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Mentre viene diffusa questa newsletter, il Portogallo vive il suo primo giorno del secondo mandato presidenziale del conservatore moderato Marcelo Rebelo de Sousa, rieletto in era covid con il 61,5% dei voti, ma con un'affluenza inferiore al 40%. Non sarà dunque necessario il ballottaggio e in questo momento, in cui il Portogallo sta svolgendo la sua presidenza semestrale del Consiglio, la continuità istituzionale può rappresentare un vantaggio per il prosieguo dei lavori anche a livello europeo. Un tale risultato è il frutto del sostegno del Partito Socialista e dei buoni rapporti con il suo premier António Costa, al punto che la sfidante di de Sousa, la deputata europea socialista Ana Gomes, si è dovuta  presentare come indipendente, ottenendo il 13%.  

Questa settimana, al termine della plenaria del Parlamento europeo conclusasi giovedì scorso, vi proponiamo una serie di interventi che si soffermano sulle riforme in atto e sui processi futuri che l'Unione europea si trova ad affrontare attualmente. Come si è detto anche sui social del Movimento europeo, è importante inquadrare nell'ottica corretta i piani avviati dalla Commissione per il Next generation Eu. Se infatti saranno introdotte le nuove risorse proprie europee per tassare i giganti del web, i prodotti a forte contenuto di carbonio alle frontiere europee, la plastica a cui si aggiungerà la lotta alla elusione fiscale - nonostante l’opposizione dei sovranisti amici di Matteo Salvini e Giorgia Meloni - i prestiti non saranno restituiti dagli Stati nazionali attraverso i loro contributi ma dal bilancio europeo, grazie al debito pubblico europeo.

Accanto a ciò, emerge soddisfazione per i passi che l'Unione europea mostra di voler portare in avanti sul piano della cooperazione giudiziaria, per una crescente armonizzazione e una più intensa collaborazione che si basa su una maggiore velocità dei processi e dello scambio delle informazioni. Ecco perché l'approvazione in sessione plenaria della risoluzione volta ad introdurre leggi specifiche sul crimine organizzato di tipo mafioso, simili a quelle già in vigore in Italia, va vista come un segnale positivo: è un passo ulteriore rispetto ad un ambito in cui occorre superare al più presto gli ostacoli esistenti per il reciproco riconoscimento e assicurare che vi sia la libera circolazione di capitali, ma sempre entro la cornice della legalità. Vi proponiamo perciò una serie di documenti e testi che consentono di approfondire questi due importanti aspetti qui introdotti. Sono peraltro temi che rientrano anche nell'agenda del Consiglio europeo, riunitosi giovedì per discutere sullo stato di avanzamento della risposta al covid19: la pandemia ha rivoluzionato il nostro modo di vivere in questi mesi e, per il futuro, solo una maggiore coesione per l'unità europea può rappresentare una risposta adeguata; si tratta di un tema che vede dei punti di convergenza anche con il Consiglio Affari esteri che si svolge oggi, 25 gennaio ed il Consiglio affari generali che si svolge il 26 gennaio.

Come si può notare, sono numerosi e in più settori i passi che compiono le istituzioni europee, ricordando sempre il fine ultimo dell'Unione, che nasce per non ripetere errori del passato: la guerra, la pulizia etnica, il nazionalismo esistito nella storia dell'Europa come messa in discussione del diritto di ogni uomo ad esprimere se stesso nella sua unicità. Riteniamo importante fermarsi a riflettere spesso su questi capisaldi delle ragioni che hanno portato all'unificazione europea, come ricorda Liliana Segre in occasione della Giornata della memoria del prossimo 27 gennaio.

