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L'articolo 16 della Carta dei diritti fondamentali è dedicato alla libertà di iniziativa economica, che viene riconosciuta, come si afferma, “conformemente al diritto comunitario e alle legislazioni e prassi nazionali“. Ne parliamo, questa settimana, perché esso si collega alla programmazione attuale in corso a livello europeo e ai temi posti all'attenzione in questo numero della newsletter. Infatti, sorgono spontanee alcune domande in merito  alla nuova configurazione delle imprese nell'era post covid. Una delle priorità del Next Generation Eu sarà quella di investire consistenti risorse nel settore della digitalizzazione. Le imprese avranno il compito di semplificare, snellire le procedure e incentivare lo smart working: la pandemia ha svelato il fatto che, per una serie di ragioni non sempre comprensibili, si sia rimasti indietro nell'adozione di modalità produttive che di per sé riducono la burocrazia e consentono di dedicare più tempo alla ricerca di opportunità. Lavorare in modalità smart può consentire tra l'altro, laddove venga posto in essere il giusto approccio, di creare anche nuove forme di socialità che possono incentivare processi virtuosi all'interno del lavoro in azienda. Sebbene davanti al computer, un professionista “digitalizzato” vede di fronte a sé una vasta gamma di opportunità, quale i contatto a distanza che consente di instaurare partnership indipendenti dalla dimensione territoriale: il fattore linguistico può essere un ostacolo, ma, se superato, consente di fare impresa su tutto il territorio europeo.

Si possono poi individuare altri punti di interconnessione con i temi di questa newsletter, in cui abbiamo parlato anche di tassazione europea comune e di cooperazione a livello giudiziario. Questi due temi si ricollegano senz'altro al tema della libertà di impresa in ambito europeo. L'armonizzazione fiscale consente infatti di dotarsi di prassi condivise che diventano necessarie per evitare il fenomeno del dumping fiscale e speculazioni al ribasso che creino vantaggi e svantaggi reciproci tra Stati membri. Inoltre, la tutela della libertà economica in Europa è effettiva solo se nel rispetto della legalità e contrastando le mafie; se il quadro non è ben regolamentato, anche perché ci sono Stati membri in cui esiste la criminalità ma non viene riconosciuto il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso – ambito in cui l'Italia ha definito una strategia di contrasto basata sull'esperienza maturata nel tempo e oggi da condividere con l'Unione europea – il rischio che si corre è quello che possano proliferare in tutta l'Unione europea attività riconducibili ai clan mafiosi.

 

 

 

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 di Anna Maria Villa

L’importanza del PNRR: le indicazioni della Commissione

Nel corso della scorsa settimana si sono tenuti due importanti appuntamenti europei: la riunione dell’Eurogruppo e quella di Ecofin. In entrambi sono state affrontate questioni riguardanti la redazione e l’invio dei Piani nazionali di ripresa e resilienza (PNRR, clicca qui per maggiori informazioni sulla situazione italiana) per poter accedere ai fondi messi a disposizione dall’Unione con il programma Next Generation EU.

Ad oggi sembra che almeno 17 Stati siano a buon punto nella redazione dei Piani e tra questi anche l’Italia con il documento approvato dal governo il 15 gennaio ed inviato alle Camere. La Commissione europea segue con particolare attenzione la redazione dei Piani in quanto da essi dipende non sono solo il rilancio economico di ogni singolo Stato, ma quello dell’intera Unione europea. E questo è ancora più vero per l’Italia dal momento che il nostro paese è il primo beneficiario delle risorse messe a disposizione (clicca qui per consultare la tabella relativa all'allocazione delle risorse).

La pandemia COVID19 ha causato nel 2020 una improvvisa e consistente recessione in tutta l’Unione europea, che rimane ancora molto vulnerabile a causa della seconda ondata pandemica tutt’ora in corso. 

Le previsioni rimangono incerte per molti fattori ad oggi non completamente noti e sicuri (ad esempio l’andamento delle varianti del virus sui vaccini e la disponibilità degli stessi), mentre si continuano ad ampliare le divergenze economiche tra Stati, già presenti prima della pandemia, divergenze che contribuiscono a peggiorare la situazione economico-sociale generale.

Per contrastare questi effetti, attuare quelle riforme e quegli investimenti necessari per fronteggiare gli effetti della crisi e trasformare la stessa in un’opportunità di crescita di per tutta l’Unione, le istituzioni europee hanno deciso interventi consistenti tra cui appunto il Next Generation EU (NGEU) che comprende il Recovery and Resilience Facility (RRF): un obiettivo molto importante per il rilancio dell’intera Unione. 

