenomeno migratorio come risorsa essenziale in un continente nel quale, per molteplici ragioni che non vogliamo ricordare ma comunque irreversibili nel breve così come nel medio periodo, il tasso di natalità sta precipitando. Il momento più toccante della giornata di presentazione del Rapporto è stato il racconto di una giovane imprenditrice peruviana, madre di due figlie, che è riuscita ad attivare un’impresa di food delivery ormai diffusa in molte regioni italiane, che si è mobilitata per sviluppare questo tema in Europa e che sta sperimentando progetti di formazione sul modo di utilizzare al meglio e sotto controllo collettivo  le nuove tecnologie.

La prospettiva che emerge nel Rapporto e nelle varie relazioni che lo hanno presentato di associazioni attive sui problemi dell’immigrazione sembra intimamente coerente con quella del Green Paper del Movimento europeo per le prossime elezioni del PE. Le scelte compite dall’UE in settori – certamente non facili- in questa legislatura come quello sociale, digitale ed anche della sostenibilità ambientale (con qualche rallentamento nell’ultimo periodo) hanno portato a provvedimenti significativi e spesso molto originali (anche su scala globale): l’Unione sembra aver perseguito con successo un disegno strategico, razionale e progressista, da consolidare nel tempo. Le politiche migratorie sono state invece totalmente negative, inadeguate e insensibili al principio di umanità. Come alla fine dicono nel loro insieme gli articoli dei Trattati (artt. 76-80) l’Unione europea avrebbe dovuto perseguire un equilibrio tra il controllo e la sorveglianza dei suoi confini e il rispetto dei diritti umani dei migranti (stabiliti dalla Carta di Nizza, dalla Cedu e dalle Convenzioni internazionali) tra i quali vengono in primario rilievo quello a non essere sottoposto (direttamente o indirettamente) a trattamenti inumani e degradanti, a non essere privato della libertà se per cause eccezionali di concreta pericolosità, a poter chiedere asilo o protezione umanitaria da esaminarsi con attenzione da organi imparziali e a non essere respinto in paesi ove è a rischio della propria incolumità e via dicendo. Bene questo equilibrio nel corso degli ultimi anni si è andato perdendo lungo un piano inclinato che sembra portare l’Europa a sviluppare, come iniziativa privilegiata, opache pratiche di accordo con paesi dalla democrazia “traballante” o inesistente nelle cosidette operazioni di “esternalizzazione” dei confini europei, delegando alle autorità di stati come l’Egitto, la Tunisia (ieri la Turchia) ma persino un “non- stato” come la Libia la gestione ed il controllo sui flussi di migranti in Europa. Gli investimenti che l’UE realizza sono solo nel finanziamento di questa esternalizzazione, con accordi non trasparenti e comunque inverificabili che finiscono con il rafforzare, aiutando i dittatori a rimanere in carica, le stesse dinamiche di fuga di massa che si vorrebbe contenere. La stesso Migration Act (in corso di approvazione) non sembra minimamente in grado di riequilibrare le politiche sovranazionali non offrendo novità sostanziali  né sul piano dell’accoglienza e delle sue strutture, né in ordine alla verifica “europea” del principio del paese sicuro che pure la Corte di giustizia ha sviluppato come meta-limite persino all’applicazione di istituti come il mandato d’arresto europeo tra paesi aderenti all’Unione. Recentemente decine e decine di ONG (da Amnesty a Medici senza frontiere sino a Save the children) hanno richiesto al Parlamento europeo di non votare questo provvedimento così distante da quello che aveva preannunciato lo stesso Parlamento nel 2020. Insomma si assiste ad una sorta di degenerazione del quadro d’insieme dal quale spariscono progressivamente i bisogni essenziali delle persone che fuggono da emergenze di varia natura, ma rimangano solo i miseri stratagemmi per lasciali al di fuori dai confini veri dell’Unione (che non sono quelli del Ruanda o della Libia). Benché la Corte di giustizia continui ad adottare decisioni (nonostante la debole competenza della Corte che riguarda soprattutto ma materia dei rimpatri) che applicano la Carta dei diritti e che attribuiscono ai giudici ordinari il potere –dovere anche d’ufficio di verificare in ogni momento del processo, anche d’ufficio, rigorosamente la sussistenza dei presupposti per privare i migranti della loro libertà o per negare loro lo status di protezione, l’opinione pubblica europea sembra immune da considerazioni umanitarie o di ordine garantista. Troppi insuccessi, forse errori di comunicazione anche di parte democratica, disinformazione sui numeri realmente in gioco, la mancanza cronica di risorse a disposizione degli attori statali, ma è davvero difficile riequilibrare la situazione facendo appello alle sole ragioni giuridico- costituzionali che dovrebbero intimare la modifica radicale delle attuali politiche dell’Unione e degli stati membri.