 

Per non dimenticare 1

 

Liliana Segre

Immagini tratte da: https://www.europarl.europa.eu

 

 

 

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Il primo ministro portoghese, Antonio Costa, è riuscito laddove non era arrivata la cancelliera Angela Merkel e ha convinto il presidente del Parlamento europeo, David Maria Sassoli, ad accettare la proposta – in fondo ragionevole – di far presiedere la Conferenza sul futuro dell’Europa da una trojka formata da un rappresentante del Parlamento europeo (Guy Verhofstadt ?), da un rappresentante della Commissione europea (Vera Jourova ?) e da un rappresentante del Consiglio (il ministro degli affari europei del paese che esercita la presidenza semestrale e dunque, in successione, il Portogallo e poi la Slovenia e infine la Francia se la Conferenza dovesse concludersi prima delle elezioni presidenziali francese che avranno luogo nel maggio 2022).

All’origine, la trojka era l’attacco di una carrozza o di una slitta con tre cavalli affiancati dove in genere quello di mezzo - il più forte e il più grande - andava al trotto e quelli laterali al galoppo ma nel linguaggio comunitario ha rappresentato negli ultimi dieci anni l’insieme dei creditori ufficiali durante i negoziati con un paese debitore e cioè la Commissione europea, la BCE e il FMI ed ha lasciato una scia di legittime critiche spingendo il Parlamento europeo ad avviare nel 2014 un’indagine conoscitiva per verificarne il livello di  democraticità e la trasparenza degli interventi.

Come molti di voi ricordano, la Convenzione che ha elaborato la Carta dei diritti fondamentali era trainata da una “biga” seppure diseguale con un presidente designato dai governi (il tedesco Roman Herzog) e da un vicepresidente designato dal Parlamento europeo (lo spagnolo Inigo Mendez de Vigo) mentre la Convenzione sull’avvenire dell’Europa scelse una trojka tutta designata dai governi, con Valéry Giscard d’Estaing come presidente e Giuliano Amato insieme a Jean-Luc Dehaene come vicepresidenti e imponendo come segretario generale l’inglese John Kerr, già segretario generale del Consiglio e condizionando così ab initio i risultati dei suoi lavori all’immobilismo intergovernativo del metodo confederale.

Possiamo certo sperare che il cavallo più forte e più grande, al centro della futura trojka, sia il rappresentante del Parlamento europeo ma sappiamo che il lavoro della Conferenza sul futuro dell’Europa non dipenderà o dipenderà solo in minima parte dalla trojka e ancor di più da uno dei tre co-presidenti.

Il Parlamento europeo deve essere pienamente cosciente che, avendo accettato – se la disponibilità al compromesso manifestata dal suo Presidente sarà confermata dall’assemblea – la soluzione della trojka, deve adottare rapidamente delle scelte politiche coerenti con l’orientamento largamente maggioritario dei gruppi politici che hanno fin dall’inizio condiviso l’idea secondo cui la Conferenza dovrà essere la prima tappa di un processo che si dovrà concludere con una profonda riforma del sistema di ripartizione delle competenze fra l’Unione e gli Stati membri attribuendo alla prima capacità di agire nei settori in cui i secondi appaiono impotenti e con una revisione dei meccanismi di decisione per rendere il sistema europeo più efficace e dunque più democratico.

Per giungere a questi risultati, Jacques Delors suggerirebbe certamente alla maggioranza di innovatori che esiste nel Parlamento europeo di chiarirsi preliminarmente le idee sul contenuto del progetto che dovrà entrare in vigore alla fine del processo che osiamo chiamare costituente, del metodo e dell’agenda.

Ci limitiamo qui alla questione del metodo rinviando al prossimo editoriale alcuni suggerimenti sull’agenda e successivamente agli elementi essenziali del progetto di cui vorremmo iniziare a discutere con la piattaforma che il Movimento europeo ha creato nel settembre 2019 in Italia e che si riunirà online il prossimo 12 febbraio.

Per quanto riguarda il metodo noi riteniamo che la procedura iscritta nell’art. 48 del Trattato sull’Unione europea non consentirebbe di orientare il cammino dell’Unione europea verso quella profonda riforma che prima la crisi finanziaria e poi gli effetti della pandemia in un mondo sempre più instabile hanno reso urgente e improcrastinabile.