A riprova dell'importanza di questo obiettivo per una forte e vigorosa ripresa dell'Unione, la Commissione europea ha allegato al Regolamento finanziario, che disciplina l’utilizzo delle risorse messe a disposizione, una Guida per la redazione dei Piani che gli Stati dovranno redigere con la stessa visione strategica  e una metodologia comune. In sintesi, la Guida chiede a ciascuno Stato di descrivere le sfide che intende affrontare non solo per rilanciare la propria economia, ma anche contribuire al rilancio di quella dell’Unione.

I Piani dovranno essere pertanto in linea e contribuire alle quattro dimensioni delineate dalla Commissione nella Strategia annuale per la crescita sostenibile 2021, che ha dato l’avvio al Semestre UE per l’anno in corso. Le macroaree sono: la sostenibilità ambientale, la produttività, l’equità, la stabilità macroeconomica. La Strategia annuale 2021, ricollegandosi alla Strategia 2020, riconferma l’impegno di voler attuare anch’essa gli obiettivi indicati dal Green Deal Europeo per una crescita europea sostenibile.

Le iniziative dovranno non solo quindi supportare e realizzare la crescita economica di ogni singolo paese ma anche fornire un contributo reale e concreto al miglioramento della coesione economica, sociale e territoriale dell’Unione europea, anche in sinergia con altri fondi come ad esempio, quelli della politica di coesione. 

La qualità degli interventi dovrà essere tale da aumentare la capacità di adattamento e resilienza di ciascuno Stato di fronte a possibili e purtroppo probabili future crisi sia pandemiche che economico-sociali, grazie ad un rafforzamento delle economie degli Stati Membri. In primis, dovrebbero essere considerati prioritari interventi di riforma del sistema sanitario e di protezione sociale, quelli riguardanti la semplificazione e digitalizzazione della pubblica amministrazione, che spesso ostacola con procedimenti lenti e macchinosi investimenti economici necessari ed urgenti, ovvero interventi di politiche del lavoro adeguate e a supporto della transizione ecologica e digitale, riforme della giustizia.

Ogni iniziativa - è sottolineato - dovrà essere in linea con due degli obiettivi strategici del programma della Commissione: una transizione verde e una transizione digitale dell’economia europea. Ma, come sottolineato anche dal Commissario Gentiloni in una recente intervista, le sfide decise dagli Stati si dovranno ricollegare alle Country Specific Recommendations 2019 e 2020 del Semestre Europeo indicate per ogni Stato membro, ed essere tra loro coerenti e dettagliate sui costi e sul timing dei progetti.

Ogni azione indicata nel Piano, inoltre, non potrà che essere il frutto di un’attenta analisi economico-sociale del settore in cui si intende intervenire, condotta in sinergia con i principali attori e stakeholders, dove si indicheranno le criticità del settore che motivano gli interventi decisi. Dovrà essere indicato l’impatto degli obiettivi su crescita ed occupazione, cambiamenti climatici e ambiente, digitalizzazione del sistema, ecc. Ma sarà soprattutto importante evidenziare il contributo, il collegamento e quindi la coerenza di ciascuna azione alla implementazione della strategia nazionale di rilancio e resilienza prevista in ciascun Piano.  

Nel caso degli investimenti, inoltre, dovrà essere indicata la governance multilivello dell’iniziativa con particolare attenzione alle condizioni delle pubbliche amministrazioni coinvolte, i relativi punti di criticità e le relative soluzioni proposte per superarle, con lo scopo di migliorare l’ambiente economico e la capacità di programmazione e controllo degli attori pubblici anche attraverso la digitalizzazione dei processi, diminuendo in questo modo gli oneri amministrativi per le imprese.

Nella guida infine è sottolineato come il Piano dovrà essere coerente con altre iniziative europee. Sarà molto importante la strategia di comunicazione e di reporting. Quest’ultima, effettuata periodicamente, dovrà essere corredata da indicatori di monitoraggio e performance e sarà necessaria per monitorare lo stato di avanzamento dei progetti e accedere, dopo quella iniziale, alle ulteriori tranche di finanziamento.

Si tratta quindi di un lavoro impegnativo e complesso, da cui dipendono le sorti non solo dell’Italia, ma anche della zona euro e che richiede la più ampia partecipazione e condivisione di tutti i principali attori pubblici, ma anche privati: una grande responsabilità, dunque, che dovrà necessariamente essere affrontata con professionalità, determinazione e collaborazione nell’interesse comune per il nostro paese.   

 

 

 

 

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