Occorre ,come abbiamo rimarcato anche nel Green Paper e come emerge in questo Rapporto, un cambio di prospettiva; per dirla con Michel Foucault un diverso “ordine del discorso” che sappia valorizzare i migranti come risorse insostituibili per soddisfare le stesse esigenze del sistema economico, come vettore di comunicazione già attivo tra Europa e paesi terzi, che alimenti l’innovazione e nuovi flussi produttivi, che offra una narrazione anche di successi e di realizzazione di  progetti di vita individuali e collettivi; e restituisca così la storia dei tanti “io Capitano” ospitati nei territori dell’Unione che non solo sono riusciti ad approdare ma anche a farsi protagonisti. Solo in Italia queste storie di vite “intraprendenti” spesso anche come lavoratori autonomi  (cosi diverse dall’immagine del migrante che distrugge la quiete dei nostri quartieri, diffusa da parte del ceto politico) sono ben 500.000, ma potrebbero essere molte di più rivitalizzando le energie del vecchio continente. Il loro esempio forse potrebbe aiutare a tranquillizzare l’opinione pubblica dai suoi spettri.   

Giuseppe Bronzini

Segretario generale Movimento europeo                

         

 


LA SETTIMANA DEL MOVIMENTO EUROPEO

 

18 marzo

  • Roma, Consiglio di Presidenza Movimento europeo Italia

19 marzo

  • Roma, Convegno internazionale di studi “Costituenti europee nel ventesimo secolo. Una ricognizione” (Università degli Studi LINK)
  • Roma, incontro “Intelligenza istituzionale: la comunicazione pubblica tra ambienti digitali etici, competenze e complessità delle relazioni tra cittadini e istituzioni in Italia nella traiettoria europea” (Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale e Movimento europeo Italia)
  • Board of Directors of the European Civic Forum

21  marzo

  • Pesaro, Assemblea Nazionale annuale di ALI – Autonomie Locali Italiane
  • Barcellona, proiezione del Film “Un mondo nuovo” di Alberto Negrin (ANPI Spagna con Com.it.es. Barcellona e Rappresentanza della Commissione Europea a Barcellona)

22 marzo

  • Pesaro, Assemblea Nazionale annuale di ALI – Autonomie Locali Italiane
  • Barcellona, presentazione del libro “A che ci serve l’Europa”, di Emma Bonino e Pier Virgilio Dastoli (ANPI Spagna con Com.it.es. Barcellona e Rappresentanza della Commissione Europea a Barcellona)

24 marzo

  • Roma, presentazione del libro di Emma Bonino, Pier Virgilio Dastoli & Luca Cambi “A che ci serve l’Europa” (Marsilio Editore) con Corrado Augias

 

 

   


IN EVIDENZA

 