I complicati meccanismi dell’art. 48 paralizzerebbero l’azione degli innovatori che si trovano dentro il Parlamento europeo e cioè al centro della cittadella della democrazia rappresentativa europea e al suo esterno nella società civile organizzata e cioè negli spazi pubblici della democrazia partecipativa.

La via da percorrere – giuridicamente difficile ma politicamente efficace – è quella indicata dal Parlamento europeo nella sua prima legislatura che assunse de facto un ruolo pre-costituente poiché il progetto che esso decise di elaborare, fondato sulla sua accountability e sulla sua capacità to deliver che mancavano alla Convenzione e mancano alla Conferenza, sarebbe stato consegnato direttamente ai parlamenti nazionali chiedendo loro di esaminarlo, di discuterlo con il Parlamento europeo e di ratificarlo (o non ratificarlo) sulla base delle Convenzione di Vienna sui trattati internazionali.

Come conseguenza di questo metodo, occorrerà definire gli elementi essenziali di una integrazione differenziata ispirandosi all’art. 82 del Progetto di trattato che istituisce l’Unione europea adottato dal Parlamento europeo il 14 febbraio 1984 o al “Documento Penelope” della Commissione presieduta da Romano Prodi.

coccodrillo

 

 

 

 

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UN PROGETTO, UN METODO E UN’AGENDA PER IL FUTURO DELL’EUROPA (I)

Il primo ministro portoghese, António Costa, è riuscito laddove non era arrivata la cancelliera Angela Merkel e ha convinto il presidente del Parlamento europeo, David Maria Sassoli, ad accettare la proposta – in fondo ragionevole – di far presiedere la Conferenza sul futuro dell’Europa da una trojka formata da un rappresentante del Parlamento europeo (Guy Verhofstadt ?), da un rappresentante della Commissione europea (Vera Jourova ?) e da un rappresentante del Consiglio (il ministro degli affari europei del paese che esercita la presidenza semestrale e dunque, in successione, il Portogallo e poi la Slovenia e infine la Francia se la Conferenza dovesse concludersi prima delle elezioni presidenziali francese che avranno luogo nel maggio 2022).

All’origine, la trojka era l’attacco di una carrozza o di una slitta con tre cavalli affiancati dove in genere quello di mezzo - il più forte e il più grande - andava al trotto e quelli laterali al galoppo ma nel linguaggio comunitario ha rappresentato negli ultimi dieci anni l’insieme dei creditori ufficiali durante i negoziati con un paese debitore e cioè la Commissione europea, la BCE e il FMI ed ha lasciato una scia di legittime critiche spingendo il Parlamento europeo ad avviare nel 2014 un’indagine conoscitiva per verificarne il livello di  democraticità e la trasparenza degli interventi.

Come molti di voi ricordano, la Convenzione che ha elaborato la Carta dei diritti fondamentali era trainata da una “biga” seppure diseguale con un presidente designato dai governi (il tedesco Roman Herzog) e da un vicepresidente designato dal Parlamento europeo (lo spagnolo Inigo Mendez de Vigo) mentre la Convenzione sull’avvenire dell’Europa scelse una trojka tutta designata dai governi, con Valéry Giscard d’Estaing come presidente e Giuliano Amato insieme a Jean-Luc Dehaene come vicepresidenti e imponendo come segretario generale l’inglese John Kerr, già segretario generale del Consiglio e condizionando così ab initio i risultati dei suoi lavori all’immobilismo intergovernativo del metodo confederale.

Possiamo certo sperare che il cavallo più forte e più grande, al centro della futura trojka, sia il rappresentante del Parlamento europeo ma sappiamo che il lavoro della Conferenza sul futuro dell’Europa non dipenderà o dipenderà solo in minima parte dalla trojka e ancor di più da uno dei tre co-presidenti.

