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Molto resta da migliorare nel settore dei diritti dei cittadini disabili, ai quali l’Unione riconosce e di cui rispetta “il diritto di beneficiare di misure intese a garantirne l’autonomia, l’inserimento sociale e professionale e la partecipazione alla vita della comunità”. Analizzando la giursprudenza della Corte di Giustizia dell’Ue, notiamo come siano numerosi gli ambiti entro cui tali su diritti possono essere chiarimenti interpretativi delle direttive europee. L’articolo 26 della Carta si connette infatti ad altri articoli: per esempio, al diritto all’integrità (art. 3), al diritto al lavoro (art. 15), al diritto alla non discriminazione (art. 21), alla sicurezza e all’assistenza sociale (art. 34), alla protezione della salute (art. 35).

Quello delle politiche sociali, inoltre, è un ambito sul quale si manifestano numerose necessità: è vero infatti che le persone disabili si vedono riconosciuti questi diritti, ma in concreto le modalità di risposta a questo tipo di esigenze variano in relazione ai modelli di welfare, che in Europa vedono l’esistenza di almeno quattro differenti approcci a seconda che l’area di riferimento sia quella mediterranea, mitteleuropea, nordica oppure orientale. Quello della tutela delle persone disabili è, indipendentemente dalle risposte fornite dal contesto di riferimento, un tema sul quale si può rilevare anche in che misura siano rispettati i principi di inclusione sociale e di non marginalizzazione: principi che contribuiscono a poter comprendere quanto all’interno di una società sia sviluppato il senso civico e anche quale sia il livello di libertà di un popolo, perché là dove la sofferenza di una persona disabile generi disagio diffuso, senso di oppressione e condizioni la vita delle persone care vuol dire che ancora non sono state sufficientemente sviluppate delle risposte istituzionali adeguate. Un aspetto particolare del problema è anche quello delle tutele assicurative con cui l’individuo può colmare alle carenze assistenziali da parte dello Stato: in un’epoca in cui le finanze pubbliche riducono il perimetro dell’assistenza a livelli essenziali delle prestazioni e continueranno anche a limitare la spesa per la previdenza, si tratta senz’altro di una soluzione da tenere in debito conto, in un quadro di adeguata informazione e trasparenza per i cittadini.

 

 

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Abbiamo voluto dedicare alcune riflessioni a questi aspetti dei limiti attualmente esistenti nelle dinamiche europee perché ci sembra la cornice complessiva entro cui parlare dei prossimi eventi. Essi infatti vanno ad iscriversi entro la prospettiva attuale del Movimento Europeo che, come molti ricorderanno, è firmatario delle iniziative promosse dalla rete costituita da Sven Giegold, Franziska Brantner e Alexandra Geese, che stanno riscuotendo un notevole successo e sono state già discusse con il commissario Ue per l’economia, Paolo Gentiloni, e l’economista Tito Boeri, oltre a trovare una certa risonanza sulla stampa.

In questa settimana, inoltre, ci sarà spazio anche per un cauto riavvio di eventi anche in presenza. Infatti, l’associazione “Prospettiva Europea”, presieduta dall’esperto di europrogettazione Roberto Giuliani, ha organizzato un evento che vedrà la presenza del Presidente Pier Virgilio Dastoli e del giuslavorista Ciro Cafiero. Per l’occasione il responsabile di questa newsletter, Massimiliano Nespola, avrà il compito di presentare i lavori del giorno che verteranno attorno ai temi trattati nel volume “Europa 4.0 – Il futuro è già qui”, composto da una serie di saggi di esperti sul tema delle nuove frontiere europee in ambito tecnologico, industriale, di sharing economy e processi di innovazione, del mutamento delle dinamiche sociali e occupazionali.

Europa 4.0

Un ulteriore ambito di iniziative sostenute dal Movimento Europeo è quello della rete Eumans, che vede tra i suoi principali esponenti Marco Cappato e che il prossimo 25 giugno, dalle 15 alle 18, vedrà lo svolgimento del IV Meeting of the Council on Participatory democracy. Numerosi sono i punti di convergenza tra Eumans e Movimento Europeo, sui vari aspetti del futuro dell’integrazione europea e delle questioni connesse: ambiente, stato di diritto, partecipazione democratica, rispetto dei trattati, prospettiva federale, e l’elenco potrebbe continuare.

Segnaliamo altresì questi eventi meritevoli di attenzione:

 

 

 

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Al termine di una settimana assai densa di impegni sia istituzionali che del Movimento europeo, portiamo alla vostra attenzione il fatto che ci troviamo proprio nel vivo dei negoziati per numerosi capitoli che riguardano i prossimi anni della programmazione europea. Si sono infatti svolti, in questa settimana, in particolare, sia la sessione plenaria che il Consiglio europeo dei 27, ponendo all’ordine del giorno temi come la Brexit, il recovery fund, il bilancio che dovrà essere costituito da risorse proprie e non con la esclusiva contribuzione nazionale. Pur nel quadro ancora precario, perché condizionato dai veti dei cosiddetti Paesi “frugali”, emergono alcune priorità che si ritiene costituiranno i capisaldi della programmazione 2021 – 2027, cioè transizione ecologica, investimenti in digitalizzazione, impegno per un sistema europeo più resiliente rispetto al passato; i lavori continueranno con il passaggio della presidenza semestrale di turno del Consiglio dell’Ue dalla Croazia alla Germania. Su tutti questi argomenti, è di venerdì 19 giugno, alle ore 17, lo svolgimento di un dibattito a cui ha partecipato il Presidente del Movimento europeo, Pier Virgilio Dastoli – che ha delineato nel dettaglio questo quadro – con il segretario nazionale di Più Europa, Benedetto della Vedova, Gionny D’Anna, membro della direzione dei Radicali Italiano e Diana Severati, membro dell’Asssemblea nazionale di Più Europa e coordinatrice per l’Italia centrale dell’ALDE Party.

Con riferimento alla Brexit poi, si registra, questa settimana, una nuova mancanza di accordi, proprio a pochi giorni dai quattro anni dal referendum del 23 giugno 2016. Il commissario europeo Michel Barnier ha evidenziato come ci si trovi di fronte ad un atteggiamento opportunistico del Regno Unito, nella esclusiva volontà di concentrarsi sugli aspetti economici di tale accordo e di trascurare tutto ciò che può portare ad un futuro di buon vicinato. Riteniamo che, nell’ottica di rilanciare un futuro in cui l’Unione europea riesce più di oggi ad esprimere un ruolo efficace e adeguato alle sfide e alla posta in gioco, una logica del genere ben rappresenti dove sia necessario rinforzare l’azione istituzionale e politica europea. In altre parole, l’Europa, come da molti e da lungo tempo evidenziato, non può più limitarsi ad essere un mercato, ma deve avere capacità di governo e, per farlo,è anzitutto compito dei suoi rappresentanti mettere in atto i principi posti dai trattati e però spesso dimenticati. Considerata la notevole produzione normativa europea, un campo a se stante rispetto a quello del diritto nazionale, ciò che maggiormente si avverte è la necessità di un nuovo slancio in tale direzione.

 

 

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