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We appeal the European institutions to adopt as an urgent matter a short and unequivocal commondeclaration confirming that “in Europe democracy is an inalienable and unnegotiable right”.
This declaration has to:
Hold firm on the foundation and legacy of the democratic system, its practical concept and core elements of the Rule of Law, such as transparency, accountability, the democratic process for enacting law, legal certainty, prohibition of arbitrariness, access to justice before independent and impartial courts, respect for human rights, non-discriminationand equality before the law
Keep in mind that the accession (art. 49 TEU) and the membership (art. 6 TEU) to the European Union includes the supremacy of law, the institutional balance, the judicial review, the (procedural) fundamental rights including the right to a judicial remedy as well as the principles of equality and proportionality.
The full respect of all these principles exclude any compromise on the interpretation of the European rules in the implementation of EU legal, economic, political and financial acts.
With this in mind, there is no room for hypothetical “plans B”:
The road towards an enhanced cooperation is blocked by the Treaty: the Next Generation EU is founded on the article 175 TFEU on economic, social and territorial cohesion and the article 326 TFEU forbids an enhanced cooperation that infringe this cohesion
The idea of transforming the Next Generation EU in an intergovernmental treaty is erroneous, since it will result in no European public debt and twenty-five national debts.
Polish and Hungarian governments could block the Multiannual Financial Framework and lead to an increase in the ceiling of their own resources but only indirectly the Next Generation EU.
Poland’s and Hungary’s veto could stoke talk of Polskexit and Magyexit inevitably creating a deep gap between the two governments and their citizens, most of which want to remain even more that the majority that wanted to join the EU in 2003.
It is important to allow European political parties and Civil Society organisations promote Citizens’ Conventions in Warsaw and Budapest to discuss about the relationship with EU as a public space of the Conference on the future of Europe.
It is now necessary and urgent to reform the European Union and establish a new constitutional Treaty with countries and people accepting to abandon the inefficient intergovernmental method and build a new democratic, fair and inclusive system.
IN EUROPE DEMOCRACY IS AN INALIENABLE (AND UNNEGOTIABLE) RIGHT OPEN LETTER TO EUROPEAN LEADERS ON THE EVE OF THE EUROPEAN COUNCIL
Dear President David Sassoli,
Dear President Charles Michel,
Dear Chancellor Angela Merkel,
Dear President Ursula von der Leyen,
We appeal the European institutions to adopt as an urgent matter a short and unequivocal commondeclaration confirming that “in Europe democracy is an inalienable and unnegotiable right”.
This declaration has to:
Hold firm on the foundation and legacy of the democratic system, its practical concept and core elements of the Rule of Law, such as transparency, accountability, the democratic process for enacting law, legal certainty, prohibition of arbitrariness, access to justice before independent and impartial courts, respect for human rights, non-discriminationand equality before the law
Keep in mind that the accession (art. 49 TEU) and the membership (art. 6 TEU) to the European Union includes the supremacy of law, the institutional balance, the judicial review, the (procedural) fundamental rights including the right to a judicial remedy as well as the principles of equality and proportionality.
The full respect of all these principles exclude any compromise on the interpretation of the European rules in the implementation of EU legal, economic, political and financial acts.
With this in mind, there is no room for hypothetical “plans B”:
The road towards an enhanced cooperation is blocked by the Treaty: the Next Generation EU is founded on the article 175 TFEU on economic, social and territorial cohesion and the article 326 TFEU forbids an enhanced cooperation that infringe this cohesion
The idea of transforming the Next Generation EU in an intergovernmental treaty is erroneous, since it will result in no European public debt and twenty-five national debts.
Polish and Hungarian governments could block the Multiannual Financial Framework and lead to an increase in the ceiling of their own resources but only indirectly the Next Generation EU.
Poland’s and Hungary’s veto could stoke talk of Polskexit and Magyexit inevitably creating a deep gap between the two governments and their citizens, most of which want to remain even more that the majority that wanted to join the EU in 2003.
It is important to allow European political parties and Civil Society organisations promote Citizens’ Conventions in Warsaw and Budapest to discuss about the relationship with EU as a public space of the Conference on the future of Europe.
It is now necessary and urgent to reform the European Union and establish a new constitutional Treaty with countries and people accepting to abandon the inefficient intergovernmental method and build a new democratic, fair and inclusive system.