Il Parlamento europeo deve essere pienamente cosciente che, avendo accettato – se la disponibilità al compromesso manifestata dal suo Presidente sarà confermata dall’assemblea – la soluzione della trojka, deve adottare rapidamente delle scelte politiche coerenti con l’orientamento largamente maggioritario dei gruppi politici che hanno fin dall’inizio condiviso l’idea secondo cui la Conferenza dovrà essere la prima tappa di un processo che si dovrà concludere con una profonda riforma del sistema di ripartizione delle competenze fra l’Unione e gli Stati membri attribuendo alla prima capacità di agire nei settori in cui i secondi appaiono impotenti e con una revisione dei meccanismi di decisione per rendere il sistema europeo più efficace e dunque più democratico.

Per giungere a questi risultati, Jacques Delors suggerirebbe certamente alla maggioranza di innovatori che esiste nel Parlamento europeo di chiarirsi preliminarmente le idee sul contenuto del progetto che dovrà entrare in vigore alla fine del processo che osiamo chiamare costituente, del metodo e dell’agenda.

Ci limitiamo qui alla questione del metodo rinviando al prossimo editoriale alcuni suggerimenti sull’agenda e successivamente agli elementi essenziali del progetto di cui vorremmo iniziare a discutere con la piattaforma che il Movimento europeo ha creato nel settembre 2019 in Italia e che si riunirà online il prossimo 12 febbraio.

Per quanto riguarda il metodo noi riteniamo che la procedura iscritta nell’art. 48 del Trattato sull’Unione europea non consentirebbe di orientare il cammino dell’Unione europea verso quella profonda riforma che prima la crisi finanziaria e poi gli effetti della pandemia in un mondo sempre più instabile hanno reso urgente e improcrastinabile.

I complicati meccanismi dell’art. 48 paralizzerebbero l’azione degli innovatori che si trovano dentro il Parlamento europeo e cioè al centro della cittadella della democrazia rappresentativa europea e al suo esterno nella società civile organizzata e cioè negli spazi pubblici della democrazia partecipativa.

La via da percorrere – giuridicamente difficile ma politicamente efficace – è quella indicata dal Parlamento europeo nella sua prima legislatura che assunse de facto un ruolo pre-costituente poiché il progetto che esso decise di elaborare, fondato sulla sua accountability e sulla sua capacità to deliver che mancavano alla Convenzione e mancano alla Conferenza, sarebbe stato consegnato direttamente ai parlamenti nazionali chiedendo loro di esaminarlo, di discuterlo con il Parlamento europeo e di ratificarlo (o non ratificarlo) sulla base delle Convenzione di Vienna sui trattati internazionali.

Come conseguenza di questo metodo, occorrerà definire gli elementi essenziali di una integrazione differenziata ispirandosi all’art. 82 del Progetto di trattato che istituisce l’Unione europea adottato dal Parlamento europeo il 14 febbraio 1984 o al “Documento Penelope” della Commissione presieduta da Romano Prodi.

coccodrillo

 

 


 

Attiriamo la vostra attenzione

Mentre viene diffusa questa newsletter, il Portogallo vive il suo primo giorno del secondo mandato presidenziale del conservatore moderato Marcelo Rebelo de Sousa, rieletto in era covid con il 61,5% dei voti, ma con un'affluenza inferiore al 40%. Non sarà dunque necessario il ballottaggio e in questo momento, in cui il Portogallo sta svolgendo la sua presidenza semestrale del Consiglio, la continuità istituzionale può rappresentare un vantaggio per il prosieguo dei lavori anche a livello europeo. Un tale risultato è il frutto del sostegno del Partito Socialista e dei buoni rapporti con il suo premier António Costa, al punto che la sfidante di de Sousa, la deputata europea socialista Ana Gomes, si è dovuta  presentare come indipendente, ottenendo il 13%.  