VI SEGNALIAMO

  • 19 marzo, ore 9:30, Roma. L’Università degli Studi LINK promuove il Convegno internazionale di studi “Costituenti europee nel ventesimo secolo. Una ricognizione”, con Università LUMSA, Società per gli studi di storia delle istituzioni, ICHRPI, Associazione Italiana di Storia delle Istituzioni Politiche AISIP e Alizé - Centro di studi storici europei e PROGRAMMA.
  • 19 marzo, ore 14:30-17:00, Roma. L'Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale organizza, in concomitanza con l'Assemblea nazionale dei Soci, un incontro dal titolo “Intelligenza istituzionale: la comunicazione pubblica tra ambienti digitali etici, competenze e complessità delle relazioni tra cittadini e istituzioni in Italia nella traiettoria europea”, che si terrà a Roma, presso lo Spazio Europa, gestito dall'Ufficio del Parlamento europeo in Italia e dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea. Obiettivo dell'appuntamento è esplorare le differenti "intelligenze" necessarie per governare e abitare la relazione tra cittadini, istituzioni, imprese, organizzazioni no profit nel contesto italiano ed europeo. In particolare, saranno affrontate le implicazioni etiche, le opportunità e i potenziali rischi dell'utilizzo di intelligenza artificiale generativa e delle declinazioni operative della comunicazione e dell'informazione, partendo dalle competenze e dai profili formativi e professionali per la costruzione di una comunità europea partecipativa e inclusiva. PROGRAMMA.
  • 21-22 marzo, Pesaro. Avrà luogo a Pesaro l’Assemblea Nazionale annuale di ALI – Autonomie Locali Italiane, che rappresenterà un’occasione di collaborazione per tutti coloro che sono interessati al buon funzionamento degli Enti Locali. L’evento si svolgerà in due giornate di incontri e dibattiti con ospiti di rilievo nazionale, Sindaci aderenti alla nostra Associazione, rappresentanti del Governo e delle Istituzioni. Il tema di quest’anno sarà “COMUNI D’EUROPA” essendo sempre stato l’europeismo, un tratto distintivo di ALI. MAGGIORI INFORMAZIONI e PROGRAMMA COMPLETO.
  • 21 Marzo, ore 17:30,Torino. Incontro di confronto dal titolo "Federazione o Confederazione Europea?", organizzato dal Movimento Europeo (coordinamento regionale del Piemonte) e dal Centro Studi sul Federalismo in collaborazione con Movimento Federalista Europeo e Gioventù Federalista Europea. Modera l'incontro Flavio Brugnoli, Direttore del Centro Studi sul Federalismo e introduce Domenico Moro, coordinatore regionale del Movimento Europeo in Piemonte. Intervengono: Mercedes Bresso, Eurodeputata S&D (PD), Presidente del coordinamento del Movimento Europeo in Piemonte, Salvatore De Meo, Eurodeputato PPE (FI), Sandro Gozi, Eurodeputato Renew Europe, Gianna Gancia, Eurodeputata ID (Lega), Tiziana Beghin, Eurodeputata NI (M5S), Marcello Coppo, Deputato FDI, Jacopo Rosatelli (TBC), Assessore Città di Torino AVS e Igor Boni, Radicali. Per partecipare è richiesta la registrazione tramite il seguente LINK. LOCANDINA.
  • 21 marzo, ore 18:15, Barcellona. Proiezione del Film “Un mondo nuovo” di Alberto Negrin. Il film racconta la storia di Altiero Spinelli, uno dei padri fondatori delle istituzioni europee, durante gli anni del fascismo e del confino sull’isola di Ventotene; confino durante il quale Spinelli elaborò, con Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, il celebre Manifesto di Ventotene, considerato oggi uno dei testi fondanti dell’attuale Unione Europea. Alla proiezione parteciperà Pier Virgilio Dastoli, già assistente parlamentare di Altiero Spinelli dal 1976 alla sua morte nel 1986, ex Direttore della Rappresentanza della Commissione Europea in Italia e attualmente Presidente del Movimento Federalista Europeo. Sarà presente anche il Presidente di ANPI Spagna, Alberto Pellegrini. L'incontro sarà moderato da Silvana Panella, ANPI Spagna. LOCANDINA. Per MAGGIORI INFORMAZIONI.
  • 22 marzo, ore 18:30, Barcellona. Presentazione del libro “A che ci serve l’Europa” di Emma Bonino e Pier Virgilio Dastoli, promossa da ANPI Spagna in collaborazione con Com.it.es. Barcellona e Rappresentanza della Commissione Europea a Barcellona. Il titolo ci interroga: «Ci serve davvero l’Europa? Non staremo perdendo tempo ed energie dietro a un’idea ormai superata? Quella di oggi è la terra dei diritti immaginata a Ventotene?». Alla presentazione del libro saranno presenti Pier Virgilio Dastoli, insieme a testi dedicati al federalismo europeo curati da Marcello Belotti di Anpi Spagna, la Presidente del Com.it.es. di Barcellona Roberta Martin, i docenti di Storia Contemporanea dell’Universitat de Barcelona Paola Lo Cascio e Andreu Mayayo, Michela Albarello di CCOO Catalunya, e, in collegamento da Roma, Emma Bonino, co-autrice del libro. LOCANDINA. Sarà possibile seguire la diretta dalla pagina Instagram della Libreria Documenta. Per MAGGIORI INFORMAZIONI.
  • 24 marzo, ore 12:00, Roma. Presentazione del libro di Emma Bonino, Pier Virgilio Dastoli & Luca Cambi – “A che ci serve l’Europa” con Corrado Augias (Marsilio Editore) presso Auditorium Parco della Musica (AuditoriumArte). Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti disponibili. Per partecipare è necessario scaricare il voucher gratuito dal sito TicketOne.it o presso botteghino dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone. NOTA: Il biglietto è valido per l’ingresso, con fila prioritaria, entro e non oltre 10 minuti prima dall’orario di inizio dell’evento. Trascorso tale termine il biglietto perde la sua validità, e priorità in ingresso viene data a chi sia eventualmente in fila d’attesa.
  • 25 marzo, ore 16:00, Roma. Presso la Facoltà di Giurisprudenza, sala lauree, della Sapienza Università di Roma, la Fondazione Lelio e Lisli Basso, Salviamo la Costituzione e Movimento Europeo Italia promuovono l’incontro “Perché è come riformare l’UE”. Coordina Gaetano Azzariti. Introduce Franco Ippolito. Relazioni di Pier Virgilio Dastoli e Nicoletta Parisi. Interventi di Giuseppe Allegri, Maria Romana Allegri, Claudio De Fiores, Elena Granaglia, Maria Rosaria Marella, Fausta Guaraniello, Pasqualina Napoletano, Dino Rinoldi, Laura Ronchetti. Conclude Giuseppe Bronzini. L’incontro verrà trasmesso anche in streaming sul canale YouTube della Fondazione Basso. PROGRAMMA.