Attiriamo la vostra attenzione
“Sono stato segretario generale del Movimento europeo internazionale con Valery Giscard d’Estaing presidente dal 1995 al 1998 quando, alla scadenza del suo mandato e su sua proposta, fu eletto presidente Mario Soares. Con Giscard d’Estaing ho condiviso l’idea di dotare l’Unione europea di una Costituzione “secondo un modello federale” sulla base di un metodo e di una formula che tentò inutilmente di far approvare dalla Convenzione sull’avvenire dell’Europa di cui fu instancabile presidente dal 2002 al 2003. Con Giscard d’Estaing avevo condiviso l’idea federale di dotare l’Unione di una lista ampia ma rigida di competenze come avviene nella Legge fondamentale tedesca e come Spinelli avrebbe voluto inserire nel progetto di Trattato che istituisce l’Unione europea approvato dal Parlamento europeo nel febbraio 1984. Per tre anni, dal 1995 al 1998, l’ho incontrato una volta alla settimana nel suo ufficio o nel suo domicilio di Parigi per esaminare il lavoro del Movimento Europeo Internazionale”. Inizia così il ricordo del Presidente Dastoli in occasione della scomparsa di Valery Giscard d’Estaing, uno dei protagonisti del progetto di unità europea. Se il percorso verso la Costituzione europea ha subito negli ultimi anni un rallentamento – o un arretramento? – oggi si avverte l’esigenza di dare nuovo impulso al progetto. Stiamo attraversando infatti una pandemia che non lascia ancora intravvedere una via d’uscita e che ha posto all’attenzione dell’opinione pubblica europea tutte le inefficienze e le inadeguatezze della macchina istituzionale. Si avverte l’esigenza di numerose e non semplici – eppure necessarie – riforme che rendano l’Unione più trasparente, più efficiente, più democratica, più vicina ai cittadini. L’auspicio è quindi che la memoria di Giscard d’Estaing possa contribuire a porre le basi di una nuova Europa che risponda a tali requisiti. E la settimana che inizia è un momento chiave per le sorti del futuro: si svolgerà infatti il Consiglio europeo, previsto per il 10 e l’11 dicembre. Sfogliando l’agenda, non si vede all’ordine del giorno una discussione sul prossimo quadro finanziario pluriennale e sul Next generation Eu; tuttavia, si sa che questo vertice si svolge come sempre a porte chiuse, per poi trasmetterne ai media l’esito. Ecco perché Vi invitiamo a concentrare l’attenzione su queste date, consapevoli che la strada è in salita, come ha affermato lo stesso Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Non mancano le tensioni, per esempio per quanto riguarda il rispetto dello stato di diritto da parte di Ungheria e Polonia e questa newsletter, come potrete leggere, dedica ampio spazio all’argomento.
In relazione a ciò, vi segnaliamo anche una petizione promossa da un gruppo di europarlamentari verdi su change.org e indirizzata ad Angela Merkel: “Chancellor Angela Merkel, don’t make a rotten compromise and be absolutely clear: we will not be blackmailed. Europe is not a cash machine for autocrats! Europe stands for solidarity, democracy, the rule of law and citizens' rights!”
A proposito del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre, Il Movimento Europeo Germania (EBD), in collaborazione con il Movimento Europeo Italia, invita cordialmente, il 14 dicembre 2020 alle 14:30, a partecipare al de-briefing on-line sul Consiglio Europeo. Per maggiori informazioni e per iscriversi, clicca qui.
Un’altra iniziativa che merita attenzione è quella per una informazione corretta, completa e adeguata al livello di complessità del funzionamento delle istituzioni europee. Spiace infatti constatare come la stampa italiana, anche quella considerata più autorevole, spesso pubblichi inesattezze quando si esprime su tali argomenti; ci si aspetterebbe che la velocità del newsmaking possa comunque conciliarsi con i doveri di verifica e di rettifica da parte dei giornalisti, ma spesso ciò non avviene. Eppure, esistono numerose leggi e carte che obbligano i giornalisti a dimostrare di aver effettuato questo lavoro in maniera diligente e che portano a ritenere che una verità non sia più tale se divulgata “a metà”. Poiché riteniamo che ci si debba impegnare di più, volentieri diffondiamo questo “Appello per una informazione giornalistica accurata”, diffuso da Alberto Alemanno e Eliana Capretti.