Questa settimana, al termine della plenaria del Parlamento europeo conclusasi giovedì scorso, vi proponiamo una serie di interventi che si soffermano sulle riforme in atto e sui processi futuri che l'Unione europea si trova ad affrontare attualmente. Come si è detto anche sui social del Movimento europeo, è importante inquadrare nell'ottica corretta i piani avviati dalla Commissione per il Next generation Eu. Se infatti saranno introdotte le nuove risorse proprie europee per tassare i giganti del web, i prodotti a forte contenuto di carbonio alle frontiere europee, la plastica a cui si aggiungerà la lotta alla elusione fiscale - nonostante l’opposizione dei sovranisti amici di Matteo Salvini e Giorgia Meloni - i prestiti non saranno restituiti dagli Stati nazionali attraverso i loro contributi ma dal bilancio europeo, grazie al debito pubblico europeo.

Accanto a ciò, emerge soddisfazione per i passi che l'Unione europea mostra di voler portare in avanti sul piano della cooperazione giudiziaria, per una crescente armonizzazione e una più intensa collaborazione che si basa su una maggiore velocità dei processi e dello scambio delle informazioni. Ecco perché l'approvazione in sessione plenaria della risoluzione volta ad introdurre leggi specifiche sul crimine organizzato di tipo mafioso, simili a quelle già in vigore in Italia, va vista come un segnale positivo: è un passo ulteriore rispetto ad un ambito in cui occorre superare al più presto gli ostacoli esistenti per il reciproco riconoscimento e assicurare che vi sia la libera circolazione di capitali, ma sempre entro la cornice della legalità. Vi proponiamo perciò una serie di documenti e testi che consentono di approfondire questi due importanti aspetti qui introdotti. Sono peraltro temi che rientrano anche nell'agenda del Consiglio europeo, riunitosi giovedì per discutere sullo stato di avanzamento della risposta al covid19: la pandemia ha rivoluzionato il nostro modo di vivere in questi mesi e, per il futuro, solo una maggiore coesione per l'unità europea può rappresentare una risposta adeguata; si tratta di un tema che vede dei punti di convergenza anche con il Consiglio Affari esteri che si svolge oggi, 25 gennaio ed il Consiglio affari generali che si svolge il 26 gennaio.

Come si può notare, sono numerosi e in più settori i passi che compiono le istituzioni europee, ricordando sempre il fine ultimo dell'Unione, che nasce per non ripetere errori del passato: la guerra, la pulizia etnica, il nazionalismo esistito nella storia dell'Europa come messa in discussione del diritto di ogni uomo ad esprimere se stesso nella sua unicità. Riteniamo importante fermarsi a riflettere spesso su questi capisaldi delle ragioni che hanno portato all'unificazione europea, come ricorda Liliana Segre in occasione della Giornata della memoria del prossimo 27 gennaio.

 

Per non dimenticare 1

 

Liliana Segre

Immagini tratte da: https://www.europarl.europa.eu

 


 

Vi segnaliamo

 


 

Documenti chiave

 


 

Testi della settimana

 


 

Economia

 di Anna Maria Villa

L’importanza del PNRR: le indicazioni della Commissione

Nel corso della scorsa settimana si sono tenuti due importanti appuntamenti europei: la riunione dell’Eurogruppo e quella di Ecofin. In entrambi sono state affrontate questioni riguardanti la redazione e l’invio dei Piani nazionali di ripresa e resilienza (PNRR, clicca qui per maggiori informazioni sulla situazione italiana) per poter accedere ai fondi messi a disposizione dall’Unione con il programma Next Generation EU.

Ad oggi sembra che almeno 17 Stati siano a buon punto nella redazione dei Piani e tra questi anche l’Italia con il documento approvato dal governo il 15 gennaio ed inviato alle Camere. La Commissione europea segue con particolare attenzione la redazione dei Piani in quanto da essi dipende non sono solo il rilancio economico di ogni singolo Stato, ma quello dell’intera Unione europea. E questo è ancora più vero per l’Italia dal momento che il nostro paese è il primo beneficiario delle risorse messe a disposizione (clicca qui per consultare la tabella relativa all'allocazione delle risorse).