 

ARTICOLI E TESTI DELLA SETTIMANA

 

 

 


 ATTIRIAMO LA VOSTRA ATTENZIONE

Ci serve davvero l’Europa? Non staremo perdendo tempo ed energie dietro a un’idea? Quella di oggi è la terra dei diritti immaginata a Ventotene? Mentre l’Unione è sotto attacco da più parti, accusata di essere una matrigna distante dai problemi reali dei cittadini, Emma Bonino e Pier Virgilio Dastoli, protagonisti indiscussi del progetto europeista, scelgono di intraprendere un viaggio nella memoria personale e collettiva che ci riguarda tutti da vicino. Ripercorrono lotte e progressi, sconfitte e conquiste, recuperano le tracce delle esistenze e delle aspirazioni di tante donne e tanti uomini che si sono battuti per costruire e difendere questo ideale, e invitano a prendere coscienza di quanto ancora resta da fare, senza però commettere l’errore di dimenticare, o peggio di gettare via, l’enorme lavoro svolto finora.

Il risultato è un dialogo serrato e coinvolgente, stimolato dalle ricostruzioni del documentarista Luca Cambi, in cui si dà conto delle innumerevoli tappe di questo processo, si ravviva il dibattito sulle nuove sfide che ci attendono, e si offre il ritratto appassionato e avvincente di Altiero Spinelli, vero padre fondatore capace di intuire e ispirare con lungimiranza, in un continente lacerato dalla guerra, quei principi di fratellanza, pace e libertà a cui ancora oggi dobbiamo tendere.

COPERTINA.

A che ci serve l'Europa

di Emma Bonino, Pier Virgilio Dastoli

Prefazione di Corrado Augias, postfazione di Romano Prodi, con la collaborazione di Luca Cambi

(edito da Marsilio NODI)

 

 

 

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