Poniamo infine alla Vostra attenzione:
Il “Rome Investment forum 2020”, in cui molti ospiti importanti discuteranno del futuro dell’Europa in relazione al Next generation Eu, ad una strategia per una finanza sostenibile, resiliente e green, previsto per il 14 e 15 dicembre prossimi. Organizzato dalla Febaf, vede tra i partner il Movimento europeo e, come potete leggere sul sito, prevede un intervento del Presidente Pier Virgilio Dastoli.
DE-Briefing on-line sul Consiglio Europeo: Il Consiglio europeo si riunirà a Bruxelles il 10 e 11 dicembre con molti temi di grande rilevanza, quali ad esempio: la pandemia di covid-19 e il Cambiamento climatico, ma, in particolare, sarà il passaggio fondamentale per tentare di sbloccare lo stallo che si è creato dopo la minaccia ungherese e polacca di non approvare gli accordi faticosamente trovati sul MFF 2021-2027 e sul piano New Generation Europe. Insomma, rappresenterà il momento fondamentale per tirare le somme sul successo o meno del semestre di presidenza tedesca del Consiglio dell’UE.
Il Movimento Europeo Germania (EBD), in collaborazione con il Movimento Europeo Italia, invita cordialmente, il 14 dicembre 2020 alle 14:30, a partecipare al de-briefing on-line sul Consiglio Europeo nel quale, in particolare, rappresentanti chiave del Ministero degli Affari Esteri e dell’Economia tedeschi commenteranno insieme ad esponenti del Movimento europeo e della Commissione europea i risultati del vertice.
I lavori saranno dotati anche della traduzione simultanea in lingua italiana e attraverso la chat attiva sarà possibile presentare domande e fare commenti durante la discussione.
La videoconferenza verrà trasmessa tramite la piattaforma Interactio, una piattaforma basata su browser, di facile utilizzo. In caso di domande tecniche, contattare Anna-Lena Arndt (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).
Le disposizioni generali della Carta dei diritti fondamentali sono raccolte negli articoli dal 51 al 54, come si è già avuto modo di vedere anche in altri numeri di questa newsletter. Questa settimana, in particolare, trattiamo l’articolo 51, dedicato all’ambito di applicazione delle disposizioni della Carta. In relazione a ciò, il primo comma dell’articolo sintetizza alcuni aspetti importanti, relativi non solo ai suoi destinatari, che sono le istituzioni, gli organi dell’Unione e gli Stati membri. Si menziona infatti anche il rispetto del principio di sussidiarietà, facendo così riferimento alle modalità attraverso cui svolge l’azione dell’Ue e di quelle degli Stati membri, nell’attuazione del diritto dell’Unione, ciascuno nel rispetto delle proprie competenze.
Ma il punto che più ci interessa ai fini del tema prevalente, questa settimana, cioè il rispetto dello stato di diritto all’interno degli Stati membri, è il fatto che tutti i soggetti di cui si occupa l’articolo 51 sono tenuti ad osservarne “i principi e ne promuovono l’applicazione secondo le rispettive competenze”. Come si potrà leggere nella sezione dedicata questa settimana alla giurisprudenza europea, proprio l’articolo 51 è uno di quelli richiamati nell’ambito di una controversia tra la Commissione europea e la Repubblica di Polonia: la Corte di Giustizia dell’Ue lo ha infatti citato in relazione al ricorso per inadempimento proposto dalla Commissione contro la Polonia e, leggendo il testo della relativa sezione, potrete saperne di più.