La pandemia COVID19 ha causato nel 2020 una improvvisa e consistente recessione in tutta l’Unione europea, che rimane ancora molto vulnerabile a causa della seconda ondata pandemica tutt’ora in corso. 

Le previsioni rimangono incerte per molti fattori ad oggi non completamente noti e sicuri (ad esempio l’andamento delle varianti del virus sui vaccini e la disponibilità degli stessi), mentre si continuano ad ampliare le divergenze economiche tra Stati, già presenti prima della pandemia, divergenze che contribuiscono a peggiorare la situazione economico-sociale generale.

Per contrastare questi effetti, attuare quelle riforme e quegli investimenti necessari per fronteggiare gli effetti della crisi e trasformare la stessa in un’opportunità di crescita di per tutta l’Unione, le istituzioni europee hanno deciso interventi consistenti tra cui appunto il Next Generation EU (NGEU) che comprende il Recovery and Resilience Facility (RRF): un obiettivo molto importante per il rilancio dell’intera Unione. 

A riprova dell'importanza di questo obiettivo per una forte e vigorosa ripresa dell'Unione, la Commissione europea ha allegato al Regolamento finanziario, che disciplina l’utilizzo delle risorse messe a disposizione, una Guida per la redazione dei Piani che gli Stati dovranno redigere con la stessa visione strategica  e una metodologia comune. In sintesi, la Guida chiede a ciascuno Stato di descrivere le sfide che intende affrontare non solo per rilanciare la propria economia, ma anche contribuire al rilancio di quella dell’Unione.

I Piani dovranno essere pertanto in linea e contribuire alle quattro dimensioni delineate dalla Commissione nella Strategia annuale per la crescita sostenibile 2021, che ha dato l’avvio al Semestre UE per l’anno in corso. Le macroaree sono: la sostenibilità ambientale, la produttività, l’equità, la stabilità macroeconomica. La Strategia annuale 2021, ricollegandosi alla Strategia 2020, riconferma l’impegno di voler attuare anch’essa gli obiettivi indicati dal Green Deal Europeo per una crescita europea sostenibile.

Le iniziative dovranno non solo quindi supportare e realizzare la crescita economica di ogni singolo paese ma anche fornire un contributo reale e concreto al miglioramento della coesione economica, sociale e territoriale dell’Unione europea, anche in sinergia con altri fondi come ad esempio, quelli della politica di coesione. 

La qualità degli interventi dovrà essere tale da aumentare la capacità di adattamento e resilienza di ciascuno Stato di fronte a possibili e purtroppo probabili future crisi sia pandemiche che economico-sociali, grazie ad un rafforzamento delle economie degli Stati Membri. In primis, dovrebbero essere considerati prioritari interventi di riforma del sistema sanitario e di protezione sociale, quelli riguardanti la semplificazione e digitalizzazione della pubblica amministrazione, che spesso ostacola con procedimenti lenti e macchinosi investimenti economici necessari ed urgenti, ovvero interventi di politiche del lavoro adeguate e a supporto della transizione ecologica e digitale, riforme della giustizia.

Ogni iniziativa - è sottolineato - dovrà essere in linea con due degli obiettivi strategici del programma della Commissione: una transizione verde e una transizione digitale dell’economia europea. Ma, come sottolineato anche dal Commissario Gentiloni in una recente intervista, le sfide decise dagli Stati si dovranno ricollegare alle Country Specific Recommendations 2019 e 2020 del Semestre Europeo indicate per ogni Stato membro, ed essere tra loro coerenti e dettagliate sui costi e sul timing dei progetti.

Ogni azione indicata nel Piano, inoltre, non potrà che essere il frutto di un’attenta analisi economico-sociale del settore in cui si intende intervenire, condotta in sinergia con i principali attori e stakeholders, dove si indicheranno le criticità del settore che motivano gli interventi decisi. Dovrà essere indicato l’impatto degli obiettivi su crescita ed occupazione, cambiamenti climatici e ambiente, digitalizzazione del sistema, ecc. Ma sarà soprattutto importante evidenziare il contributo, il collegamento e quindi la coerenza di ciascuna azione alla implementazione della strategia nazionale di rilancio e resilienza prevista in ciascun Piano.  