Ugualmente importante per delineare il quadro d’azione dell’Ue è il secondo comma dell’articolo 51, in cui si afferma che “La presente Carta non introduce competenze nuove o compiti nuovi per la Comunità e per l’Unione, né modifica le competenze e i compiti definiti dai trattati”. Con tali affermazioni si vuole meglio definire la funzione della Carta dei diritti fondamentali e il suo rapporto con i trattati; sono due fonti del diritto dell’Unione, ma intervengono su aspetti differenti e complementari. Questo secondo comma, nella sua sinteticità è però fondamentale per comprendere il significato della Carta, che può essere chiarito ulteriormente ricollegandosi al suo preambolo, in particolar modo in questo punto: “La presente Carta riafferma, nel rispetto delle competenze e dei compiti della Comunità e dell’Unione e del principio di sussidiarietà, i diritti derivanti in particolare dalle tradizioni costituzionali e dagli obblighi internazionali comuni agli Stati membri, dal trattato sull’Unione europea e dai trattati comunitari, dalla convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, dalle carte sociali adottate dalla Comunità e dal Consiglio d’Europa, nonché i diritti riconosciuti dalla giurisprudenza della Corte di giustizia delle Comunità europee e da quella della Corte europea dei diritti dell’uomo”.
La giurisprudenza europea
Il 5 novembre 2019 è stata emessa una sentenza da parte della Corte di Giustizia dell’Unione europea che riconosce che la Repubblica di Polonia è venuta meno ai propri obblighi di rispetto del diritto dell’Unione. Anche se non è direttamente richiamato nella parte del testo relativa al giudizio della Corte, l’articolo 51 della Carta dei diritti fondamentali, trattato questa settimana, secondo cui anche gli Stati membri ne “rispettano i diritti, osservano i principi e ne promuovono l’applicazione secondo le rispettive competenze”, è presente nella sentenza e viene citato nella parte del contesto normativo di riferimento.
L’oggetto del ricorso proposto dalla Commissione europea è una legge polacca di modifica di alcune disposizioni della legge relativa al pubblico ministero, che, il 12 luglio 2017, ha introdotto “in particolare riferimenti ai nuovi limiti di età per il pensionamento dei magistrati del pubblico ministero, vale a dire 60 anni per le donne e 65 anni per gli uomini”. La Commissione ha ritenuto che con tali modifiche la Repubblica di Polonia fosse venuta meno ai propri obblighi “ai sensi, da un lato, dell’articolo 157 TFUE nonché dell’articolo 5, lettera a), e dell’articolo 9, paragrafo 1, lettera f), della direttiva 2006/54, e, dall’altro, del combinato disposto dell’articolo 19, paragrafo 1, secondo comma, TUE e dell’articolo 47 della Carta”.
Perciò, “la Commissione ha inviato a tale Stato membro, il 28 luglio 2017, una lettera di diffida. Quest’ultimo ha risposto con lettera del 31 agosto 2017, nella quale ha negato qualsiasi violazione del diritto dell’Unione.Il 12 settembre 2017 la Commissione ha emesso un parere motivato, nel quale ha ribadito che le norme nazionali menzionate al punto precedente violavano le suddette disposizioni del diritto dell’Unione. Di conseguenza, tale istituzione ha invitato la Repubblica di Polonia ad adottare le misure necessarie per conformarsi a detto parere motivato entro il termine di un mese a decorrere dalla sua ricezione. Tale Stato membro ha risposto con lettera del 12 ottobre 2017, in cui concludeva per l’inesistenza delle asserite infrazioni. In tale contesto, la Commissione ha deciso di proporre il ricorso in esame”.
Il testo di questa sentenza è assai consistente e richiede una lettura attenta, ma sembrano qui interessanti prevalentemente due punti da porre all’attenzione per comprendere meglio le motivazioni della stessa. Nella parte dedicata al giudizio della Corte, si legge infatti che “sia l’articolo 157 TFUE sia l’articolo 5, lettera a), e l’articolo 9, paragrafo 1, lettera f), della direttiva 2006/54 osterebbero alla fissazione di condizioni di età diverse a seconda del sesso per la concessione di tali pensioni”.
E inoltre: “dette disposizioni (quelle introdotte dalla legge polacca del 12 luglio 2017, ndr) introducono nei regimi pensionistici interessati condizioni direttamente discriminatorie fondate sul sesso, in particolare per quanto riguarda il momento in cui gli interessati possono godere di un accesso effettivo ai benefici previsti da tali regimi, cosicché esse violano sia l’articolo 157 TFUE sia l’articolo 5, paragrafo 1, della direttiva 2006/54, in particolare il suo punto a), in combinato disposto con l’articolo 9, paragrafo 1, lettera f), della medesima direttiva”.
Perciò, la Corte ha accolto il ricorso della Commissione, riconoscendo che la Polonia è venuta meno a tali disposizioni e, inoltre, anche all’articolo 19 paragrafo 1, secondo comma del TUE, “conferendo al Ministro della Giustizia (Polonia) […] il potere di autorizzare o meno la proroga dell’esercizio delle funzioni dei magistrati giudicanti dei tribunali ordinari polacchi al di là della nuova età per il pensionamento dei suddetti magistrati”. Per approfondire, clicca qui.
Consigli di lettura
Di recentissima pubblicazione, nell’ottobre scorso, “Quei ponti sulla Drina” è una raccolta di interventi di Alexander Langer, europarlamentare, ecologista, pacifista, una figura da ricordare mentre l’Europa volge il suo sguardo al termine di questo 2020, nel corso di una crisi che ancora vede davanti a sé incertezze e che ha colpito, anche se in maniera asimmetrica, tutto il territorio europeo. Infatti, è all’Europa nel suo insieme che guardava Langer, non solo agli Stati membri dell’Unione, nella sua operazione per il dialogo e la costruzione di “ponti”. Quella di Alexander Langer è un’opera che attraversa tutto il dopoguerra europeo e che vede una delle sue massime espressioni nel Verona Forum, che, come si può leggere nel testo, “costituì un punto di incontro di democratici di diversa provenienza (liberali, socialdemocratici, riformisti, nazionalisti moderati, ecologisti e alternativi), di giornalisti liberi, di esponenti di associazioni che cercavano di costruire e rafforzare una voce comune, che faticava a trovare ascolto presso le istituzioni europee”.
Questo volume presenta un’introduzione di Sabina Langer, dottoranda in Pedagogia, redattrice, attiva in progetti in Bosnia Erzegovina da oltre vent’anni, che afferma: “La sfida innescata oggi dalla pandemia potrebbe avere una portata ampia quanto quella della caduta del muro di Berlino. Potremmo quindi cercare di cogliere il potenziale di questo cambio di paradigma, proprio come tentò di fare a suo tempo Alexander”. È a partire da queste riflessioni che Sabina traccia un quadro sulla figura di Alexander Langer che non è semplice riassumere in poche parole e che però emerge in maniera nitida, a colloquio con la curatrice del volume: l’Europa vive di dialogo e il mondo nuovo che ci aspetta sarà anche quello in cui ricostruire nuove forme di convivenza pacifica. La Bosnia Erzegovina, testimonia Sabina Langer, è stata di nuovo colpita duramente, in questi ultimi tempi di pandemia, proprio quando sembrava aprirsi un varco di speranza. Riconosciuta come Stato “potenzialmente candidato” all’ingresso nell’Unione, la Bosnia Erzegovina è una realtà che ha sofferto duramente il conflitto degli anni ’90 e che stenta ancora ad uscirne. La sua capitale rappresenta in pieno l’impegno di Alexander Langer, secondo cui “L’Europa nasce o muore a Sarajevo”. Come afferma Sabina Langer: “Alcuni tentativi politici compiuti da Alexander per cambiare paradigma hanno avuto importanti riscontri, come il Tribunale penale internazionale (costituito anche su sua iniziativa). Alcuni semi che piantò continuano a crescere, anche insieme all’operato della Fondazione che porta il suo nome, insieme al progetto Adopt Srebrenica e all’associazione Tuzlanska Amica. Un albero a lui dedicato cresce nella piazza di Tuzla. Da quel tragico luglio 1995 in molti non si sono arresi. La situazionein Bosnia Erzegovina non è affatto rosea. La pandemia sicuramente non aiuta – come non aiutano abbastanza l’Unione europea o le Nazioni Unite. Molte persone però continuano faticosamente a vivere, ad aggiustare nel loro piccolo un piccolo pezzo di mondo. Senza perdere la speranza”.
Vi segnaliamo due eventi svoltisi rispettivamente il 25 e 27 novembre, in cui l’economista Fabio Colasanti, già Direttore al Bilancio della Commissione Europea, assieme ad una serie di ospiti accreditati, ha analizzato i seguenti temi:
Riforma delle regole di bilancio europee, con Daniel Gros (Centre for European Policy Studies) e Mateusz Szczurek (European Fiscal Board, Università di Varsavia);