Nel caso degli investimenti, inoltre, dovrà essere indicata la governance multilivello dell’iniziativa con particolare attenzione alle condizioni delle pubbliche amministrazioni coinvolte, i relativi punti di criticità e le relative soluzioni proposte per superarle, con lo scopo di migliorare l’ambiente economico e la capacità di programmazione e controllo degli attori pubblici anche attraverso la digitalizzazione dei processi, diminuendo in questo modo gli oneri amministrativi per le imprese.

Nella guida infine è sottolineato come il Piano dovrà essere coerente con altre iniziative europee. Sarà molto importante la strategia di comunicazione e di reporting. Quest’ultima, effettuata periodicamente, dovrà essere corredata da indicatori di monitoraggio e performance e sarà necessaria per monitorare lo stato di avanzamento dei progetti e accedere, dopo quella iniziale, alle ulteriori tranche di finanziamento.

Si tratta quindi di un lavoro impegnativo e complesso, da cui dipendono le sorti non solo dell’Italia, ma anche della zona euro e che richiede la più ampia partecipazione e condivisione di tutti i principali attori pubblici, ma anche privati: una grande responsabilità, dunque, che dovrà necessariamente essere affrontata con professionalità, determinazione e collaborazione nell’interesse comune per il nostro paese.   

 

 


 

 Carta dei diritti fondamentali

L'articolo 16 della Carta dei diritti fondamentali è dedicato alla libertà di iniziativa economica, che viene riconosciuta, come si afferma, “conformemente al diritto comunitario e alle legislazioni e prassi nazionali“. Ne parliamo, questa settimana, perché esso si collega alla programmazione attuale in corso a livello europeo e ai temi posti all'attenzione in questo numero della newsletter. Infatti, sorgono spontanee alcune domande in merito  alla nuova configurazione delle imprese nell'era post covid. Una delle priorità del Next Generation Eu sarà quella di investire consistenti risorse nel settore della digitalizzazione. Le imprese avranno il compito di semplificare, snellire le procedure e incentivare lo smart working: la pandemia ha svelato il fatto che, per una serie di ragioni non sempre comprensibili, si sia rimasti indietro nell'adozione di modalità produttive che di per sé riducono la burocrazia e consentono di dedicare più tempo alla ricerca di opportunità. Lavorare in modalità smart può consentire tra l'altro, laddove venga posto in essere il giusto approccio, di creare anche nuove forme di socialità che possono incentivare processi virtuosi all'interno del lavoro in azienda. Sebbene davanti al computer, un professionista “digitalizzato” vede di fronte a sé una vasta gamma di opportunità, quale i contatto a distanza che consente di instaurare partnership indipendenti dalla dimensione territoriale: il fattore linguistico può essere un ostacolo, ma, se superato, consente di fare impresa su tutto il territorio europeo.

Si possono poi individuare altri punti di interconnessione con i temi di questa newsletter, in cui abbiamo parlato anche di tassazione europea comune e di cooperazione a livello giudiziario. Questi due temi si ricollegano senz'altro al tema della libertà di impresa in ambito europeo. L'armonizzazione fiscale consente infatti di dotarsi di prassi condivise che diventano necessarie per evitare il fenomeno del dumping fiscale e speculazioni al ribasso che creino vantaggi e svantaggi reciproci tra Stati membri. Inoltre, la tutela della libertà economica in Europa è effettiva solo se nel rispetto della legalità e contrastando le mafie; se il quadro non è ben regolamentato, anche perché ci sono Stati membri in cui esiste la criminalità ma non viene riconosciuto il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso – ambito in cui l'Italia ha definito una strategia di contrasto basata sull'esperienza maturata nel tempo e oggi da condividere con l'Unione europea – il rischio che si corre è quello che possano proliferare in tutta l'Unione europea attività riconducibili ai clan mafiosi.

 

 


 

La giurisprudenza europea

Questa settimana trattiamo un caso relativo ad alcuni chiarimenti interpretativi che si sono resi necessari rispetto alla decisione quadro 2008/909. Come è noto, all'articolo 7 della stessa si definiscono le condizioni in base alle quali operi la “doppia incriminabilità”. Per reati per i quali sia prevista pena detentiva o una misura privativa della libertà personale della durata massima non inferiore a tre anni, è infatti necessaria la doppia incriminabilità: deve cioè essere riconosciuto il reato sia nello Stato in cui viene emessa la pena, che in quello in cui la stessa verrà eseguita. In questo caso, gli Stati membri coinvolti sono la Repubblica ceca e la Slovacchia.

I fatti sono i seguenti: ”Il 3 ottobre 2014, l’Okresní soud v Chebu (Tribunale circoscrizionale di Cheb, Repubblica ceca) ha condannato il sig. Grundza, cittadino slovacco, a una pena cumulativa di quindici mesi di detenzione per furto con effrazione e per inosservanza di una decisione di un’autorità pubblica, vale a dire per trasgressione del divieto temporaneo di guidare ingiuntogli con decisione del Magistrát mesta Přerov (Comune di Přerov, Repubblica ceca), il 12 febbraio 2014.

La sentenza del 3 ottobre 2014, accompagnata dal certificato di cui all’allegato 1 della decisione quadro 2008/909, è stata trasmessa al Krajský súd v Prešove (Tribunale regionale di Prešov, Slovacchia) per riconoscimento ed esecuzione di detta pena”.

Trattandosi di una condanna per un reato minore, è stato necessario l'intervento della Corte di Giustizia europea. Il Tribunale regionale di Prešov, infatti, ha rilevato che “il giudice dello Stato di emissione, vale a dire la Repubblica ceca, non ha ritenuto che gli illeciti oggetto del procedimento principale fossero riconducibili ai reati elencati all’articolo 7, paragrafo 1, della decisione quadro 2008/909, tale che l’esecuzione della pena cumulativa di quindici mesi di detenzione risulta subordinata alla conclusione che i fatti oggetto della sentenza del 3 ottobre 2014 costituiscono reato anche secondo l’ordinamento giuridico slovacco”.

Ecco perché il tribunale slovacco si è chiesto se “gli articoli 7, paragrafo 3, e 9, paragrafo 1, lettera d), della decisione quadro [2008/909] debbano essere interpretati nel senso che la condizione della doppia incriminabilità è soddisfatta soltanto quando i fatti cui si riferisce la decisione da riconoscere costituiscano in concreto, ossia in base a una valutazione empirica, reato anche secondo l’ordinamento giuridico dello Stato di esecuzione (indipendentemente dai suoi elementi costitutivi o dalla sua denominazione), o se per soddisfare tale condizione sia sufficiente che tali fatti costituiscano generalmente (in abstracto) reato anche secondo l’ordinamento giuridico dello Stato di esecuzione”.

Con sentenza dell'11 gennaio 2017, la Corte ha chiarito che viene soddisfatta la condizione della doppia incriminabilità qualora “gli elementi di fatto costitutivi del reato, quali risultano dalla sentenza pronunciata dall’autorità competente dello Stato di emissione, sarebbero di per sé perseguibili penalmente anche nello Stato di esecuzione, qualora si fossero verificati nel territorio di quest’ultimo”. La sentenza è consultabile cliccando qui.

 

 


 

 Agenda della settimana

 

25-31 January 2021

 

Monday 25 January

Tuesday 26 January

Wednesday 27 January

Thursday 28 January

Friday 29 January

 

 


Campagna di informazione sull’Europa

 

Antonio Gramsci

 

Lucio Caracciolo

 


 

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